Buongiorno a tutti vorrei chiedere dei consigli sull’eventuale dismissione dell’attuale caldaia a condensazione e passaggio a PDC+FV.
Si tratta di una casa, in provincia di Siena (Zona E – gradi giorno 2105) completamente ristrutturata tra il 2015 e il 2016, sono stati rifatti tutti gli impianti, il vespaio areato, sostituiti tutti gli infissi e isolato il tetto a vista.
Le uniche cose non fatte sono due : il cappotto e l’impianto a pavimento (grosso errore).
Non è stato fatto il cappotto esterno perché è a faccia vista e quello interno decisi di non farlo per non ridurre lo spazio.
Decisi di non fare l’impianto a pavimento perché è una casa frequentata in modo non omogeneo, ci abito diciamo per il 70% dei fine settimana, ma capita anche che ci abiti di continuo per una settimana, o più e quella successiva no, che ci capiti un giorno durante la settimana e così via.
Pensavo quindi che l’impianto a riscaldamento mi consentisse una velocità di riscaldamento maggiore del riscaldamento a pavimento, invece alla fine non è andata così.
La caldaia funziona con una sonda esterna, quindi la temperatura di mandata è gestita in automatico.
La massima temperatura che ho visto è stata sui 55 gradi ma quando fuori la temperatura era di qualche grado sotto zero, evento comunque che si limita di recente a qualche giorno durante l’anno.
Per fare un esempio oggi di prima mattina, giornata coperta con pioggerella, e temperatura fuori sui 12 gradi, la mandata era di 42 gradi, e ci ha messo un’ora a portare la temperatura da 19 a 19,6 gradi.
I termosifoni sono degli Zendher Charleston alti due metri, con elementi a tre (piano inferiroe) e due colonne (piano superiore), in una stanza è stato messo più piccolo del previsto perché spesso accendo un vecchio camino.
Trovo dei problemi nel gestirla, non c’e’ un problema reale di confort, ma di velocità nel raggiungerlo, questo mi rende impossibile gestire la casa come credevo.
Infatti anche in caso di presenza pianificata devo accendere il riscaldamento almeno due giorni prima per trovarla sui 20 gradi.
Non parliamo poi se ci passo con una decisione dell’ultimo minuto, in quel caso sto al freddo.
In pratica è una casa in cui il riscaldamento deve stare acceso sempre, magari con una diminuzione dei gradi la notte.
Stavo quindi pensando dato che deve funzionare così per essere utilizzabile, a meno di togliere la sonda esterna (con un aumento dei consumi), e che comunque può funzionare con temperature di mandata basse, di passare ad un PDC+FV, aumentando per sicurezza gli elementi dei radiatori.
Potrei senza grossi lavori, mettere gli elementi a tre colonne che sono al piano di sotto, in sostituzione di quelli a due colonne che sono al piano di sopra (mi avanzerebbe anche qualche elemento), e mettere al piano di sotto dei nuovi elementi a quattro colonne.
In questo modo aumenterei la superfice dei radiatori di 1/3.
Apro una parentesi sull’APE rilasciato a fine lavori, cosa che mi ha lasciato e lascia abbastanza perplesso.
Come detto gli infissi vennero sostituiti tutti con infissi provvisti di vetrocamera a bassa emissione, il tetto è stato rifatto e isolato e leggo nell’asseverazione che riporta un valore di 0,227W/mqK.
Nonostante questo la casa risulta in classe G, il termotecnico, in merito alla mia sorpresa (non mi aspettavo una G), mi disse che dipendeva dall’involucro.
Come ho scritto però con queste temperature basse di mandata la casa, si riscalda ovviamente con i suoi tempi, e la notte se spengo il riscaldamento mantiene bene la temperatura, quindi sono perplesso sull’attendibilità di quell’APE
Tralasciando l’aspetto economico, per me è più una questione di comodità e mi piacerebbe inoltre anche togliere del tutto il gas, secondo voi rischio di fare un azzardo nel passare a PDC+FV, di non riuscire a riscaldare la casa o di ritrovarmi dei consumi molto più alti di quelli attuali?
Si tratta di una casa, in provincia di Siena (Zona E – gradi giorno 2105) completamente ristrutturata tra il 2015 e il 2016, sono stati rifatti tutti gli impianti, il vespaio areato, sostituiti tutti gli infissi e isolato il tetto a vista.
Le uniche cose non fatte sono due : il cappotto e l’impianto a pavimento (grosso errore).
Non è stato fatto il cappotto esterno perché è a faccia vista e quello interno decisi di non farlo per non ridurre lo spazio.
Decisi di non fare l’impianto a pavimento perché è una casa frequentata in modo non omogeneo, ci abito diciamo per il 70% dei fine settimana, ma capita anche che ci abiti di continuo per una settimana, o più e quella successiva no, che ci capiti un giorno durante la settimana e così via.
Pensavo quindi che l’impianto a riscaldamento mi consentisse una velocità di riscaldamento maggiore del riscaldamento a pavimento, invece alla fine non è andata così.
La caldaia funziona con una sonda esterna, quindi la temperatura di mandata è gestita in automatico.
La massima temperatura che ho visto è stata sui 55 gradi ma quando fuori la temperatura era di qualche grado sotto zero, evento comunque che si limita di recente a qualche giorno durante l’anno.
Per fare un esempio oggi di prima mattina, giornata coperta con pioggerella, e temperatura fuori sui 12 gradi, la mandata era di 42 gradi, e ci ha messo un’ora a portare la temperatura da 19 a 19,6 gradi.
I termosifoni sono degli Zendher Charleston alti due metri, con elementi a tre (piano inferiroe) e due colonne (piano superiore), in una stanza è stato messo più piccolo del previsto perché spesso accendo un vecchio camino.
Trovo dei problemi nel gestirla, non c’e’ un problema reale di confort, ma di velocità nel raggiungerlo, questo mi rende impossibile gestire la casa come credevo.
Infatti anche in caso di presenza pianificata devo accendere il riscaldamento almeno due giorni prima per trovarla sui 20 gradi.
Non parliamo poi se ci passo con una decisione dell’ultimo minuto, in quel caso sto al freddo.
In pratica è una casa in cui il riscaldamento deve stare acceso sempre, magari con una diminuzione dei gradi la notte.
Stavo quindi pensando dato che deve funzionare così per essere utilizzabile, a meno di togliere la sonda esterna (con un aumento dei consumi), e che comunque può funzionare con temperature di mandata basse, di passare ad un PDC+FV, aumentando per sicurezza gli elementi dei radiatori.
Potrei senza grossi lavori, mettere gli elementi a tre colonne che sono al piano di sotto, in sostituzione di quelli a due colonne che sono al piano di sopra (mi avanzerebbe anche qualche elemento), e mettere al piano di sotto dei nuovi elementi a quattro colonne.
In questo modo aumenterei la superfice dei radiatori di 1/3.
Apro una parentesi sull’APE rilasciato a fine lavori, cosa che mi ha lasciato e lascia abbastanza perplesso.
Come detto gli infissi vennero sostituiti tutti con infissi provvisti di vetrocamera a bassa emissione, il tetto è stato rifatto e isolato e leggo nell’asseverazione che riporta un valore di 0,227W/mqK.
Nonostante questo la casa risulta in classe G, il termotecnico, in merito alla mia sorpresa (non mi aspettavo una G), mi disse che dipendeva dall’involucro.
Come ho scritto però con queste temperature basse di mandata la casa, si riscalda ovviamente con i suoi tempi, e la notte se spengo il riscaldamento mantiene bene la temperatura, quindi sono perplesso sull’attendibilità di quell’APE
Tralasciando l’aspetto economico, per me è più una questione di comodità e mi piacerebbe inoltre anche togliere del tutto il gas, secondo voi rischio di fare un azzardo nel passare a PDC+FV, di non riuscire a riscaldare la casa o di ritrovarmi dei consumi molto più alti di quelli attuali?
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