Egregio signor Maggiani, intendo richiamare la sua attenzione su di una circostanza, a mio avviso, tanto clamorosamente importante e grave da giustificare l'aggettivo di scandalosa.
Si tratta di questo. L'inarrestabile aumento del prezzo del petrolio e derivati ha innescato la ricerca di fonti alternative: c'è chi per l'autotrazione parla dell'affascinante ma difficoltoso e pericoloso idrogeno, chi ha scoperto l'olio di colza, che incolla le fasce elastiche (test di Quattroruote), e chi, persino (udite, udite!) propone motori ad aria. Fosse vero. Perché l'aria rimane il bene più a buon mercato. Ma nessuno accenna, con seri propositi, a quanto avviene in Brasile dove, da parecchi anni, si è cominciato ad andare ad alcool ed attualmente la situazione è, per le auto nuove, generalizzata. Le fabbriche brasiliane (dati dell'estate scorsa) fabbricano e vendono i seguenti modelli: Fiat: Palio, Siena, Strada, Uno Mille; Gm-Chevrolet: Astra, Corsa, Meriva, Zafira, Montana; Volkswagen: CrossFox, Fox City, Gol, Parati, Polo, Saveiro; Peugeot: 206; Ford: Fiesta; Renault: Clio e Sce-nic.
Le automobili, modelli base, di cui sopra, e versioni da esse derivanti, sono dotate di apparecchiatura SFS-Software Flexfuel Sensor che identifica il tipo di carburante presente nel serbatoio della vettura, se benzina, alcool o miscela dei due in qualsiasi proporzione e adegua di conseguenza il funzionamento del motore. Tale apparecchiatura elettronica viene fornita a tutte le fabbriche di automobili brasiliane dalla Magneti Marelli ed una apparecchiatura analoga viene fornita anche dalla Bosch.
Le auto di cui sopra, chiamate brevemente Flex, se alimentate ad alcool, migliorano le prestazioni e cioè maggiore potenza massima, coppia massima di più NM a regime di giri più basso, migliore accelerazione e, soprattutto, un tasso di inquinamento irrisorio. Ormai in Brasile tutte le stazioni di servizio sono fomite di colonnine erogatrici di alcool, che costa quasi la metà della benzina. Ormai sono mesi che mi occupo di questa faccenda e non lo faccio certo per me (ho 85 anni e sono il Signor Nessuno): lo faccio per quelli che verranno. Ho scritto innumerevoli lettere ai giornali ma sono state, evidentemente, cestinate. A casa mia è venuto un giovane giornalista professionista col quale mi sono fatto una lunga chiacchierata ed al quale ho fornito anche del materiale tecnico: se ne è andato ringraziandomi caldamente perché, a suo dire, gli avevo fornito materiale per un articolo molto importante che però non ha mai visto la luce. Un deputato mio amico mi ha promesso una interpellanza parlamentare sull'argomento che però non c'è stata: quando, per le prossime politiche, si farà vivo per voti, gli chiederò un "perché?". E se vorrà ancora il mio voto, dovrà rispondermi in modo esauriente.
Ho sollecitato anche i Codacons i quali, però, evidentemente preferiscono occuparsi della sindrome depressiva che si è abbattuta sui genoani dopo le estive vicissitudini.
Ho inviato numerose e-mail sull'argomento alla nota emittente tematica che si occupa di motorizzazione, invitandoli a trattare l'argomento, e da par loro perché di queste cose se ne capiscono: niente. Dal bolide di Formula Uno alla utilitaria per andare a fare la spesa tutto quanto c'era da dire e da sviscerare è stato fatto e detto, ma di quanto avviene in Brasile non una parola. E pensare che là sono impegnate, ed ai vertici, Fiat e Magneti Marelli, tutta roba che parla italiano. Basta. Con lei, signor Maggiani, è l'ultimo tentativo che faccio, dopo di che mi rifu-gerò fra le braccia della filosofia del "ma chi me lo fa fare?" Una volta nel Parlamento inglese, mentre si discutevano leggi di argomento ambientale ed ecologico, è saltato su un Baronetto, esclamando: «Ma in fondo perché devo preoccuparmi tanto per i posteri? I posteri cosa hanno fatto per me?». Agghiacciante umorismo inglese ma... che avesse ragione? Spero che anche lei non mi cestini e per questo anticipatamente la ringrazio.
Vincenzo Aita
Lavagna
Risposta:
Beh, se non altro, signor Aita, la sua lettera ha visto alla fine la luce. Non una gran luce, non un potente riflettore, ma pur sempre qualcosa. Che magari non servirà a niente. Questo paese non ha un barile di petrolio di suo, ma molti milioni di tonnellate di zucchero - materia prima per la produzione di alcool - di cui non sa che farsene, visto che gli è stata pure ridotta dalla UE la quota di produzione, visto che i due terzi del mondo producono zucchero pure migliore del suo. Potremmo tutti andare con motori a alcool senza far altro che guadagnarci in economia e in salute, ma tutto ciò renderebbe tristi e angosciati i petrolieri, li indurrebbe a orrendi stati depressivi di cui non ci sentiamo di esseme i responsabili.
In Brasile ho viaggiato in taxi e auto private tutti sospinti da motori ad alcool, e non mi pare di aver trovato un qualche difetto. Per inciso i taxi ad alcool di San Paolo e Rio sono anche meglio e più confortevoli e più sicuri e meno cari dei taxi genovesi. Temo che la sua lettera resterà senza risposta da chi potrebbe svelarci l'arcano, anche solo spiegandoci dove sbagliamo. In ogni caso ce la teniamo da conto e la offriamo ai lettori perché almeno loro ci pensino un po' su.
IL SECOLO XIX – 3-10-2006
DITELO A MAGGIANI
MAURIZIO MAGGIANI
maggianilettere@ilsecoloxix.it - fax 010.57092.40 P.zza Piccapietra 21- 16121 Genova
Si tratta di questo. L'inarrestabile aumento del prezzo del petrolio e derivati ha innescato la ricerca di fonti alternative: c'è chi per l'autotrazione parla dell'affascinante ma difficoltoso e pericoloso idrogeno, chi ha scoperto l'olio di colza, che incolla le fasce elastiche (test di Quattroruote), e chi, persino (udite, udite!) propone motori ad aria. Fosse vero. Perché l'aria rimane il bene più a buon mercato. Ma nessuno accenna, con seri propositi, a quanto avviene in Brasile dove, da parecchi anni, si è cominciato ad andare ad alcool ed attualmente la situazione è, per le auto nuove, generalizzata. Le fabbriche brasiliane (dati dell'estate scorsa) fabbricano e vendono i seguenti modelli: Fiat: Palio, Siena, Strada, Uno Mille; Gm-Chevrolet: Astra, Corsa, Meriva, Zafira, Montana; Volkswagen: CrossFox, Fox City, Gol, Parati, Polo, Saveiro; Peugeot: 206; Ford: Fiesta; Renault: Clio e Sce-nic.
Le automobili, modelli base, di cui sopra, e versioni da esse derivanti, sono dotate di apparecchiatura SFS-Software Flexfuel Sensor che identifica il tipo di carburante presente nel serbatoio della vettura, se benzina, alcool o miscela dei due in qualsiasi proporzione e adegua di conseguenza il funzionamento del motore. Tale apparecchiatura elettronica viene fornita a tutte le fabbriche di automobili brasiliane dalla Magneti Marelli ed una apparecchiatura analoga viene fornita anche dalla Bosch.
Le auto di cui sopra, chiamate brevemente Flex, se alimentate ad alcool, migliorano le prestazioni e cioè maggiore potenza massima, coppia massima di più NM a regime di giri più basso, migliore accelerazione e, soprattutto, un tasso di inquinamento irrisorio. Ormai in Brasile tutte le stazioni di servizio sono fomite di colonnine erogatrici di alcool, che costa quasi la metà della benzina. Ormai sono mesi che mi occupo di questa faccenda e non lo faccio certo per me (ho 85 anni e sono il Signor Nessuno): lo faccio per quelli che verranno. Ho scritto innumerevoli lettere ai giornali ma sono state, evidentemente, cestinate. A casa mia è venuto un giovane giornalista professionista col quale mi sono fatto una lunga chiacchierata ed al quale ho fornito anche del materiale tecnico: se ne è andato ringraziandomi caldamente perché, a suo dire, gli avevo fornito materiale per un articolo molto importante che però non ha mai visto la luce. Un deputato mio amico mi ha promesso una interpellanza parlamentare sull'argomento che però non c'è stata: quando, per le prossime politiche, si farà vivo per voti, gli chiederò un "perché?". E se vorrà ancora il mio voto, dovrà rispondermi in modo esauriente.
Ho sollecitato anche i Codacons i quali, però, evidentemente preferiscono occuparsi della sindrome depressiva che si è abbattuta sui genoani dopo le estive vicissitudini.
Ho inviato numerose e-mail sull'argomento alla nota emittente tematica che si occupa di motorizzazione, invitandoli a trattare l'argomento, e da par loro perché di queste cose se ne capiscono: niente. Dal bolide di Formula Uno alla utilitaria per andare a fare la spesa tutto quanto c'era da dire e da sviscerare è stato fatto e detto, ma di quanto avviene in Brasile non una parola. E pensare che là sono impegnate, ed ai vertici, Fiat e Magneti Marelli, tutta roba che parla italiano. Basta. Con lei, signor Maggiani, è l'ultimo tentativo che faccio, dopo di che mi rifu-gerò fra le braccia della filosofia del "ma chi me lo fa fare?" Una volta nel Parlamento inglese, mentre si discutevano leggi di argomento ambientale ed ecologico, è saltato su un Baronetto, esclamando: «Ma in fondo perché devo preoccuparmi tanto per i posteri? I posteri cosa hanno fatto per me?». Agghiacciante umorismo inglese ma... che avesse ragione? Spero che anche lei non mi cestini e per questo anticipatamente la ringrazio.
Vincenzo Aita
Lavagna
Risposta:
Beh, se non altro, signor Aita, la sua lettera ha visto alla fine la luce. Non una gran luce, non un potente riflettore, ma pur sempre qualcosa. Che magari non servirà a niente. Questo paese non ha un barile di petrolio di suo, ma molti milioni di tonnellate di zucchero - materia prima per la produzione di alcool - di cui non sa che farsene, visto che gli è stata pure ridotta dalla UE la quota di produzione, visto che i due terzi del mondo producono zucchero pure migliore del suo. Potremmo tutti andare con motori a alcool senza far altro che guadagnarci in economia e in salute, ma tutto ciò renderebbe tristi e angosciati i petrolieri, li indurrebbe a orrendi stati depressivi di cui non ci sentiamo di esseme i responsabili.
In Brasile ho viaggiato in taxi e auto private tutti sospinti da motori ad alcool, e non mi pare di aver trovato un qualche difetto. Per inciso i taxi ad alcool di San Paolo e Rio sono anche meglio e più confortevoli e più sicuri e meno cari dei taxi genovesi. Temo che la sua lettera resterà senza risposta da chi potrebbe svelarci l'arcano, anche solo spiegandoci dove sbagliamo. In ogni caso ce la teniamo da conto e la offriamo ai lettori perché almeno loro ci pensino un po' su.
IL SECOLO XIX – 3-10-2006
DITELO A MAGGIANI
MAURIZIO MAGGIANI
maggianilettere@ilsecoloxix.it - fax 010.57092.40 P.zza Piccapietra 21- 16121 Genova