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Tariffa 2011?

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  • #61
    per ora bloccata troppo pericoloso liberare il tutto, ci sono gia troppi problemi di impianti che non funzionano cosi, ed eccc..... saluti

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    • #62
      Sabrina... ma sei sicura che vendi impianti a biogas... per un commerciale non sapere la tariffa incentivante per ciò che vende è come per un pasticcere non sapere che cosa sia la pasta sfoglia!!
      Rientri nell'incentivo dei 0,28 SOLO se fai il primo parallelo entro quella data!!!! L'imianto può essere anche non finito!!! Certo il corpo centrale lo deve essere... ma non serve che lo sia tutto!!

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      • #63
        Rientri nell'incentivo dei 0,28 SOLO se fai il primo parallelo entro quella data!!!!
        Scusa ma che cos'è il primo parallelo?
        Terra

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        • #64
          per erogare energia e venderla in rete come fai ???????????, devi sincronizzarti con la rete ovvere erogare in parallelo

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          • #65
            ri ri ritornando alla discussione principale chi ha firmato con lo 0,28 dovrebbe mantenerlo per 15 anni ,ma niente di sicuro.
            Terra

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            • #66
              scusa ma se fai un contratto per 15 anni perchè dovrebbe durare meno

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              • #67
                perchè uno dei contraenti è lo stato....che ha la facoltà anche di modificare le regole contrattuali a suo piacimento..e quindi amen!

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                • #68
                  devi trovare per forza difetti nello stato, (che saresti anche tu) dove sta scritto che devono modificare la tariffa, hai info al riguardo ho devi realmente fare polemica inutile

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                  • #69
                    beh di difetti nell'organizzazione dello Stato Italiano ce ne sono a quantità industriali!
                    Ma per restare in tema....non ho ne info da pseudo 007 ne interese e voglia a fare polemica. La mia era solo una considerazione personale. Ognuno ne faccia ciò che vuole.
                    Bye

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                    • #70
                      Da zeroemission.tv


                      Rinnovabili, “Entro fine anno riforma del sistema incentivi”



                      15 luglio 2010 – “Entro fine anno recepiremo la direttiva europea e costruiremo un sistema più sostenibile da un punto di vista economico senza frenare gli investimenti”. Questa la risposta del sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, alle preoccupazioni espresse nella presentazione della Relazione annuale sullo stato dei servizi e sull’attività svolta dell'Autorità dell'Energia dal presidente Alessandro Ortis.

                      "Sulle bollette dell’energia elettrica - ha spiegato Ortis - pesano i cosiddetti oneri generali di sistema, ai quali concorrono in misura preponderante gli oneri per i diversi regimi di incentivazione delle fonti rinnovabili (CIP6, certificati verdi, tariffa fissa omnicomprensiva, conto energia)". In particolare, nel 2010, - ha detto - il costo delle incentivazioni per le rinnovabili (fonti assimilate CIP6 escluse) supererà i 3 miliardi di euro: quasi il 10 per cento del costo annuale del sistema elettrico nel suo complesso. Considerando che l’energia incentivata è dell’ordine dei 20 miliardi di kWh, l’incentivo medio risulta pari a circa il doppio del valore dell’energia prodotta; così paghiamo l’energia incentivata 3 volte quella convenzionale”.



                      Pertanto, “appaiono necessarie: una revisione della durata e del livello delle incentivazioni, con particolare attenzione al solare fotovoltaico; una correzione dei malfunzionamenti del mercato dei certificati verdi". Senza interventi, - afferma Ortis - c’è il forte rischio di un aumento delle bollette fino a oltre il 20 per cento, da qui al 2020”. "L’Autorità – ha proseguito Ortis – ha proposto più volte di spostare una parte degli oneri per l’incentivazione delle rinnovabili dalla bolletta alla fiscalità generale”, che garantisce “criteri di progressività e proporzionalità più adatti all’impegno sociale necessario per la tutela ambientale”.



                      “Qualora, invece, si volessero mantenere in tariffa gli incentivi per le rinnovabili, potrebbe essere opportuno che le politiche energetiche-ambientali-industriali, proprie di Governo e Parlamento, si limitassero a fissare gli obiettivi quantitativi e temporali per ciascuna fonte, lasciando poi che sia l’Autorità (già impegnata in materia di tariffe) a stabilire le modalità per farli rispettare al minimo costo, in modo efficiente, sul modello già positivamente sperimentato con il meccanismo dei certificati bianchi per i risparmi energetici. o lo scorso anno con una rigorosa selezione dei progetti.



                      Alle disfunzioni evidenziate dall'Autorità porrà rimedio la riforma degli incentivi prevista entro fine anno, ha rassicurato il sottosegretario allo Sviluppo economico Saglia. "Il nostro obiettivo di lungo termine è avere metà produzione di energia dagli idrocarburi e metà dalle fonti alternative - ha spiegato Saglia -. Questo è un obiettivo raggiungibile nell'arco di 20 anni, per cui le rinnovabili sono fondamentali e devono essere sostenibili non solo ambientalmente ma anche economicamente".
                      Terra

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                      • #71
                        scusa niente di nuovo solo e sempre quello che si è detto sin dagli albori di questa corsa speculativa in atto fatta da tutti, serve rigore nei progetti e pagare solo che realmente contribuisce ad allegerire il costo ambientale, non ho letto molto di nuovo, se mi rileggi io sono di principio alla produzione di sola EE e il termico va signorine belle, ciao

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                        • #72
                          Hai detto bene Gordini
                          “Alleggerire il costo (o peso) ambientale”
                          Non dimentichiamoci che la maggiorparte degli impianti a biogas oggi presenti non alleggerisce il costo ambientale ma anzi lo appesantisce.
                          Produrre 1 kW con il petrolio contribuisce ad una emissione di CO2 di 0,72 kg, produrlo biogas ottenuto da mais 0,65 kg circa (quindi non cambia un granchè). Produrlo con reflui zootecnici 0,2 kg (dati università di Torino).

                          Alcuni impianti funzionano solo con colture energetiche, la stragrande maggioranza usa moltissimo mais per funzionare. Eppure si beccano il contributo lo stesso..
                          Se andremo avanti a produrre mais in monocultura per fare silo (una delle colture più aggressive che esistono) desertificheremo la pianura padana in pochi decenni.
                          Il biogas bisogna produrlo con i reflui zootecnici! E basta. Le colture energetiche sono un’aberrazione.
                          Sarebbe opportuno dare una tariffa incentivata più alta a chi contribuisce ad abbattere le emissioni di CO2, mentre non bisognerebbe dargliela a coloro che, in nome di un finto ecologismo portano avanti l’ennesima speculazione fatta ai danni dell’ambiente.

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                          • #73
                            ESATTO sono tutti furbi ha chiacchere, poi ve vai ha vedere cosa spendi per produrre, lasciamo stare le mega centrali quelle poche che abbiamo di cui io seguo una non ti dico il traffico di autocarri per alimentarla, Ok non alimenti sole lei ma tutto il complesso, ma hanno dovuto aumentare il tutto e se vedi le tradine Ciao e saluti

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                            • #74
                              Ok ...con il mais fra coltivazione raccolta e trasformazione in biogas sicuramente l'immissione in atmosfera di co2 è simile a quella del petrolio ma ricordiamoci i rischi che si corrono per estrarre , trasportare e raffinare il petrolio!!!!!!!!
                              Terra

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                              • #75
                                Anche sfruttare i nostri terreni con queste monoculture sta creando rischi, tra cui l’inesorabile perdita di fertilità e l’incremento di erosione, problemi questi che si acuiranno sempre di più in futuro e che saranno sempre più evidenti. non parliamo poi dei veleni che ci buttiamo.
                                Solo che queste problematiche per ora sono difficili da vedere per i non addetti.
                                Sarebbe possibile produrre moltissima energia se si utilizzassero i reflui zootecnici, ma tutti.
                                Occorrerebbe rendere obbligatorio il trattamento anaerobico di liquame e letame, così come avverrà presto in Danimarca e Svizzera.
                                Se venissero incentivati questi impianti che utilizzano i reflui e consorzi-cooperative anche comunali, per coinvolgere gli agricoltori più piccoli (che sono la maggioranza e non si possono permettere un impianto per loro) allora potremmo produrre moltissima energia in più, abbattendo le emissioni di metano e di CO2.
                                In Lussemburgo abbiamo progettato impianti organizzati in cooperative. Qui ogni mattina un ragazzo fa il giro delle 14 aziende coinvolte (fa circa 8 km in tutto e ci mette al massimo 3-4ore) e porta il liquame fresco nei digestori. Questo meccanismo consente di sfruttare il liquame di tutti, creare posti di lavoro e sollevare le aziende dal lavoro per la gestione dei reflui, poiché l’addetto è incaricato anche della gestione del digestato e del suo spargimento nei campi.

                                L’incentivazione è fondamentale, ma andrebbe data per poter raggiungere obbiettivi che mettano le problematiche ambientali al centro della questione e non fare come fanno ora che danno incentivi anche agli speculatori.

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                                • #76
                                  Originariamente inviato da iciodebby Visualizza il messaggio
                                  Ok ...con il mais fra coltivazione raccolta e trasformazione in biogas sicuramente l'immissione in atmosfera di co2 è simile a quella del petrolio ma ricordiamoci i rischi che si corrono per estrarre , trasportare e raffinare il petrolio!!!!!!!!
                                  Originariamente inviato da agarden Visualizza il messaggio
                                  Hai detto bene Gordini
                                  “Alleggerire il costo (o peso) ambientale”
                                  Non dimentichiamoci che la maggiorparte degli impianti a biogas oggi presenti non alleggerisce il costo ambientale ma anzi lo appesantisce.
                                  Produrre 1 kW con il petrolio contribuisce ad una emissione di CO2 di 0,72 kg, produrlo biogas ottenuto da mais 0,65 kg circa (quindi non cambia un granchè). Produrlo con reflui zootecnici 0,2 kg (dati università di Torino).
                                  ...cut...
                                  La CO2 che immetti bruciando petrolio però è quella che è stata fissata migliaia da anni fa nel sottosuolo e che ad ogni estrazione ne viene immessa di nuova, quella derivante dalle biomasse viene ceduta dopo che è stata assorbita nell'annata di coltivazione, una bella differenza. Nel primo caso vai in positivo di CO2 ogni giorno, nel secondo se non vai a pareggio ci sei molto vicino.

                                  Originariamente inviato da agarden Visualizza il messaggio
                                  Anche sfruttare i nostri terreni con queste monoculture sta creando rischi, tra cui l’inesorabile perdita di fertilità e l’incremento di erosione, problemi questi che si acuiranno sempre di più in futuro e che saranno sempre più evidenti. non parliamo poi dei veleni che ci buttiamo.
                                  Solo che queste problematiche per ora sono difficili da vedere per i non addetti.
                                  Sarebbe possibile produrre moltissima energia se si utilizzassero i reflui zootecnici, ma tutti.
                                  Occorrerebbe rendere obbligatorio il trattamento anaerobico di liquame e letame, così come avverrà presto in Danimarca e Svizzera.
                                  ...cut...

                                  L’incentivazione è fondamentale, ma andrebbe data per poter raggiungere obbiettivi che mettano le problematiche ambientali al centro della questione e non fare come fanno ora che danno incentivi anche agli speculatori.
                                  Non c'è bisogno certo di utilizzare reflui per mettersi insieme in cooperative eh, e poi come saprai la resa utilizzando solamente reflui non è certamente elevata, motivo per cui per ammortizzare gli impianti bisogna per forza di cose utilizzare il prodotto che dia la massima resa energetica.
                                  L'incentivazione c'è, se poi riesci a pagare il tutto utilizzando solo reflui meglio, ma poi il tizio dovrebbe pure spiegare come ha fatto.

                                  Sul discorso della desertificazione della pianura padana ci andrei cauto, questi parole le ho sentite per la prima volta qualche anno fa da a chi piace fare demagogia, quando sembrava che in ogni azienda dovesse sorgere un impianto a biomasse o biogas, cosa poi rivelatasi (e mi chiedo chi ci abbia creduto) profondamente infondata.
                                  Piccola conclusione mia sul discorso agricoltore furbo che danneggia l'ambiente col suo operare:
                                  Sembra quasi che per la totalità della popolazione l'agricoltore debba essere una sorta di filantropo che pensa alla comunità e che vive sostenendosi del soli frutti che gli da la sua terra, indipendente sa tutto e da tutti. L'agricoltore è un imprenditore e come tale cerca il massimo guadagno e siccome al giorno d'oggi (da quasi 20 anni ormai) in Italia gli agricoltori vengono presi costantemente per i fondelli da prezzi da fame, nel momento in cui possono sfruttare la "corsa ecologica" la sfruttano, pensando ai guadagni che possono fare.
                                  Prima gli si danno le briciole e poi gli si chiede di salvare il mondo...

                                  Commenta


                                  • #77
                                    Federico, la CO2 immessa nell’atmosfera non è soltanto quella fissata dalla fotosintesi ma soprattutto quella impiegata per lavorare il mais (trinciatura, trasporto, semina, irrigazione (con tutte le problematiche annesse) lavorazione terreno, fitofarmaci, fertilizzanti chimici ottenuti a loro volta con ingente utilizzo di petrolio, ecc, ecc..).
                                    Credo che l’incentivo dovrebbe focalizzarsi su impianti a immissioni bassissime. Proprio perché i costi per un tale impianto sono superiori occorrerebbe avere non 0,28€/kw ma almeno 0,33 o 0,35€/kw, mentre occorrerebbe dare molto meno a chi usa il mais perché chi usa mais non da in alcun modo un beneficio per l’ambiente e tanto meno per la comunità.
                                    Un impianto può funzionare anche soltanto con liquame e letame misto paglia. Ce ne sono anche in Italia, ma in Germania, dove opero prevalentemente ve ne sono parecchi.

                                    Sulla perdita di fertilità dei nostri suoli è un fenomeno già in atto e condiviso dal 100% degli studiosi. Gli stessi agricoltori se ne stanno accorgendo.

                                    Anch’io ho una azienda in provincia di Torino. Non si chiede agli agricoltori di salvare il mondo, ma gli amministratori hanno il dovere di guidare l’operato delle imprese. Il finanziamento è uno di questi strumenti in mano agli amministratori. Per questo sarebbe importante regolarne maggiormente l’efficacia. Per ora i finanziamenti così come sono impostati stanno dando palate di soldi agli speculatori.. e pochi agli agricoltori veri. Peraltro i problemi ambientali non sono per nulla risolti con questo approccio di “finanziamento a pioggia”.
                                    Occorre dare incentivi per kg di CO2 NON emessa. Questo è l’unico approccio che funziona, laddove è già stato adottato.. ma purtroppo in Italia si arriva sempre con qualche decennio di ritardo..

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                                    • #78
                                      Scusa eh, ma di CO2 immessa a seguito della lavorazioni l'avresti comunque, sia che la coltura sia energetica sia che essa venga usata come alimento.
                                      E poi a ben vedere se cominciamo a chiederci quali siano le sostanze che immettano in atmosfera più o meno C02 non ne veniamo più fuori, perchè mi piacerebbe molto conoscere quella sui liquami zootecnici che sono stati prodotti a partire da animali che, durante la loro vita, hanno immesso in atmosfera CO2 e CH4 non indifferenti, per cui andiamoci piano con le distinzioni che sarebbero tutt'altro che nette.

                                      Incentivazione: l'incentivo è così alto per un preciso motivo, a tutt'oggi la tecnologia è piuttosto costosa, (diverse migliaia di euro per kilowatt di energia elettrica installata), che fa si che solo con incentivi robusti si possa avere una (minima) sicurezza di partire per costruire un'impiato; bisogna per cui garantire garanzie in modo tale che si possa costituire un volano economico che riesca ad abbassare i prezzi (economie di scala) permettendo poi di abbassare le tariffe.
                                      Altrimenti succede quello che è successo negli ultimi 30 anni, di impianti di biogas ne esistevano, ma gestiti da industriali della trasformazione che potendoseli permettere avevano deciso di produrre energia a partire dagli scarti di produzione dei loro stabilimenti.

                                      Speculatori, le regole ci sarebbero anche, accedono ai finanziamenti chi ha il titolo (leggi agricoltore), se poi la norma prevede che si possano creare delle società che abbiano il titolo anche a fronte di una quota "agricola" bassissima e se esiste gente che è disposta a dargliela è solo "merito" di chi ha scritto tale legge e dei furbi.
                                      Che ingiustizia sarebbe abbassare le tariffe solo perchè ci sono furbi che ne approfittano?

                                      E per finire discorso fertilità. Se uno si mette nel bussines, dovrebbe almeno avere l'obbligo morale di cercare di capire cosa stia facendo, ciò significa che questo qualcuno informandosi capirebbe che l'alimentazione non è una sola ma varie, non esiste solo l'insilato di mais da dare in pasto, ma anche sorgo, scarti di lavorazione di industrie di surgelazione/trasformazione ecc...

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                                      • #79
                                        ti do ragione per una parte delle cose che hai detto.
                                        ma ripeto occorre disincentivare gli impianti che usano molto mais dando loro incentivi più bassi (per farne partire il meno possibile).
                                        mentre occorre alzare gli incentivi per coloro che usano letame e liquame, dando loro anche fondi strutturali.
                                        in Lussemburgo ci danno sempre almeno il 45% del costo dell'impianto come sovvenzione.. in Germania sostengono anche la costruzione. qui pochissimo.
                                        questi soldi salterebbero fuori se si facessero distinzioni ovvero dare meno a coloro che producono biogas utilizzando molto mais (e quindi inquinano) e dando tariffe più alte a coloro che vogliono costruire impianti davvero rispettosi dell'ambiente e che danno un beneficio alla comunità.

                                        Non è vero che l’inquinamento ci sarebbe lo stesso se si coltivassero anche altre colture. il mais per ottenere il silo è la coltura che stressa maggiormente i suoli. come sai già solo il mais per granella (se lo stocco è lasciato in campo) stressa meno il terreno. Inoltre sarebbero da incentivare maggiormente le “rotazioni” per esempio con leguminose, che consentirebbero di far risparmiare fertilizzante, pesticidi e inutili lavorazioni del terreno assai energivore.

                                        fin'ora con queste regole di incentivazione biogas abbiamo tagliato fuori dal mercato dell’energia la stragrande maggioranza degli agricoltori. In Danimarca quasi tutti gli allevatori (il 95%) sono coinvolti nel mercato dell’energia. Eppure di mais per fini energetici ne coltivano quasi niente. E producono il triplo del biogas che produciamo noi pur essendo grossi come la Lombardia.

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                                        • #80
                                          Originariamente inviato da agarden Visualizza il messaggio
                                          ...cut...
                                          Non è vero che l’inquinamento ci sarebbe lo stesso se si coltivassero anche altre colture. il mais per ottenere il silo è la coltura che stressa maggiormente i suoli. come sai già solo il mais per granella (se lo stocco è lasciato in campo) stressa meno il terreno. Inoltre sarebbero da incentivare maggiormente le “rotazioni” per esempio con leguminose, che consentirebbero di far risparmiare fertilizzante, pesticidi e inutili lavorazioni del terreno assai energivore.
                                          Appunto, per questo ho detto che chi costruisce un impianto del genere dovrebbe informarsi e sapere che esistono differenti metodi di alimentazione che sono sostitutivi all'insilato di mais.
                                          E comunque intendevo che avresti lo stesso inquinamento sia che l'insilato venga usato per produrre energia sia che venga utilizzato per alimentazione zootecnica, cosa di cui non ci si è mai lamentati.

                                          fin'ora con queste regole di incentivazione biogas abbiamo tagliato fuori dal mercato dell’energia la stragrande maggioranza degli agricoltori. In Danimarca quasi tutti gli allevatori (il 95%) sono coinvolti nel mercato dell’energia. Eppure di mais per fini energetici ne coltivano quasi niente. E producono il triplo del biogas che produciamo noi pur essendo grossi come la Lombardia.
                                          Bisogna però vedere come è la situzione negli altri stati, in cui il biogas (e metto dentro anche tutte le altre fonti rinnovabili) vengono magari considerate come integrazione del reddito agricolo, mentre da noi vengono viste (e giustamente direi) come l'ultimo treno dell'agricoltura in Italia. Che può sembrare un paradosso, ma che alla fine si rivela l'unica strada.

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                                          • #81
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                                            • #82
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                                              Terra

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                                              • #83
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                                                • #84
                                                  Con i finanziamenti così come sono ora la maggior parte degli agricoltori (soprattutto quelli piccoli) non si farà mai i soldi con il biogas, colture energetiche o non.
                                                  La distruzione dei suoli della pianura padana non è un fatto morale, bensì un dato scientifico.
                                                  È assolutamente sbagliato che si coltivino colture energetiche perché sono un profondo danno per l’ambiente e per l’intera comunità, per le ragioni che ho già spiegato prima.
                                                  E questo approccio alla lunga porta danno all’agricoltore stesso. E credimi, non sono assolutamente un ecologista e non parlo per partito preso. Questi sono dati, non idee, morali ecc..

                                                  Se invece i finanziamenti cambiassero e si rendesse possibile valorizzare le deiezioni animali di tutti (ti rimando ai post precedenti), allora anche il piccolo allevatore potrebbe fare la sua nel mercato dell’energia. E questo avviene già in altri stati.
                                                  Questo consentirebbe di avere una reale integrazione del reddito per l’agricoltore creando un beneficio per la comunità, come l'abbassamento delle emissioni di metano e CO2, energia prodotta in Italia, nuovi posti di lavoro, ecc.. però i nostri amministratori si dovrebbero svegliare a capirle queste cose..

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                                                  • #85
                                                    Perdonami, ma ancora non riesco a capire perchè con l'attuale sistema incentivante l'agricoltore non riuscirebbe a fare soldi, mentre incentivando di più le deiezioni, che essendo meno energetiche sono anche meno efficenti, dovrebbe riuscire ad avere un integrazione migliore.
                                                    Se intendi la cooperazione la si può fare già con colture energetiche.

                                                    P.s. Voglio ricordarti nuovamente che esiste la rotazione, che tra l'altro l'agricoltore è obbligato a fare, e varie colture energetiche che si possono coltivare. Non c'è solo il mais da insilato.

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                                                    • #86
                                                      Si ma il mais da insilato è quella utilizzata al 99%..
                                                      Dici bene, le deiezioni sono meno efficienti e proprio per questo occorrerebbe supportarle maggiormente. 0,28€/kW non è sufficiente mentre questa tariffa risulta alta se ci coltivi mais. E infatti, come spiegherò adesso, questo è stato un boccone appetitoso per gli speculatori e non per gli agricoltori veri.
                                                      È vero che la cooperazione si può fare ma non sempre è conveniente utilizzando solo deiezioni con la tariffa attuale. In pochissimi la fanno in questo modo.
                                                      In altri paesi anche i comuni promuovono queste infrastrutture di biogas e garantiscono un servizio di raccolta del liquame (creando anche posti di lavoro ecc..) coinvolgendo tutti gli allevatori.
                                                      Se la rotazione come tu dici è obbligatoria dalle mie parti non viene praticamente fatta, se non da pochi accorti agricoltori.

                                                      Ribadisco il punto che le colture energetiche (e per coltura energetica intendo quella usata maggiormente ovvero il mais da silo) sono un grosso problema, non etico, ne morale, bensì ambientale.

                                                      In Piemonte esiste una legge che dice che almeno il 50% del peso del prodotto immesso negli impianti biogas, deve provenire da deiezioni animali. Però “del peso”, e non della resa. Quindi tu ci puoi mettere acqua, ed è belle che fatto. Infatti c’è un impianto da 1MW in prov di Torino che mette deiezioni per il 50% del peso dentro l’impianto (che fa poca energia) e poi si coltiva 350 ettari di silo mais. Di fatto l’energia gli proviene quasi esclusivamente dal mais. Questo lo sta facendo da 2 anni e continuerà per i prossimi 15-20 anni e sempre sugli stessi terreni.
                                                      Come pensi stiano trasformando le nostre terre se non in un deserto inquinato?

                                                      Se il sistema incentivante avesse svantaggiato il mais, allora questi avrebbero progettato impianti più piccoli ma che funzionano con deiezioni e grazie ad una tariffa più adeguata questo sarebbe stato possibile. Questo avrebbe portato vantaggi reali per la comunità e per l’ambiente e avrebbe portato a cercare sempre di più la materia prima (letame, liquame e biomasse varie di scarto), coinvolgendo il maggior numero di agricoltori.

                                                      Coltivare 350ha di silo mais per 20 anni di fila porta a complicazioni serie per il suolo. E indovina un po’, dietro questo impianto credi che ci siano allevatori o gli agricoltori che guadagnano 200-600€/ha? Niente affatto. I soliti furbetti del quartierino, travestiti da agricoltori, ma i soldi non provengono dall’agricoltura, e nemmeno finiscono li. Con queste tariffe noi stiamo dando i soldi a quella gente li. Mica agli agricoltori..
                                                      Questo caso è diffusissimo. In Piemonte ce ne sono almeno altri 5 simili. Più tutti gli altri impianti più piccoli (circa 50) che comunque usano molto mais. Stiamo parlando di migliaia di ettari.
                                                      agli agricoltori i soldi arriverebbero se ci fosse un altro approccio, di cui ho parlato nei precedenti post.
                                                      grazie, ciao

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                                                      • #87
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                                                        • #88
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                                                          • #89
                                                            caro agarden, le tue considerzioni mi ricordano quando, giovane studente di agraria all'inizio degli anni 80, seguivo un convegno sull'introduzione delle quote latte. Il relatore, illustre politico, spiegava le ragioni del provvedimento con la sovrapproduzione di latte ed esortava i contadini a riconvertire le produzioni da lattiero-casearie ad altre al momento non eccedentarie come ad esempio il mais...Ma venne interrotto da un agricoltore presente che esclamò (ovviamente in dialetto locale) : " se il signor ministro convince gli italiani a mangiare pop-corn al posto della pasta ....." Probabilmente il ministro non sapeva che il principale "sbocco" commerciale del mais era proprio l'alimentazione zootecnica.

                                                            Mi piacerebbe sapere quelle "deiezioni" di cui parli di che cosa sono sottoprodotto. molto probabilmente di silomais; e anche i 350 ettari che adesso vengono coltivati a silomais per fini energetici fino all'anno prima venivano coltivati a silomais per fino zootecnici, ma con quello che pagano adesso il latte....

                                                            Mi incuriosisce molto la storia dei dati di un'università che dice che se uso il silomais per produrre energia i concimi e le lavorazioni immettono tanta co2 mentre se lo stesso lo uso come cibo per vacche e uso le deiezioni per produrre energia la co2 sempre per lavorazione ecc.. sparisce. Non è che ci dai qualche riferimento verificabile?

                                                            Non riesco proprio a capire perchè se il silomais viene mangiato e ca**to da una vacca è "politically correct" mentre tal quale è da aborrire, perchè (concordo) in monocoltura depaupera il suolo.
                                                            In sintesi deiezioni e silomais sono la stessa cosa,anzi il silo mais, senza il passaggio per la vacca, secondo me, è ambientalmente preferibile ( le vacche non sono il massimo per l'ambiente come del resto i polli o gli umani in " allevamento intensivo").

                                                            buona serata!
                                                            Ultima modifica di coletti; 22-07-2010, 22:36.

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                                                            • #90
                                                              se vogliamo trovare difetti si trovano, il discorso è che invecie di fare solo cose megagalattiche in stile ITALICO, bisognerebbe trovale la giusta dimensione nella realtà, questo è il vero problema ed in più le associazioni sono governate da uomini di politica altro problema, e la famosa frase l'unione fa la forza viene usata solo per interessi non sempre limpidi, è che qui nessuno si accontenta ed è felicie di ciò che fà, altro problema, se ogniuno di noi facesse un mestiere saremmo messi meglio, invece tutti vogliono solo la solidità economico nera e cruda, saluti

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