Ok. Parliamo di smart grid
Da quel che ho capito è un sistema che sta per essere testato dall’industria elettrica statunitense.
Il sistema elettrico statunitense è diverso dal nostro, ci sono oltre tremila produttori indipendenti di energia, ciascuno dei quali alimenta prioritariamente il proprio distretto e successivamente tramite una rete di interscambio è in grado di alimentare tutto il paese.
Se in questo sistema già complesso e delicato di suo, si inserisce una quota rilevante di offerta energetica non programmabile il rischio che salti tutto è molto realistico (già sono nella cacca con poche FER).
Se vogliono inserire in modo significativo le FER devono coordinare in modo molto più attento e tempestivo le informazioni provenienti dalla rete sia per la domanda sia per l’offerta.
Attualmente il sistema italiano è molto più affidabile: si tratta di un grande produttore in posizione dominante con una struttura produttiva che ben si adatta alle dinamiche di mercato.
La domanda già oggi è accuratamente monitorata e prevista con indici di confidenza di tutta tranquillità. L’offerta è gestita, in pratica, da una sola organizzazione che, peraltro, è in grado di modularla tempestivamente perché ha in mano direttamente i mezzi di produzione
Può essere filosoficamente antipatico, ma è indubitabile che una mente sola decide molto più in fretta di un parlamento di menti. Non dico meglio, ma più in fretta. E in questo caso la velocità è d’obbligo.
Stando così le cose la rete italiana necessita di alcuni aggiustamenti, ma non sono necessari stravolgimenti.
Se cambierà il mix produttivo e le tecniche di produzione la rete dovrà essere adeguata di conseguenza.
I costi dell’adeguamento dovrebbero essere contabilizzati a carico dell’evento che ha reso l’adeguamento indispensabile. Poi politicamente li puoi addebitare a chiunque, con motivazioni immaginifiche, ma la realtà è quella che è; qualcuno deve pagare e non può sempre essere “un altro”.
La smart grid consente di avere immediate informazioni in merito alla domanda, ma per attivare la risposta dell’offerta occorre avere un sistema in grado di rispondere tempestivamente alle richieste.
Se le risorse produttive sono rigide e non programmabili è indispensabile un accumulo.
Attualmente questo nuovo sistema di accumulo può essere evitato se l’offerta di energia altalenante si mantiene entro certi limiti.
Se l’offerta FV superasse il 20 % del totale (o una cifra a vostro piacimento) occorrerà intervenire. Ed anche in questo caso i soldi devono essere imputati correttamente.
I sistemi di accumulo possono essere diversissimi, questo ci illude che non sia un problema.
In realtà tutti funzionano in modo accettabile solo entro determinati parametri.
Solo alcuni possono essere utilizzabili per grosse dimensioni, solo alcuni hanno tempi di risposta accettabili in funzione delle grandi dimensioni, non tutti hanno impatto ecologico neutro.
Citazione a caso:” "Il più grande sistema di accumulatori elettrochimici è di 48 MWh installato a Tokyo”
Sembra un valore interessante in realtà rappresenta meno di 4 secondi di domanda italiana.
Quando si fanno piani per il futuro si devono valutare tutti gli elementi.
Da giovane era divertente partire all’avventura con tutta la “mobilia” necessaria in un sacchetto (e l’ho fatto) ma poi si tornava a casa.
Ciao
Tersite
Da quel che ho capito è un sistema che sta per essere testato dall’industria elettrica statunitense.
Il sistema elettrico statunitense è diverso dal nostro, ci sono oltre tremila produttori indipendenti di energia, ciascuno dei quali alimenta prioritariamente il proprio distretto e successivamente tramite una rete di interscambio è in grado di alimentare tutto il paese.
Se in questo sistema già complesso e delicato di suo, si inserisce una quota rilevante di offerta energetica non programmabile il rischio che salti tutto è molto realistico (già sono nella cacca con poche FER).
Se vogliono inserire in modo significativo le FER devono coordinare in modo molto più attento e tempestivo le informazioni provenienti dalla rete sia per la domanda sia per l’offerta.
Attualmente il sistema italiano è molto più affidabile: si tratta di un grande produttore in posizione dominante con una struttura produttiva che ben si adatta alle dinamiche di mercato.
La domanda già oggi è accuratamente monitorata e prevista con indici di confidenza di tutta tranquillità. L’offerta è gestita, in pratica, da una sola organizzazione che, peraltro, è in grado di modularla tempestivamente perché ha in mano direttamente i mezzi di produzione
Può essere filosoficamente antipatico, ma è indubitabile che una mente sola decide molto più in fretta di un parlamento di menti. Non dico meglio, ma più in fretta. E in questo caso la velocità è d’obbligo.
Stando così le cose la rete italiana necessita di alcuni aggiustamenti, ma non sono necessari stravolgimenti.
Se cambierà il mix produttivo e le tecniche di produzione la rete dovrà essere adeguata di conseguenza.
I costi dell’adeguamento dovrebbero essere contabilizzati a carico dell’evento che ha reso l’adeguamento indispensabile. Poi politicamente li puoi addebitare a chiunque, con motivazioni immaginifiche, ma la realtà è quella che è; qualcuno deve pagare e non può sempre essere “un altro”.
La smart grid consente di avere immediate informazioni in merito alla domanda, ma per attivare la risposta dell’offerta occorre avere un sistema in grado di rispondere tempestivamente alle richieste.
Se le risorse produttive sono rigide e non programmabili è indispensabile un accumulo.
Attualmente questo nuovo sistema di accumulo può essere evitato se l’offerta di energia altalenante si mantiene entro certi limiti.
Se l’offerta FV superasse il 20 % del totale (o una cifra a vostro piacimento) occorrerà intervenire. Ed anche in questo caso i soldi devono essere imputati correttamente.
I sistemi di accumulo possono essere diversissimi, questo ci illude che non sia un problema.
In realtà tutti funzionano in modo accettabile solo entro determinati parametri.
Solo alcuni possono essere utilizzabili per grosse dimensioni, solo alcuni hanno tempi di risposta accettabili in funzione delle grandi dimensioni, non tutti hanno impatto ecologico neutro.
Citazione a caso:” "Il più grande sistema di accumulatori elettrochimici è di 48 MWh installato a Tokyo”
Sembra un valore interessante in realtà rappresenta meno di 4 secondi di domanda italiana.
Quando si fanno piani per il futuro si devono valutare tutti gli elementi.
Da giovane era divertente partire all’avventura con tutta la “mobilia” necessaria in un sacchetto (e l’ho fatto) ma poi si tornava a casa.
Ciao
Tersite
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