Basterebbe sfruttare l'acqua di falda della città per riscaldare le abitazioni e per avere un calo del 40% delle emissioni di CO2 e di PM10. Ecco la provocazione dell'ingegnere Franceso Gori Sotto il capoluogo lombardo scorre un “fiume” d'acqua che potrebbe essere una miniera di energia, se ben sfruttata. È la falda acquifera di Milano che, con i suoi 14 gradi costanti tutto l'anno, risulta essere ottima per riscaldare d'inverno e raffreddare d'estate, sfruttando il sistema a pompe di calore.Il riscaldamento delle abitazioni rappresenta il 76% dei consumi della città e incide per il 75% sulla produzione di emissioni di CO2 (dati SIRENA, 2008): “Il civile rappresenta il settore su cui puntare – afferma Francesco Gori di Esa Engineering, azienda che lavora nel campo dell'efficienza energetica in più di 54 Paesi nel mondo – per perseguire gli obiettivi europei del 20-20-20”."Sostituendo le vecchie caldaie a gasolio e gas con le moderne pompe di calore –spiega Gori – si potrebbero raggiungere risparmi in termini di emissioni di CO2 e di particolato (PM10) che si aggirano intorno al 30-40%”. Il sistema di climatizzazione, di trattamento dell'aria e della produzione di acqua calda verrebbero gestiti dalla tecnologia a recupero di calore, che funziona un po' come un frigorifero invertito.E qui scatta la seconda provocazione: lo spunto parte da uno degli ultimi progetti realizzati dal gruppo per la realizzazione di un centro commerciale ecocompatibile in provincia di Pistoia; tutta la struttura viene riscaldata e raffreddata sfruttando l'energia in eccesso delle celle frigorifere e dei negozi, che cedono il loro calore ad un “anello” installato all'interno della struttura. Qui grazie alle pompe di calore, è possibile riscaldare l'intero centro senza ulteriori consumi di energia."Provate a pensare se portassimo questo esempio su più larga scala – suggerisce Gori – ad esempio sul famoso Quadrilatero della Moda milanese”. Il quartiere, ricco di negozi che producono molto calore durante tutto l'anno, potrebbe essere collegato tramite un sistema ad anello che sfrutti lo stesso sistema; in questo modo gli edifici residenziali, tutti tramite pompa di calore, verrebbero riscaldati grazie al calore in eccesso scambiato con uffici e retail, diminuendo sensibilmente le richieste di energia.Concludendo, se il 20% del residenziale e il 20% dei terziario venisse convertito alle pompe di calore ad acqua di falda si avrebbero 1.650.000 MW/h in meno all'anno con una riduzione di 330.000 tonnellate di CO2. La metà di quanto produce una centrale termoelettrica.
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