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GDPE-Sfruttamento energetico-Neutroni

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  • #61
    CITAZIONE (Riovandaino @ 1/10/2006, 13:38)
    Non sarebbe possibile inserire queste sonde ( per esemio un filamento molto sottile di indio ) all'interno del catodo dopo aver praticato in esso una specifica intercapedine?
    Usando un elettrodo non troppo spesso, forse gli ipotetici neutroni che generano le trasmutazioni, dovrebbero interagire anche con l'indio.

    Questa sembra un'idea migliore rispetto alla mia idea sulla spirale catodica.

    In tal modo il rivelatore non verrebbe a contatto con la soluzione ma solo con il tungsteno.

    Se sono disponibili diametri di elettrodo Tg sufficienti si puo' forare assialmente l'elettrodo ed introdurvi il rivelatore.


    Maury

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    • #62
      E' più facile mettere l'indio attorno al plasma, a distanza sufficiente da non essere attaccato dal plasma, ma non così distante da fermare i neutroni. L'indio va protetto dall'attacco chimico della soluzione e la protezione (il cellophane, per intenderci) va scelta fra quelle "trasparenti" ai neutroni.
      Il catodo forato è una soluzione interessante ma all'atto pratico è molto complicata... difficile forare un catodo di tungsteno. Difficile metterci dentro una quantità adeguata di indio, occorrerebbe un catodo più grosso, quindi differenti parametri da ri-controllare per essere sicuri che si sono raggiunte le giuste condizioni.

      Un campione esterno invece evita molti problemi.
      ?"Se pensi che una cosa sia impossibile, la renderai impossibile" (Bruce Lee)

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      • #63

        Gulp, Riovandaino,....la tua idea mi sta facendo pensare,....ovviamente l'indio fonderebbe,...ma,....

        ....Devo riflettere....

        Un abbraccio a tutti



        Ci siamo Cozzati Quantum,.....
        Salute a te mio illustre amico,....

        Continuo a riflettere.....

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        • #64
          CITAZIONE
          In tal modo il rivelatore non verrebbe a contatto con la soluzione ma solo con il tungsteno.

          Il tungsteno è poco lavorabile, ma è un problema affrontabile. Diverso è il discorso dell'indio, che posto dentro il catodo fonderebbe, andandosi a saldare con il catodo stesso di tungsteno. Anche se fosse attivato, la presenza del tungsteno farebbe da schermo agli eventuali neutroni, rendendo scarse le possibilità di misura. D'altra parte una parete sottile non risolve il problema, perchè l'erosione porterebbe via il tungsteno molto velocemente, fino all'anima di Indio.

          Anzi, nella punta il catodo raggiunge almeno 3400 K e l'indio bolle a quelle temperature. Inoltre le meccaniche legate alla diffusione del calore favorirebbero la fusione totale dell'indio e poi l'ebollizione dello stesso(la conducibilità termica del W porta a favorire il passaggio del claore attraverso questo, il che significa che la maggior parte del calore si trova all'interfaccia fra indio e tungsteno, saldandone letteralmente le superfici) , a meno di creare un qualche stratto di sottile isolante termico, ma questo farebbe da schermo ai neutroni.
          Inoltre se si tratta di fenomeni superficiali, i neutroni andrebbero ad urtare prima contro il tungsteno.

          Io personalmente sono convinto che la misura va fatta dalla parte opposta del catodo, possibilmente vicino al plasma.

          Mi chiedevo, e se si usasse qualcosa disciolta nell'elettrolita?

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          • #65
            CITAZIONE
            Se sono disponibili diametri di elettrodo Tg sufficienti si puo' forare assialmente l'elettrodo ed introdurvi il rivelatore.

            Questo secondo me è il problema più gravoso tecnicamente parlando.

            CITAZIONE
            E' più facile mettere l'indio attorno al plasma, a distanza sufficiente da non essere attaccato dal plasma, ma non così distante da fermare i neutroni. L'indio va protetto dall'attacco chimico della soluzione e la protezione (il cellophane, per intenderci) va scelta fra quelle "trasparenti" ai neutroni.

            Direi che anche questa è una buona opzione. Sicuramente più semplice, però non saprei se più efficace. Naturalmente gli esperti siete voi, quindi vi auguro buona fortuna con la sperimentazione di questa interessante soluzione.
            La complessità comunque credo sia intrinsecamente legata al fatto che il tungsteno è un metallo poco malleabile.
            Però usando catodi con altri materiali più malleabili e con un punto di fusione comunque elevato si potrebbe implementare qualcosa. Il problema è che lo spessore del catodo deve essere il più ridotto possibile, ma non tanto da essere troppo facilmente attaccabile da parte del plasma, compromettendo così la durata del test e dell'ipotetico irraggiamento neutronico.
            Grazie per la risposta.

            CITAZIONE
            Gulp, Riovandaino,....la tua idea mi sta facendo pensare,....ovviamente l'indio fonderebbe,...ma,....

            Ne sono immensamente onorato grazie.
            Sicuramente l'indio fonderebbe, ma non credo che sia importante. La cosa più importante è portarlo più vicino possibile alla zona dove avvengono questi oscuri e sfuggenti fenomeni.
            Grazie per la risposta.

            Commenta


            • #66
              Mmm potrebbe forse bastare per un semplice "flash" di plasma, ma forse è utile.

              Si costruisce un catodo formato da un foglietto molto sottile di tungsteno, pochissimi decimi, anche meno. Si ricopre una faccia di questo con qualcosa che sia isolante elettricamente, e che resista ad alte temperature.
              Si pone l'indio a poca distanza dal foglietto- catodo, verso la faccia isolata, e si fa in modo che fra i due NON ci sia acqua. Almeno non inizialmente (un bordino di vetro o qualcosa di simile a far da cornicetta).

              Si avvia il plasma, che bucherà MOLTO velocemente il tunsteno, ma permetterà l'attivazione dell'indio con i neutroni che passano i pochi decimi del catodo, senza l'acqua in mezzo. Nel caso in cui il W si buchi l'acqua entrerebbe nella cavità facendo, in parte, da isolante termico per l'indio e salvaguardandolo.

              Unico schermo: Pochi decimi di tungsteno + pochi decimi di isolante.

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              • #67
                CITAZIONE (Hellblow @ 1/10/2006, 14:11)
                Mi chiedevo, e se si usasse qualcosa disciolta nell'elettrolita?

                Intendi qualche sostanza che come soluto avesse proprieta' moltiplicatrici a partire dalla presenza di pochi neutroni.
                Una sostanza disciolta che porterebbe a livello macroscopico le misure grazie all'emissione di particelle cariche.
                Potrebbe essere una strada ma attendo il giudizio severo di Quantum Leap.


                Maury

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                • #68
                  CITAZIONE (Hellblow @ 1/10/2006, 14:11)
                  CITAZIONE
                  In tal modo il rivelatore non verrebbe a contatto con la soluzione ma solo con il tungsteno.

                  Il tungsteno è poco lavorabile, ma è un problema affrontabile. Diverso è il discorso dell'indio, che posto dentro il catodo fonderebbe, andandosi a saldare con il catodo stesso di tungsteno. Anche se fosse attivato, la presenza del tungsteno farebbe da schermo agli eventuali neutroni, rendendo scarse le possibilità di misura. D'altra parte una parete sottile non risolve il problema, perchè l'erosione porterebbe via il tungsteno molto velocemente, fino all'anima di Indio.

                  Anzi, nella punta il catodo raggiunge almeno 3400 K e l'indio bolle a quelle temperature. Inoltre le meccaniche legate alla diffusione del calore favorirebbero la fusione totale dell'indio e poi l'ebollizione dello stesso(la conducibilità termica del W porta a favorire il passaggio del claore attraverso questo, il che significa che la maggior parte del calore si trova all'interfaccia fra indio e tungsteno, saldandone letteralmente le superfici) , a meno di creare un qualche stratto di sottile isolante termico, ma questo farebbe da schermo ai neutroni.
                  Inoltre se si tratta di fenomeni superficiali, i neutroni andrebbero ad urtare prima contro il tungsteno.

                  Io personalmente sono convinto che la misura va fatta dalla parte opposta del catodo, possibilmente vicino al plasma.

                  Mi chiedevo, e se si usasse qualcosa disciolta nell'elettrolita?

                  Secondo me la fusione, ebollizione dell'indio non sarebbe tanto rovinosa.
                  Il problema vero è, come giustamente affermi, lo spessore del metallo che potrebbe assorbire i neutroni.
                  Per realizzare la tua proposta, bisognerebbe quindi trovare una sostanza sensibile in qualche modo ai neutroni e solubile in acqua.
                  Domanda: l'indio viene sciolto da qualche acido?
                  Se la risposta è si, si può provare a usare una soluzione elettrolitica acida e sciogliervi dentro della polvere di indio. Però dopo la reazione chimica con l'acido non avremmo più indio ma dell'altro...non saprei.


                  Edited by Riovandaino - 1/10/2006, 14:22

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                  • #69
                    Si oppure il metodo che ho esposto sopra potrebbe essere molto piu' efficace.

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                    • #70
                      CITAZIONE (Hellblow @ 1/10/2006, 14:17)
                      Si costruisce un catodo formato da un foglietto molto sottile di tungsteno, pochissimi decimi, anche meno. Si ricopre una faccia di questo con qualcosa che sia isolante elettricamente, e che resista ad alte temperature.

                      Ceramica , mica ?

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                      • #71
                        CITAZIONE (Hellblow @ 1/10/2006, 14:17)
                        Mmm potrebbe forse bastare per un semplice "flash" di plasma, ma forse è utile.

                        Si costruisce un catodo formato da un foglietto molto sottile di tungsteno, pochissimi decimi, anche meno. Si ricopre una faccia di questo con qualcosa che sia isolante elettricamente, e che resista ad alte temperature.
                        Si pone l'indio a poca distanza dal foglietto- catodo, verso la faccia isolata, e si fa in modo che fra i due NON ci sia acqua. Almeno non inizialmente (un bordino di vetro o qualcosa di simile a far da cornicetta).

                        Si avvia il plasma, che bucherà MOLTO velocemente il tunsteno, ma permetterà l'attivazione dell'indio con i neutroni che passano i pochi decimi del catodo, senza l'acqua in mezzo. Nel caso in cui il W si buchi l'acqua entrerebbe nella cavità facendo, in parte, da isolante termico per l'indio e salvaguardandolo.

                        Unico schermo: Pochi decimi di tungsteno + pochi decimi di isolante.

                        Gli spessori sono minimi, però l'esposizione al plasma sarebbe brevissima.
                        Secondo me le tramutazioni ( quindi i neutroni ) arrivano dopo un po' di tempo ( o almeno mi sono fatto questa idea ) che il plasma ha lavorato ad un certo regime.

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                        • #72
                          Secondo me è da provare, vediamo ci provo io appena ho tutto quel che mi serve.
                          Ceramica va bene <img src=">

                          Commenta


                          • #73
                            CITAZIONE (Riovandaino @ 1/10/2006, 14:19)
                            Secondo me la fusione, ebollizione dell'indio non sarebbe tanto rovinosa.

                            Anche secondo me non sarebbe un fatto negativo.
                            Anzi ,magari e' anche auspicabile visto che l'emissione secondaria di particelle beta potrebbe avere un aumento di vita media grazie alla fusione e magari anche sublimazione dell'Indio.

                            Non sarebbe neppure necessario prelevare il segnale dall'interno del catodo visto che l'emissione di particelle cariche dall'interno aumenterebbe la carica sul catodo rilevabile direttamente sul collegamento all'esterno.

                            Alla fine basterebbe un piccolo foro nel catodo , anche un foro non assiale , riempirlo con una piccola percentuale di Indio (che magari sublima a catodo caldo) e poi chiudere il foro con un sigillo di ceramica.

                            Il problema pero' sono ancora i disturbi elettromagnetici sui quali insistevano Quantum Leap e ElettroRik.

                            ElettroRik , applicando il tuo filtro LC e contemporaneamente la misura differenziale ?

                            Maury

                            Edited by maurjzjo - 1/10/2006, 14:37

                            Commenta


                            • #74
                              Il problema è che l'indio vi resta attaccato al tungsteno.

                              Commenta


                              • #75
                                Anche il Boro ?

                                Commenta


                                • #76
                                  Si <img src=">

                                  Nella punta del catodo, all'interfaccia, il calore è di circa 3000 Kelvin mettiamo, e tanto basta per fondere qualsiasi cosa ci mettete, boro o indio che sia. Se fonde, è probabile che raffreddandosi si attacchi. Siccome lpinterfaccia è la zona che vi interessa, e quella si SALDA, potete scordarvi le misure.

                                  Commenta


                                  • #77
                                    CITAZIONE (Hellblow @ 1/10/2006, 14:36)
                                    Il problema è che l'indio vi resta attaccato al tungsteno.

                                    Non recepisco il problema.
                                    Anche se l'indio si saldasse al tungsteno potremmo comunque analizzarlo e comunque è sempre possibile separarli nuovamente ( hanno punto di fusione ben definiti e distanti ).
                                    Comunque anche la tua idea è estremamente valida ( direi di tentare anche quella di sciogliere qualcosa nell'elettrolita ).
                                    Però come fai a procurarti gli strumenti per verficare? Dovresti farti prestare il mitico ledin.

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                                    • #78
                                      CITAZIONE
                                      Anche se l'indio si saldasse al tungsteno potremmo comunque analizzarlo

                                      Se l'indio si salda, il tungsteno diventa uno schermo per i neutroni in uscita, impacciando molto le misure, specie se i neutroni sono pochi.

                                      CITAZIONE
                                      Però come fai a procurarti gli strumenti per verficare? Dovresti farti prestare il mitico ledin.

                                      Non preoccuparti <img src=">

                                      Commenta


                                      • #79
                                        Ok, raga, ora sparo la mia.. tanto una più una meno... :P

                                        Dunque, se rispolverassimo l'idea del crogiuolo ceramico rovesciato (Ennio, ne parlammo una volta, ricordi)?
                                        In pratica un bicchiere trafitto da un elettrodo di tungsteno inserito dal basso, e mettessimo dei pezzetti di indio nel 'bicchiere', inizialmente anch'essi farebbero da catodo, giusto pochi istanti, pi si fonderebbero ed avremmo del'indio fuso che vaporizzerebbe un po' alla volta. Però, forse, una piccola parte potrebbe essere colpita dai neutroni...

                                        P.S. Il tungsteno è un metallo refrattario durissimo e fragile, quindi non si può nè forare nè lavorare. Le forme sono ottenute per sinterizzazione, una specie di ricottura di polveri finissime di tungsteno.
                                        "Una nuova verità scientifica non trionfa perché i suoi oppositori si convincono e vedono la luce, quanto piuttosto perché alla fine muoiono, e nasce una nuova generazione a cui i nuovi concetti diventano familiari." Max Planck

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                                        • #80
                                          CITAZIONE (ElettroRik @ 1/10/2006, 14:53)
                                          Ok, raga, ora sparo la mia.. tanto una più una meno... :P

                                          Dunque, se rispolverassimo l'idea del crogiuolo ceramico rovesciato (Ennio, ne parlammo una volta, ricordi)?
                                          In pratica un bicchiere trafitto da un elettrodo di tungsteno inserito dal basso, e mettessimo dei pezzetti di indio nel 'bicchiere', inizialmente anch'essi farebbero da catodo, giusto pochi istanti, pi si fonderebbero ed avremmo del'indio fuso che vaporizzerebbe un po' alla volta. Però, forse, una piccola parte potrebbe essere colpita dai neutroni...

                                          P.S. Il tungsteno è un metallo refrattario durissimo e fragile, quindi non si può nè forare nè lavorare. Le forme sono ottenute per sinterizzazione, una specie di ricottura di polveri finissime di tungsteno.

                                          Direi che questa è un'altra idea estremamente valida e interessante.
                                          Bisogna vedere con che materiale costruire il "bicchiere" ( ceramica :shifty: ).
                                          Grazie per la puntualizzazione sulla metallurgia del tungsteno.

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                                          • #81
                                            Amici, la misura dei neutroni è una cosa molto delicata. Occorre ragionare con calma e partendo da punti fermi comuni, altrimenti si "sparano" soluzioni frettolose che complicano il problema.

                                            Dunque:

                                            INDIO= nella misura delle'attivazione neutronica l'indio va immaginato come una sorta di "cartoncino fotografico" per neutroni. Per "impressionare" questo "cartoncino fotografico" occorre ALMENO un'ora. Flash di plasma o foglietti catodici sottili NON servono perchè passa troppo poco tempo e i neutroni non sono in grado di attivare adeguatamente l'indio. Poichè l'emissione principe dell'indio attivato è di tipo beta, occorre utilizzare campioni di indio molto sottili (dell'ordine del decimo di millimetro) per misurare degnamente un flusso beta uscente. In ogni caso, occorre misurare l'emissione beta in condizioni tali da ottimizzare la misura, quindi sono da scartare masse fuse di indio di spesore variabile, pezzi di indio attaccati a masse metalliche e, peggio del peggio, indio dissolto in soluzione (in quest ultimo caso si eliminerebbe praticamente alla fonte la possibilità di poter misurare una emissione beta la quale verrebbe tutta assorbita dall'acqua). Il tungsteno è TRASPARENTE ai neutroni, tuttavia è un mangiatore di emissioni beta e non consente di implementare le caratteristiche emissive dell'indio. L'indio come elettrodo non va bene perchè fonderebbe molto (troppo) prima di qualsiasi forma di attivazione.

                                            BORO = il boro (isotopo 10) emette particelle alfa non appena interagisce con un neutrone, tutti i rilevatori di neutroni, in pratica, ne sfruttano questa affascinante caratteristica. NOI NO. Perchè per essere sicuri il plasma deve essere spento, ma se il plasma è spento il boro non agisce (agiva, eventualmente quando il plasma era acceso).

                                            ELEMENTO DISCIOLTO IN SOLUZIONE = un elemento che, dissolto in soluzione, può consentire la misura (indiretta) del passaggio di un flusso di neutroni è il Deuterio. Un flusso neutronico che interagisce col Deuterio determina come effetto finale una trasformazione in Trizio di parte del Deuterio presente. Quindi, una prova sufficientemente lunga, utilizzando semplice H2O (in cui c'è già un po' di Deuterio) o, ancora meglio, fatta utilizzando acqua pesante, è già un buon sistema per rilevar neutroni. Unico problema è l'analisi successiva dell'acqua della soluzione e controllare se vi è stata una variazione nella composizione percentuale della quantità di trizio fra il prima e il dopo.




                                            PS: il LEDIN non è altro che un contatore di radiazioni beta e gamma. Un geiger, per intenderci... costruito con lo scopo di misurare la disattivazione post plasma.... e che tra l'altro si è pure rotto... <img src=">
                                            -
                                            ?"Se pensi che una cosa sia impossibile, la renderai impossibile" (Bruce Lee)

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                                            • #82
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                                              Si prendono un certo numero di sottili elettrodi di tungsteno e li si dispongono sul contorno esterno di un cilindro da costituirsi di ceramica (ossia argilla cotta) tale che integri gli elettrodi con le facce conduttive scoperte lungo la superficie laterale. All'interno della ceramica si dispone l'indio , il boro , ecc. ovvero il rivelatore completamente sigillato al suo interno.

                                              Scelto il diametro piu' opportuno del cilindro si fa essicare e si ottiene un "sigaro" costituito da una schiera circolare di sottili elettrodi di tungsteno cementati interstizialmente dalla ceramica avente all'interno l'attivatore neutronico.

                                              Quanto il "sigaro" e' in funzione (alimentando in parallelo tutti i sottili elettrodi) si arroventa , il rivelatore neutronico al suo interno subisce un cambiamento di stato oltre ad emettere particelle alfa o beta (se boro o indio) e tali particelle aumentano la carica elettrica complessiva del "sigaro" , carica che possiamo rilevare per mezzo di un lievissimo segnale sullo stesso collegamento che va al catodo opportunamente disaccoppiato tramite una resistenza di carico per il prelievo del segnale.





                                              CITAZIONE (Quantum Leap @ 1/10/2006, 15:21)
                                              Poichè l'emissione principe dell'indio attivato è di tipo beta, occorre utilizzare campioni di indio molto sottili (dell'ordine del decimo di millimetro) per misurare degnamente un flusso beta uscente. In ogni caso, occorre misurare l'emissione beta in condizioni tali da ottimizzare la misura, quindi sono da scartare masse fuse di indio di spesore variabile,

                                              Nei rivelatori a Boro10 per risolvere lo scarso cammino libero delle particelle alfa che si ottiene con la versione solida del Boro , si utilizza Boro gassoso sotto forma di Fluoruro di Boro proprio per aumentare la vita delle particelle alfa.


                                              Pertanto un Indio o altro attivatore che cambi di stato fondendo o sublimando potrebbe portare dei vantaggi dal momento che l'emissione secondaria di particelle alfa o beta porterebbe ad un maggiore cammino libero delle stesse.


                                              Maury

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                                              • #83
                                                CITAZIONE (maurjzjo @ 1/10/2006, 15:23)
                                                Si prendono un certo numero di sottili elettrodi di tungsteno e li si dispongono sul contorno esterno di un cilindro da costituirsi di ceramica (ossia argilla cotta) tale che integri gli elettrodi con le facce conduttive scoperte lungo la superficie laterale.

                                                La ceramica che si usa in questi esperimenti NON E' ARGILLA COTTA ma allumina refrattaria che NON SI PUO' REALIZZARE con mezzi propri. La terracotta non resisterebbe, si sbriciolerebbe in pochi secondi.

                                                CITAZIONE
                                                All'interno della ceramica si dispone l'indio , il boro , ecc. ovvero il rivelatore completamente sigillato al suo interno.

                                                IL BORO NON SI PUO' USARE!!!!

                                                CITAZIONE
                                                Quanto il "sigaro" e' in funzione (alimentando in parallelo tutti i sottili elettrodi) si arroventa , il rivelatore neutronico al suo interno subisce un cambiamento di stato oltre ad emettere particelle alfa o beta (se boro o indio) e tali particelle aumentano la carica elettrica complessiva del "sigaro" , carica che possiamo rilevare per mezzo di un lievissimo segnale sullo stesso collegamento che va al catodo opportunamente disaccoppiato tramite una resistenza di carico per il prelievo del segnale.

                                                L'attività indotta, alfa o beta che sia, rispetto all'alimentazione del catodo ( ~ 250 V - ~ 2 A ) è talmente irrisoria e talmente SOVRASTATA dai segnali che la circondano che E' ASSURDO PRETENDERE DI PRELEVARE UN SEGNALE TANTO DEBOLE DIRETTAMENTE DAL CATODO , ti diro' di più... qualora avessi attivato il tutto a dovere, per riuscire ad accorgerti che sussiste una variazione di radioattività indotta dai neutroni, devi disporre l'indio in un pozzetto ISOLATO da cui, in ogni caso differenziare il segnale dal fondo.

                                                CITAZIONE
                                                Nei rivelatori a Boro10 per risolvere lo scarso cammino libero delle particelle alfa che si ottiene con la versione solida del Boro , si utilizza Boro gassoso sotto forma di Fluoruro di Boro .. Pertanto un Indio o altro attivatore che cambi di stato fondendo o sublimando potrebbe portare dei vantaggi dal momento che l'emissione secondaria di particelle alfa o beta potrebbe avere maggiore vita.

                                                Assolutamente sbagliato. Il meccanismo di attivazione dell'indio è diverso da quello del boro, gli elettroni beta emessi dall'indio sono meglio rilevabili in sottili lamine di indio o in indio in forma gassosa. L'indio liquido non è adatto a meno che non si decide di rendere molto complicato l'accrocchio.



                                                Edited by Quantum Leap - 1/10/2006, 21:47
                                                ?"Se pensi che una cosa sia impossibile, la renderai impossibile" (Bruce Lee)

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                                                • #84
                                                  CITAZIONE
                                                  Per "impressionare" questo "cartoncino fotografico" occorre ALMENO un'ora. Flash di plasma o foglietti catodici sottili NON servono perchè passa troppo poco tempo e i neutroni non sono in grado di attivare adeguatamente l'indio.

                                                  Naturalmente un singolo flash di plasma non serve a nulla, ma mettiamo di effettuare un treno di questi flash, con una certa frequenza, per un tot di tempo, allo scopo di erodere il meno possibile il tungsteno. A maggior ragione si può inspessire il catodo dato che risulta trasparente.
                                                  Secondo me può andare la cosa...

                                                  Edited by Hellblow - 1/10/2006, 16:57

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                                                  • #85
                                                    Per Hellblow

                                                    CITAZIONE
                                                    un singolo flash di plasma non serve a nulla, ma mettiamo di effettuare un treno di questi flash, con una certa frequenza, per un tot di tempo, allo scopo di erodere il meno possibile il tungsteno. A maggior ragione si può inspessire il catodo dato che risulta trasparente.

                                                    Questo è già piu' interessante come discorso.... addirittura si potrebbe pensare ad una sorta di "bobina" di nastro di tungsteno che, come in un mangia nastri, si espone per pochi istanti all'azione di plasma mentre dietro si trova il sample di Indio... forse, se la velocità di avvolgimento è adeguata si può anche mantenere un plasma costantemente acceso, evitando flash intermittenti.

                                                    -

                                                    Edited by Quantum Leap - 1/10/2006, 21:49
                                                    ?"Se pensi che una cosa sia impossibile, la renderai impossibile" (Bruce Lee)

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                                                    • #86
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                                                      Se la piastrina si muove si può evitare la concentrazione di calore in un singolo punto.

                                                      Disegnino...

                                                      image

                                                      La parte forata è mobile, e poggiata sul catodo. Mi ricordo che avete detto piu' di una volta che il plasma non risaliva dal copricatodo, quindi perchè dovrebbe formarsi dietro la piastrina di ceramica anche se immersa? <img src="> Forse il tungsteno dovrebbe essere ruvido per avere un piccolo effetto punta.
                                                      L'ipotetica sorgente di neutroni è il punto di formazione del plasma. Questo però è assimilabile ad una sorgente sferica, e quindi, come in una macchina fotografica, impressiona la nostra pellicola. Il movimento del punto, se il sistema viene dimensionato, dovrebbe irraggiare con una certa regolarità l'indio.
                                                      Forse facendo cosi' ed usando un catodo molto spesso si riesce a sottoporre l'indio ad una esposizione molto prolungata.

                                                      Edited by Hellblow - 1/10/2006, 17:40

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                                                      • #87

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                                                        Per ora ci stiamo limitando ad avvolgere attorno al catodo, sfruttando la ceramica come distanziale, un foglietto di indio ben protetto a pochi mm dal plasma. La parte superiore è forata e costellata da fenditure per far sfuggire i gas.
                                                        I risultati tardano a venire perchè è lunga la configurazione del sistema, tuttavia a breve qualcosa comunicheremo.
                                                        Speriamo qualcosa di positivo.
                                                        ?"Se pensi che una cosa sia impossibile, la renderai impossibile" (Bruce Lee)

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                                                        • #88


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                                                          Voglio innanzitutto sottolineare che io non sono la voce più autorevole, altri personaggi tra voi, sono molto più preparati di me su alcune cose ed è molto piacevole per me imparare nuove cose insieme a voi. Quindi, il mio intervento paciere è inteso solo per purificare gli animi. Per quanto riguarda le conoscenze, sono ben lontano io stesso dalle verità ,…purtroppo.

                                                          Continuiamo a parlare fra di noi con tono pacato altrimenti alimentiamo solo le forze del male.

                                                          Caro Maurjzjo conosco molto bene i Quantum Boy, e sono persone molto a modo, probabilmente Quantum a frainteso il tuo intendimento.
                                                          Ma in ogni caso non ci pensiamo più e andiamo avanti. Fra qualche settimana voglio illustrarvi un idea che condivido con i Quantum e che si propone di portare l’indio molto vicino al catodo di tungsteno.
                                                          Sto ancora analizzando alcuni punti e vi confesso, anzi vi giuro che trovavo nelle vostre elucubrazioni alcuni spunti per idee molto interessanti.


                                                          Questa discussione a mio avviso, a parte ovviamente la sola parte polemica, è forse la migliore che io abbia mai letto su questo forum fino ad ora.

                                                          Non solo vi abbraccio tutti ma, stringo al mio cuore in modo particolare i Quantum Boy e Maurjzjo.

                                                          P.S. Un abbraccio particolare a Elettrorik un uomo dal quoziente intellettuale molto pronunciato



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                                                          • #89
                                                            CITAZIONE (Ennio Vocirzio @ 1/10/2006, 18:32)
                                                            Questa discussione è un Brain-storming quasi perfetto, e se vengono dette castronerie, ben vengano, poiché e proprio tramite queste che le nostre conoscenze vengono arricchite e perfezionate. Non lasciamo che la discussione remondi in condizioni spiacevoli.

                                                            Einstein penso' proprio ad una castroneria prima di scrivere la teoria della relativita' , tale castroneria consisteva nel viaggiare a bordo di un raggio di luce e si chiedeva come avrebbe visto il mondo.

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                                                            • #90
                                                              Mi sento perfetta sintonia con ennio. Lasciamo da parte queste futili polemiche.
                                                              Secondo me, il metodo di hell è il migliore fra quanti proposti ( anche alla luce delle giuste critiche dei quantum. )

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