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Politica Energetica efficace e duratura

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  • E' certamente utile confrontare gli obbiettivi 2013 - 2020 del piano energetico nazionale presentato nel 2012 dal Governo Italiano con le premesse di fattibilità economica da me evidenziate in questo FORUM fin dal 2009.
    La congruenza c'è e si può passare a valutare benefici per la collettività nazionale (generali) e costi per le finanze pubbliche.
    Anche sulle valutazioni dei Benefici Generali si può concordare.
    Si ricorda però che i costi per le finanze pubbliche dipendono sostanzialmente dalle incentivazioni predisposte.
    E' esattamente qui che si innsta la mia proposta del 2009 di Politica Energetica Differenziale.
    Ritengo di aver già dimostrato che tale politica (PED) permette di ottenere gli stessi Benefici Generali senza costi per incentivi, ma solo attivando la concorrenza tra fornitori di prodotti energitic e seperatamente la concorrenza tra utilizzatori di prodotti energetici.
    L'unico costo pe la pubblica amministrazione sarebbe il costo per il controllo sul commercio dei prodotti energetici, già svolto per la legge sulle accise.
    Peraltro la PED permette un'accelerazione della riconversione all'innovazione (e riduzione dell'uso delle fonti fossili) comunque sempre a costo zero per la pubblica amministrazione.
    Con ovvi benefici anche per il carico fiscale per i cittedini utilizzatori diretti ed indiretti d'energia.
    Gabriele Gavioli

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    • Un altra cosa è,a mio parere,certa ed è che se si avvererà ciò che loro prevedono(e se le cose continuano ad andare in quella direzione non posso dargli torto,nelle loro "previsioni" sono corretti) sara la situazione della produzione energetica nei prossimi decenni,siamo fritti.Tutta quel energia trasformata dove andra.
      ..

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      • Premessa alla Politica Energetica Differenziale 2013 - 2050

        A tre anni dal mio ultimo intervento nel merito, riporto in pochi interventi aggiornati il senso ed i risultati attesi dalla mia proposta di Politica Energetica Differenziale.
        Le modifiche che i lettori potranno rilevare provengono in primo luogo dalla mia esperienza dal 2010 ad oggi di gestione delle dichiarazioni ETS per una grande azienda ad alto consumo specifico d'energia commerciale.

        1. Premessa e basi fattuali della Polotica Energetica Differenziale
        Gli obbiettivi che la UE si è assegnata per ridurre le emissioni di CO2 e d’altri gas che alterano il clima, sono
        giustificati in altre discussioni. Qui si prende solo atto che, fin dal 2009, l’Italia è impegnata con gli altri paesi
        della UE ad ottenere entro il 2020 una precisa riduzione dell’emissione di CO2 del 2005 e dell’uso finale dell’
        energia, nonché ad accrescere la quota parte d’energia rinnovabile. L’emissione europea di CO2 nel 2050 è
        stata poi fissata al 20 % di quella del 2005. Questo si può considerare il traguardo a medio termine.
        In termini di intensità carbonica dell’economia, cioè di rapporto tra emissione di CO2 e PIL, tale traguardo
        comporta che, se il PIL dal 2005 al 2050 cresce del 100 %, ma l’emissione assoluta residua deve ridursi al 20 %,
        l’intensità carbonica dell’economia (ICE tCO2/M€) deve ridursi del 100-20/2 = 90 %.
        In Italia, nel 2005, con emissione 500 MtCO2/a e PIL 1,5 MM€/a risultava ICE = 333 tCO2/M€
        Nel 2050 per avere emissione 100 MtCO2/a con PIL 3 MM€/a deve risultare ICE = 33 tCO2/M€
        Si tratta quindi di ridurre ogni anno l’intensità carbonica dell’economia di (333-33)/40 = 7,5 tCO2/M€
        ovvero ridurre ogni anno l’intensità carbonica del 90/40 = 2,25 % di quella del 2005.
        Occorre naturalmente verificare se ciò è fattibile tecnicamente ed economicamente.
        Di seguito si fa la verifica in due passi successivi, prima la fattibilità tecnica, poi quella economica.

        Fattibilità tecnica
        Si ricorda che l’intensità carbonica dell’economia è il prodotto di due altri indicatori: l’intensità carbonica dell’
        energia commerciale e l’intensità energetica di servizi e prodotti.
        Questi due indicatori Icec e Iesp sono ora facilmente misurabili, vista la separazione quasi totale tra produzione
        dell’energia commerciale ed il suo utilizzo nella produzione:
        - sia di “servizi finali commerciali” per i consumatori,
        - sia di “oggetti commerciali” che i consumatori usano senza usare altra energia,
        - sia di “macchine commerciali” che i consumatori utilizzano, aggiungendo energia commerciale, per ottene-re
        servizi finali a loro utili.
        Se in 40 anni, ICE deve ridursi al 10 %, sono possibili diverse opzioni per Icec e Iesp:
        Da Icec = Icec(2005) e Iesp = 0,1*Iesp(2005) a Icec = 0,1*Icec(2005) e Iesp = Iesp(2005).
        Per scegliere se far ridurre Icec e Iesp di pari passo, cioè a (0,1)^0,5 = 32 % del valore del 2005, oppu-re ridurre
        di più uno dei due indicatori a pari prodotto (ICE), occorre confrontare la vita utile delle macchine che
        trasformano fonti energetiche in energia commerciale (Icec), o che trasformano energia commerciale in pro-dotti
        e servizi finali (Iesp). Occorre anche valutare la realizzabilità almeno entro 20 anni, di macchine con ren-dimenti
        tripli di quelli medi attuali (carbonici per Icec, energetici per Iesp).
        In verità ciò è possibile perché già esistono macchine a efficienza tripla della media attuale.
        Occorre però sostituire o ristrutturare le “macchine” solo quando sono al termine del loro normale tempo di
        ammortamento tecnico, che:
        - per le “macchine” che forniscono prodotti commerciali ed altri servizi finali è meno di 20 anni.
        - per gli edifici è valutabile in 30 - 50 anni,
        - per quelle che forniscono energia commerciale è tra 20 e 100 anni,
        Risulta così che entro i prossimi 40 anni:
        - Le macchine per servizi finali e per prodotti intermedi possono essere sostituite più volte a fine vita tecnica
        con quelle a massima efficienza, man mano economicamente convenienti.
        - Gli edifici, anche i più recenti, possono essere modificati in tipi a consumo energetico quasi zero.
        - Invece non tutte le macchine attuali che producono energia commerciale arriverebbero a fine vita tecnica, ma
        solo il 60 – 80 %.
        Inoltre risulta che, a pari impatto su ICE, l’investimento differenziale (da cui il differenziale annuo di costo d’
        ammortamento) per macchine più efficienti che usano energia commerciale è meno della metà di quello per
        macchine che trasformano fonti energetiche in energia commerciale.
        In definitiva le caratteristiche tecniche dei macchinari più efficienti ora disponibili portano a intervenire più su
        quelle che usano l’energia commerciale, che su quelle che producono energia commerciale.
        È quindi è meglio che ogni anno d(Iesp)= -1,5 % e d(Icec)= -0,75 % così d(IEC)=1,5+0,75=2,25 %

        Fattibilità macroeconomica
        Si può dimostrare che l’Italia, che dipende da fonti energetiche estere per l’80 %, se riduce l’intensità energetica
        dei servizi finali del 1,5 %/a e l’intensità carbonica dell’energia commerciale del 0,75 %/a,
        sostituisce fonti energetiche minerali (-2,24 %/a) con attività realizzabili in Italia a costi accettabili.
        Questo fatto produce di per sè un aumento del PIL rispetto a quello atteso BAU.
        Ovviamente tale condizione d’interfaccia con l’estero vale per l’Italia e per i paesi forti importatori di fonti
        energetiche minerali, mentre globalmente tale condizione non ha significato. Infatti manca letteratura specifica
        su tale condizione di partenza, mentre tutte le valutazioni della IEA sono fatte a livello globale.

        È dunque tipica per l’Italia la seguente valutazione macroeconomica della sostituzione delle “macchine” attuali
        che producono, o usano energia commerciale con altre con più efficienza carbonica, o energetica.
        Con approssimazione sufficiente per questa discussione, si usano questi dati di inizio periodo:
        Emissione italiana di CO2 proveniente dalle fonti energetiche minerali ...................................0,5 GtCO2/a
        PIL .................................................. .................................................. ......................1500 G€/a
        Costo all’Italia delle fonti energetiche acquistate all’estero ................................................80 G€/a
        Costo dell’energia commerciale (gas, liquidi, solidi, energia elettrica) venduta in Italia ..........…...150 G€/a
        Costo differenziale medio per tCO2 evitata (per macchine che fanno energia commerciale) ……300 €/tCO2
        Costo differenziale medio per tCO2 evitata (per macchine che usano energia commerciale) …...150 €/tCO2
        La seguente valutazione macroeconomica non vale, se l’emissione è ridotta solo formalmente (acquistando
        all’estero diritti d’emissione che comunque riducono il PIL rispetto a BAU), come pure se l’emissione è ridotta
        con tecnologia CCS (che riduce l’efficienza di trasformazione delle fonti energetiche in energia commerciale ed
        aumenta gli acquisti all’estero di fonti energetiche minerali, riducendo il PIL rispetto a BAU).
        Si ricorda, che con un costo di 80 G€/a a fronte di un’emissione di 0,5 GtCO2/a, il costo medio specifico di ac-
        quisto all’estero delle fonti energetiche minerali risulta 80/0,5 = 160 €/tCO2.

        L’impatto economico del passaggio alla Green Economy si valuta dapprima per d(PIL_BAU) = 0.
        In modalità BAU la richiesta dell’energia commerciale rimane invariata come il PIL.
        Invece, calando l’intensità energetica di 1,5 %, cala la richiesta d’energia e quindi di FEM di 1,5 %.
        Rispetto a BAU gli utenti risparmiano in costi d’energia 0,015*150 = ..........…….....................….2,25 G€/a
        Ma ridurre la CO2 di 0,015*0,5 = 0,0075 GtCO2/a, costa agli utenti 0,0075*150 = .....................1,125 G€/a
        Sulla restante richiesta d’energia commerciale 98,5 % se i fornitori riducono l’intensità carbonica di fornitura
        dello 0,75 % riducono l’acquisto di FEM all’estero a 0,985*0,9925 = 0,9776 * FEM_BAU ..........(-2,24 %/a)
        Quindi i fornitori d’energia commerciale risparmiano costi all’estero per 0,0224*80 = ........……...1,792 G€/a
        Ma ridurre le FEM di 0,0075*0,5 = 0,00375 GtCO2/a costa ai fornitori 0,00375*300 = ............….1,125 G€/a
        Rispetto a BAU la Bilancia dei Pagamenti italiana migliora di…………………1,792 G€/a,
        la disponibilità netta per altri consumi cresce (2,25-1,125) di…..……………...1,125 G€/a,
        l’ammortamento di investimenti in Italia cresce (1,125+1,125) di……………….2,25 G€/a.
        Rispetto a BAU il PIL dovrebbe aumentare almeno di 1,792+1,125+2,25 = ………..….………….…..5,167 G€/a
        Quindi ridurre ICE del 2,24 % (1/3 sulla produzione e 2/3 sull’uso d’energia) aumenta il PIL dello 0,347 %

        Se invece si riduce ICE del 2,24 %/a solo sostituendo le Fonti Energetiche Minerali con Fonti Energetiche
        Rinnovabili, i risultati sono meno favorevoli, non solo nell’arco dei 40 anni (poiché si sostituiscono le macchine
        per produrre energia molto prima del naturale tempo d'ammortamento), ma anche da subito:
        La riduzione dell’emissione 0,0224*0,5= ……………………………................................…..….0, 0112 GtCO2/a,
        fa ridurre comunque i costi all’estero per acquisto di FEM di 0,0112*160 = ….………………....1,792 G€/a.
        Ridurre le FEM di 0,01125 GtCO2/a costa ai fornitori d’energia commerciale 0,0112*300 =…....3,36 G€/a,
        più di quanto si riduca il costo delle materie prime. Tale aumento di costi si scarica direttamente sui consu-
        matori, come maggior costo del fattore energia di 1,568 G€/a (> 1 %), con ovvie tensioni inflazionistiche.
        Il PIL comunque aumenterebbe di 1,792+3,36 = 5,152 G€/a (0,34 %), bilanciando parzialmente l’inflazione.

        L’opzione opposta è ridurre ICE del 2,24 %/a solo sostituendo le “macchine BAU” che usano energia con altre
        macchine a maggior efficienza. I risultati in tal caso sono più favorevoli, potendosi già ora sostituire macchine
        BAU al normale tempo d'ammortamento con macchine che usano solo il 30 % dell’energia BAU:
        La richiesta riduzione dell’emissione 0,0224*(0,5 GtCO2) = …...…………………………..…...0,0112 GtCO2/a
        Riduce i costi all’estero per acquisto di FEM di 0,0112*(160 €/tCO2) =…….………….….……..1,792 G€/a.
        Nell’acquisto d’energia gli utenti risparmiano 0,0224*(150 G€/a) =….………..……………..……..3,36 G€/a.
        Ma poi, ridurre le FEM di 0,01125 GtCO2/a costa agli utenti 0,0112*(150 €/tCO2) =…..…...….1,68 G€/a,
        Così gli utenti d’energia hanno una maggior disponibilità netta di 1,68 G€/a per altri consumi ed ovviamente non
        si possono creare tensioni inflazionistiche.
        Rispetto a BAU, il PIL dovrebbe aumentare di 1,792+1,68+1,68 = 5,15 G€/a (0,343 %) e senza inflazione.
        Il vero problema di tale opzione della massima efficienza energetica è che, come rimarca continua-mente la IEA
        fin dal 2006, a fronte di una chiara convenienza macroeconomica, non si vedono comportamenti conseguenti
        da parte degli utilizzatori dell'energia commerciale. Le ragioni saranno chiarite in seguito.

        In definitiva ridurre l’intensità carbonica dell’economia del 2,24 %/a comporta sempre una maggior crescita
        dello 0,34 %/a del PIL rispetto a BAU, ma farlo più con l’efficienza permette di ottenere il risultato senza
        inflazione e senza dismettere le “macchine” prima del loro naturale periodo d’ammortamento.

        Con una sostituzione spontanea (ma equilibrata ed a fine vita tecnica) delle tecnologie per produrre e usare
        energia commerciale (tale da ridurre del 2,24 %/a l’intensità carbonica della economia “ICE”), l’aumento del PIL
        cambia se PIL_BAU cresce o cala nell’anno, ma per fattori poco diversi da uno.
        Se PIL_BAU cala o cresce, cambia invece il modo più efficiente con cui ottenere la stessa riduzione annuale di
        ICE e mantenere la convenienza economica della riduzione di ICE nel medio periodo.

        Fattibilità economica per i singoli soggetti
        Per i singoli soggetti, l’effettiva convenienza a sostituire “macchine BAU” a fine vita tecnica con macchine più
        efficienti coincide con la fattibilità economica soggettiva dell’uso di macchine che:
        - diano lo stesso prodotto o servizio usando meno energia,
        - forniscano la stessa energia usando meno fonti energetiche minerali.
        Gli interventi per avere più efficienza sono poi economicamente davvero fattibili solo se i maggiori profitti
        previsti dal progetto di sostituzione compensano anche il “rischio tecnologico”, cioè l’eventualità che
        tecnologie non ancora provate di persona non diano i risultati promessi dal fornitore delle tecnologie.
        Peraltro è mediamente, ma ragionevolmente sopravvalutato questo rischio tecnologico da parte di quei
        soggetti, in particolare i privati consumatori, che hanno molto meno di un’occasione all’anno per scegliere le
        tecnologie con cui ottenere taluni prodotti ed i servizi voluti.
        Ma proprio questa evenienza ragionevolmente non è vera per i grandi fornitori di vettori energetici.
        In base alla definizione di rischio tecnologico, la sua valutazione economica può essere effettuata in termini di
        massimo danno possibile, che può al massimo corrispondere alla necessità di sostituire integral-mente la
        “macchina innovativa” con una “macchina BAU”.
        Eventualità evitata dalla buona pratica corrente, per cui le “macchine innovative” che usano energia commer-
        ciale sono garantite per dare comunque almeno le prestazioni usuali delle “macchine BAU”.
        Rimane quindi l’eventualità del danno corrispondente alla inutilità della spesa differenziale sopportata per ave-
        re migliori prestazioni energetiche che non si verificassero. Con tale definizione di danno massimo, il “rischio
        tecnologico” coincide col raddoppio del costo d’ammortamento differenziale.
        Per gli utilizzatori d’energia commerciale questa costa in media 150/0,5 = 300 €/tCO2 ed il costo medio d’una
        innovazione energetica risulta 150 €/tCO2.
        L’innovazione risulta quindi non appetibile, se il vantaggio soggettivo netto è......300-150*2 = 0 €/tCO2
        D’altronde, per i singoli fornitori di vettori energetici, il costo oggettivo specifico netto per ottenere l’innovazione
        risulta mediamente davvero eccessivo......................................... ........................300-160 = 140 €/tCO2
        In definitiva, i singoli soggetti decisori sostituiranno le “macchine BAU” con “macchine innova-tive” solo, se
        avranno un vantaggio di 100 – 200 €/tCO2 nel fornire lo stesso prodotto o servizio con meno energia, oppure
        nel fornire la stessa energia con meno fonti energetiche minerali.

        Politiche energetiche attualmente disponibili
        Tutti i tipi di politiche energetiche sono generalmente proposte per conseguire i vantaggi macroeconomici dati
        in Italia dalla riduzione di ICE, ma di fatto molte di esse hanno perfino un effetto recessivo.

        a. Le politiche di incentivazione delle FER con ricarico di circa 100 €/tCO2 sugli utenti, quando le FER
        sostituissero integralmente le FEM farebbero crescere di 100*0,5 = 50 G€/a i costi dell’energia commerciale
        e quindi già di 5 G€/a (3,3 % di 150 G€/a) per la sostituzione del solo 10 %.
        Invero, ad esempio, le incentivazioni in atto per il fotovoltaico corrispondono a più di 500 €/tCO2 e l’impatto su
        chi acquista energia elettrica sta diventando rapidamente drammatico.
        Analogo sarà il trend per le previste modalità della nuova incentivazione dell’energia termica da FER.
        Contingentare gli incentivi alle FER limita il danno macroeconomico, ma anche la loro diffusione.
        Non di poco conto sono poi le complicazioni burocratiche ed i costi conseguenti.

        b. Le politiche di tassazione dell’energia da FEM, tipo carbon tax a 100 €/tCO2, comportano un aumento del
        carico fiscale di 100*0,5= 50 G€/a, che notoriamente ha un effetto recessivo quasi equivalente.
        È vero che è stato promesso di utilizzare almeno metà di questo gettito fiscale per promuovere promettenti
        tecnologie di produzione ed uso dell’energia che altrimenti non si svilupperebbero.
        Il difetto principale di questa opzione è però che le tecnologie da promuovere le decidono i politici e che essi di
        fatto finora non hanno scelto nell’unico modo politicamente efficace (pro Italia), cioè ridurre ICE col minimo
        costo macroeconomico.
        Poi le complicazioni burocratiche per i controlli, i relativi costi e la corruzione che sulle complicazioni cre-sce
        benissimo, riducono l’efficacia della tassazione senza che se ne annulli l’effetto recessivo.

        c. Le politiche normative per ridurre annualmente l’intensità carbonica dell’energia commerciale (Icec), spe-
        cialmente se si possono acquistare diritti d’emissione di CO2 a prezzi minori di 100 €/tCO2, si trasformano
        immediatamente in aumenti per gli utenti, con maggiori costi all’estero dovuti all’acquisto all’estero di FEM a
        livello BAU (ed anche di più con CCS) ed all’acquisto all’estero di diritti d’emissione di CO2.
        Infatti se sul mercato si comprano diritti d’emissione a meno di 100 €/tCO2, chi dovrebbe modificare le tec-
        nologie spendendo più di 100 €/tCO2_di_differenza preferisce acquistare diritti d’emissione piuttosto che
        modificare le sue tecnologie ed anche piuttosto che usare CCS, se questa costa più dei diritti d’emissione.
        Ultima modifica di ggavioli; 06-01-2013, 09:58.

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        • Hai tutte le ragioni tecniche,ma come hai gia fatto rilevare la stessa IEA ha notato che il paradosso di Jevons complice la competizione del sistema in cui viviamo rende molti sforzi QUASI vani(io personalmente non demordo,o almeno mi sforzo il più possibile di farlo).Per ex:computer+portatili vari :non dovevano servire a ridurre gli spostamenti fisici,lo fanno anche.Ma.....
          ..

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          • Originariamente inviato da diezedi Visualizza il messaggio
            Hai tutte le ragioni tecniche,ma come hai gia fatto rilevare la stessa IEA ha notato che il paradosso di Jevons ......... rende molti sforzi QUASI vani...
            E' effettivamente vero che l'efficienza energetica, che crea più vantaggi economici che non passare alle FER, non è valorizzata, proprio con la scusa che tanto si paga da se, mentre si sovvenzionano FER solo finché non riescono a stare sul mercato.
            Invece scopo di una corretta ed efficace politica energetica deve essere unicamente far ridurre l'uso delle fonti energetiche minerali col minor impegno economico e senza generare inflazione.

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            • Nucleo logico della Politica Energetica Differenziale

              Preso giusto atto che la UE ha fissato un limite all’emissione assoluta di CO2eq nel 2050 pari al 20 % di quella del 2005 e che questo si può considerare il traguardo a medio termine anche per l’Italia, occorre verificare se è possibile, dal minor uso di FEM per produrre energia commerciale, ottenere i vantaggi visti in premessa per il PIL italiano (ed europeo), senza aggravare inflazione e/o recessione.
              La principale politica energetica stabilita dalla UE e con validità per tutti gli stati membri è l’Emission Trading System (ETS). L’ETS è rivolto ai soggetti con attività economiche con determinati codici NACE, che sono responsabili di circa il 50 % delle emissioni dirette di GHG sul territorio europeo.
              A regime l’ETS chiede loro di acquistare sul mercato internazionale, od alle aste dei governi nazionali, diritti ad emettere GHG (DE tCO2) per compensare tutte le emissioni che ancora non riescono ad evitare.
              In verità finora il prezzo dei diritti d’emissione è rimasto molto basso (meno di 10 €/tCO2) e quindi non adeguato a far crescere l’efficienza energetica con cui sono forniti i prodotti ed i servizi (vedi premessa).
              Così, per il 50 % delle FEM usate in Italia, il risultato netto di ETS è un aumento di 0,5*10*50/100=2,5 G€/a dei costi all’estero (dove di fatto si acquistano i DE), senza una significativa riduzione della ICE.
              Ciò è dovuto al fatto che l’ETS premia chi riduce l’input di carbonio (e ha quindi bisogno di meno DE), non chi aumenta l’efficienza (che se aumenta la produzione, deve comunque comprare DE).
              Il tutto è stato amplificato dalla riduzione del PIL avvenuta dopo il 2007. Di fatto, quando l’economia espanderà nuovamente, l’ETS diventerà un pesante freno al PIL, penalizzando proprio i soggetti economici più espansivi.
              A tale irragionevole distorsione della concorrenza si aggiunge anche il fatto che l’ETS comporta costose certificazioni delle emissioni dirette di gas climalteranti, con richiesta di vincolanti livelli di precisione.
              Si ricorda poi che i diritti d’emissione hanno un unico mercato europeo, ma che nell’ambito dell’ETS già ora i settori economici sono distinti con codici NACE in base alle produzioni tipiche, tanto che per talune fasi produttive sono stati formalmente identificati, a livello europeo, consumi energetici specifici standard.
              Ma si può stimolare (con i necessari 100 €/tCO2) i singoli settori ETS di soggetti economici a ridurre i propri consumi energetici specifici medi del’1 – 2 %/a, senza che da essi esca, od entri, denaro proprio a causa dello stimolo? Usando possibilmente dati più semplici di quelli ora necessari per le dichiarazioni ETS?
              --------------
              La Politica Energetica Differenziale (PED) configura tale stimolo alternativo. Per la PED basta conoscere l’input energetico (IE) e l’output economicamente significativo (OE) di ogni soggetto del comparto.
              Da questi dati (noti per tutti i soggetti coinvolti, raccolti e pubblicati su apposito sito statistico) si calcola il valore medio del rapporto tra input ed output (IE/OE)medio per il comparto nell’anno di riferimento.
              L’Autorità Competente decide l’accredito differenziale (AD=100 €/tCO2, o AD=0,33 €/€_CostiEnergetici) per quel comparto economico ETS. Infine a ciascun soggetto del comparto si riconosce un Accredito Annuale:
              AA = AD * (OE*(IE/OE)medio – IE) €/a
              Nessun comparto economico influenza il comportamento di altri comparti, ma l’Autorità Competente può aumentare uniformemente gli AD, per ridurre più velocemente il valore di ICE. (se cala meno del 2,2 %/a)
              Evidentemente la sola PED non può causare un aumento medio del costo unitario di OE. Anzi l’aumento di concorrenza nel comparto di concorrenti noti può solo far diminuire il prezzo di OE per gli acquirenti.
              --------------

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              • A mio parere va anche seriamente considerata la prospettiva che le norme sulla riduzione delle emissioni di Co2 vengano pesantemente modificate in senso più "lassista" se l'attuale crisi proseguirà. Anche per via del rallentamento del riscaldamento globale o meglio della graduale evidenza di una certa esagerazione nei trend di crescita del riscaldamento previsti. Cosa che faciliterà ovviamente le "sirene" di chi è contrario ai vari Kyoto e compagnia e che troveranno terreno molto più fertile nella gente alle prese con tariffe sempre più elevate, tassazioni ormai insopportabili e entrate in calo. Quando il "vento" cambia i politici sono sempre più che pronti ad adeguarsi e, come pensavo, la coscienza ecologista è sempre direttamente proporzionale alla tranquillità economica. Nel mio particolare è esperienza quotidiana vedere come temi eco-sensibili che fino a un paio d'anni fa sembravano fondamentali per alcuni, specie signore, ora sono molto meno "sensibili".
                “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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                • Perché deve essere risolto il paradosso dell'efficienza energetica non utilizzata

                  Naturalmente il tema è talmente importante che anche organizzazioni economiche internazionali lo ammettoono
                  WEO_EfficienzaEnergetica_A.pdf

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                  • Il paradosso dell'efficienza energetica non utilizzata
                    Gli utilizzatori dell'energia commerciale (energia elettrica e combustibili: solidi, liquidi, gassosi) hanno in media il comportamento che ho giustificato in data 05/01/13 e che riporto in modo più specifico, incluse le condizioni per superare il paradosso stesso:
                    .
                    Per i singoli soggetti utilizzatori d'energia commerciale, l’effettiva convenienza a sostituire una “macchina
                    usuale” a fine vita tecnica con una macchina più efficiente esiste se la "macchina innovativa" da lo stesso prodotto o servizio usando meno energia ed il valore dell'energia risparmiata in un anno supera
                    l'ammortamento del maggior costo della "macchina innovativa".
                    Gli interventi per avere più efficienza sono poi economicamente davvero fattibili solo se i maggiori profitti
                    previsti dal progetto di sostituzione compensano anche il “rischio tecnologico”, cioè l’eventualità che
                    tecnologie non ancora provate di persona non diano i risultati promessi dal fornitore delle tecnologie.
                    Peraltro è mediamente, ma ragionevolmente sopravvalutato questo rischio tecnologico da parte di quei
                    soggetti, in particolare i privati consumatori, che hanno molto meno di un’occasione all’anno per scegliere le tecnologie con cui ottenere taluni prodotti ed i servizi voluti.
                    .
                    Nella pratica corrente le “macchine innovative” che usano energia commerciale sono garantite per dare
                    comunque almeno le prestazioni delle “macchine usuali”.
                    Quindi l’eventuale danno massimo per “rischio tecnologico” è l'inutilità della spesa differenziale sopportata
                    per avere migliori prestazioni energetiche.
                    Cioè il danno massimo da “rischio tecnologico” è il raddoppio della differenza d’ammortamento.
                    In rapporto alla CO2 legata all'energia commerciale, questa costa in media 150/0,5 = 300 €/tCO2 agli utilizzatori e per loro ammortizzare un'innovazione energetica costa in media 150 € per tCO2 evitata.
                    .
                    Non è quindi così paradossale che un'innovazione non sia adottata se non è soggettivamente ritenuto sicuro il risultato di una adeguata maggior efficienza energetica.
                    In tal caso il vantaggio medio soggettivo netto sarebbe infatti ......................... 300-150*2 = 0 €/tCO2
                    In definitiva gli utilizzatori d'energia sostituiranno le “macchine usuali” con “macchine innovative” solo con un vantaggio significativo (almeno 100 €/tCO2) nell'ottenere lo stesso prodotto o servizio con meno energia.
                    .
                    Ricordo che in Italia, con un costo complessivo dell'energia commerciale di 150 G€/a agli utenti e l'emissione corrispondente di 0,5 GtCO2/a, per gli acquirenti d'energia lo stimolo equivalente a 100 €/tCO2 è attualmente:
                    100 * 0,5 / 150 = 0,333 € / € di costo energetico
                    Ultima modifica di ggavioli; 24-01-2013, 21:59.

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                    • I primi "piani" per il futuro che vedo presentati in pompa magna intanto confermano esattamente cosa scrivevo sopra. Scomparso qualsiasi accenno ai temi della riduzione delle emissioni, si punta tutto su "nuove" miracolistiche proposte di appesantimento della tassazione e distribuzione di foraggio elettoralistico.
                      Credo che il problema energetico si ridurrà da solo presto in Italia. Una volta dimezzate le richieste industriali per assenza fisica delle stesse e ridotto corposamente il consumo privato, per "incapienza economica" dei privati stessi... non dovremo più preoccuparci.
                      “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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                      • Un momento,non voglio che qualcuno capisca che mi piace ciò che prospetta B.E. e che condivido la sua diagnosi.E siccome anche se è il denaro che dicono faccia "girare" il mondo(questo tipo di mondo,eh) e l energia che ne permette il movimento.Io sono di "parte" e dico che se non cambia il modo di produrla,la/le crisi che stiamo affrontando ora sarà/nno uno "bazzecola" rispetto a quella che dovranno affrontare i nostri figli con i loro(e non dico nipoti o posteri.E come dicevano quelli di Gr..npe.ce lo scorso referendum non credo(parafrasando il detto di G. Pareto,al quale se non erro si riferivano)di essere io il "pazzo" che rinuncia al immediato bene.Sempre che non ci aspettiamo che sia la "tecnologia" a risolverci tutti i problemi.
                        ..

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                        • E' esattamente come dice diezedi. E' l'energia che permette il movimento del mondo. O meglio, che permette il mantenimento del livello di benessere raggiunto.
                          Ora però stiamo assistendo a un generale impoverimento causato da una distorsione "finanziaria" del mercato dell'energia. In pratica ci siamo impegnati non solo l'energia che produciamo normalmente, ma ci siamo indebitati per quella futura e soprattutto abbiamo indebitato i nostri figli.
                          Per questo resto alquanto dubbioso sulle ricette "miracolistiche" che sperano di superare questa scocciatura del debito e continuare una politica di spesa a debito! Per quanto comoda potrebbe apparire!
                          E' ora di "inventarsi" qualcosa di nuovo proprio come le politiche keynesiane furono il "nuovo" per la crisi del 29.

                          Si, ma cosa?

                          A mio parere il problema va ridotto ai termini essenziali. Nel nostro mondo ora non mancano le risorse di cibo, di competenza, di ricerca. Mancano fondamentalmente due cose:
                          Energia e Occupazione.
                          Per energia intendo la PRODUZIONE energetica! Non il semplice acquisto dall'estero, in quanto questo è solo un'alternativa obbligata (da nostre scelte!) che però comporta un poderoso spostamento di ricchezza verso l'estero. Non è un caso se ora i ricchi d'Europa parlano tutti russo e degli arabi sappiamo tutto da decenni.
                          Per occupazione intendo non il mero concetto di "lavoro", che in Italia ha raggiunto livelli di mitizzazione quasi religiosi elevando al rango di pseudo-sacerdoti mestieranti politici che non sono per nulla estranei al disastro che stiamo vivendo. Intendo invece la partecipazione alla ricchezza prodotta. Diciamo più un "reddito di cittadinanza" che non un "salario di cittadinanza" insomma. Anche se questo cozza contro alcuni pregiudizi marmorei che in Italia sembrano resistere da secoli.
                          A mio parere il cosiddetto "piano" proposto ultimamante da alcuni come risposta alla crisi è semplicemente demenziale. E non lo dico per paura di perdite economiche, ma semplicemente perchè non ha alcuna speranza di essere realizzato all'interno della comunità europea (restando nell'euro intendo) e alla fine determinerebbe un fugace sollievo seguito da una crisi ancora più nera!

                          La risposta io da sempre la vedevo in un piano per la produzione energetica diffusa realizzata da migliaia di microproduttori che investono (e non è un problema, di soldi "investiti" in pseudo-ricchezza di carta e mattoni ne abbiamo in abbondanza!) capace di trasformare nel medio periodo un paese importatore di energia all'80% in uno esportatore di energia di alta qualità (pulita!) senza emissioni e in grado anche di trasmettere automaticamente la ricchezza prodotta a una moltitudine di "imprenditori energetici" invece che a pochi supersoci delle grandi compagnie energetiche.
                          Non servirebbero rivoluzioni nè discese o salite in campo armate. Basterebbe orientare gli investimenti delle compagnie di gestione delle reti verso la smart grid, applicare soluzioni di accumulo locale e normare adeguatamente il problema delle installazioni e delle tariffazioni. Lasciando alla libera iniziativa la possibilità di intraprendere senza speculazioni, ma in un quadro normativo certo e duraturo.
                          Sarebbe anche un potente motore di stimolo alla riscoperta del modo italiano di vivere il territorio in opposizione alla imperante tendenza all'inurbanizzazione di massa che crea solo problemi. Se la "coltura energetica" con un investimento importante, ma non inarrivabile, crea le condizioni per la sopravvivenza dignitosa di una famiglia nei piccoli centri o in campagna... non credo che saranno pochi quelli che sceglieranno di riabitare il territorio invece di cercare l'appartamentino da 90mq vicino alla tangenziale da cui raggiungere in appena 1 ora il "posto di lavoro" fasullo, ma necessario per la "crescita"! Magari precario!!
                          Insomma puntare su una VERA green economy! Un'economia che si basa davvero sul produrre verde, ma PRODURRE! Un'economia che produce ricchezza! Non convegni, dibattiti e mostre pieni di buoni propositi ed aria fritta!
                          Le tecnologie ormai ci sono. Certo, la produzione finale è più costosa all'utilizzatore della produzione da fossile.
                          Amen!
                          Le alternative per evitare questi aumenti alla fine (come era facilissimo prevedere) hanno prodotto solo un aumento esponenziale della pressione fiscale e parafiscale che è diverse volte superiore! Importare il gas a 2 centesimi e poi essere costretti a pagare 1000€ di IMU perchè sennò andiamo a bagno ha chi ha davvero giovato?
                          E non ditemi che ste cose non ve le dicevo già 5 anni fa!!


                          Oddio, mi rendo conto che il progetto ha molte aree di ingenuità. Ma quando vedo le altre "proposte" mi sento geniale.
                          Ultima modifica di BrightingEyes; 28-01-2013, 10:49.
                          “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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                          • Originariamente inviato da BrightingEyes Visualizza il messaggio
                            .....Mancano fondamentalmente due cose: Energia e Occupazione.
                            .....La risposta io da sempre la vedevo in un piano per la produzione energetica diffusa realizzata da migliaia di microproduttori che investono (e non è un problema, di soldi "investiti" in pseudo-ricchezza di carta e mattoni ne abbiamo in abbondanza!) capace di trasformare nel medio periodo un paese importatore di energia all'80% in uno esportatore di energia di alta qualità (pulita!) senza emissioni e in grado anche di trasmettere automaticamente la ricchezza prodotta a una moltitudine di "imprenditori energetici" invece che a pochi supersoci delle grandi compagnie energetiche.
                            .....Lasciando alla libera iniziativa la possibilità di intraprendere senza speculazioni, ma in un quadro normativo certo e duraturo.
                            .....Insomma puntare su una VERA green economy! Un'economia che si basa davvero sul produrre verde, ma PRODURRE! Un'economia che produce ricchezza!
                            ......Le tecnologie ormai ci sono. Certo, la produzione finale è più costosa all'utilizzatore della produzione da fossile.
                            Sulle scelte tecnologiche, naturalmente sono ampiamente d'accordo, specialmente se le scelte si lasciano effettivamente a coloro che possono vederne i risultati.
                            Tuttavia non enfatizzerei in modo preponderante le FER, in quanto gli utenti finali di energia possono conseguire tramite gli stessi investimenti in efficienza energetica il doppio di riduzione delle emissioni di CO2.
                            E' sufficiente che lo stimolo ad aumentare l'efficienza energetica sia uguale a quello a ridurre l'uso di Fonti Energetiche Minerali FEM per produrre l'energia risparmiata con l'efficienza energetica.
                            Vedrai allora che i consumatori finali d'energia faranno scelte d'efficienza energetica assai più rapidamente che di autoproduzione di energia da FER, almeno fino a quando l'efficienza sarà più conveniente dell'autoproduzione.
                            Ricordo peraltro che la cogenerazione solo apparentemente è autoproduzione, ma assai più è uso efficiente dell'energia termica.
                            Mi piacerebbe avere commenti nel merito dei miei post del 2013.

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                            • Originariamente inviato da ggavioli Visualizza il messaggio
                              E' sufficiente che lo stimolo ad aumentare l'efficienza energetica sia uguale a quello a ridurre l'uso di Fonti Energetiche Minerali FEM per produrre l'energia risparmiata con l'efficienza energetica.
                              Certo sarebbe il primo importantissimo passo,non voglio parlare a nome di altri ma credo che B.E. si sia solo "dimenticato" di questo primario aspetto.Strano,forse andava di fretta
                              Mi piacerebbe avere commenti nel merito dei miei post del 2013.
                              Io non sono in grado di entrare nel particolare dei tuoi post(troppo tecnici per le mie conoscenze),ma in linea di principio mi sembrano giustissimi,a parte il mercato del CO2 che mi trova fortemente CONTRARIO.Però cerco sempre di capire(se ci riesco ).
                              Ultima modifica di nll; 29-01-2013, 01:02. Motivo: Riparato tag QUOTE
                              ..

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                              • Originariamente inviato da diezedi Visualizza il messaggio
                                ....a parte il mercato del CO2 che mi trova fortemente CONTRARIO.
                                .
                                Intanto nella mia proposta di Politica Energetica è tassativamente escluso il mercato delle quote d'emissione.
                                I settori economici ora ETS (e che ora liberamente commerciano le quote d'emissione), con la Politica Energetica Differenziale sarebbero obbligati a scambiare quote a prezzo fisso (100 €/tCO2 contro l'attuale valore di libero mercato di 5 €/tCO2) per compensare all'interno di ciascun settore le differenze d'emissione specifica rispetto alla media del settore stesso.
                                Il risultato è che il costo medio dei prodotti (o servizi) del settore non può cambiare, ma chi consuma più energia per unità di prodotto produce automaticamente un accredito a favore di chi ne usa meno.
                                Le differenze nei singoli settori produttivi sono così elevate che, solo per portare i consumi specifici dei più spreconi a livello dei più efficienti, il consumo specifico dei singoli interi settori migliora di oltre il 10 %, senza introdurre alcuna innovazione.
                                Naturalmente i più efficienti, che intanto accrescono le proprie quote di mercato, non staranno fermi e miglioreranno la propria efficienza perché evidentemente gli conviene e sanno farlo.
                                Questa si che è buona concorrenza, che non crea inflazione e non stimola la delocalizzazione delle produzioni.
                                Ultima modifica di nll; 29-01-2013, 01:03. Motivo: Riparato tag QUOTE

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                                • Ricordo ad esempio, dal mio post #186, che i fornitori di energia commerciale con la PED sono primariamente
                                  sottoposti ognuno ad un'indagine statistica per conoscere quali e quante Fonti Energetiche Minerali
                                  acquistano od estraggono per fornire l'energia (quale e quanta: energia elettrica, oppure combustibili: solidi, liquidi, gassosi) agli utilizzatori finali.
                                  Occorre però tener presenti due fatti:
                                  1. Tutti i dati necessari per i quattro consorzi obbligatori di PED dei fornitori d'energia commerciale sono già noti all'autorità competente per via delle accise sui prodotti energetici.
                                  2. Per l'ETS tutti i produttori d'energia elettrica dal 2013 devono trovare sul mercato o nelle aste governative abbastanza diritti d'emissione da compensare i loro acquisti o estrazioni di Fonti Energetiche Minerali.
                                  Ne consegue che, con un'emissione media specifica di 0,5 tCO2/MWh
                                  ed una fornitura annuale di energia elettrica all'Italia di circa 330 TWh/anno = 330M MWh/a
                                  il maggior costo per gli utenti italiani, con un prezzo di 5 €/tCO2 risulta 0,5*5*330M = 825 M€/a
                                  D'altro canto con uno stimolo (prezzo CO2) così basso nessuna innovazione viene realizzata.
                                  .
                                  I fornitori di energia elettrica stimolati da PED
                                  Tutti i dati necessari per applicare la PED sono solo una parte di quelli richiesti per l’ETS e per le accise.
                                  A ciascun fornitore di energia elettrica si richiedono e sono pubblicizzati in apposito sito i seguenti dati:
                                  - OE = Quantità d’energia elettrica fornita alla rete di distribuzione (MWh/a).
                                  - IE = Input energetico corrispondente al carbonio presente nelle fonti energetiche che sono le materie prime usate per produrre l’energia elettrica ceduta alla rete di distribuzione (tCO2/a).
                                  - AD = Accredito differenziale, inizialmente 100 €/tCO2.
                                  L’effetto della PED sul mercato dell’energia elettrica è mostrato dal confronto dei costi di OE di diversa
                                  provenienza; senza e con la PED.
                                  Senza incentivi, né tasse, si ha:
                                  .
                                  Energia elettrica prodotta da carbone:
                                  costo 30 €/MWh, intensità carbonica 0,9 tCO2/MWh
                                  .
                                  Energia elettrica prodotta da acqua e vento:
                                  costo 100 €/MWh, intensità carbonica 0,1 tCO2/MWh
                                  .
                                  Ad oggi risulta (IE/OE)medio = intensità carbonica media = 0,5 tCO2/MWh,
                                  Indicando l'input energetico per unità di fornitura d'energia (ie tCO2/MWh) la PED realizza un accredito automatico per MWh di energia fornita = 100 * (0,5 - ie) €/MWh
                                  .
                                  I costi specifici di produzione vengono quindi modificati dalla PED (tramite valori diversi di ie):
                                  Energia elettrica prodotta da carbone: costo con PED 30 -100*(0,5-0,9) = 70 €/MWh
                                  Energia elettrica prodotta da acqua e vento: costo con PED 100 -100*(0,5-0,1) = 60 €/MWh
                                  .
                                  La PED, per definizione, non cambia il prezzo medio dell’energia elettrica, ma emargina lentamente la
                                  produzione a carbone dell’energia elettrica commerciale e rende ingiustificate nuove centrali a carbone.
                                  Nel tempo rimarranno operative sempre meno centrali a carbone, riducendo (IE/OE)medio.
                                  Alla lunga la concorrenza energetica stimolata da PED ridurrà (IE/OE)medio < 0,4 tCO2/MWh
                                  e renderà sconveniente produrre con GN (intensità carbonica IE/OE = 0,45 tCO2/MWh).
                                  Ultima modifica di ggavioli; 30-01-2013, 15:21.

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                                  • Gia,gia:Commission submits draft amendment to back-load 900 million allowances to the years 2019 and 2020 - News - Climate Action - European Commission
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                                    • *** Citazione integrale rimossa. Violazione art.3 del regolamento del forum. nll ***

                                      Tuttavia il parlamento europeo ha respinto la proposta il 16/04/13. Rimane quindi assolutamente inesistente lo stimolo dell'ETS, mentre rimangono sempre proporzionalmente irragionevoli i costi burocratici.
                                      Ultima modifica di nll; 18-04-2013, 22:25.

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                                      • Aggiornamento della Politica Energetica Differenziale

                                        Allego l'esposizione completa aggiornata della proposta di Politica Energetica Differenziale.
                                        Nell'attuale situazione congiunturale di recessione, appare sostanziale l'effetto macrooeconomico diretto della Green Economy di maggiori (rispetto a BAU) investimenti netti di 10 miliardi di Euro all'anno per 40 anni.
                                        Poiché la PED non richiede né prelievi fiscali, né esborsi dal bilancio statale allargato, né causa inflazione, l'aumento del PIL netto rispetto a BAU è da 6 a 18 G€/a ogni anno sul precedende.
                                        In base agli usuali moltiplicatori macroeconomici si avrebbe un aumento del PIL deflazionato di almeno 30 miliardi di euro/a rispetto alle politiche economiche finora esistenti e prospettate.
                                        E' un aumento del 2%/a del PIL. Non vi dice niente?
                                        Non è il caso di parlarne finalmente a chi governa la nostra nazione, o regione, o comune?
                                        Visto che la PED può cominciare a qualunque livello locale?


                                        PED_2013-2050_d.pdf

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                                        • Salve,torno a dire che non comprendo in pieno tutto ciò che scrive lei che è un "tecnico del settore" ma devo dire che mi piace molto nella sua linea generale e mi piace anche perchè semplifica (e purtoppo credo che questo non piacera ad alcuni) l attuale sistema .Pero da ignorante quale sono mi potrebbe dire quali sarebbero nel concreto i sistemi per ottenere un simile efficentamento che poi mi pare di capire dovrebbe sempre aumentare?
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                                          • Sul lato produzione energia commerciale è indicativo lo stimolo della PED nella produzione d'energia elettrica. Ricordo che nella produzione d'energia elettrica ora vengono emessi in Italia circa 150 Milioni di tonnellate di CO2 ogni anno, il 30 % del totale. In allegato ho illustrato la differenza tra l'attuale politica energetica applicata dall'Europa ai produttori d'energia elettrica (ETS) e quella da me proposta (PED).ETS-PED_EnergiaElettrica_d.pdf

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                                            • Tanto per vedere se ci ho capito qualcosa.Il risparmio sarebbe di 660 milioni di euro,in DE non più necessari?Certo è solo un esempio ma i costi reali di produzione sono realmente cosi sproporzionati tra le varie fonti energetiche?
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                                              • Originariamente inviato da diezedi Visualizza il messaggio
                                                ...ma i costi reali di produzione sono realmente cosi sproporzionati tra le varie fonti energetiche?
                                                Allego quanto gli istituti di ricerca ufficialmente incaricati dalla UE hanno rilevato come scenario probabile dei costi e
                                                delle emissioni di CO2 delle tecnologie disponibili nel 2020 e 2030 per produrre energia elettrica.
                                                Allego pure l'andamento dei costi di tecnologie basate sulle fonti energetiche rinnovabili.



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                                                • Ma da quello che capisco io della tabella gia i costi saranno più bassi per eolico ed idro rispetto alle fonti energetiche minerali.Questo perchè devono pagare per immettere inquinamento o solo per il puro costo della materia prima?Non mi sembra a vedere i prezzi per barile di greggio che stimano nel 2030.Prezzo che a me sembra molto irrealistico,però questi ne sanno sicuramente piu di me.Comunque a parte questi dati la tua PED secondo me dovrebbe essere proposta da qualcuno che "rompe" come il M5S,oppure dovrebbe essere fatta con referendum talmente e semplice e perciò invisa ai "cavillosi" che cosi non possono esibire il loro poterel.Poi forse avrà anche i suoi lati negativi che però io al momento non riesco a vedere.Forse però perche NON SO.
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                                                  • Sig.Gavioli se segue ancora questo forum e visto che lei è un "addetto ai lavori" perciò conosce il sistema,cosa ne pensa del metodo TEQs?Ritiene che potrebbe essere valido oppure che abbia qualche tipo di malfunzionamento o che proprio non funzionerebbe? TEQs – Tradable Energy Quotas – lettura PDF online | Indipendenza Energetica
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                                                    • Cosa stanno per fare???Riforma Certificati Bianchi: un colpo alle rinnovabili e un freno all'efficienza? | QualEnergia.it
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                                                      • Conseguire scopi concordati-.pdf
                                                        Nell'allegato mi riferisco ad una modalità di perseguire i fini di NGEU (dentro i quali vi sono anche i fini di questa discussione) che sia più efficace e verificabile (anche da parte dei semplici cittadini) di quelle attuali.
                                                        La modalità più generale è la Politica Differenziale Generalizzata, studiata come proseguimento della politica di Concorrenza Energetica promossa nel 2009.
                                                        A meno di non voler aprire un'apposita discussione, proseguirei su questa.
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                                                            ..

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                                                            • Originariamente inviato da ggavioli Visualizza il messaggio
                                                              Conseguire scopi concordati-.pdf
                                                              Nell'allegato mi riferisco ad una modalità di perseguire i fini di NGEU (dentro i quali vi sono anche i fini di questa discussione) che sia più efficace e verificabile (anche da parte dei semplici cittadini) di quelle attuali.
                                                              La modalità più generale è la Politica Differenziale Generalizzata, studiata come proseguimento della politica di Concorrenza Energetica promossa nel 2009.
                                                              A meno di non voler aprire un'apposita discussione, proseguirei su questa.
                                                              ----
                                                              Spero che nel formato più esteso, l'allegato si legga.

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