Come spesso accade lo strumento è buono, ma l'uso che se ne fa lo rende cattivo!
Nelle abitazioni, per i più vari motivi abbiamo ancora parecchio a che fare con i boiler elettrici, e pensavo che sarebbe utile fare qualche ragionamento e un po' di educazione su un uso più vantaggioso degli stessi.
Infatti gli esperti snobbano ed aborriscono ogni ragionamento riguardante il famigerato bidone riscaldato ad effetto joule, e gli inesperti si basano ancora nel loro uso su vecchie leggende metropolitane, tipo che il boiler non va mai spento perché a spegnerlo e riaccenderlo consuma di più, che l'acqua al suo interno va tenuta a 60 gradi sennò si incrosta o si formano germi nell' acqua... e altre balle di questo genere.
Ho visto più di una casa in cui il collegamento elettrico era direttamente a quadro, inoltre su alcuni modelli il termostato, seppur presente e regolabile come in tutti, non è immediatamente accessibile. E questo dice tutto.
Personalmente a casa mia mi vanto di aver ridotto di molto i consumi di elettricità rispetto a chi ci abitava prima, senza sforare di certo nella decrescita, anzi, ed una gestione intelligente del boiler sicuramente ha contribuito per buona parte.
Le considerazioni sulla mia esperienza sono queste, e ditemi per carità se sbaglio qualcosa.
Uso del termostato: Se il boiler non è apparentemente regolabile, hackeratelo.
Aprendo il coperchio di plastica sotto, si accede al gruppo resistenza e termostato, generalmente marrone, in cui c'è un piccolo manettino generalmente rosso, che permette di regolare la temperatura dell' acqua all' interno, la quale una volta raggiunta sospende l'alimentazione elettrica.
Il mio è regolabile, ovvero il manettino è collegato ad una rotella esterna.
Diciamo che se produco acqua a 60 gradi , non mi ci posso certo fare la doccia così, devo tener conto che potrò ( e dovrò) miscelare 50 litri di acqua a 60 gradi e 50 di acqua fredda a 10 gradi per produrre 100 litri di acqua gradevolmente tiepida a 35. La domanda è: Mi servono 100 litri di acqua tiepida? Se sono pulito ma virtuoso, forse me ne basta un quarto.
Il che sta a significare che se per fare la doccia in due ( non insieme beninteso ) posso abbassare la temperatura di esercizio a 35-40 gradi, e utilizzando solo l'acqua calda per lavarci (importante anche una corretta pressione dell' impianto) lo svuotiamo, consumiamo tutta l'energia utilizzata e non abbiamo avanzi (che vedremo si trasformano in sprechi). Inoltre, finito l'uso il bolier va SPENTO.
Quando riservirà l'acqua calda andremo a riscaldarla da capo, con dovuto preavviso per averne una produzione sufficiente.
Se la medesima serpentina da 1200 w ci mette poco meno di 30 minuti per scaldare 20 litri di 30 gradi (a spanne) per scaldare 80 litri ci vorranno quasi due ore.
Visto che l'acqua all' interno stratifica in maniera abbastanza precisa grossomodo potremmo contare sulla disponibilità di tot litri su tot tempo in proporzione.
Per non impazzire, l'accensione e spegnimento debbono essere automatici, in modo di avere tutta l'acqua calda che ci serve, "al picco" di quantità e temperatura idealmente poco prima dell' utilizzo, e con apporto di energia preferibilmente nelle ore in cui la eventuale fascia bioraria la rende più conveniente
Il tutto si fa inserendo nella presa di alimentazione una banalissima presa con timer, dal costo di pochi euro tipo queste... TIMER ELETTRONICI, DIGITALI E ELETTROMECCANICI chiaramente escludibili con un tastino se vogliamo acqua calda fuori orario, e con un interruttore bipolare a valle ( vale anche chiaramente staccare la spina) se magari siamo via per il we e non ci premuriamo che eventuali intrusi debbano venire a lavarsi da noi!
Tutto questo perché? perché per motivi di ingombro lo scaldabagno non ha un isolamento termico incredibile, generalmente qualche cm di schiuma, e per cui l'acqua calda "avanzata" al suo interno tende a cedere temperatura all' ambiente circostante, e maggiore è il delta termico, maggiore è la dispersione del calore, ottenuto "a caro prezzo" con la resistenza elettrica.
In ogni caso tentare di mantenerci acqua a 60 gradi 7/24 è uno spreco non indifferente.
Personalmente ho verificato che anche in uno scaldabagno "di marca" dopo 12 ore di spegnimento, l' acqua all' interno perde un bel po' di temperatura.
Produrre solo l'acqua calda che ci serve, e poco prima del momento dell' utilizzo presunto in base alle nostre abitudini può fra risparmiare a fine bimestre decine di euro in bolletta!
In pratica bisogna pensare alla produzione di ACS come se scaldassimo l'acqua sul gas da cucina per cuocere la pasta! Di certo non la lasceremmo a sobbollire sul fornello h24, vedi mai che alle 4 del mattino non ci venga voglia di carbonara da soddisfare immediatamente!
Ancora un dubbio mi attanaglia:
Considerato che la dispersione termica è direttamente proporzionale alla superfice dell' involucro (e più grande è il volume-a parità di forma-migliore è il rapporto con questa) ma anche e soprattutto al delta termico tra il contenuto e l'ambiente circostante.
In virtù di quanto appurato, mi chiedevo se sulla base di un consumo di ACS presunto, espresso in kilocalorie, a parità di qualità, ovvero di isolamento dello scaldabagno e sua corretta installazione, al momento di cambiarlo non sia meglio scegliere un modello più capiente ma da tenere a temperatura relativamente più bassa.
Io credo di si.
Forzando il ragionamento se disponessi di uno scaldabagno molto grande da tenere ad esempio in estate a 30 gradi ( quando la doccia un po' più fresca del tuo corpo la gradisci) in una casa che ha quasi gli stessi 30 gradi, la dispersione sarebbe pari a zero. Con uno scaldabagno con metà dei litri e quasi il doppio della temperatura invece la dispersione di energia, anche in questa situazione, continuerebbe ad essere non indifferente.
Nelle abitazioni, per i più vari motivi abbiamo ancora parecchio a che fare con i boiler elettrici, e pensavo che sarebbe utile fare qualche ragionamento e un po' di educazione su un uso più vantaggioso degli stessi.
Infatti gli esperti snobbano ed aborriscono ogni ragionamento riguardante il famigerato bidone riscaldato ad effetto joule, e gli inesperti si basano ancora nel loro uso su vecchie leggende metropolitane, tipo che il boiler non va mai spento perché a spegnerlo e riaccenderlo consuma di più, che l'acqua al suo interno va tenuta a 60 gradi sennò si incrosta o si formano germi nell' acqua... e altre balle di questo genere.
Ho visto più di una casa in cui il collegamento elettrico era direttamente a quadro, inoltre su alcuni modelli il termostato, seppur presente e regolabile come in tutti, non è immediatamente accessibile. E questo dice tutto.
Personalmente a casa mia mi vanto di aver ridotto di molto i consumi di elettricità rispetto a chi ci abitava prima, senza sforare di certo nella decrescita, anzi, ed una gestione intelligente del boiler sicuramente ha contribuito per buona parte.
Le considerazioni sulla mia esperienza sono queste, e ditemi per carità se sbaglio qualcosa.
Uso del termostato: Se il boiler non è apparentemente regolabile, hackeratelo.
Aprendo il coperchio di plastica sotto, si accede al gruppo resistenza e termostato, generalmente marrone, in cui c'è un piccolo manettino generalmente rosso, che permette di regolare la temperatura dell' acqua all' interno, la quale una volta raggiunta sospende l'alimentazione elettrica.
Il mio è regolabile, ovvero il manettino è collegato ad una rotella esterna.
Diciamo che se produco acqua a 60 gradi , non mi ci posso certo fare la doccia così, devo tener conto che potrò ( e dovrò) miscelare 50 litri di acqua a 60 gradi e 50 di acqua fredda a 10 gradi per produrre 100 litri di acqua gradevolmente tiepida a 35. La domanda è: Mi servono 100 litri di acqua tiepida? Se sono pulito ma virtuoso, forse me ne basta un quarto.
Il che sta a significare che se per fare la doccia in due ( non insieme beninteso ) posso abbassare la temperatura di esercizio a 35-40 gradi, e utilizzando solo l'acqua calda per lavarci (importante anche una corretta pressione dell' impianto) lo svuotiamo, consumiamo tutta l'energia utilizzata e non abbiamo avanzi (che vedremo si trasformano in sprechi). Inoltre, finito l'uso il bolier va SPENTO.
Quando riservirà l'acqua calda andremo a riscaldarla da capo, con dovuto preavviso per averne una produzione sufficiente.
Se la medesima serpentina da 1200 w ci mette poco meno di 30 minuti per scaldare 20 litri di 30 gradi (a spanne) per scaldare 80 litri ci vorranno quasi due ore.
Visto che l'acqua all' interno stratifica in maniera abbastanza precisa grossomodo potremmo contare sulla disponibilità di tot litri su tot tempo in proporzione.
Per non impazzire, l'accensione e spegnimento debbono essere automatici, in modo di avere tutta l'acqua calda che ci serve, "al picco" di quantità e temperatura idealmente poco prima dell' utilizzo, e con apporto di energia preferibilmente nelle ore in cui la eventuale fascia bioraria la rende più conveniente
Il tutto si fa inserendo nella presa di alimentazione una banalissima presa con timer, dal costo di pochi euro tipo queste... TIMER ELETTRONICI, DIGITALI E ELETTROMECCANICI chiaramente escludibili con un tastino se vogliamo acqua calda fuori orario, e con un interruttore bipolare a valle ( vale anche chiaramente staccare la spina) se magari siamo via per il we e non ci premuriamo che eventuali intrusi debbano venire a lavarsi da noi!
Tutto questo perché? perché per motivi di ingombro lo scaldabagno non ha un isolamento termico incredibile, generalmente qualche cm di schiuma, e per cui l'acqua calda "avanzata" al suo interno tende a cedere temperatura all' ambiente circostante, e maggiore è il delta termico, maggiore è la dispersione del calore, ottenuto "a caro prezzo" con la resistenza elettrica.
In ogni caso tentare di mantenerci acqua a 60 gradi 7/24 è uno spreco non indifferente.
Personalmente ho verificato che anche in uno scaldabagno "di marca" dopo 12 ore di spegnimento, l' acqua all' interno perde un bel po' di temperatura.
Produrre solo l'acqua calda che ci serve, e poco prima del momento dell' utilizzo presunto in base alle nostre abitudini può fra risparmiare a fine bimestre decine di euro in bolletta!
In pratica bisogna pensare alla produzione di ACS come se scaldassimo l'acqua sul gas da cucina per cuocere la pasta! Di certo non la lasceremmo a sobbollire sul fornello h24, vedi mai che alle 4 del mattino non ci venga voglia di carbonara da soddisfare immediatamente!
Ancora un dubbio mi attanaglia:
Considerato che la dispersione termica è direttamente proporzionale alla superfice dell' involucro (e più grande è il volume-a parità di forma-migliore è il rapporto con questa) ma anche e soprattutto al delta termico tra il contenuto e l'ambiente circostante.
In virtù di quanto appurato, mi chiedevo se sulla base di un consumo di ACS presunto, espresso in kilocalorie, a parità di qualità, ovvero di isolamento dello scaldabagno e sua corretta installazione, al momento di cambiarlo non sia meglio scegliere un modello più capiente ma da tenere a temperatura relativamente più bassa.
Io credo di si.
Forzando il ragionamento se disponessi di uno scaldabagno molto grande da tenere ad esempio in estate a 30 gradi ( quando la doccia un po' più fresca del tuo corpo la gradisci) in una casa che ha quasi gli stessi 30 gradi, la dispersione sarebbe pari a zero. Con uno scaldabagno con metà dei litri e quasi il doppio della temperatura invece la dispersione di energia, anche in questa situazione, continuerebbe ad essere non indifferente.
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