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Politica Energetica efficace e duratura

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  • ggavioli
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    Premessa alla Politica Energetica Differenziale 2013 - 2050

    A tre anni dal mio ultimo intervento nel merito, riporto in pochi interventi aggiornati il senso ed i risultati attesi dalla mia proposta di Politica Energetica Differenziale.
    Le modifiche che i lettori potranno rilevare provengono in primo luogo dalla mia esperienza dal 2010 ad oggi di gestione delle dichiarazioni ETS per una grande azienda ad alto consumo specifico d'energia commerciale.

    1. Premessa e basi fattuali della Polotica Energetica Differenziale
    Gli obbiettivi che la UE si è assegnata per ridurre le emissioni di CO2 e d’altri gas che alterano il clima, sono
    giustificati in altre discussioni. Qui si prende solo atto che, fin dal 2009, l’Italia è impegnata con gli altri paesi
    della UE ad ottenere entro il 2020 una precisa riduzione dell’emissione di CO2 del 2005 e dell’uso finale dell’
    energia, nonché ad accrescere la quota parte d’energia rinnovabile. L’emissione europea di CO2 nel 2050 è
    stata poi fissata al 20 % di quella del 2005. Questo si può considerare il traguardo a medio termine.
    In termini di intensità carbonica dell’economia, cioè di rapporto tra emissione di CO2 e PIL, tale traguardo
    comporta che, se il PIL dal 2005 al 2050 cresce del 100 %, ma l’emissione assoluta residua deve ridursi al 20 %,
    l’intensità carbonica dell’economia (ICE tCO2/M€) deve ridursi del 100-20/2 = 90 %.
    In Italia, nel 2005, con emissione 500 MtCO2/a e PIL 1,5 MM€/a risultava ICE = 333 tCO2/M€
    Nel 2050 per avere emissione 100 MtCO2/a con PIL 3 MM€/a deve risultare ICE = 33 tCO2/M€
    Si tratta quindi di ridurre ogni anno l’intensità carbonica dell’economia di (333-33)/40 = 7,5 tCO2/M€
    ovvero ridurre ogni anno l’intensità carbonica del 90/40 = 2,25 % di quella del 2005.
    Occorre naturalmente verificare se ciò è fattibile tecnicamente ed economicamente.
    Di seguito si fa la verifica in due passi successivi, prima la fattibilità tecnica, poi quella economica.

    Fattibilità tecnica
    Si ricorda che l’intensità carbonica dell’economia è il prodotto di due altri indicatori: l’intensità carbonica dell’
    energia commerciale e l’intensità energetica di servizi e prodotti.
    Questi due indicatori Icec e Iesp sono ora facilmente misurabili, vista la separazione quasi totale tra produzione
    dell’energia commerciale ed il suo utilizzo nella produzione:
    - sia di “servizi finali commerciali” per i consumatori,
    - sia di “oggetti commerciali” che i consumatori usano senza usare altra energia,
    - sia di “macchine commerciali” che i consumatori utilizzano, aggiungendo energia commerciale, per ottene-re
    servizi finali a loro utili.
    Se in 40 anni, ICE deve ridursi al 10 %, sono possibili diverse opzioni per Icec e Iesp:
    Da Icec = Icec(2005) e Iesp = 0,1*Iesp(2005) a Icec = 0,1*Icec(2005) e Iesp = Iesp(2005).
    Per scegliere se far ridurre Icec e Iesp di pari passo, cioè a (0,1)^0,5 = 32 % del valore del 2005, oppu-re ridurre
    di più uno dei due indicatori a pari prodotto (ICE), occorre confrontare la vita utile delle macchine che
    trasformano fonti energetiche in energia commerciale (Icec), o che trasformano energia commerciale in pro-dotti
    e servizi finali (Iesp). Occorre anche valutare la realizzabilità almeno entro 20 anni, di macchine con ren-dimenti
    tripli di quelli medi attuali (carbonici per Icec, energetici per Iesp).
    In verità ciò è possibile perché già esistono macchine a efficienza tripla della media attuale.
    Occorre però sostituire o ristrutturare le “macchine” solo quando sono al termine del loro normale tempo di
    ammortamento tecnico, che:
    - per le “macchine” che forniscono prodotti commerciali ed altri servizi finali è meno di 20 anni.
    - per gli edifici è valutabile in 30 - 50 anni,
    - per quelle che forniscono energia commerciale è tra 20 e 100 anni,
    Risulta così che entro i prossimi 40 anni:
    - Le macchine per servizi finali e per prodotti intermedi possono essere sostituite più volte a fine vita tecnica
    con quelle a massima efficienza, man mano economicamente convenienti.
    - Gli edifici, anche i più recenti, possono essere modificati in tipi a consumo energetico quasi zero.
    - Invece non tutte le macchine attuali che producono energia commerciale arriverebbero a fine vita tecnica, ma
    solo il 60 – 80 %.
    Inoltre risulta che, a pari impatto su ICE, l’investimento differenziale (da cui il differenziale annuo di costo d’
    ammortamento) per macchine più efficienti che usano energia commerciale è meno della metà di quello per
    macchine che trasformano fonti energetiche in energia commerciale.
    In definitiva le caratteristiche tecniche dei macchinari più efficienti ora disponibili portano a intervenire più su
    quelle che usano l’energia commerciale, che su quelle che producono energia commerciale.
    È quindi è meglio che ogni anno d(Iesp)= -1,5 % e d(Icec)= -0,75 % così d(IEC)=1,5+0,75=2,25 %

    Fattibilità macroeconomica
    Si può dimostrare che l’Italia, che dipende da fonti energetiche estere per l’80 %, se riduce l’intensità energetica
    dei servizi finali del 1,5 %/a e l’intensità carbonica dell’energia commerciale del 0,75 %/a,
    sostituisce fonti energetiche minerali (-2,24 %/a) con attività realizzabili in Italia a costi accettabili.
    Questo fatto produce di per sè un aumento del PIL rispetto a quello atteso BAU.
    Ovviamente tale condizione d’interfaccia con l’estero vale per l’Italia e per i paesi forti importatori di fonti
    energetiche minerali, mentre globalmente tale condizione non ha significato. Infatti manca letteratura specifica
    su tale condizione di partenza, mentre tutte le valutazioni della IEA sono fatte a livello globale.

    È dunque tipica per l’Italia la seguente valutazione macroeconomica della sostituzione delle “macchine” attuali
    che producono, o usano energia commerciale con altre con più efficienza carbonica, o energetica.
    Con approssimazione sufficiente per questa discussione, si usano questi dati di inizio periodo:
    Emissione italiana di CO2 proveniente dalle fonti energetiche minerali ...................................0,5 GtCO2/a
    PIL .................................................. .................................................. ......................1500 G€/a
    Costo all’Italia delle fonti energetiche acquistate all’estero ................................................80 G€/a
    Costo dell’energia commerciale (gas, liquidi, solidi, energia elettrica) venduta in Italia ..........…...150 G€/a
    Costo differenziale medio per tCO2 evitata (per macchine che fanno energia commerciale) ……300 €/tCO2
    Costo differenziale medio per tCO2 evitata (per macchine che usano energia commerciale) …...150 €/tCO2
    La seguente valutazione macroeconomica non vale, se l’emissione è ridotta solo formalmente (acquistando
    all’estero diritti d’emissione che comunque riducono il PIL rispetto a BAU), come pure se l’emissione è ridotta
    con tecnologia CCS (che riduce l’efficienza di trasformazione delle fonti energetiche in energia commerciale ed
    aumenta gli acquisti all’estero di fonti energetiche minerali, riducendo il PIL rispetto a BAU).
    Si ricorda, che con un costo di 80 G€/a a fronte di un’emissione di 0,5 GtCO2/a, il costo medio specifico di ac-
    quisto all’estero delle fonti energetiche minerali risulta 80/0,5 = 160 €/tCO2.

    L’impatto economico del passaggio alla Green Economy si valuta dapprima per d(PIL_BAU) = 0.
    In modalità BAU la richiesta dell’energia commerciale rimane invariata come il PIL.
    Invece, calando l’intensità energetica di 1,5 %, cala la richiesta d’energia e quindi di FEM di 1,5 %.
    Rispetto a BAU gli utenti risparmiano in costi d’energia 0,015*150 = ..........…….....................….2,25 G€/a
    Ma ridurre la CO2 di 0,015*0,5 = 0,0075 GtCO2/a, costa agli utenti 0,0075*150 = .....................1,125 G€/a
    Sulla restante richiesta d’energia commerciale 98,5 % se i fornitori riducono l’intensità carbonica di fornitura
    dello 0,75 % riducono l’acquisto di FEM all’estero a 0,985*0,9925 = 0,9776 * FEM_BAU ..........(-2,24 %/a)
    Quindi i fornitori d’energia commerciale risparmiano costi all’estero per 0,0224*80 = ........……...1,792 G€/a
    Ma ridurre le FEM di 0,0075*0,5 = 0,00375 GtCO2/a costa ai fornitori 0,00375*300 = ............….1,125 G€/a
    Rispetto a BAU la Bilancia dei Pagamenti italiana migliora di…………………1,792 G€/a,
    la disponibilità netta per altri consumi cresce (2,25-1,125) di…..……………...1,125 G€/a,
    l’ammortamento di investimenti in Italia cresce (1,125+1,125) di……………….2,25 G€/a.
    Rispetto a BAU il PIL dovrebbe aumentare almeno di 1,792+1,125+2,25 = ………..….………….…..5,167 G€/a
    Quindi ridurre ICE del 2,24 % (1/3 sulla produzione e 2/3 sull’uso d’energia) aumenta il PIL dello 0,347 %

    Se invece si riduce ICE del 2,24 %/a solo sostituendo le Fonti Energetiche Minerali con Fonti Energetiche
    Rinnovabili, i risultati sono meno favorevoli, non solo nell’arco dei 40 anni (poiché si sostituiscono le macchine
    per produrre energia molto prima del naturale tempo d'ammortamento), ma anche da subito:
    La riduzione dell’emissione 0,0224*0,5= ……………………………................................…..….0, 0112 GtCO2/a,
    fa ridurre comunque i costi all’estero per acquisto di FEM di 0,0112*160 = ….………………....1,792 G€/a.
    Ridurre le FEM di 0,01125 GtCO2/a costa ai fornitori d’energia commerciale 0,0112*300 =…....3,36 G€/a,
    più di quanto si riduca il costo delle materie prime. Tale aumento di costi si scarica direttamente sui consu-
    matori, come maggior costo del fattore energia di 1,568 G€/a (> 1 %), con ovvie tensioni inflazionistiche.
    Il PIL comunque aumenterebbe di 1,792+3,36 = 5,152 G€/a (0,34 %), bilanciando parzialmente l’inflazione.

    L’opzione opposta è ridurre ICE del 2,24 %/a solo sostituendo le “macchine BAU” che usano energia con altre
    macchine a maggior efficienza. I risultati in tal caso sono più favorevoli, potendosi già ora sostituire macchine
    BAU al normale tempo d'ammortamento con macchine che usano solo il 30 % dell’energia BAU:
    La richiesta riduzione dell’emissione 0,0224*(0,5 GtCO2) = …...…………………………..…...0,0112 GtCO2/a
    Riduce i costi all’estero per acquisto di FEM di 0,0112*(160 €/tCO2) =…….………….….……..1,792 G€/a.
    Nell’acquisto d’energia gli utenti risparmiano 0,0224*(150 G€/a) =….………..……………..……..3,36 G€/a.
    Ma poi, ridurre le FEM di 0,01125 GtCO2/a costa agli utenti 0,0112*(150 €/tCO2) =…..…...….1,68 G€/a,
    Così gli utenti d’energia hanno una maggior disponibilità netta di 1,68 G€/a per altri consumi ed ovviamente non
    si possono creare tensioni inflazionistiche.
    Rispetto a BAU, il PIL dovrebbe aumentare di 1,792+1,68+1,68 = 5,15 G€/a (0,343 %) e senza inflazione.
    Il vero problema di tale opzione della massima efficienza energetica è che, come rimarca continua-mente la IEA
    fin dal 2006, a fronte di una chiara convenienza macroeconomica, non si vedono comportamenti conseguenti
    da parte degli utilizzatori dell'energia commerciale. Le ragioni saranno chiarite in seguito.

    In definitiva ridurre l’intensità carbonica dell’economia del 2,24 %/a comporta sempre una maggior crescita
    dello 0,34 %/a del PIL rispetto a BAU, ma farlo più con l’efficienza permette di ottenere il risultato senza
    inflazione e senza dismettere le “macchine” prima del loro naturale periodo d’ammortamento.

    Con una sostituzione spontanea (ma equilibrata ed a fine vita tecnica) delle tecnologie per produrre e usare
    energia commerciale (tale da ridurre del 2,24 %/a l’intensità carbonica della economia “ICE”), l’aumento del PIL
    cambia se PIL_BAU cresce o cala nell’anno, ma per fattori poco diversi da uno.
    Se PIL_BAU cala o cresce, cambia invece il modo più efficiente con cui ottenere la stessa riduzione annuale di
    ICE e mantenere la convenienza economica della riduzione di ICE nel medio periodo.

    Fattibilità economica per i singoli soggetti
    Per i singoli soggetti, l’effettiva convenienza a sostituire “macchine BAU” a fine vita tecnica con macchine più
    efficienti coincide con la fattibilità economica soggettiva dell’uso di macchine che:
    - diano lo stesso prodotto o servizio usando meno energia,
    - forniscano la stessa energia usando meno fonti energetiche minerali.
    Gli interventi per avere più efficienza sono poi economicamente davvero fattibili solo se i maggiori profitti
    previsti dal progetto di sostituzione compensano anche il “rischio tecnologico”, cioè l’eventualità che
    tecnologie non ancora provate di persona non diano i risultati promessi dal fornitore delle tecnologie.
    Peraltro è mediamente, ma ragionevolmente sopravvalutato questo rischio tecnologico da parte di quei
    soggetti, in particolare i privati consumatori, che hanno molto meno di un’occasione all’anno per scegliere le
    tecnologie con cui ottenere taluni prodotti ed i servizi voluti.
    Ma proprio questa evenienza ragionevolmente non è vera per i grandi fornitori di vettori energetici.
    In base alla definizione di rischio tecnologico, la sua valutazione economica può essere effettuata in termini di
    massimo danno possibile, che può al massimo corrispondere alla necessità di sostituire integral-mente la
    “macchina innovativa” con una “macchina BAU”.
    Eventualità evitata dalla buona pratica corrente, per cui le “macchine innovative” che usano energia commer-
    ciale sono garantite per dare comunque almeno le prestazioni usuali delle “macchine BAU”.
    Rimane quindi l’eventualità del danno corrispondente alla inutilità della spesa differenziale sopportata per ave-
    re migliori prestazioni energetiche che non si verificassero. Con tale definizione di danno massimo, il “rischio
    tecnologico” coincide col raddoppio del costo d’ammortamento differenziale.
    Per gli utilizzatori d’energia commerciale questa costa in media 150/0,5 = 300 €/tCO2 ed il costo medio d’una
    innovazione energetica risulta 150 €/tCO2.
    L’innovazione risulta quindi non appetibile, se il vantaggio soggettivo netto è......300-150*2 = 0 €/tCO2
    D’altronde, per i singoli fornitori di vettori energetici, il costo oggettivo specifico netto per ottenere l’innovazione
    risulta mediamente davvero eccessivo......................................... ........................300-160 = 140 €/tCO2
    In definitiva, i singoli soggetti decisori sostituiranno le “macchine BAU” con “macchine innova-tive” solo, se
    avranno un vantaggio di 100 – 200 €/tCO2 nel fornire lo stesso prodotto o servizio con meno energia, oppure
    nel fornire la stessa energia con meno fonti energetiche minerali.

    Politiche energetiche attualmente disponibili
    Tutti i tipi di politiche energetiche sono generalmente proposte per conseguire i vantaggi macroeconomici dati
    in Italia dalla riduzione di ICE, ma di fatto molte di esse hanno perfino un effetto recessivo.

    a. Le politiche di incentivazione delle FER con ricarico di circa 100 €/tCO2 sugli utenti, quando le FER
    sostituissero integralmente le FEM farebbero crescere di 100*0,5 = 50 G€/a i costi dell’energia commerciale
    e quindi già di 5 G€/a (3,3 % di 150 G€/a) per la sostituzione del solo 10 %.
    Invero, ad esempio, le incentivazioni in atto per il fotovoltaico corrispondono a più di 500 €/tCO2 e l’impatto su
    chi acquista energia elettrica sta diventando rapidamente drammatico.
    Analogo sarà il trend per le previste modalità della nuova incentivazione dell’energia termica da FER.
    Contingentare gli incentivi alle FER limita il danno macroeconomico, ma anche la loro diffusione.
    Non di poco conto sono poi le complicazioni burocratiche ed i costi conseguenti.

    b. Le politiche di tassazione dell’energia da FEM, tipo carbon tax a 100 €/tCO2, comportano un aumento del
    carico fiscale di 100*0,5= 50 G€/a, che notoriamente ha un effetto recessivo quasi equivalente.
    È vero che è stato promesso di utilizzare almeno metà di questo gettito fiscale per promuovere promettenti
    tecnologie di produzione ed uso dell’energia che altrimenti non si svilupperebbero.
    Il difetto principale di questa opzione è però che le tecnologie da promuovere le decidono i politici e che essi di
    fatto finora non hanno scelto nell’unico modo politicamente efficace (pro Italia), cioè ridurre ICE col minimo
    costo macroeconomico.
    Poi le complicazioni burocratiche per i controlli, i relativi costi e la corruzione che sulle complicazioni cre-sce
    benissimo, riducono l’efficacia della tassazione senza che se ne annulli l’effetto recessivo.

    c. Le politiche normative per ridurre annualmente l’intensità carbonica dell’energia commerciale (Icec), spe-
    cialmente se si possono acquistare diritti d’emissione di CO2 a prezzi minori di 100 €/tCO2, si trasformano
    immediatamente in aumenti per gli utenti, con maggiori costi all’estero dovuti all’acquisto all’estero di FEM a
    livello BAU (ed anche di più con CCS) ed all’acquisto all’estero di diritti d’emissione di CO2.
    Infatti se sul mercato si comprano diritti d’emissione a meno di 100 €/tCO2, chi dovrebbe modificare le tec-
    nologie spendendo più di 100 €/tCO2_di_differenza preferisce acquistare diritti d’emissione piuttosto che
    modificare le sue tecnologie ed anche piuttosto che usare CCS, se questa costa più dei diritti d’emissione.
    Ultima modifica di ggavioli; 06-01-2013, 09:58.

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  • Peace and Love
    ha risposto
    Un altra cosa è,a mio parere,certa ed è che se si avvererà ciò che loro prevedono(e se le cose continuano ad andare in quella direzione non posso dargli torto,nelle loro "previsioni" sono corretti) sara la situazione della produzione energetica nei prossimi decenni,siamo fritti.Tutta quel energia trasformata dove andra.

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  • ggavioli
    ha risposto
    E' certamente utile confrontare gli obbiettivi 2013 - 2020 del piano energetico nazionale presentato nel 2012 dal Governo Italiano con le premesse di fattibilità economica da me evidenziate in questo FORUM fin dal 2009.
    La congruenza c'è e si può passare a valutare benefici per la collettività nazionale (generali) e costi per le finanze pubbliche.
    Anche sulle valutazioni dei Benefici Generali si può concordare.
    Si ricorda però che i costi per le finanze pubbliche dipendono sostanzialmente dalle incentivazioni predisposte.
    E' esattamente qui che si innsta la mia proposta del 2009 di Politica Energetica Differenziale.
    Ritengo di aver già dimostrato che tale politica (PED) permette di ottenere gli stessi Benefici Generali senza costi per incentivi, ma solo attivando la concorrenza tra fornitori di prodotti energitic e seperatamente la concorrenza tra utilizzatori di prodotti energetici.
    L'unico costo pe la pubblica amministrazione sarebbe il costo per il controllo sul commercio dei prodotti energetici, già svolto per la legge sulle accise.
    Peraltro la PED permette un'accelerazione della riconversione all'innovazione (e riduzione dell'uso delle fonti fossili) comunque sempre a costo zero per la pubblica amministrazione.
    Con ovvi benefici anche per il carico fiscale per i cittedini utilizzatori diretti ed indiretti d'energia.
    Gabriele Gavioli

    Lascia un commento:


  • BrightingEyes
    ha risposto
    Difficile dare un parere motivato su un argomento così vasto ed articolato.
    Mi limito a qualche considerazione sugli aspetti positivi.
    Ottima l'analisi sulla situazione della produzione elettrica da rinnovabile che fa giustizia di tante leggende metropolitane lette finora. Innegabile la sforzo notevole imposto al consumatore per l'incentivazione soprattutto del FV, ma altrettanto innegabile il balzo enorme che questa politica ha prodotto sul raggiungimento degli obiettivi di produzione rinnovabile e riduzione di emissioni serra.
    Anche dal fronte economico c'è la giusta analisi sulla necessità di adeguare più prontamente gli incentivi all'evoluzione dei prezzi reali di mercato e di raggiungere una sostanziale parità di intervento incentivante con gli altri paesi europei. Cosa che non significa "abbandonare la follia dell'incentivazione" come purtroppo si legge e si sente dai tanti che tentano di affossare le FER.
    Inoltre è finalmente ufficiale il fatto che a fronte di spese sicuramente importanti per l'incentivazione la stessa ha prodotto e soprattutto produrrà anche risparmi che col tempo porteranno in utile la partita. Infatti testualmente si dice che l'incentivazione:

    "D?altra parte, ha anche determinato benefici ambientali (es. riduzione di 18 milioni di tonnellate di CO2), occupazionali ed economici (tra cui la riduzione di importazioni di combustibili fossili per 2,5 miliardi l?anno e l?appiattimento della curva di domanda sul mercato all?ingrosso, con un valore stimato in circa 400 milioni di euro l?anno) e di sicurezza energetica."

    tutte cose che ovviamente non cesseranno con la fine delle incentivazioni.

    Finalmente poi si pone come obiettivo ufficiale, credibile ed anzi assolutamente primario la profonda ristrutturazione della rete, mirando alla famosa "smart grid" e soprattutto alla realizzazione di forme di accumulo più elastiche, numerose e distribuite rispetto alle attuali per superare il problema dell'alternanza. Questo anche in presenza della tanto sbandierata (da alcuni!) presenza delle centrali termiche di supporto alle richieste di picco di cui ci si limita a riconoscere che sono ormai in esubero (quindi io leggo INUTILI!).

    Per iniziare non mi pare poco, anche se certi accenni all'utilizzo degli idrocarburi di produzione territoriale italiana certo non mi entusiasmano.

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  • Peace and Love
    ha risposto
    Cosa ne dite del nuovo piano energetico nazionale:20121016SEN-Documento_di_consultazione.pdf

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  • taote79
    ha risposto
    Le fonti rinnovabili possono tenere le luci accese 24 ore su 24, 7 giorni su 7. È la conclusione di questo rapporto, presentato con EREC (European Renewable Energy Council). Le reti elettriche possono essere trasformate per consentire alle fonti rinnovabili di garantire il 90% dell’energia al 2050, attraverso le "smart grids", reti intelligenti di distribuzione dell'energia a livello locale e regionale.

    rinnovabili-reti-intelligenti.pdf

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  • gordini-motori
    ha risposto
    le vecchie tecnologie attuali

    se avessimo avuto del buon senso allora forse discuteremmo su come ridurre i consumi e non su come produrre in maniera ecologica ed efficente, secondo è stato più comodo fare speculazione sui derivati che rimanere concentrati sul proprio mestiere, terzo pechè dovrebbero pensare oltre al loro tempo, meglio pensare come incassare di più ora, dopo be forse non ci sarò più, questa credo sia il pensiero ricorrente di molti dei nostri pseudo politici, pultroppo, comunque la PED ora scusami ma è molto più comprensibile di quando hai iniziato il tread, e molte soluzioni sarebbero attuabili ora, poi step by step le rimanenti, non so con quale inizierei, mi serve più tempo ma la valutazione in se è positiva, e come già detto a breve dovrò lavorare in regione per un bel progetto, che non sarà la PED, ma detiene il primato di un cambio di mentalità fra parti in gioco, vi terrò informato al riguardo, saluti e

    BUON ANNO E Prosperità

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  • Smilzo
    ha risposto
    Originariamente inviato da ggavioli Visualizza il messaggio
    Ma già dal 1985 (e fino al 2000) le tecnologie prevalenti hanno subito un'involuzione causata dalla riduzione del costo deflazionato delle FEM (vedi costo del petrolio) e dalla mania di ridurre il costo della risorsa umana prima di quello di qualunque altra risorsa utile alla produzione.
    Questa è la mentalità che hanno assorbito i decisori politici, anche quelli non in malafede, ed è durissima far capire i numeri reali del bilancio energetico completo degli ammortamenti impianti
    Vero. studierò i documenti, e vedrò cosa si può proporre e realizzare a livello locale.

    Lascia un commento:


  • ggavioli
    ha risposto
    Originariamente inviato da gordini-motori Visualizza il messaggio
    a)..per le tecnologie è tutto gia disponibile e solo volere, i motori endotermici bruciano di tutto e in tutte le maniere, e i rendimenti se sai usare bene i carburanti immessi sono elevati
    b)..l' uso della tua politica sembra che porti molti vantaggi, ma come gia detto il muro da superare è duro
    Rispondo in ordine.
    a)..Invero, basta leggere gli allegati a questa discussione:
    1979.pdf e 1981.pdf
    e si vede come allora facevo riferimento a tecnologie disponibili.
    Le tecnologie disponibili ed arcinote 30 anni fa, usate anche solo con l'intento di ridurre l'incidenza dei costi energetici nelle produzioni industriali e nel fornire i beni e servizi finali al consumo avrebbero permesso all'Italia di ritrovarsi nel 2005 con una bolletta energetica estera dimezzata (quindi minori perdite nella bilancia dei pagamenti per 25 miliardi €/a), minori costi di produzione per circa 10 miliardi €/a, ma un maggior PIL per almeno 15 miliardi €/a.
    b)..Invero ancora nel 1996 mi sembrava logico trasferire i concetti economici utilizzati nella grande industria (vedi 1981.pdf) ad ambiti territoriali definiti e mi sembrava naturale potesse interessare un teleriscaldamento di abitazioni per 100.000 persone (comprensorio delle ceramiche di Sassuolo), potendo dimostrare che, compreso l'ammortamento impianti, agli abitanti il calore sarebbe costato la metà che col metano.
    (vedi allegato a questa discussione: 1996.pdf)
    Gli amministratori delle provincie di Modena e Reggio mi risposero che il progetto era troppo grande.
    Naturalmente se fosse stato attuato, ora i 100.000 abitanti spenderebbero per riscaldare le abitazioni il 30 % della spesa annuale che continuano ad avere.
    Ma già dal 1985 (e fino al 2000) le tecnologie prevalenti hanno subito un'involuzione causata dalla riduzione del costo deflazionato delle FEM (vedi costo del petrolio) e dalla mania di ridurre il costo della risorsa umana prima di quello di qualunque altra risorsa utile alla produzione.
    Questa è la mentalità che hanno assorbito i decisori politici, anche quelli non in malafede, ed è durissima far capire i numeri reali del bilancio energetico completo degli ammortamenti impianti, mentre preferivano (dopo il 2000) giocare con i numeri irreali dei derivati finanziari (cioè scommettere sul lavoro degli altri).
    Questa è la guerra che combatto dal 2004. E non pretendo di essere un condottiero.
    Ultima modifica di ggavioli; 30-12-2009, 10:00.

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  • gordini-motori
    ha risposto
    la tecnologia

    G.Gavioli per i costi mi prendo tempo di leggere bene anche se non sono realmente un fiscalista, ma per le tecnologie è tutto gia disponibile e solo volere, i motori endotermici bruciano di tutto e in tutte le maniere, e i rendimenti se sai usare bene i carburanti immessi sono elevati, il problema come gia hai detto sta nei costi ma non sempre rispecchia la realtà, l' uso della tua politica sembra che porti molti vantaggi, ma come gia detto il muro da superare è duro, e se pensiamo al detto di Roma citta eterna, che non viene dalla citta in se stessa, ma dalla sua forma di vita ho mentalità che ha generato la buracrazia mondiale moderna, dura molto dura, ma ciò non distoglie che non si debba pensare in maniera diversa da ora specie in un settore primario come l'energia, comunque avremmo bisogno di molte più riforme, saluti

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  • Avatar ospiti
    Replica dell'ospite
    Originariamente inviato da ggavioli Visualizza il messaggio
    Mi sembra evidente che ai fornitori d'energia convenga passare dalle FEM alle FER.
    Naturalmente nulla si fa in un giorno, tantomeno si crea un'industria di macchine enregetiche nuove.
    Spieghi in dettaglio e semplicemente quali sono le nuove tecnologie dà adottare e come fai ad azzerare le emissioni e quanto tempo è previsto per tale operazione ?

    Originariamente inviato da primus71 Visualizza il messaggio
    e secondo te, in questo non ci sarebbero speculazioni?
    Ogni prezzo non controllato è soggetto a speculazioni .

    Originariamente inviato da amir Visualizza il messaggio
    No di certo, per almeno le due seguenti ragioni:
    perché vorrebbe dire che ancora una volta l' autorità (si fa per dire) politica pretenderebbe di saperne di più di chi sulle cose ci lavora;
    e perché la storia dell' HHO è una assurdità energetica, per via dei rendimenti dei vari passaggi.
    Forse sarà un'assurdità ma non emette nulla e mi sembra un bel vantaggio economico , in minori spese sanitarie.

    Originariamente inviato da amir Visualizza il messaggio
    E paragonare il Barsanti Matteucci ai motori di oggi è parecchio fuorviante.
    C'è solo l'elettronica in più .

    Originariamente inviato da amir Visualizza il messaggio
    Comunque, dovresti fare uno sforzo per capire qual è il tema di questa discussione, e fare le tue osservazioni su clima Global Warming riforestazione e quant' altro nelle discussioni appropriate.
    Almeno la differenza tra Carbon Tax e Carbon Tax all' Origine ci dovresti arrivare, se ce l' ho fatta io!

    amir
    Ma la carbon tax che sia all'origine o meno è basata sulla considerazione che la Co2 sia un gas serra , ma di fatto l'influenza sulla temperatura globale è inesistente , quindi basare il tema della discussione sul nulla è solo una conseguenza logica deduttiva .


    Note di Moderazione: nll
    Come vedete l'utente ha sorpassato i limiti ed è stato allontanato dal forum, non siete quindi tenuti a rispondere a quanto scrive, fatelo soltanto se ritenete che possa servire alla discussione, non per dare una risposta a chi non potrà più leggerla. Grazie

    Ultima modifica di nll; 30-12-2009, 01:49. Motivo: Unione messaggi consecutivi dello stesso utente

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  • ggavioli
    ha risposto
    Come la PED modifica i prezzi dell'energia

    Allego le tabelle dei costi industriali dell'energia come erano nel 2007 e come sarebbero modificati dalla MOSSA2 della PED locale con pulC = 100 €/tCO2.
    Mi sembra evidente che ai fornitori d'energia convenga passare dalle FEM alle FER.
    Lo stesso identico stimolo al passaggio da FEM a FER verrebbe da CTo=40 €/tCO2 e punC=60 €/tCO2 previste da MOSSA1 e MOSSA2 di PED a livello Stato, col vantaggio sull'ETS e sulle accise che una politica locale non ha.
    Naturalmente nulla si fa in un giorno, tantomeno si crea un'industria di macchine energetiche nuove.
    File allegati
    Ultima modifica di ggavioli; 30-12-2009, 09:29.

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  • ggavioli
    ha risposto
    Originariamente inviato da Smilzo Visualizza il messaggio
    a) Se oggi dichiarano dati falsi, esistono sanzioni o multe?
    b) Non si tratta di quantità... ma qualità!
    c) si può fare un riassunto di ciò che andrebbe a sostituire la PED, in termini di norme e di bilancio?
    Rispondo nell'ordine:
    a) Sì ed anche molto salate. Mi risulta poi che nessun grande fornitore ci provi.
    Anche perché, vista la piccola quota di Valore Aggiunto nel prezzo finale, perderebbe tutto il guadagno.
    b) Invece si tratta proprio di quantità separate a bilancio, che sono dichiarate anche perché si tratta di società quotate in borsa:
    - ad esempio di metano e petrolio e carbone, acquistati e poi di quantità di energia elettrica venduta, per i fornitori d'energia elettrica o di altra forma d'energia commerciale.
    - ad esempio di metano ed energia elettrica acquistati e poi di tutte le spese e di tutti i ricavi (contabilità IVA) per i fornitori di altri beni e servizi.
    c) La PED, con i consumi di FEM in Italia del 2005, evita:
    - che vadano all'estero circa 4 miliardi di €/a per l'ETS (20 €/tCO2) ;
    - che crescano le tasse di circa 60 miliardi di €/a per carbon tax (200 €/tCO2);
    - che siano sprecati in burocrazia per accise e bollo auto 10 miliardi di €/a.
    Non tutte queste "uscite dalle tasche degli italiani" sono già in atto, ma i livelli di ETS e di carbon tax indicati sono quelli che tutti gli studi fatti a livello europeo affermano siano necessari per ridurre le FEM del 20 % entro il 2020.
    Ultima modifica di ggavioli; 29-12-2009, 23:13.

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  • Smilzo
    ha risposto
    Originariamente inviato da ggavioli Visualizza il messaggio
    Già adesso tutti i soggetti economici che usano energia commerciale devono dichiarare all'Agenzia delle Dogane l'uso di energia elettrica, di gas e di prodotti petroliferi, in base alle norme sulle accise (anche se fossero eventualmente esenti).
    Ok. Se oggi dichiarano dati falsi, esistono sanzioni o multe?

    Originariamente inviato da ggavioli Visualizza il messaggio
    Peraltro (per via dell'IVA) è difficile che dichiarino di acquistare meno energia di quella che acquistano.
    Non si tratta di quantità... ma qualità! Dichiarano che producono da gas al 60%, invece sono 30% gas e 30% carbone. Chi ha mai incrociato i dati e rotto le scatole a questi grandi?

    Originariamente inviato da ggavioli Visualizza il messaggio
    Non esiste un interesse comune con la PED, mentre esiste con la carbon tax.
    OT leggero rispetto la discussione: si può fare un riassunto di ciò che andrebbe a sostituire la PED, in termini di norme e di bilancio?

    Originariamente inviato da ggavioli Visualizza il messaggio
    E' certamente interessante notare che gli imbrogli sulla PED (più difficili tra concorrenti che possono controllarsi) sono in contrasto con gli imbrogli sull'IVA (più usuali).
    ... i costi di produzione dell'energia a base di FER includono una quota assai maggiore di Valore Aggiunto prodotto in Italia (in sostituzione delle FEM acquistate all'estero), quindi permettono un ragionevole maggior guadagno per MWh ai produttori in Italia
    Ottimo.

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  • ggavioli
    ha risposto
    Originariamente inviato da Smilzo Visualizza il messaggio
    Un interrogativo: chi controlla le dichiarazioni di "uso dei compositi minerali del carbonio"?
    Non credi che la forza economica dei soggetti in questione porti a cartelli e raggiri della legge?
    Le domande sono due.
    Già adesso tutti i soggetti economici che usano energia commerciale devono dichiarare all'Agenzia delle Dogane l'uso di energia elettrica, di gas e di prodotti petroliferi, in base alle norme sulle accise (anche se fossero eventualmente esenti).
    Peraltro (per via dell'IVA) è difficile che dichiarino di acquistare meno energia di quella che acquistano.
    Peraltro quella che non dichiarano la comprano senza fattura e quindi con l'addizionale che è poi distribuita ai contribuenti persone fisiche, tramite deduzione automatica di quote uguali per ogni persona a carico del contribuente.
    Ciò gli costa assai di più che dichiarare il vero al consorzio.
    Comunque è assai più facile barare sulle emissioni di CO2 dai camini che sui camion con i sigilli della dogana in entrata e uscita dagli stabilimenti.
    Peraltro ricordo che, riguardo ai rendimenti in estrazione delle FEM, si parte da dati storici noti, anche se sempre migliorabili.
    Quanto alla forza contrattuale dei colossi energetici, ricordo che molti usano già un pò di FER e che cercano pure di vendere e fatturare separatamente l'energia così ricavata.
    Le proporzioni di FER usate sono variabili ed è difficile mettersi d'accordo partendo da materie prime e tecnologie produttive diverse.
    Ad esempio, essendo finora risultati facilmente tracciabili i consumi di FEM per produrre energia elettrica, se i grandi fornitori continuano a fornire energia elettrica a 0,5 tCO2/MWh ed un nuovo fornitore offre energia elettrica a 0,02 tCO2/MWh, il vantaggio di 100*(0,5-0,02) = 48 €/MWh per quest'ultimo non è contrattabile.
    Certamente qualcuno dirà che i gli utilizzatori di FEM sopra la media dei loro concorrenti faranno di tutto perché la PED non venga adottata, ma c'è l'altra metà sotto la media.
    Non esiste un interesse comune con la PED, mentre esiste con la carbon tax.
    Sotto l'emissione media per MWh c'è il 50 % della produzione per il cui mercato sono tutti in concorrenza ed è difficile credere che questo 50 %, che ha l'appoggio della legge, non pretenda e non possa ottenere i vantaggi che la PED gli assegna, oppure che vada a dichiarare un maggior uso di FEM, o accetti che un concorrente, di cui certamente conosce tutti i conti, dichiari meno uso di FEM.
    Peraltro chi produce molta energia elettrica dichiarerebbe di acquistare meno FEM, per poi pagare più IVA?
    Oppure dichiarerebbe di fornire più energia elettrica per poi pagare più IVA?
    E' certamente interessante notare che gli imbrogli sulla PED (più difficili tra concorrenti che possono controllarsi) sono in contrasto con gli imbrogli sull'IVA (più usuali).
    Si nota pure che i costi di produzione dell'energia a base di FER includono una quota assai maggiore di Valore Aggiunto prodotto in Italia (in sostituzione delle FEM acquistate all'estero), quindi permettono un ragionevole maggior guadagno per MWh ai produttori in Italia e ciò non dovrebbe essere loro sgradito.
    Ultima modifica di ggavioli; 29-12-2009, 05:43.

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  • Smilzo
    ha risposto
    Originariamente inviato da ggavioli Visualizza il messaggio
    d) La creazione di consorzi risponde all'esigenza di non causare aumenti (o riduzioni) dei prezzi medi dei prodotti tipici dei consorziati.
    Peraltro in MOSSA2 e MOSSA4 non vi sono prelievi o restituzioni fiscali, bensì trasferimenti di denaro tra soggetti assolutamente alla pari e tra loro noti, tramite il consorzio.
    Il 50 % di soggetti che deve ricevere denaro dall'altro 50 % garantisce, col sostegno dello Stato che ne sancisce il diritto, che il consorzio funzioni come previsto.
    Dopo diverse letture dai tuoi precedenti post posso interpretare lo schema della PED. Quello che mi sembra scritto male è la mossa 4. Se ho capito bene, per chi non aderisce ai consorzi si applica un'addizionale; a fine anno la somma delle addizionali divisa per i contribuenti può essere portata in deduzione. Giusto?

    Un interrogativo: chi controlla le dichiarazioni di "uso dei compositi minerali del carbonio"? Non credi che la forza economica dei soggetti in questione porti a cartelli e raggiri della legge?

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  • ggavioli
    ha risposto
    L'unico problema che mi risultava fosse ancora da risolvere con questa discussione era:
    Come convincere i fornitori e gli utilizzatori d'energia commerciale a cambiare le tecnologie, visto che il cambiamento può far calare i prezzi dei servizi finali ed anche far aumentare il lavoro qualificato in Italia?
    Ho anche dimostrato che le politiche energetiche, che devono servire solo a stimolare le scelte tecnologiche verso più FER e più EffE, possono essere talmente sbagliate da trasformare un vantaggio tecnico-economico in costi eccessivi per i consumatori.
    Per questo ho proposto una Politica Energetica che potesse essere Efficace e Duratura.
    E l'ho concretizzata nella Politica Energetica Differenziale.
    Ricordo che la PED esclude il libero mercato dei diritti d'emissione e quindi i derivati finanziari di tale mercato (cioè le scommesse più o meno clandestine su tale mercato).
    Ovviamente, solo se è adottata, la PED esclude tutta questa spazzatura finanziaria, mentre le incertezze dell'ETS sembrano fatte apposta per chi scommette sul lavoro altrui con soldi d'altri.
    Quanto ai risultati che ci si può attendere dalla PED, alcuni li ho già esposti nella discussione, ma prossimamente allegherò delle chiare tabelle di confronto di molti prezzi significativi attuali e con la PED.
    Ritengo che, se le l'energia da FER costasse meno dell'energia da FEM, la scelta degli italiani sarebbe ovvia (se li si lascia scegliere).
    Come pure che, se le macchine più efficienti costassero meno di quelle meno efficienti non è difficile capire quali nuove macchine saranno acquistate.
    Forse non è però chiaro a tutti che non si butta giù una casa prima di 60 anni (scommetto però che arpagone non ha una casa che non consuma energia), né si sostituisce un'auto prima di 10 anni, se non c'è una convenienza esagerata.
    Ma allo scadere della durata tecnica dei beni strumentali è ragionevole che siano scelte le tecnologie notoriamente più convenienti (anche di poco, se affidabili).
    Poiché la PED non è legata a nessuna particolare tecnologia, nessuna tecnologia FER è esclusa dai vantaggi della PED, se dimostra di usare poche FEM nella filiera globale di produzione e di avere costi al MWh paragonabili all'idroelettrico ed all'eolico, o inferiori.
    Ultima modifica di nll; 28-12-2009, 23:50.

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  • ggavioli
    ha risposto
    Rispondo ad alcune recenti affermazioni di arpagone, che è spesso, ma non sempre, fuori tema.
    ...non vuoi rispondere , perchè se solo lo facessi , la tua politica basata essenzialemente sulla CO2 svanirebbe , con tutti i tuoi calcoli .
    ...non cambiare nulla per altri 50 anni ?
    ...parametri "economici", che non tengono conto della qualità dell'aria dell'acqua e del mangiare..
    ...Più efficenza non vuol dire , più pulito , ma solo meno energia cosumata e meno CO2 prodotta, ma la CO2 non è un gas pericoloso , ma essenziale per la vita.
    ...Non ho bisogno di andare al governo per imporre delle idee logiche, basta solo che la gente sia informata sulle tecnologie migliori, per il resto scelgono bene senza l'aiuto politico
    ...Appena metteranno le prime pietre, vedrai che casino viene fuori ...ci possono solo provare e finchè ne parlano in tv và benissimo , visto che non gli si può rispondere in maniera diretta .Dopo dovranno spiegare pubblicamente ed in piazza che cosa intendono fare .
    ...rimandi le soluzioni a 70 anni ad occhio e croce speri di vivere fino a 130 anni ?
    ...HHO sia per le auto che per il riscaldamento che per cucinare o qualsiasi altro utilizzo di gas a base di idrogeno e ossigeno o solo idrogeno
    ...Ne ho capito abbastanza da farmi ritenere che la tua proposta sia solo una derivazione di una propaganda mondiale, per promuovere uno scambio di derivati finanziari basati solo sulla CO2 e pagare con dollari il diritto ad inquinare.
    -----------
    Ho cominciato questa discussione (vedi #1) perché ho constatato che i G8 e l'Europa (e l'Italia) hanno preso impegni per il 2050 e per il 2020 senza dichiarare cosa possono garantire l'anno prossimo e successivamente anno per anno.
    Sono perfettamente d'accordo sul fatto che non si può stare fermi per altri 40 anni (o 10 anni) e sperare di ridurre i consumi di fonti energetiche minerali (FEM) dell'80 % (o del 20 %) in un anno, per questo ho indicato che l'obbiettivo vero è ridurre intanto i consumi di FEM del 2 % all'anno per 40 anni, adottando una politica energetica che sia efficace (subito) e sia duratura (per sempre).
    Naturalmente nessuna politica è efficace subito, né mai, se non si comincia ad usarla.
    Penso che siamo tutti d'accordo che, indipendentemente dal riscaldamento globale, l'Italia debba azzerare rapidamente l'uso, nell'ordine di: carbone minerale, petrolio, metano minerale, che sono le FEM che l'Italia importa spendendo il 5 % del PIL.
    Quanto al fatto che Europa e G8 chiedano di ridurre le emissioni di CO2 invece di ridurre l'uso delle FEM, effettivamente ciò può distrarre dal problema strettamente energetico.
    Ricordo però che per usare economicamente derivati del carbone minerale, petrolio e metano minerale a scopo energetico (es. energia elettrica) rispettivamente si emette:
    carbone 850 kgCO2/MWh
    petrolio 600 kgCO2/MWh
    metano 420 kgCO2/MWh
    (vedi tabella ufficiale da molto tempo allegata a questa discussione: UE_CostiEnergia2007-30tab.pdf)
    La classifica del maggior inquinamento locale creato per produrre energia pulita (energia elettrica, o idrogeno, o aria compressa, o vapore, o quant'altro) mi sembra corrispondere bene a quella della CO2 emessa, o meglio come chiedo sempre espressamente, del carbonio minerale estratto estraendo le FEM.
    Naturalmente alle multinazionali delle FEM dà fastidio che si indaghi sulle filiere di produzione dell'energia.
    Mi sembra però che abbiano lo stesso fastidio quelli che pensano che il primo ed il secondo principio della termodinamica siano delle balle raccontate dai padroni delle miniere di carbone.
    Più efficienza energetica a pari servizi finali al consumatore vuol dire certamente meno FEM.
    Ma non si può dire di aver raggiunto l'efficienza fattibile (e non c'è solo quella energetica), finché ci sono rifiuti (o scarti).
    Tutti sanno che si può far fuliggine ed avvelenare la gente col botulino anche usando olio di oliva come materia prima.
    La salvaguardia della salute delle persone, dell'ambiente e degli ecosistemi naturali sono certamente più urgenti rispetto al GW che avrà effetti gravi "solo per i nostri figli".
    Il problema energetico e quello della salute non sono però incompatibili, la loro somma rende solo più ristretta la scelta delle soluzioni davvero fattibili.
    Le comunità locali hanno titolo di occuparsi dell'inquinamento locale e della salute dei residenti e nessun governo ha titolo di imporre tecnologie energetiche pericolose per la popolazione (o industrie inquinanti) con la scusa che serve energia.
    Ricordo che anche lo zucchero (nonché il colesterolo e le proteine) è indispensabile per la nostra vita, ma quando è troppo rispetto all'uso che ne fa il nostro corpo è opportuno ridurlo.
    La CO2 è indispensabile per la vegetazione, ma quando la sua concentrazione atmosferica cresce (cresce quasi l'1 %/a) significa che è troppa per essere in equilibrio con la vegetazione.
    Sullo zucchero i medici ci dicono che sotto 50 di glicemia si sviene, ma sopra 150 i danni ci saranno e spesso irreparabili, anche se dopo molti anni.
    Soppongo che qualche medico alternativo dica che basta usare il miele invece dello zucchero industriale e che non importa misurare la glicemia (tanto non si muore per overdose di zuccheri).
    Il 98 % di coloro che dedicano i loro studi alle variazioni del clima (non generici scienziati o tuttologhi) ed alle loro conseguenze sulle società umane e tutti i governi hanno sottoscritto nel 2007 le conclusioni di Bali.
    Le conclusioni di Copenagen sono state accettate da tutti i governi, non saranno vincolanti, ma tutti hanno convenuto che se entro il 2050 l'emissione attuale di CO2 da attività umane che usano carbonio minerale non sarà ridotta alla metà, saranno guai seri nel 2050 e peggio nel 2100.
    Figuriamoci se alle multinazionali del petrolio, del carbone e del gas interessa la sorte dei nostri nipoti !!
    (pare che secondo arpagone io dovrei disinteressarmene)
    Diffido di chi dice che, anche se negli ultimi 400.000 anni la CO2 non aveva mai superato 300 ppm fino all'anno 1900 ed ora è a 380, non stà succedendo niente perché in ambienti chiusi l'uomo spesso vive anche in 2000 ppm di CO2 (0,2 %).
    Come diffiderei di un escursionista che mi dicesse di non badare al bollettino delle valanghe emesso dalle guide alpine, perché lui sa che non c'è alcun pericolo.
    In definitiva, se senza ridurre qualità e quantità dei servizi finali al consumo (cioè senza decrescita), si può tecnicamente riportare al più presto la concentrazione di gas serra in atmosfera ai valori medi degli ultimi 10.000 anni, ritengo saggio farlo.
    Certamente male non fa.
    Ci sono invece i petrolieri e gli sfruttatori dei minatori di carbone che giurano che abbandonare le tecnologie attuali farà aumentare la bolletta del gas e dell'energia elettrica ed il pieno di carburante per la macchina.
    Tuttavia mi sono premurato di ricordare fin dall'inizio della discussione (da #4 a #7) che ENEA ha dimostrato che, già con le tecnologie disponibili ora sul mercato, è tecnicamente possibile ridurre del 2 % all'anno l'uso di FEM del 2005, per almeno 30 anni.
    Sostituendo FEM con FER ed aumentando l'efficienza energetica (EffE) se ne avrebbe perfino un vantaggio economico netto per i consumatori a pari servizi resi, che già nel 2020 corrisponderebbe (a conti ENEA) al 4 % dei costi totali dell'energia commerciale.
    Ultima modifica di nll; 28-12-2009, 23:50.

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  • BrightingEyes
    ha risposto

    Note di Moderazione: brightingeyes
    Invito ggavioli e gli altri partecipanti ad ignorare le domande chiaramente provocatorie e volte solo a rovinare la discussione da parte di utenti che, pur dimostrando di capire pochissimo della discussione, non perdono occasione per affermare proprie personalissime interpretazioni senza nemeno curarsi delle risposte. Spesso sono messaggi tesi solo a provocare inutile polemica. Come linea di moderazione tendiamo ad essere tolleranti sui contenuti, per non rischiare di apparire come "censori amici del sistema", ma laddove si passa la misura interverremo.
    Ggavioli e gli altri partecipanti alla reale discussione comunque NON devono sentirsi obbligati a confutare quotidianamente ogni panzana assortita e a lasciarsi trascinare su continui OT. E' spesso più facile ottenere risultati ignorando le provocazioni e concentrando la discussione sul tema reale che inseguendo inutili battibecchi con personaggi che chiaramente non cercano altro, pur con tutto il loro inconfondibile stile brusco e diretto.

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  • gordini-motori
    ha risposto
    l' ultimo devo finire di leggerlo bene comunque è interessante visto che spero di provare sul campo una interessante iniziativa, guarda caso sponsorizzata dal politici locali che stanno vedendo in modo diverso l'energia , saluti

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  • Avatar ospiti
    Replica dell'ospite
    Originariamente inviato da arpagone
    ..Non è meglio prendere quei soldi e trasformarli in una fabbrica di pannelli fotovoltaici o in celle elettrolitiche per utilizzare l'hho nei motori dell'800 ?...
    No di certo, per almeno le due seguenti ragioni:
    perché vorrebbe dire che ancora una volta l' autorità (si fa per dire) politica pretenderebbe di saperne di più di chi sulle cose ci lavora;
    e perché la storia dell' HHO è una assurdità energetica, per via dei rendimenti dei vari passaggi.

    E paragonare il Barsanti Matteucci ai motori di oggi è parecchio fuorviante.

    Comunque, dovresti fare uno sforzo per capire qual è il tema di questa discussione, e fare le tue osservazioni su clima Global Warming riforestazione e quant' altro nelle discussioni appropriate.
    Almeno la differenza tra Carbon Tax e Carbon Tax all' Origine ci dovresti arrivare, se ce l' ho fatta io!

    amir

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  • Avatar ospiti
    Replica dell'ospite
    ciao ggavioli,
    aprrezzo molto il lavoro di elaborazione che hai fatto, perché:
    mossa 1 semplifica la riscossione delle imposte, e riduce le spese della riscossione stesa, oltre a farla finita con incentivi alle FEM;
    mossa 2 mette finalmente in concorrenza tra loro i venditori (trafficanti) di energia, sgretolando i vari cartelli;
    mossa 3 fa la stessa cosa nei riguardi degli utilizzatori di energia industriale, alcuni di essi ci rimetteranno ma se andranno fuori mercato perché sono inefficienti non è un problema di cui debba farsi carico tutta la collettività;
    e mossa 4 raccoglie i frutti preparati con le mosse precedenti, facendo calare il l' esborso per gli utilizzatori finali, e diminuendo la convenienza della evasione fiscale.
    E alla fine della fiera avremo anche (avremmo!) raggiunto gli obbiettivi di Kyoto, mantenendo in Italia un sacco di quattrini che ora vanno alle sette sorelle & C.

    Non ho titoli per dare patenti, ma per quel che vale il mio parere, l' insieme è geniale.
    Chissà come reagiranno le varie zecche e sanguisughe che ci affliggono; ma se la comprensione di tutto il discorso diventerà generale, potranno poco.

    grazie

    amir

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  • primus71
    ha risposto
    Originariamente inviato da arpagone


    Non è meglio prendere quei soldi e trasformarli in una fabbrica di pannelli fotovoltaici o in celle elettrolitiche per utilizzare l'hho nei motori dell'800 ?
    e secondo te, in questo non ci sarebbero speculazioni?

    ciao

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  • ggavioli
    ha risposto
    Originariamente inviato da arpagone
    Il che non ti fà diventare il proprietario della discussione.
    I limiti di tempo nel frattempo sono svaniti ?
    le modalità previste sono insignificanti , in quanto non cercano di eliminare ne di ridurre, ma creare dei mercati di dollari e basta, non c'è null'altro.
    Ma chi vuoi prendere in giro ...
    Puoi rispondere alle domande poste...
    problemi , più importanti ,su cui basare una politica energetica ?
    Quindi bisogna continuare ha pagare la carbon tax, o stimolare economicamente tecniche e tecnologie che cancellano l'inquinamento in generale ?
    Spiega se vuoi dove vanno a finire i soldi Italiani e chi li prende?
    Non è meglio prendere quei soldi e trasformarli in una fabbrica di pannelli fotovoltaici o in celle elettrolitiche per utilizzare l'hho nei motori dell'800 ?
    Quale prevale delle due , il soggetto economico oppure il cittadino schiavo?
    Dà questo ne discende che la tua politica è basata solo sui soldi.
    Faccio solo notare che gran parte delle tue affermazioni riguardano argomenti fuori dal tema della discussione e forse qualche regolamento mi giustifica a lamentarmene ed a rispondere solo alle affermazioni in tema.
    La PED prevede sempre di ridurre in Italia l'uso delle FEM fatto nel 2005 del 2 %/anno (vedi #1).
    A molte tue domande in tema ho già risposto, ma non te ne sei nemmeno accorto.
    Davvero la PED si basa sulla possibilità di rendere più convenienti le FER delle FEM e meno costose le macchine più efficienti di quelle meno efficienti.
    Ma naturalmente se ritieni di essere solo tu a saper distinguere le tecnologie migliori devi solo andare al governo ed imporle con la forza agli italiani (questo mi sembra il sistema che proponi).
    Mi sembra che il governo attuale non faccia molto diversamente, sceglie solo tecnologie diverse da quelle che sceglieresti tu.
    In verità sbaglia sempre qualunque decisore politico che decide quale è la tecnologia migliore.
    Sarà sempre indietro di decine d'anni, o prenderà delle enormi cantonate.
    Tuttavia sono sempre in attesa di conoscere l'elenco delle tecnologie (già disponibili) che intendi promuovere,
    ma soprattutto (e qui sta la politica), come convinci gli italiani ad usarle.
    Personalmente la mia proposta l'ho fatta e se non ti piace basta dirlo una volta.
    Non è che continuare a dire che la mia proposta è una stupidaggine fa diventare utili le tue affermazioni, o possa far presumere che tu ne abbia capito qualcosa.

    A proposito, se dei molti visitatori della discussione c'è chi ritiene utile la mia proposta, che è riportata negli allegati ai miei interventi #142, #157 (molto più sintetico è l'allegato al #154), chiedo un parere esplicito.
    Speravo invero che tali allegati avessero più lettori.
    Tuttavia concluderò nei prossimi giorni l'esposizione dei risultati attesi al primo anno d'attuazione della PED applicata localmente.
    Se poi gli interlocutori riterranno che tali risultati non cambino nulla nel mercato dell'energia e delle macchine per utilizzarla, mi arrendo.
    Ultima modifica di nll; 28-12-2009, 23:46.

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  • gordini-motori
    ha risposto
    Per NLL io non sono sfiduciato, ma realista di fatto pultroppo, realmente pensate perchè io persona che lavoro con macchine inquinanti non mi piaccia vedere migliorare, il problema è che essendo nato in una famiglia di imprenditori conosco bene le funzioni dello stato ITALIANO, percui conosco pure i difetti, e ora anche dopo la tanto blasonata tangentopoli in molti settori della pubblica amministrazione è peggio di prima,sempre pultroppo, la classe politica è sparita, perchè questi non sono politici come dovrebbero essere ma dei lobbisti associati in sotto prodotti della politica, il pensiero Gavioli ora sta prendendo uno sbocco diverso che serve leggere e comprendere, ma ancora considera sicure parti in discussione che invece io credo difficile da credere sopra alle parti, almeno fino ad ora non si vede spiragli, comunque il mio appoggio lo avrà se vervirà combattere, saluti

    FELICE ANNO NUOVO

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  • ggavioli
    ha risposto
    Rispondo ad arpagone #158 (cancellato perché quasi tutto fuori tema)
    A parte il fatto che questa discussione ha un tema preciso che ho scelto io, rispondo alle tue osservazioni in tema.
    1) La PED intende ridurre fino a zero l'uso delle fonti energetiche minerali (FEM) e non solo per gli usi energetici.
    Ovviamente la PED così contrasta anche l'uso dei materiali più o meno durevoli prodotti con le FEM.
    Leggi al riguardo l'allegato al mio intervento #142 di pochi giorni fa.
    2) Vedo che come me sei contrario all'ETS ed alla carbon tax. Bene.
    Ma naturalmente non c'è bisogno di scomodare un signore del 1800 per capire che più lontano dai nostri occhi girano i soldi e peggio è per chi come noi lavora e non specula sul lavoro degli altri.
    La PED semplicemente impedisce le speculazioni sulle FEM ed anche sulle FER, pur scoraggiando efficacemente l'uso delle FEM.
    Ultima modifica di ggavioli; 28-12-2009, 18:36.

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  • ggavioli
    ha risposto
    Attivare la Politica Energetica Differenziale locale prima di quella nazionale e globale

    Come ho scritto nell'intervento #122, per avviare l'adozione della PED è preferibile attivarla prima localmente.
    Attivazione che ha successo se non tradiscono i principi a base della PED.
    Cioè se stimolano contemporaneamente la sostituzione delle FEM con le FER e l'utilizzo delle tecnologie più efficienti nell'ottenere i servizi finali al consumo.
    Infatti, come ha dimostrato ENEA in REA2008, il bilancio economico della trasformazione è ampiamente positivo, se almeno la metà della riduzione dell'uso delle FEM è dovuta all'aumento dell'efficienza e meno della metà al passaggio da FEM a FER.
    Come ho scritto nell'intervento #142 , la descrizione della PED a livello di stato sovrano (quindi modificando le leggi ove occorra) che ho allegato a quell'intervento è la soluzione più conveniente per gli italiani (vedi intervento #145).
    Infatti la PED nazionale produce, indipendentemente dalle politiche energetiche degli altri stati sovrani, miglioramenti della bilancia di pagamenti fino a 50 miliardi di Euro/anno, aumento del reddito da lavoro di circa 40 miliardi di Euro/anno e riduzione dei costi dei servizi finali al consumo di circa 10 miliardi di Euro/anno.
    Tuttavia, anche se la MOSSA1 non è applicabile in un territorio più ristretto di uno stato sovrano, molti risultati attesi dalla PED si possono ottenere localmente senza essere in contrasto con leggi statali o regionali, purché si proceda con la tattica giusta nell'applicare i principi base della PED.
    Cioè far sì che i soggetti economici (già diretti concorrenti nel fornire al miglior prezzo determinati beni e servizi al consumo) siano in concorrenza anche a fornire gli stessi servizi finali col minimo uso di fonti energetiche minerali (MOSSA2), o col minimo uso d'energia commerciale (MOSSA 4) ed a fornire agli utilizzatori macchine industriali che trasformino con la massima efficienza l'energia in servizi (MOSSA5).
    Anche la MOSSA3 della PED, previo largo consenso dei residenti nel territorio, può essere attuata in un territorio ristretto almeno per luce e gas senza complicazioni burocratiche.
    La PED infatti ha, tra le caratteristiche intrinseche, quella di non creare problemi alla competitività dei prodotti del territorio sui mercati esterni ad esso (oltre a non creare inflazione interna).
    In allegato la descrizione del percorso completo per attivare la PED locale.
    Allegherò poi tabelle per mostrare come la PED fa variare i costi dei prodotti energetici e di beni strumentali tipici.
    Non esiste alcun limite minimo all'ampiezza del territorio per attivare la PED locale (a leggi nazionali invariate).
    Molti visitatori di questa discussione possono individuare un ambito territoriale in cui organizzare il processo d'attivazione.
    Aspetto pareri e poi riscontri.
    File allegati
    Ultima modifica di ggavioli; 27-12-2009, 14:09.

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  • nll
    ha risposto
    Anche se una cosa è di difficile attuazione, non per questo bisogna gettare la spugna e rinunciare a lavorare per la sua realizzazione. Con un atteggiamento remissivo non si sarebbero mai fatte tante grandi conquiste di libertà, come di scienza. Io preferisco un utopico che esprime con entusiasmo le sue idee, che uno sfiduciato che boccia come irrealizzabili quelle idee.

    Buone feste e buon anno anche a voi.

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  • gordini-motori
    ha risposto
    G.Gavioli, secondo mè i consorzi non funzioneranno come dimostrato in tanti settori, vince sempre l'egoismo, che diventa colettivo, percui =lobby, lo stato garante perdonami ma è proprio la falla in tutta la tua proposta, finanziariamente è giusta,lo spostamente del personale non è un problema sempre un stipendio garantito, la locazione forse, (di trasferimento si in tende),riguardo agli uffici INUTILI li la vedo realmente dura, perchè se a livello nazionale tentano la semplificazione a livello locale fanno buroscrazia siamo pieni di esempi negativi in tutti i settori, si devono parare il cosidetto e fra loro non si mangiano,è cosi anche nel privato fra dirigenti di grandi entità,che fra loro hanno sempre un compromesso, e non è mai colpa loro,percui se non vi è un cambio di cultura è inutile,e per la cultura di oggi che vediamo hanno incominciato TRENTA ANNI FA, e questi sono i risultati politici dei nostri vecchi,che ci hanno messo in ma ha nessuno perchè per sono nessuno e non meritano di respirare, morale è che se realmente pensiamo di realizzare in fretta tutta la tua proposta, è UTOPICO E PLATONICO, io non vedrò i risultati SICURAMENTE,e forse anche i miei figli, PECCATO



    BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO

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  • ggavioli
    ha risposto
    Originariamente inviato da Smilzo Visualizza il messaggio
    Ho letto il documento sulla PED......
    Comincio a rispondere dall'osservazione sul metodo:
    Come ho scritto nell'intervento #121,
    Per chi affrontasse il tema solo ora, una sintetica descrizione della PED a livello nazionale è contenuta nell'intervento #440 della discussione
    http://www.energeticambiente.it/disc...nazionale.html
    Ho riportato comunque quello schema in allegato a questo intervento.
    Quanto poi a raccogliere proposte di modifica dagli interlocutori, le ho sollecitate fin dall'inizio di questa discussione e le attendo, sperando che riguardino il tema, come ho ribadito nell'intervento #129.
    Rispondo alle osservazioni nel merito:

    e) Nell'intervento #440 già citato e nello schema allegato, ho chiarito che si tratta di una pura deduzione per i "capienti".

    d) La creazione di consorzi risponde all'esigenza di non causare aumenti (o riduzioni) dei prezzi medi dei prodotti tipici dei consorziati.
    Peraltro in MOSSA2 e MOSSA4 non vi sono prelievi o restituzioni fiscali, bensì trasferimenti di denaro tra soggetti assolutamente alla pari e tra loro noti, tramite il consorzio.
    Il 50 % di soggetti che deve ricevere denaro dall'altro 50 % garantisce, col sostegno dello Stato che ne sancisce il diritto, che il consorzio funzioni come previsto.

    b) Naturalmente i dipendenti dell'Agenzia delle Dogane (che gestisce le accise) che non volessero passare all'Agenzia delle Entrate dello stesso Ministero, oggi possono essere anche lasciati a casa.
    Quanto poi alla gestione della tassa annuale di possesso dei mezzi di trasporto, va abolita completamente ed i passaggi di proprietà tracciati nel modo meno costoso possibile per lo Stato e per il Contribuente.

    a) In realtà è stato fatto ben poco e, per favorire delle lobby professionali, si è anche tornati indietro in molte liberalizzazioni.
    Qui tuttavia non si tratta solo di razionalizzare i tributi, bensì di abolire un'enorme quantità di "uffici complicazioni affari semplici" relativi a produzione ed uso dell'energia.
    Un buona ragione è che la burocrazia costa molto nel prelevare soldi ai contribuenti e costa moltissimo nel sostenere economicamente i soggetti che scelgono di usare più FER e più efficienza energetica.
    Come ho ricordato nell'intervento #151, lo Stato spesso sbaglia anche nel dare i soldi, perché pretendere di conoscere le tecnologie meglio dei tecnici.
    Ma il vantaggio macroeconomico principale è quello di liberare i tecnici da pastoie burocratiche che non garantiscono nulla, per metterli in concorrenza ad ottenere risultati facilmente misurabili da tutti (a cominciare dai concorrenti dei loro datori di lavoro).
    File allegati
    Ultima modifica di ggavioli; 27-12-2009, 14:12.

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