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Differenza di costo tra Legna e Pellet

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  • Differenza di costo tra Legna e Pellet

    Ciao a tutti,
    consigliato da Luigi Savino, apro questo thread per capire se veramente il pellet costa il triplo
    della legna.
    Per essere preciso, vorrei sapere se scaldare a pellet mi costa il triplo rispetto a scaldare a legna.

    Grazie

    MP
    IMHO ovviamente.

  • #2
    Buon giorno misterpellet. La materia prima usata per le prove di laboratorio sia per il pellet che per la legna è il faggio e pertanto se ti fa piacere possiamo usare questo come riferimento in modo da poter fare qualunque confronto. Riguardo al pellet se si vogliono seguire le regole, bisogna tagliare l'albero, togliere i rami piccoli e la corteccia, essiccarlo, macinarlo, comprimerlo a pellet e imbustarlo. Fatto in questo modo un pellet non può costare meno di 40 Euro al quintale. Se prediamo la legna di faggio tagliata per camino (non per stufa) ha un prezzo medio nazionale di 12 Euro al quintale (io l'anno scorso 2013 l'ho pagata 9,5 Euro a quintale).

    Io non sono addentrato nel mondo del pellet e pertanto non posso essere molto preciso ma sento sempre più spesso nelle fiere voci che dicono che per farlo costare meno il pellet viene prodotto con scarti di lavorazione del legno che a volte contengono vernici, oli, solventi e ciò nonostante il suo costo si aggira sui 30 Euro al quintale. Se fosse vero, questi scarti costerebbero meno di 5 Euro al quintale e se fossero bruciati nel termocamino (cosa da non fare assolutamente) la differenza dal pellet sarebbe ancora più elevata.

    Oltre al costo ti invito a considerare anche l'inquinamento e sicuramente saprai meglio di me quanti autotreni di pellet radioattivo sono stati sequestrati dalla finanza.

    Quanto ho scritto non è da ritenersi super preciso e neanche a mio avviso si può fare un confronto super preciso ma può servire per farsi un'idea di massima. Ti invito ad esprimere la tua opinione su questo e poi se vuoi possiamo proseguire con: la diversità di umidità tra legna e pellet, la differenza di rendimento tra generatori a pellet e termocamini a legna, il rumore di un generatore a pellet e un termocamino a legna, la canna fumaria, la sicurezza, le polveri ambiente e tutto ciò che tu ritenga opportuno. Come ti avevo scritto e come puoi constatare la mia intenzione è solo quella di fare chiarezza confrontandosi con il massimo rispetto reciproco.

    Ti saluto cordialmente. Luigi Savino

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    • #3
      spero che il confronto avvenga tra due termocamini .......uno a legna...... uno a pellet,rimane di fatto che non ho capito a cosa serve questo confronto, considerate le variabili che sono infinite.....per fare un esempio,tanto per citarne una.... un camino a pellet in sardegna.

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      • #4
        Originariamente inviato da Luigi Savino Visualizza il messaggio
        Buon giorno misterpellet...se si vogliono seguire le regole, bisogna tagliare l'albero, togliere i rami piccoli e la corteccia, essiccarlo, macinarlo, comprimerlo a pellet e imbustarlo. Fatto in questo modo un pellet non può costare meno di 40 Euro al quintale.
        Falso, dato che lei vende caldaie non rinunci a visitare qualche fabbrica austriaca o altoatesina di pellet, vedrà pellet prodotto come
        previsto dalle normative più rigide che costa circa 30 euro al quintale (parlando di imbustato). Se confrontiamo il big bag (che è lo più
        simile alla legna, non avendo confezioni) oggi abete alto adige viene venduto a 22 euro al quintale.

        Originariamente inviato da Luigi Savino Visualizza il messaggio
        Se prediamo la legna di faggio tagliata per camino (non per stufa) ha un prezzo medio nazionale di 12 Euro al quintale (io l'anno scorso 2013 l'ho pagata 9,5 Euro a quintale).
        Non posso dire falso perchè il presso è molto variabile. Commercialmente si parla di 15 al quintale come prezzo medio. Ovvio che parlo
        di legna acquistata da commercianti. Da me in montagna comunque il prezzo tagliata è di 14-15 euro al quintale (senza
        contare che molte volte il quintale è stimato....). Ho riportato il link di un prouttore storico di caldaie a legna (MESCOLI) che però forse
        ingenuamente riporta dati reali, al confronto di tanti altri.
        legna da ardereQui trova legna di commercio a 15 euro non consegnata.

        Originariamente inviato da Luigi Savino Visualizza il messaggio
        Io non sono addentrato nel mondo del pellet e pertanto non posso essere molto preciso ma sento sempre più spesso nelle fiere voci che dicono che per farlo costare meno il pellet viene prodotto con scarti di lavorazione del legno che a volte contengono vernici, oli, solventi e ciò nonostante il suo costo si aggira sui 30 Euro al quintale. Se fosse vero, questi scarti costerebbero meno di 5 Euro al quintale e se fossero bruciati nel termocamino (cosa da non fare assolutamente) la differenza dal pellet sarebbe ancora più elevata.
        Vero, però sicuramente non è DIN nè DIN plus, nè A1, e costa meno di 20 euro al quintale. Pensi che c'è gente che nel camino ci brucia
        addirittura la carta stampata dei quotidiani, piena di solventi, inchiostri cancerogeni e che bruciando generano diossina.

        Originariamente inviato da Luigi Savino Visualizza il messaggio
        Oltre al costo ti invito a considerare anche l'inquinamento e sicuramente saprai meglio di me quanti autotreni di pellet radioattivo sono stati sequestrati dalla finanza.
        Fatto con legna radioattiva, non so quanti tir di legna radioattiva sono stati sequestrati, ma non so nemmeno quanti di pellet.

        Originariamente inviato da Luigi Savino Visualizza il messaggio
        Quanto ho scritto non è da ritenersi super preciso e neanche a mio avviso si può fare un confronto super preciso ma può servire per farsi un'idea di massima. Ti invito ad esprimere la tua opinione su questo e poi se vuoi possiamo proseguire con: la diversità di umidità tra legna e pellet, la differenza di rendimento tra generatori a pellet e termocamini a legna, il rumore di un generatore a pellet e un termocamino a legna, la canna fumaria, la sicurezza, le polveri ambiente e tutto ciò che tu ritenga opportuno. Come ti avevo scritto e come puoi constatare la mia intenzione è solo quella di fare chiarezza confrontandosi con il massimo rispetto reciproco.
        Certo che si può andare avanti tanto ma non mi va di sostenere il suo spot commerciale. Il Vulcano sarà un ottimo termocamino
        ma lo stucchevole modo suo e del sito vulcano di esaltarne doti inimmaginabili non mi piace.
        Lei sa meglio di me che l'unico punto a favore della legna rispetto al pellet è il costo, soprattutto per chi la autoproduce, ma con la
        sua maestria tenterà di convincermi di chissà quali malefici ha questo prodotto satanico chiamato Pellet.

        Tanto per rimanere in matematica, ammettiamo che la legna costi 12,5 e il pellet 30, il potere calorifico del pellet è del 25% superiore a
        quello della legna, e nel caso del termocamino vs caldaia a pellet, 75% di resa contro 90%.
        La differenza di costo è del 30% circa a favore della legna.

        Originariamente inviato da Luigi Savino Visualizza il messaggio
        Ti saluto cordialmente. Luigi Savino
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        MP
        IMHO ovviamente.

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        • #5
          Buon giorno misterpellet. Io mi sento libero di scrivere le cose per come le conosco, altrettanto hai fatto tu e io rispetto sia la tua persona che le tue affermazioni. Chi legge potrà informarsi nella sua zona quanto costa la legna e quanto costa il pellet e fare le sue valutazioni. Per quando riguarda il tuo esempio finale ti faccio notare che il rendimento ai termocamini viene misurato su tutto l'arco della prova (da prima che si inneschi la fiamma fino al completo esaurimento della legna) e poi fatta la media mentre ai generatori a pellet viene misurato solo nella fase di fiamma livellata senza conprendere le accensioni e gli spegnimenti. In pratica un termocamino Vulcano che ha un rendimento medio dell'83%, nella fase di fiamma livellata supera abbondantemente il 90%. Se vuo verificare questa cosa vai nel nostro sito alla voce confronti con i generatori a pellet e potrai vedere che nonostante questo il consumo tra legna e pellet a parità di calore emanato e quali simile.

          Ti saluto cordialmente. Luigi Savino

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          • #6
            Buongiorno, io credevo che solo caldaie di alta tecnologia arrivassero al 90% della resa utilizzando legna.Le misurazioni sulle caldaie come vengono fatte? A regime o come per i TC?Altrimenti quelle fanno il 110%!Mi fa piacere che un prodotto italiano batta in efficienza prodotti tedeschi da oltre il triplo del prezzo!Ma mi dica, perché a Suo parere sono così poco diffusi?MP
            IMHO ovviamente.

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            • #7
              Originariamente inviato da Luigi Savino Visualizza il messaggio
              nella fase di fiamma livellata supera abbondantemente il 90%
              Luigi...ok che i Vulcano sono buoni prodotti, ma ora esageri............ eddai !!!!!!!!!!!!!!!
              riscaldamento a biomassa e PDC
              Se mi cercate, ho cambiato nic. Ora sono: GiuseppeRG

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              • #8
                Io conosco le norme sui termocamini e conosco le norme sui generatori a pellet e a biomasse. Non conosco invece le norme sulle caldaie a legna e pertanto mi astengo da qualunque commento su di esse.

                Voglio approfondire invece come vengono ricavati i valori di rendimento e Co sui termocamini e come vengono ricavati sulle caldaie a pellet e a biomasse. In pratica vengono ricavati in due modi differenti in quanto sono soggette a due norme differenti che prevedono due misurazioni differenti.

                La misurazione ai termocamini si fa posizionando la carica di legna su un letto di braci, si chiude la porta, iniziano le misurazioni e proseguono ininterrottamente fino al totale esaurimento della legna. In pratica il termocamino durante la prova è posizionato su una bilancia che rileva il suo peso prima di inserire la legna e la prova finisce quando è stata combusta interamente e il peso è arrivato al valore che avera prima di inserire la legna. In pratica le misurazioni iniziano prima che la fiamma si inneschi, proseguono mentre la fiamma si forma, mentre diventa alta, per il periodo che resta stabile,mentre comincia a diminuire, fino a diventare solo brace e fino a quando si esaurisce del tutto. Alla fine si sommano tutte le misurazioni fatte minuto per minuto e si fa la media di tutto il periodo di prova. Quello che esce è il dato certificato del rendimento e del Co del termocamino provato.

                Se facciamo un esempio su un termocamino che ha un rendimento certificato dell'80%, è normale che per compensare i momenti iniziali e finali della prova dove in rendimento non è potuto andare oltre il 50% - 60% ha dovuto avere necessariamente dei periodi in cui il rendimanto è arrivato attorno al 90%. Questo non vale solo per Vulcano ma per tutti i termocamini.

                Ai generatori a pellet e a biomassa la misurazione avviene nel seguente modo: si accende il bruciatore, si livella il flusso di combustibile, si livella il flusso dell'aria comburente, si aspetta che la fiamma diventi stabile e solo quando è perfettamente livellata iniziano le misurazioni e proseguono sempre a fiamma stabile, senza spegnimenti o accensioni, senza variazioni di nessun tipo. La fiamma viene spenta solo dopo aver ultimato tutte le rilevazioni. In conclusione è come se si rilevassero i valori ai termocamini solo nella fase di fiamma stabilizzata.

                in pratica: se rileviamo i valori di rendimento e Co ad un termocamino di alta efficienza e lo mettiamo a confronto con una caldaia a pellet o a biomassa dello stesso tipo, i valori sono più o meno simili.

                Spero di essere stato esaustivo, diversamente sono a vostra disposizione per ogni chiarimento. Vi saluto cordialmente. Luigi Savino

                Dott Nord Est, per i motivi che ho illustrato anche i termocamini che vendi tu a fiamma livellata hanno un rendimento superiore a quello presente sulle schede tecniche.

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                • #9
                  Luigi, ti faccio una domanda: quanto tempo dura la prova di rendimento, da accensione a spegnimento?
                  riscaldamento a biomassa e PDC
                  Se mi cercate, ho cambiato nic. Ora sono: GiuseppeRG

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                  • #10
                    Ciao Dott, ti faccio un esempio: un costruttore chiede la certificazione per un termocamino da 20 kw. Il laboratorio certificante lo carica con una quantità di legna contenente kw 20 di energia termica e regola l'afflusso dell'aria comburente in modo che la prova debba durare circa un'ora.

                    Per raggiungere questo scopo fa prima delle pre prove. Quando ha creato questo equilibrio fa la prova ufficiale. Per poter essere valida almeno due prove consecutive devono dare più o meno lo stesso risultato.

                    Ti saluto cordialmente. Luigi Savino

                    Perdonami misterpellet ma non ho capito a cosa ti riferisci quando scrivi "perchè a mio parere sono cosi poco conosciuti". In effetti non ho capito se ti riferisci alle cadaie tedesche o ai termocamini Vulcano. Ti saluto e aspetto il tuo chiarimento. Luigi Savino
                    Ultima modifica di nll; 18-05-2014, 16:02. Motivo: Unione messaggi consecutivi dello stesso utente

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                    • #11
                      ok

                      però permettimi Luigi di prendere con le pinze il 90% da te scritto, sia i tuoi che i miei di termocamini, come quelli di altri......
                      se fosse reale, allora come dice misterpellet in una caldaia a legna con refrattario, lambda, vari giri di fumo, ecc ecc.... si entrerebbe in rese superiori al 100%....
                      cose che sia io che tu ben sappiamo essere impossibili con generatori a legna....
                      restiamo su dati più reali (ripeto, i tuoi, i miei, e di tutti gli altri)... per non confondere le idee....
                      e per chiarire in due minuti l'impossibilità di quella resa, dammi se puoi un dato: portata aria in uscita fumi e la T° dei fumi + la dispersione del mantello esterno.
                      già il fatto che il mantello non è isolato, impedisce rese del 90%...
                      tutto qui.
                      riscaldamento a biomassa e PDC
                      Se mi cercate, ho cambiato nic. Ora sono: GiuseppeRG

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                      • #12
                        Te l'ho detto e te lo ripeto: del rendimento viene riportato solo la media del valore, nè quello superiore e neppure quello inferiore ma se per le ragioni che ti ho spiegato, che magari già conosci o ti informi di tuo. Puoi renderti conto che se per gran parte della prova il valore deve essere per forza inferiore, per fare la media di deve essere necessariamente un periodo con un rendimento superiore. Tutto qua.

                        Quanto scrivo non fa testo in quanto il valore che conta è quello medio certificato. Pertanto Io non do alcun valore al 90% o altro, ne tanto meno ne faccio un vanto o un argomento di vendita. Ho solo spiegato come si ottengono i valore con i termocamini e come con i generatori a pellet o a biomassa. Tutto qua

                        Ti saluto cordialmente. Luigi Savino

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                        • #13
                          Mi scusi Sig. Savino, le parlo da profano e semplice conduttore di termocamino, quando viene caricato il TC e posizionata la legna sulle braci, il tc è già in temperatura? non parte da freddo penso, spero altrimenti il confronto è proprio impari, se però è già in temperatura , si posiziona la legna sulle braci e si apre l'aria, non penso che impieghi un tempo rilevante per andare a pieno regime (per lo meno se faccio così con il mio tc nel giro di pochi minuti è già al massimo)
                          Saluti

                          Commenta


                          • #14
                            Salve Lori. E' esattamente come hai detto tu solo che l'aria deve essere regolata già prima in quanto una volta inserita la legna non si può fare più niente. Deve esaurirsi totalmente senza che nessuno tocchi o modifichi qualcosa. Però per quei pochi minuti prima che si formi la fiamma, il rendimento è quasi a zero e il CO è altissimo. Nella fase di crescita della fiamma, migliora sia il rendimento che il CO ma sono ancora carenti e lo stesso vale nella fase discedente quando restano solo tizzoni senza fiamma. Pertanto il rendimento migliore e il CO più basso si ottengono nella fase di fiamma livellata e in una prova di un'ora, la fase di fiamma livellata è di circa mezz'ora. Ti saluto cordialmente. Luigi Savino

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                            • #15
                              A ok, l'inefficienza allora è proprio il fatto dell'aria fissa.
                              Penso che anche la caldaia a pellet confrontata non sarà sicuramente di quelle automatiche con sonda lambda, ma con regolazione manuale.
                              Penso perciò che con una caldaia a pellet a regolazione manuale, la differenza non sia tantissima, diversamente con le caldaie a biomassa regolate tramite sonda lambda è inevitabile che ci siano differenze a favore di queste ultime (soprattutto a legna), perchè queste gestendo l'aria automaticamente (non penso che facciano test bloccando ciò, perchè andrebbero ad annullare i tanto decantati vantaggi della sonda lambda) non avrebbero solo mezz'ora di combustione ottimale, ma a parità di legna molto di più.
                              Saluti
                              Ultima modifica di Lore_; 16-05-2014, 18:16. Motivo: correzione ortografica

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                              • #16
                                buongiorno a tutti ,

                                riportiamo il post all'origine e cioè costa davvero di più riscaldare a legna e o a pellet ? giusto ?

                                personalmente ho utilizzato per 12 anni caldaia a legna italiana diretta , vaso aperto , senza puffer con sistema alta temperatura etc, etc .

                                arrivato in questo mondo , appena ho potuto ho apportato le opportune correzioni all'impianto ( sempre alta tempertura , con climatica e installato caldaia a pellet austriaca con 3000 lt di puffer .

                                premesso che la legna la compravo dal commercio così come il pellet , risultato spendo la stessa cifra con risultati di confort decisamente diversi e scaldando , oltre all'alloggio base , la stessa superficie a temperatura di 10 gradi .

                                la legna , ultimamente , paliamo del 2009 la pagavo tagliata e spaccata 13,5 € al quintale , faggio e o acacia ( Piemonte ) il pellet oggi oscilla dai 30 ai 33 € q.le .

                                ci sono altri che si sono trovati nel mio caso o simile ?

                                saluti

                                Commenta


                                • #17
                                  in risposta a qualche "amenità"
                                  (io l'anno scorso 2013 l'ho pagata 9,5 Euro a quintale)


                                  ""ACQUISTARE LEGNA DA ARDERE: I CONSIGLI DELL'ESPERTO
                                  PARTE PRIMA: RAPPORTO PREZZO- FREGATURA

                                  La fonte energetica più antica è sempre più attuale. I trucchi dei venditori meno onesti.
                                  Diffidare dei prezzi troppo bassi (almeno 13 € al quintale).
                                  Il mercato del legno da riscaldamento è sempre stato, al contempo, povero e ladro.
                                  Il commerciante ha sempre avuto margini risicati, rispetto a quello che è il prezzo di costo della materia prima e sta alla sua onestà e voglia di rimboccarsi le maniche l’esito di una transazione pulita rispetto alla clientela (meno lavora in prima persona e più difficile è che si comporti bene- dal conto vanno esclusi i grossisti che rispondono ad altre regole-).
                                  Molte sono le leggende narrate nelle patrie osterie che parlano di come chi venda legnami bagni la produzione per imbrogliare il peso; spacci materiale “moro in piedi”- dato per acquistato a minor costo dal narrante di turno- per sano; manometta bollette a scapito del committente per fare sparire dal carico un congruo numero di quintali.
                                  Si sa che le leggende hanno sempre un fondo di verità e nello specifico ciò che si basa su fatti oggettivi è solo l’ultima ipotesi.
                                  Ora, certamente, qualcuno eccepirà che ha visto con i suoi occhi impianti di irrigazione in azione su intere cataste di tronchi. Ebbene, costoro forse non sanno che ciò riguarda le segherie che operano nel settore delle lavorazioni del mobile o dell’edilizia: le stanghe vergini vanno bagnate per motivi di produzione, pena la perdita del materiale.
                                  Già, signori, e se si secca può andare benissimo destinato alla stufa, con danno economico incredibile di chi non ha fatto a tempo a squadrarlo. Da qui il fatto di tenerlo umido al fine di poter allungare artificialmente i tempi di deposito.
                                  Nel caso della legna da ardere, il “trucco” è sempre stato nella manomissione del peso.
                                  Manomissione che è tanto più certa, quanto più è basso il prezzo di vendita del materiale.

                                  Quanto deve costare, allora, per essere certi di un riscontro corretto?
                                  Stando ai parametri dell’Ufficio delle Entrate, che prevedono un ricarico del 55% rispetto all’ acquisto, ovvero, mediamente, € 85,00/ Ton più I.V.A., per il pubblico il costo al minuto del legname si dovrebbe aggirare attorno a € 150,00/ Ton, pena la non congruità dell’azienda stessa nella dichiarazione dei redditi.
                                  Ciò, va detto, vale per le realtà che segano e spaccano autonomamente il materiale.
                                  Chi non ha produzione, ovvero ha solo un camioncino per le consegne, non riuscirebbe mai a proporsi nei termini appena presentati.
                                  Il problema, però, risulta proprio essere il “commerciante” che ha solo il camioncino: va a comprare il legname lavorato dai grossisti al prezzo previsto per la vendita al minuto (questi ultimi sanno benissimo che, nello specifico, possono dettare le regole del gioco con grande profitto personale: <<…non vuoi lavorarti il legname? Paghi! Per il resto, arrangiati.>>, questo è il ragionamento di fondo) e lo propone a costi addirittura inferiori per riuscire ad abbindolare il cliente: dagli € 10,00 agli € 12,50 al quintale.
                                  La gente, che va sempre in fiducia, al 99% ci casca alla grande e, convinta di “fare l’affare”, si fa “mettere sul groppone una barca di quintali” incredibile. Il caso più eclatante di cui sono a conoscenza si traduce nell’aver fatto corrispondere a 06 cubi di materiale sciolto un peso di 74 quintali a fronte di un dato reale di un massimo di 35 c.ca..
                                  Il cliente che si fa abbindolare in questo modo, per la foga di dimostrare di saper fare gli affari meglio degli altri, contribuisce a porre in crisi i commercianti onesti che si accontentano del margine che riescono a ritagliarsi.
                                  Questi soggetti, si ritrovano loro malgrado, al fine di reggere la concorrenza sleale dei furbastri sopra descritti, ad abbassare il prezzo fino a € 13,00 al quintale (questa soglia non può essere superata, pena l’adeguamento del peso dichiarato a cifre più compatibili al guadagno), cosa che comporta loro non pochi problemi con il fisco.
                                  Così facendo e puntando molto su una grande qualità di servizio, riescono a galleggiare tra mille difficoltà.
                                  Stando anche a quest’ultima realtà, quindi, per essere ragionevolmente sicuri della correttezza del commerciante, va verificato prima il prezzo, almeno 13,00/ 14,00 € al quintale, poi se il medesimo ha produzione propria e quanti dipendenti vanta.

                                  Quest’ultimo punto è molto importante. Se la realtà produttiva contattata ha più stipendiati e palesi investimenti da pagare, non può mantenere un prezzo basso. Più operatori sono a suo carico e più recente è la sua attrezzatura, meno il conto può tornare, statene certi, anche a fronte di grandi fatturati.
                                  Quelli descritti sono i fondamentali da sapere per l’acquisto di materiale sfuso segato e spaccato e per “sfuso” intendo non palettizzato.""
                                  OSSI DI PESCA TRITATI sono un'ottima BIOMASSA alternativa

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                                  • #18
                                    Impossibile fare paragoni con i combustibili delle prove di laboratorio in special modo la legna poco diffusa in commercio con quello standard. Non mi sembra nemmeno corretto parlare di pellet radioattivo o con vernici. Ci sono delle certificazioni che mi garantiscono la qualità del pellet e ci sono dei commercianti onesti di legna. Se partiamo da questi presupposti dovrei dubitare anche dei produttori di caldaie e termocamini certificati. Detto questo, non sono un scienziato, ma possiamo calcolare insieme le differenze. Un pellet certificato costa circa 0,30 al kg x 4,5kW e un 15% di umiditá circa, una buona legna 0,12al kg x2,5kW e un 30% di umidità. Poi bisogna considerare le rese all'acqua delle diverse macchine che si equivalgono quasi solo nelle teutoniche altrimenti siamo nei caso più fortunati al 60% dei migliori termocamini contro quasi il 90% delle pellet. I calcoli li lascio al Dott. che è bravo con excel.

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                                    • #19
                                      Concordo con Stefano2010 e Biomassoso!!!!
                                      Volevo anche ricordare che i test di rendimento effettuati e dichiarati dai vari costruttori di pentolame, sono SEMPRE fatti con i migliori combustibili e nelle migliori condizioni operative, cosa difficilmente ottenibile nella maggioranza dei casi d'utilizzo reale. E' sufficiente un condotto fumi leggermente mal dimensionato/realizzato, un combustibile con una % d'umidità più elevata, ecc, per mandare all'aria il migliore dei rendimenti!!

                                      Saluti
                                      Il dono della fantasia è stato per me più importante della mia capacità di assimilare conoscenze (A.Einstein)

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                                      • #20
                                        Poi confrontare l'acquisto di 15kg di pellet a 20quintali di legna!Da me pellet sfuso bigbag da 1100kg a 22 €/qle.MP
                                        IMHO ovviamente.

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                                        • #21
                                          Le prove di laboratorio vengono fatte con legna di faggio tolta la corteccia e essiccata e lo stesso viene fatto con il pellet. La prova di un termocamino è molto più simile all'utilizzo pratico di un generatore a pellet. Infatti, come ho già scritto, le misurazioni di rendimento e CO partono dall'inserimento della legna fino al suo totale esaurimento e poi fatta la media. Pertanto se si misurassero gli stessi valori nell'utilizzo pratico, una volta regolata l'aspirazione della canna fumaria, l'unica differenza sarebbe data dalla diverso grado di essiccazione della legna.

                                          Nel caso di generatori a pellet o ad altre biomasse, dove le misurazioni avvengono solo a fiamma stabile, i risultati sarebbero molto differenti. Infatti tutti sanno cosa succede nelle accensioni e negli spegnimenti e quante accensioni, spegnimenti e variazioni di fiamma ci sono nel normale utilizzo.

                                          Vi saluto cordialmente. Luigi Savino

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                                          • #22
                                            Mi scusi ma secondo me le prove rispecchiano molto l'utilizzo pratico. Un tc per forza di cose ogni tot ore deve essere ricaricato anche prevedendo un utilizzo ottimale, mentre una caldaia a pellet potrebbe andare ininterrottamente senza mai fermarsi, sempre in un utilizzo ottimale. Perciò faccio fatica a vedere queste disparità nei test

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                                            • #23
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                                              Ti saluto cordialmente. Luigi Savino

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                                              • #24
                                                Ma guardi io apprendo dalla sua spiegazione cosa fanno nei test, ma nella realtà di stufe a pellet o tc a pellet che continuano ad accendersi e spegnersi non ne ho mai visti (parlo ripeto da profano per aver visto semplici stufe a pellet (aria) o tc a pellet (acqua) di parente e/o conoscente), al massimo ho visto calare la fiamma a causa di una riduzione dell'afflusso pellet perchè va in mantenimento.
                                                Se i generatori a pellet hanno il vantaggio che potrebbero andare ininterrottamente senza mai spegnersi e senza alcun intervento manuale che ne pregiudichi il funzionamento ottimale (la legna qualcuno la deve buttare nel tc e naturalmente questa pregiudica la combustione ottimale) per quale motivo bisogna annullare questo vantaggio del pellet nei test. Sono sicuro che se inventasse un sistema per caricare il tc a legna automaticamente senza nessun intervento umano, il test al tc lo farebbero fare uguale identico a quello del pellet.
                                                Saluti

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                                                • #25
                                                  seconda puntata su come acquistare legna da ardere......

                                                  ......senza farvi abbindolare

                                                  ""PARTE SECONDA:IL LEGNO SE NE FREGA DI INTERNET!
                                                  (Segue da RAPPORTO PREZZO_FREGATURA)

                                                  Oggi parliamo della stagionatura.
                                                  Come si fa ad ottenerne una compatibile con l’utilizzo?
                                                  La risposta è molto semplice.
                                                  La regola non scritta, che vale dalla notte dei tempi, prevede l’acquisto del materiale nel periodo primavera- estate, di modo che possa godere di un congruo numero di mesi caldi per seccarsi a dovere.
                                                  Chi ha qualche carnevale in più, infatti, si ricorda che nelle case contadine era usanza andare a “boscare” (gergale che significa “abbattere”) i rispettivi lotti nel periodo tra l’autunno e l’inverno, seguendo precisamente il lunario.
                                                  D’estate non si andava, se non in montagna da parte di chi l’abbattitore lo faceva di mestiere, perché le impellenze arano altre.
                                                  Il materiale, poi, una volta lavorato, sarebbe stato accatastato per l’inverno successivo, appunto perché per allora sarebbe risultato pronto.
                                                  Regoletta semplice, come vedete, e di buon senso.
                                                  Sorpresa! Vale anche nell’era di internet!

                                                  Sembra incredibile ma sarebbe importantissimo che il legno venga abbattuto in luna vecchia e, possibilmente, prima della gemmazione, o a foglia adulta, o quando questa è totalmente caduta.
                                                  Ciò perché l’afflusso della linfa di fotosintesi risente direttamente della vicinanza del satellite terrestre e nelle fasi di sviluppo e crescita i vasi cribrosi e legnosi (le vene/arterie, chiamiamole così, della pianta) ne vengono irrorati maggiormente.
                                                  Tale irrorazione è facilitata con la luna nuova.
                                                  Così, se l’essenza in questione viene lavorata nel periodo sbagliato, tenderà a seccarsi con più fatica e l’eccesso di umidità, dovuta alla presenza massiccia del liquido clorofilliano, renderà la stessa più vulnerabile al tarlo e ad altre bestioline.
                                                  Più umido è il legno, più è lavorabile, anche dagli animali.
                                                  Ricordate cosa vi dicevo sui tronchi da lavorazione?
                                                  Naturalmente, per questioni di mera produzione, le vecchie regole di cui vi ho testé parlato non sono più rispettate: il mercato, per come si è lasciato che strutturasse, non ne consente la sistematica applicazione e gli addetti boschivi hanno bisogno di stipendi anche in luna nuova.
                                                  Da qui la necessità assoluta che il materiale venga acquistato all’inizio del caldo e consumato entro la stagione, pena, nel primo caso, un faticoso rendimento e, nel secondo, la perdita di consistenza e durata del legno durante l’utilizzo.
                                                  Ciò vale soprattutto per chi vanta tecnologie a ventilazione controllata come un caminetto termoventilato.

                                                  Vi starete chiedendo se la stagionatura non debba essere garantita dal venditore.
                                                  La cosa potrebbe anche funzionare così, basta che il cliente si rassegni a pagare la maggiorazione che la perdita del peso, subita durante la giacenza in magazzino dal materiale, comporta: il commerciante ha pagato quei quintali persi con l’essiccazione e non può rinunciare al corrispondente denaro, pena il fallimento.
                                                  Il faggio, per fare un esempio, può superare anche il 30% del calo dal commerciante all’utilizzatore finale.
                                                  Pertanto, per stare nel corretto (intendo che il commerciante a giusto prezzo faccia risultare il peso corretto), al prezzo di cui vi ho parlato nel precedente articolo, per pretendere materiale subito secco, dovreste aggiungere una maggiorazione pari almeno al 30%.
                                                  Nel caso non siate disposti a ciò, bisogna che vi rassegnate a fare come si è sempre fatto.
                                                  La terza via non è data.
                                                  Ah, quando dico che il faggio cala del 30% c.ca da commerciante a cliente, non significa che il volume del carico acquistato si riduce nella medesima proporzione.
                                                  Quell’ effetto è molto più contenuto. Ma su questo ci ritorniamo su, promesso.""

                                                  by EmmeU.
                                                  OSSI DI PESCA TRITATI sono un'ottima BIOMASSA alternativa

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                                                    ..... e si per non farsi abbindolare, basta usare lo stesso sistema di misura utilizzato dai commercianti nei loro affari. il metro stero!

                                                    C'è anche da dire che nei ns bei comuni (parlo di periferia, non di città!) la prima cosa che è stata eliminata sono proprio le pese pubbliche, un tempo presenti in tutte le piazze delle piu' piccole frazioni e paesini.

                                                    Il ns è un paese che "l' imbroglio" forse, c'è lha nel dna, e lavora alacremente per perpetuarlo. Insomma un paese di furbi, come al solito.

                                                    Tanto per non lasciar fuori nessuno, non è che vada meglio con gli altri combustibili:

                                                    1- pellet idem con patate, con la storia del calo naturale spesso manca peso nei sacchetti..... provate a pesarli!
                                                    2- gasolio...... sul camioncino hanno sempre il tubo di carico della cisterna lunghissimo...... e vuoto!!!! Peccato che il contalitri si rovi all' inizio del tubo, ed a fine carico della cisterna il tubo rimanga pieno di gasolio!!!!
                                                    3- gpl...... a parte i contatori, qui il trucco è sulla qualità dello stesso (la miscela di gas che vi portano !),......... un po come l' aria calda iniettata nel metano, o la pressione sotto la norma nel punto di misura: in questo modo si consumano molti piu' mc all' anno, e la pressione è molto bassa quando c'è molto freddo e si consuma molto......credetemi!

                                                    W l' italia!

                                                    Commenta


                                                    • #27
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                                                      dal 1800 che il portiere spesso in combutta con l'amministratore rubava sulla carbonella consegnata al condominio poco è cambiato, ci siamo solo modernizzati nel ladrocinio

                                                      ""PARTE TERZA: LEGNAME DI SEGHERIA: OCCHIO AL PREZZO!
                                                      (Segue da IL LEGNO SE NE FREGA DI INTERNET!)

                                                      L’ amico Massimo Rossi, ci pone, in materia di commercio del legname, un quesito specifico che non posso eludere, giacché avevo in animo di affrontarlo.

                                                      Innanzi utto, si!
                                                      In Italia vi sono aree in cui si è sviluppato un forte commercio di legna da ardere costituito dagli scarti di segheria. Una tra queste corrisponde alla regione Friuli Venezia Giulia, perché sul suo territorio, per decenni, ha operato una forte industria legata al mercato della sedia (tale industra, oramai, è moribonda per “x” motivi).

                                                      Nel triveneto, altra fascia di territorio in cui detto materiale è ricercato è quella montana e pedemontana, perché zona in cui operano diverse segherie.

                                                      A causa della crisi, del decentramento all’estero delle fabbriche e della concorrenza in materia di lavorati dell’est Europa, questo prodotto di scarto è gradualmente venuto a mancare e quello che c’è in circolazione risulta assai più scadente rispetto al passato.

                                                      Con una domanda alta e una bassa offerta, si sono ottenuti due risultati: il prezzo è salito almeno alla pari del materiale ottenuto dai tronchi di seconda scelta, quelli che per propria natura sono destinati al mercato del riscaldamento; il commerciante cerca di “allungare il brodo” ai clienti per accontentarli tutti, mischiando una quantità sempre maggiore di materiale molto fino nei diversi carichi di legno di segheria.
                                                      In sostanza, bassa qualità e alto prezzo.

                                                      Ora, qualcuno di voi si starà chiedendo se il materiale di segheria (chiamiamolo così, tanto per intenderci), non dovrebbe costare meno, essendo uno scarto già pagato.
                                                      Certo, ma, stando alla regole del mercato, è naturale che venga offerto ai commercianti a un prezzo molto alto.
                                                      Sapete: poco materiale e tanta richiesta significa proprio far crescere i costi.

                                                      Molti non rinunciano a far girare un mercato sicuro, anche se sulla carta non ci sono i margini.
                                                      Allora cosa succede, specie in merito al materiale consegnato alla rinfusa?
                                                      Dovete sapere che il legno di segheria fa molto volume ma non pesa una “cippa”, così il commerciante furbone spaccia quel volume a un quintalaggio assai superiore a quello effettivo.

                                                      Tale stato di cose, naturalmente, ha innescato una guerra all’ingrosso in cui si vedono alcuni lestofanti (altro che commercianti!) andare ad offrire ai titolari delle poche segherie rimaste un prezzo superiore addirittura a quello che propongono alla propria clientela, tanto, poi, i conti li fanno tornare.
                                                      Per capirci bene, solitamente il cliente bada al prezzo e se gli pare di aver fatto l’affare cala la guardia su tutta la linea. Film già visto, purtroppo.

                                                      Per rispondere all’amico Rossi sul prezzo che deve fare all’ingrosso ai commercianti che fanno i conti con la voglia di rimanere onesti, abbisognerei di dati più precisi: oltre all’essenza del materiale dovrei conoscere la sua consistenza e stagionatura. Comunque ci provo.

                                                      Punto primo: in Italia le essenze di scarto apprezzate per fuoco da riscaldamento sono, nell’ordine: faggio (soprattutto), carpine, frassino, acacia e rovere.
                                                      Gli altri tipi vengono cippati (macinati) per altri scopi.
                                                      In Friuli questi ultimi vengono ritirati dai colossi “Bipam” e “Fantoni”.

                                                      Punto secondo: ponendo che il materiale sia asciutto (dai mercati dell’est, spesso, il medesimo arriva umido con muffe, o perché ancora verde, o perché lasciato alla pioggia) e di buona consistenza, e che il bancale sia quello tradizionale da 1,8 metri cubi, il suo prezzo all’ingrosso si dovrebbe aggirare attorno ai 70,00/ 80,00 Euro/bancale. A tale cifra, poi, devono essere aggiunte I.V.A. (su quel genere di materiale è al 10%), tasse doganali e spese di trasporto (per fare un esempio, dalla Bosnia queste ultime corrispondono circa a 700,00- 800,00 Euro).
                                                      Tenendo conto dei parametri di cui sopra, si sappia che un T.I.R. può trasportare 24 bancali circa delle essenze in argomento.

                                                      Punto terzo: l’utilizzatore finale deve aggiungere a tutto ciò, al fine di capire qual è il giusto prezzo, il 55% di ricarico che gli studi di settore impongono nel nostro Paese al commerciante di legnami.

                                                      Questo è quanto c’è di fondamentale da sapere sul materiale di segheria in bancale.

                                                      Quanto può pesare uno dei bancali di cui parlo? In base al tipo di legno, dagli 08 quintali ai 10,50 circa.

                                                      Il materiale detto “di bosco”, impachettato alla medesima maniera, ha tutta un’altra storia.""

                                                      EmmeU
                                                      OSSI DI PESCA TRITATI sono un'ottima BIOMASSA alternativa

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                                                      • #28
                                                        ..... il buon commerciante da noi (Friuli) gira sempre con la "bolletta della pesa" in tasca! Quando arriva a casa Vs prima di sfilarla dal taschino, s'informa e parlotta un po' con Voi (cliente), del piu' e del meno, ma l' intento del "furbo" è capire quanto Vi fidate di lui.

                                                        Se la fiducia è massima, la pesa pubblica distante .... mette la manina nella tasca sinistra, (con la mano "zzampa", una parola che in friulano vuol dire in qualche modo... cattiva, animalesca, da non utilizzare per le cose fini!) e sfila la pesa "grassa" quella di cui parlava Biomassoso da 1 qle a metro stero.

                                                        Se il cliente è dubbioso, un po' cazzuto, dopo aver fatto vedere i pezzi grossi che ha volutamente caricato sopra, si lamenta del prezzo (per telefono non si era sbilanciato e all' odine aveva alla larga parlato del prezzo vecchio, dell' anno scorso!!) che i costi sono aumentati, che l' iva (se la volete!!) e' al 22% anche 23% (meglio un punto di piu' che di meno!) e quindi vi aumenta il prezzo del 20-25%, prima di andare in pesa, pesare il giusto e scaricarvi la legna nel giardino!
                                                        Chiaramente tira fuori la pesata dalla tasca destra, con la mano "bella", precisa al kg con quella che avrete fatto in pesa.

                                                        Comunque sia ha guadagnato la vs fiducia, vi fregherà il prossimo anno, e non c'ha proprio perso niente, anzi con la legna umida ed appena spaccata ci sta dentro alla grande (i camion che arrivano dall' est qua scaricano tronchi a 5-6 euro al qle, pagamento cash prima dello scarico in piazzale)

                                                        P.S.: questo non è solo un esempio di "vademecum del cattivo commerciante", ed ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale!

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                                                        • #29
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                                                          Per spezzare una lancia a favore di chi in bosco ci lavora parlando delle mie zone, in osservanza delle restrizioni del regolamento forestale della regione Piemonte e naturalmente del meteo (neve, pioggia, pioggia prolungata che rende inagibili le strade di accesso per giorni) i giorni utili alle lavorazioni in bosco sono molto limitati, tutto ciò và ad incidere inevitabilmente sui costi di produzione.
                                                          Quando si compra della legna per riscaldamento senza avere esperienza dei vari passaggi che comporta difficilmente se ne comprende il valore di costo, chi lavora e vende rispettando tutte le regole non può vendere a prezzi bassi.

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                                                          • #30
                                                            ...Quoto Leone. Il boscaiolo anche dalle mie parti è persona umile e onesta, rispettoso della natura e dei boschi, ormai sempre piu' raro.

                                                            Il 90% del legno arriva dai paese dell' est, dove per dare una misura un bancale di faggio pezzatura 50 cm, costa franco partenza 20-25 euro. Gli alberi li tagliano gli uomini, le donne a casa spaccano la legna ed i bambini dopo scuola la accatastano nei bancali.

                                                            ...... se non vedete non ci credete!!...... anche questa è l' europa!

                                                            Il bello è che per riscaldarsi a casa spesso e volentieri utilizzano il carbone, immagino che per loro il costo sia inferiori alla legna, e comunque una carica della caldaia ha una durata molto maggiore.

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