Originariamente inviato da WuWei
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Proviamo a riflettere in modo il quanto più neutrale possibile; i ricchi ci sono sempre stati, dall’alba dei tempi. Dai maschi alfa del mondo animale, ai Faraoni, dai monarchi, ai grossi industriali… Premesso ciò, il punto è che a fare la differenza non è tanto il numero assoluto dei ricchi che ci sono in una nazione, bensì la distribuzione della ricchezza tra i cittadini di quella stessa Nazione. E’ ragionevole supporre che, su questo presupposto, siamo d’accordo. Allora provo a spingermi un passo più avanti ed esporti quanto penso… In Italia, le disuguaglianze sociali toccano il minimo agli inizi degli anni ’90, per poi iniziare a salire di nuovo. Dopo quegli anni, infatti, la crescita e le manovre economiche per sostenerla non sono più sufficienti per garantire il benessere cui si ci stava abituando dal decennio precedente. Si iniziano a partorire riforme più aspre e si incrementa la pressione fiscale anche e soprattutto sul nostro sistema produttivo. A questo punto si indeboliscono le aziende (anche e soprattutto quelle piccole) e al primo raffreddore queste si ammalano e spesso tirano le cuoia. Il risultato è un aumento della disoccupazione e un eventuale reimpiego dei lavoratori a condizioni meno vantaggiose delle precedenti. Ma le vecchie generazioni, ormai in pensione o con contratti lavorativi ben più remunerativi degli attuali, sono molto più avvantaggiate rispetto alle generazioni “nuove”. Ecco come le divergenze sociali non possono che aumentare! E se ci fai caso, guardando lo storico dell’indice di Gini, che meglio esprime in forma matematica e quindi inequivocabile questo concetto, ti accorgerai che proprio dopo ogni crisi le divergenze aumentano!
E’ la così detta “prova del nove”.
A questo punto faccio un’ultima riflessione…
Ha ragione BE, quando insiste nel dire che i favoritismi politici degli anni ’70 e ‘80 sono la causa dell’aumento delle divergenze sociali susseguenti?
Fino alla fine degli anni ’90, la pensione dipendeva solo dalla retribuzione di fine carriera e non era corrisposta dai contributi versati. Interi eserciti di pensionati si sono trovati a riscuotere più di quanto versato. Questo è un fatto certo, quindi non possiamo essere in disaccordo! Ma l’eccedenza che queste persone hanno e (ancora in diversi) stanno ricevendo, chi ce la mette?!? Sarai, ancora una volta, per forza d’accordo, che ce la mettiamo noi che lavoriamo e per questo dobbiamo per forza guadagnare di meno. Se l’occupazione continuerà a calare, le divergenze continueranno a salire perché non ci sarà crescita e dunque, per le famiglie sfortunate che perderanno il lavoro o si troveranno a vivere di espedienti, il reddito sarà nettamente inferiore di quello di una famiglia simile che il lavoro ancora lo conserva. Ma anche questa famiglia “fortunata” sarà sempre più svantaggiata perché dovrà farsi carico delle spese che la famiglia di disoccupati non potrà più versare! Ma la coppia di anziani con una buona pensione, ci rimetterà certamente meno e quindi la sua posizione vantaggiosa, rispetto alle due precedenti categorie, non potrà che avanzare!
Con questo non voglio dire che la causa dei nostri mali sono le pensioni. Qui si aprirebbe un capitolo talmente vasto da riempire un’enciclopedia… Sto solo dicendo che alcune manovre economiche di un certo stampo, sono state fatte in un periodo storico sbagliato. L’errore commesso è stato doppio e fatto da due correnti di pensiero diverse in due periodi storici diversi. Negli anni ’70 e ’80, si ci è basati troppo sulla speranza di una crescita economica continua, negli anni successivi si è strafatto, usando eccessivo ottimismo e fiducia (voglio forzarmi ingenuo), per agganciare una moneta unica che avrebbe dovuto migliorare le nostre condizioni economiche e sociali.
Capisco il disdegno che provi verso i ricchi, ed è comprensibile, ma da quanto penso, non credo che siano il male del Paese. Meglio un ricco che paga le tasse e magari ha bisogno di acquistare lavoro, che un "povero" evasore…
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