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  • Alby62
    ha risposto
    NON POSSONO FARTI l'impianto gratis perchè poi loro non possono ammortizzarlo , per farlo devono essere loro il soggetto responsabile per cui l'intestatario del contatore , ( già provato a chiedere al gse perchè volevo farlo io ,con dei miei conoscenti ) .
    si tirerebbero la zappa sui piedi anche se per 20 anni si pappassero tutto il CE , gl'interessi gli mangerebbero anche le mutande ......

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  • lupen3°
    ha risposto
    vi risulta che nei vostri comuni circostanti vi siano aziende che montano gli impianti ..diciamo gratis... chiedono solo il noleggio e il conto energia ventennale...che non so di che entità...?
    Ma quale azianda puo' stare fuori con tutti sti soldi? lo dico perche' alcuni comuni sono abbagliati dall'idea.

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  • aston
    ha risposto
    Per chi risiede a torino e provincia mi sembra interessante questa iniziativa; forse non sarà proprio gratis ma almeno ci sono delle alternative interessanti anche senza anticipo. Vedere il pdf allegato a pag.14

    http://www.torinoenergiambiente.com/...attibilita.pdf

    Agenzia Energia e Ambiente di Torino

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  • econtek
    ha risposto
    gratis propio...no ma al 50% (del valore commerciale) si puo fare....purche si ceda il 50% del ricavato al netto del debito con la banca....okkio questo ha una valenza oggettiva solo per impianti medio-grandi ,ma volendo anche per i piu piccoli....

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  • car.boni
    ha risposto
    Originariamente inviato da criccux Visualizza il messaggio
    ......degli installatori ho ancora qualche perplessità, certo coinvolgendoli nell'investimento si avrebbero maggiori garanzie......
    Ciao Criccux,
    visto dalla parte dell'utente finale sicuramente sarebbe l'ideale ed una sicurezza ulteriore ma visto dalla parte dell'installatore e/o, sei vuoi coinvolgerlo, del progettista molto ma molto meno.
    Ti immagini un grosso installatore socio con il 5%, per ipotesi, in ogni impianto? Quello nn vive piu'.
    ciao car.boni

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  • criccux
    ha risposto
    ......urk, stavolta devo dire che sono daccordo con snap, il passaggio produttivo da artigianale ad industriale è garanzia di standardizzazione della qualità, il problema semmai potrebbe essere in errori progettuali o di installazione impianti, e sulla "qualità" degli installatori ho ancora qualche perplessità, certo coinvolgendoli nell'investimento si avrebbero maggiori garanzie......

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  • snapdozier
    ha risposto
    Originariamente inviato da zoleg Visualizza il messaggio
    Beh, non mi va di fare il sofista, pero' va detto che nello spazio (dove si usa la tecnologia a concentrazione) ci sono problematiche diverse: li' devono resistere ai micrometeoriti, qui dobbiamo resistere a grandine anomala, a pioggia sempre piu' sporca ed inquinata, ai fulmini (per i quali, ad esempio, vedo che c'e' ancora molta teoria sulla messa a terra ideale), ai petarti di Halloween e di capodanno, alla fauna (e flora) locale. A questo si aggiunga che quegli impianti sono progettati per resistere e progettati in un regime di assegnazione ad personam. Gli impianti di oggi sono realizzati per vendere in un mercato giustamente attento alla convenienza, con ditte (non tutte) che sono nate da poco e che assemblano componenti di societa' diverse.

    C'e' il problema del rinnovamento tecnologico: i modelli di oggi sono fatti a partire dagli ultimi ritrovati, si prenda ad esempio l'aumento di efficienza dei pannelli grazie ai nuovi composti. Composti che non sono stati sperimentati nel tempo, tant'e' che in piu' di un articolo si parla del rischio tossicita' e si ricorda "l'esperienza" dell'eternit.

    Quindi c'e' il problema smaltimento: quanto costera' ai privati smaltire questi pannelli non e' noto anche perche' non ci sono mi pare leggi precise.

    Nessuno mette in dubbio che la tecnologia e' collaudata dal punto di vista "dell'idea": ma mi chiedo se lo e' davvero anche dal punto di vista del mercato. Non a caso non esistono studi importanti sulla longevita' dei pannelli di oggi e delle diverse tecnologie e gli studi qui citati di varie universita' sono tutti datati 200x e su un periodo temporale di pochissimi anni.

    Quando una tecnologia passa come target dall'industria al mercato consumer, ovviamente cambia anche il prezzo e la qualita' dei componenti e su questa corsa al risparmio non abbiamo riscontri. Questi pannelli costavano "un botto" fino a pochi anni fa. Oggi e' possibile per i privati comprare microsommergibili per facoltosi privati, lo sapevate? Una tecnologia che risale a 100 anni fa. Ma voi solo per questo potreste garantire che sono sicuri?
    Io vedo che le strutture produttive vanno verso una standardizzazione con macchine automatiche che rendono la qualità produttiva più costante rispetto a 6-7 anni fa quando le operazioni di assemblaggio dei pannelli avvenivano manualmente.
    Si tratta di prodotti in cui la garanzia di produzione si sta rapidamente innalzando e la certificazione a cui sono sottoposti è piuttosto onerosa dal punto di vista dei materiali. A meno di considerare qualche produttore disonesto, ma tra il fare un pannello a regola d'arte e farlo alla come viene viene la differenza di costo non è sostanziale, credo che la qualità dei prodotti sia notevolmente aumentata proprio per il passaggio da una produzione semiartigianale alla produzione industriale.

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  • car.boni
    ha risposto
    Originariamente inviato da zoleg Visualizza il messaggio
    .........
    Quindi c'e' il problema smaltimento: quanto costera' ai privati smaltire questi pannelli non e' noto anche perche' non ci sono mi pare leggi precise.

    ........... Questi pannelli costavano "un botto" fino a pochi anni fa. Oggi e' possibile per i privati comprare microsommergibili per facoltosi privati, lo sapevate? Una tecnologia che risale a 100 anni fa. Ma voi solo per questo potreste garantire che sono sicuri?
    Ciao Zoleg,
    taglio il Tuo lungo discorso e lascio due passaggi.

    Sullo smaltimento concordo in quanto anch'io, su queste pagine, ho piu' volte insistito sulla necessita' di una norma, all'interno dell'autorizzazione a costruire, che obblighi in modo serio e concreto alla demolizione dell'impianto ed al rispristino dei luoghi.
    Lo smaltimento dei pannelli in se per se nn e' un problema ma lo diventa se li si abbandona per incuria.
    Cosa che succede con tralicci di linee elettriche, capannoni industriali ecc.

    Venendo al secondo punto, nn capisco dove sia la preoccupazione per la sicurezza e nn vedo tanto il nesso con i microsommergibili.
    Di questo passo, ed alla stessa stregua degli esempi che hai portato, ci sono le potenti supercar (Ferrari e Lamborghini) o le super moto, che tutti possiamo acquistare ma nessuno (pochissimi) sanno guidare. E' sicuro questo ?
    L'errore che si fa, secondo me, su gli impianti FV e' di considerarli una moda o una fonte di guadagno anche perche' c'e' la chimera del gratis.
    Il gratis, come il regalo, sono morti da tempo (anzi, mai nati).
    Quindi tutto cio' che e' alla portata di tutti puo' diventare insicuro ma nn per l'impianto ma per noi.
    Noi siamo la parte insicura. L'impianto e' OK.
    ciao car.boni

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  • zoleg
    ha risposto
    Beh, non mi va di fare il sofista, pero' va detto che nello spazio (dove si usa la tecnologia a concentrazione) ci sono problematiche diverse: li' devono resistere ai micrometeoriti, qui dobbiamo resistere a grandine anomala, a pioggia sempre piu' sporca ed inquinata, ai fulmini (per i quali, ad esempio, vedo che c'e' ancora molta teoria sulla messa a terra ideale), ai petarti di Halloween e di capodanno, alla fauna (e flora) locale. A questo si aggiunga che quegli impianti sono progettati per resistere e progettati in un regime di assegnazione ad personam. Gli impianti di oggi sono realizzati per vendere in un mercato giustamente attento alla convenienza, con ditte (non tutte) che sono nate da poco e che assemblano componenti di societa' diverse.

    C'e' il problema del rinnovamento tecnologico: i modelli di oggi sono fatti a partire dagli ultimi ritrovati, si prenda ad esempio l'aumento di efficienza dei pannelli grazie ai nuovi composti. Composti che non sono stati sperimentati nel tempo, tant'e' che in piu' di un articolo si parla del rischio tossicita' e si ricorda "l'esperienza" dell'eternit.

    Quindi c'e' il problema smaltimento: quanto costera' ai privati smaltire questi pannelli non e' noto anche perche' non ci sono mi pare leggi precise.

    Nessuno mette in dubbio che la tecnologia e' collaudata dal punto di vista "dell'idea": ma mi chiedo se lo e' davvero anche dal punto di vista del mercato. Non a caso non esistono studi importanti sulla longevita' dei pannelli di oggi e delle diverse tecnologie e gli studi qui citati di varie universita' sono tutti datati 200x e su un periodo temporale di pochissimi anni.

    Quando una tecnologia passa come target dall'industria al mercato consumer, ovviamente cambia anche il prezzo e la qualita' dei componenti e su questa corsa al risparmio non abbiamo riscontri. Questi pannelli costavano "un botto" fino a pochi anni fa. Oggi e' possibile per i privati comprare microsommergibili per facoltosi privati, lo sapevate? Una tecnologia che risale a 100 anni fa. Ma voi solo per questo potreste garantire che sono sicuri?
    Ultima modifica di zoleg; 23-06-2008, 22:58.

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  • car.boni
    ha risposto
    Andrea..........
    mi hai letto nel pensiero e bruciato dul tempo :-)
    ciao car.boni

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  • car.boni
    ha risposto
    Originariamente inviato da zoleg Visualizza il messaggio
    ... questi impianti devono durare 20 anni con una tecnologia nata ieri, il rischio d'impresa che l'utente si assume e' enorme ma tutti sorvolano su questo ...
    Ciao Zoleg,
    di tutto il Tuo discorso, apprezzabile e condivisibile, evidenzio solo la parte in cui mi sento di dissentire.
    La tecnologia fotovoltaica e' giovane per come la conosciamo noi (Conto Energia 1 e 2) ma la tecnologia ha alle spalle almeno 40 anni e piu' di storia.
    Molti pannelli mandati nello spazio con i diversi satelliti sono ancora funzionanti.........
    Il rischio d'impresa esiste ma in una forma quantificabile e quando l'impianto e' ben studiato e realizzato e' intrinseco al prezzi d'installazione.
    ciao car.boni

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  • andreaporta
    ha risposto
    Originariamente inviato da zoleg Visualizza il messaggio
    ... questi impianti devono durare 20 anni con una tecnologia nata ieri,...
    ll mercato italiano e' nato ieri semmai, anzi l'altro ieri...ma il mercato NON e' la tecnologia.
    La reazione che è alla base dell'effetto fotovoltaico e' una scoperta del 1850 se non erro.
    i moduli FV sono realizzati, e testati , su terra da almeno gli anni 80 con impianti sia in ticino che in italia che ancora sono monitorati.
    Ho un modulo del 1987 made in usa perfetto in ufficio, come gia' tante volte detto...
    in italia si fanno da meta' anni 90, con laboratori dei primi anni 80..

    Senza dimenticare che sono sopra di noi da quando esistono i satelliti, ovvero chi le ricarica le batterie dei satelliti ???
    Se si calcola che lo sputnik , il primo satellite , e' stato lanciato nel 1954 o spiccioli, si capisce quanto matura sia la tecnologia FV, anzi uno dei detrattori del FV che non cito, dice sempre che e' una tecnologia superata, e senza margini di miglioramento perche' ormai da 50 anni si fanno sempre i moduli allo stesso modo.

    Saluti,
    Andrea

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  • zoleg
    ha risposto
    Mah, se la tendenza e' questa il messaggio che arriva all'utente privato e' che il rischio d'impresa e' talmente elevato che lui ci rientra con i conti solo grazie al risparmio sulla bolletta (e a malapena). Non solo: l'utente che installa sul proprio tetto pochi kw ha un'economia di scala ben diversa rispetto a quella di un'azienda, dove i costi "morti" sono percentualmente piu' rilevanti.

    Se il mercato non riesce ad offrire garanzie in tal senso, gli utenti diffideranno sempre di piu' dal procedere all'installazione. Faccio presente che la voce "rischio d'impresa" e' al primo posto quando e' l'utente che chiede all'installatore se puo' avere l'impianto gratis, ma e' all'ultimo posto quando l'installatore propone l'impianto all'utente, dove si cerca di minimizzare parlando di assicurazioni, affidabilita' dei produttori e quant'altro.

    L'impressione, volendo esasperare il concetto (ripeto: esasperare oltre ogni logica), e' come il venditore della stampante di soldi falsi. "Garantito, funziona" dice lui. E l'acquirente: "ma allora perche' non te li stampi da solo i soldi con cui dovrei pagarti la stampante?".

    Ritengo, mi perdonino gli installatori, che il discorso teoricamente dovrebbe filare in questo modo: l'installatore prospetta un avanzo solo guardando i soldi derivanti dal GSE (come pertanto fanno gli installatori ...) parlando di un ritorno in x anni, l'utente contropropone un impianto a 0 euro rinunciando a x anni all'impianto e facendolo finanziare dall'installatore, l'installatore a questo punto parla di rischio d'impresa, di interesse e di liquidita' e chiede in cambio l'estensione a tutti e 20 gli anni per i soldi del GSE. Questo mi pare un "dialogo" piu' onesto.

    E parlo di privati e abitazioni civili. Nel caso di megaimpianti i ricavi dell'installatore sono pure maggiori ...

    Aggiungo: mi viene in mente la frase che i ghostbuster dicono in ascensare alla loro prima missione, quando si rimproverano che il loro accelleratore nucleare un collaudo vero e proprio non l'aveva ancora effettuato ... questi impianti devono durare 20 anni con una tecnologia nata ieri, il rischio d'impresa che l'utente si assume e' enorme ma tutti sorvolano su questo ...

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  • criccux
    ha risposto
    mi sa che qualcuno si sta un pò allargando!!!
    aaallora, se guardate l'ATM, per un bel megatetto sul deposito delle linee di autobus, ha fatto un contratto in cui cede il tetto in uso al'azienda che installa l'impianto, in cambio della metà dell'energia prodotta, non tutta!!!!

    quindi all'azienda installatrice resta tutto l'incentivo più metà dell'energia, da rivendere all'enel, mi sembra più equilibrato, visto che ci mette il rischio di impresa...

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  • sg74
    ha risposto
    Interassa a tutti.... impianto gratis, energia gratis, e magari anche qualche seldo di avanzo perchè no.
    Saluto.

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  • ener
    ha risposto
    A chi non interesserebbe caro Zelog.
    Ho fatto degli studi di fattibilità a tal proposito. Ci vuole un bel tetto, un bell'impianto e un bell'investitore. Si parla di impianti non piccoli di almeno 100 KW.
    In questo caso niente scambio sul posto. Al proprietario solo un affitto in € del tetto e niente corrente in omaggio

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  • zoleg
    ha risposto
    Originariamente inviato da teknowin Visualizza il messaggio
    stiamo per l' appunto approfondendo il discorso cessione del credito, e non solo. quindi se il tutto è fattibile, e solo in tal caso senza fare le famose interpretazioni di legge, l'idea potrebbe essere una buona possibilità di investimento in tutti i sensi. basti pensare al ritorno economico e quello di immagine, non ultima la credibilità verso i nostri clienti. se ci pensi, vendere impianti FV e farlo con una certa convinzione (che tutti nel settore hanno) è molto più convincente, e rassicurante per il cliente sapere che tu stesso hai investito in quel che proponi, o no?
    Ciao teknowin,
    a me una proposta del genere sul tetto di casa mia (zona Pisa) interesserebbe. Come utente a me interessa correre rischi 0 e pagare 0, quindi lato mio mi limiterei alla cessione del credito del GSE. Lato azienda, oltre al guadagno del lavoro, c'e' il guadagno ulteriore del GSE perche' per un impianto ben esposto il GSE paga piu' di quanto costi l'impianti, incluso il finanziamento, io ci guadagno l'energia gratis.

    Ti mando un pm per segnalarti questo post, qualora ti sfugga. Se la cosa ti interessa, o se interessa ad un altro installatore, contattatemi via pm.

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  • ener
    ha risposto
    Buongiorno a tutti,
    ho letto velocemente i vari post e spero di non ripetere su quello che sto dicendo.
    Le banche prestano i soldi solo a chi li ha .... Prestare i soldi, per loro, significa avere delle reali garanzie che questi ritornino rivalutati.
    Ho visto finanziamenti FV rifiutati a imprenditori che sono consiglieri della banca .... solo perché la banca non è sicura che il FV sia un investimento a basso rischio.
    Le banche e le società di leasing stanno capendo che potrebbe esserci della trippa anche per loro e adesso stanno calando un po' le barriere .... speriamo.
    C'è comunque ancora tanta strada da fare.

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  • criccux
    ha risposto
    erano solo gli esempi più eclatanti, ma ce n'è migliaia di aziende che hanno la loro forza in brevetti (farmaceutiche) o marchi (moda), o software, come appunto microsoft e altre, non vorrai dirmi che il valore della microsoft è data dai suoi immobili vero???

    comunque rientrando appunto in tema, confermo che nel momento in cui una banca analizza un bilancio aziendale per valutarne il merito creditizio, nella valutazione patrimoniale rientrano anche "macchinari e impianti", e la capacità aziendale di rientro dai finanziamenti grazie alla produzione di redditi, quindi la dimostrabilità di produzione di reddito derivante dalla produzione di n impianti, consolidata dalla verifica degli impianti esistenti, è sufficiente garanzia per l'ottenimento di ulteriori crediti.

    è come se apri una catena di negozi (pur non avendo la proprietà dei muri): se dimostri che dai primi riesci ad ottenere un buon utile, puoi poi ottenere finanziamenti per aprirne di successivi, in stato patrimoniale entrano avviamento, arredamento, ecc., ma la cosa principale è dimostrare che fanno utile! (e ti assicuro che non ci sono i margini del FV!)

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  • car.boni
    ha risposto
    Infatti, quelli nn hanno i torni e nemmeno gli impianti FV ma proprio perche' citi un coloso come Microsoft Ti invito a visitare gli "immobili", termine restrittivo, (di proprieta') che hanno a Redmond
    Comunque nn sono aziende che possono prendersi ad esempio per un paragone.
    Di Microsoft al mondo ce n'e' una. Punto.
    ciao car.boni

    PS siamo un po' fuori tema. Meglio chiudere e tornare in tema

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  • criccux
    ha risposto
    ci sono casi in cui brevetti o marchi valgono molto di più di conti in banca od immobili, non puoi semplificare così su modelli un pò datati......
    ti ricordo un'aziendina di nome microsoft, o una di nome google....

    Lascia un commento:


  • car.boni
    ha risposto
    Sono proprio mal messo.........., ho sempre creduto che la solidita' patrimoniale di un'azienda si misura con il conto in banca, gli immobili ed eventualmente le partecipazioni.
    Ora scopro che le cose stanno in modo diverso........
    Sul valore finale dell'impianto FV, dopo 20/25 anni, ho seri dubbi e penso che si possa trasformare in un costo aggiuntivo per l'azienda per demolizione e smaltimento.
    ciao car.boni

    Lascia un commento:


  • criccux
    ha risposto
    nulla di fantasioso, è come se mi dicessi che un tornio è un debito, è un bene ammortizzabile, tanto come l'impianto, e ha un valore a bilancio, che scende come scende il debito, ma mentre il debito va sicuramente a zero, probabilmente l'impianto mantiene invece un valore anche a fine ammortamento, concordi?

    chiamare debito un impianto... qua devo proprio dire che non è corretto!

    Lascia un commento:


  • car.boni
    ha risposto
    Criccux,
    prima di avventurarsi in fantasiose supposizioni sui bilanci aziendali va precisato che l'impianto FV nn e' un immobile e come tale il suo valore nel corso del tempo va a 0.
    Quindi il merito creditizio di una'azienda nn la misuri con il numero d'impianti che ha, che sono solo debiti a fronte di un introito marginale ma su cio' che sono i beni reali i cosidetti fungibili (denaro, immobili).
    Sta di fatto che le banca le ipoteche le iscrivono sugli immobili e nn sugli impianti.
    ciao car.boni

    Lascia un commento:


  • criccux
    ha risposto
    un solo ulteriore appunto:
    non sò se avete dimestichezza con i bilanci aziendali, ma l'indebitamento non è un problema quando è controbilanciato da un bene!

    cioè se nello stato patrimoniale ho un bene (impianto) che "copre" l'ammontare del debito, questo può essere riproposto, in particolare se dimostro che questo mi produce un utile considerevole, chiaro il concetto?

    questo dà ""merito creditizio" o più semplicemente credibilità all'azienda proponente, in misura tanto maggiore nel momento in cui dimostra di essere in grado di farlo.

    poi questo non esclude, come giustamente dice roberto, che se riesci a venderlo se nza problemi lo vendi, questa che ipotizzo è una ulteriore opportunità a disposizione, mica "l'unica via"

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  • Roberto_VA
    ha risposto
    MI pare che abbiate ragione entrambi.
    Ha agione sg a venderlo l'impianto senza entrarci con finanziamenti se il cliente glielo compra.
    Ma ha ragione anche criccux se il cliente non ha i soldi per comprarlo. Lui lo aiuta con il finanziamento e si porta a casa un introito.
    Non mi pare si debba ragionare sulla convenienza fra vendere o partecipare. La convenineza va fatta su partecipare con uno che non può pagarselo tutto o non partecipare perchè fare i finanziatori non è il vostro lavoro (io mi tiro fuori). Se il cliente lo compra anche criccux glielo vende e ve a proporre l'idea ad un altro.
    Criccux ne fa un'idea per aggiungere attività non per cambiare core-businnes. Ci può stare, e come detto da altri lo puoi fare per uno o 2 impianti, poi ti ritrovi troppo esposto.
    A meno di essere una banca. E qui si chiude i cerchio, la banca lo fa perchè è grande e perchè il suo businnes è vendere soldi (anzi, rivendere soldi visto che da a te i soldi miei o viceversa)

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  • sg74
    ha risposto
    Originariamente inviato da criccux Visualizza il messaggio
    meglio 30.000 subito o 160.000 in 20 anni? io preferisco la seconda.....

    comunque a 7000 si vende un 3kwp ivato chiavi in mano!!! cosi come si vende a 4000 1Mwp (quindi presumo con una percentuale di margine!)

    io un 20kwp a 7000 non lo comprerei........ (in questo caso senza iva, visto che parliamo di aziende)
    L'hai detto tu il mondo è bello perchè vario, io preferisco la prima, in quanto i 30000 sono subito e sicuri, i tuoi 160 in 20 anni devono fare i conti con le manutenzioni varie, e il debito ti grava sulle spalle. In un passaggio dicevi che ti fanno referenza, a me sa che i debiti fanno tutt’altro che referenza.
    Il 7000 è per un impianto ad inseguimento, per quanto riguarda il 3 Kw siamo anche tranquillamente a 6400, in ogni caso sono costi e prezzi indicativi, il valore reale è un utile di 1500 euro Kwp.
    Comunque gradirei finire qui tanto io rimango sulla mia e tu sulla tua, e in bocca al lupo ad entrambi, magari tra 20 anni chi sa cosa stiamo facendo e rideremo di tutto ciò.
    Saluto.

    Lascia un commento:


  • criccux
    ha risposto
    il conteggio te lo faccio, anche se non credo che a te costi 5500:

    VALUTAZIONE INVESTIMENTO
    ipotesi A
    Tasso 6,00%
    N° Annualità 20
    Importo finanziamento € 110.000,00
    Rata annua -€ 9.590,30


    Costo kwp € 5.500,00
    Impianto kwp 20
    Produzione annua kwh/kwp 1800
    Produzione annua totale kwh 36000
    Prezzo kwh € 0,49
    Incasso annuo € 17.640,00

    Utile annuo € 8.049,70
    Utile complessivo (20 anni) € 160.993,97
    Tasso rendita 7,32%

    meglio 30.000 subito o 160.000 in 20 anni? io preferisco la seconda.....

    comunque a 7000 si vende un 3kwp ivato chiavi in mano!!! cosi come si vende a 4000 1Mwp (quindi presumo con una percentuale di margine!)

    io un 20kwp a 7000 non lo comprerei........ (in questo caso senza iva, visto che parliamo di aziende)

    Lascia un commento:


  • sg74
    ha risposto
    Per car.
    si parla di un impianto ad inseguitore.... 20K criccux

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  • sg74
    ha risposto
    Originariamente inviato da criccux Visualizza il messaggio
    hai ragionissimo Sg, se tu riesci a lavorare con un ricarico del 75% fai benissimo, continua così, saresti un ******** a impelagarti in finanziamenti!!! (anche se in realtà l'utile era di 10.000 euro anno!)
    Scusa ma il 4000 l'hai detto tu non io, mentre il 7000 è il prezzo suo.
    Quindi il 4000 sarà 5500 e forse ci siamo, allora il mio calcolo diventa 1500 a Kwp di utile quindi diventa 30000 sempre in sei mesi, ma il tuo quanto diventa???
    Saluto

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