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trasmissione di energia

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  • #31
    Io credo siano nocioline di fianco a un aereo militare (cacia) a decollo verticale , scontato costa la bellezza di 500 milioni di euro pensa che l'america ne ha ordinato altri 60 , (evidentemente conviene ancora anientare le popolazzioni e fare guerre ),cmq se i governi ci pensassero avrebbero un enorme risparmio.

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    • #32
      Ciao , queste cose che hai elencato fino adesso , sono gia producibili , o molte sono in fase di studio?, se sono fattibili conosco delle persone che organizzano progetti virtuali da proporre a livello internazionale , se ti puo interessare parliamone , io queste persone le vedo i primi di settembre . ciao leon

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      • #33
        salve...
        finora ho postato solo progetti moooolto futuribili...
        ad es...costruire una rete d 200 sat con 1000 Km2 d pannelli,
        anche con pesii di 100 g al mq2...
        beh,un singolo sat peserebbe 100.000 tons...
        troppo costosa comunque ,una roba del genere...

        poi i pannell solari dovrebbero come minimo andare sui 40 euro/mq2..
        un ventesimo del costo attuale...
        e finchč non ci sono shuttle al plasma....
        non possiamo avere quei100 euri al kg in orbita....

        non c'č il minimo dubbio che solo la rete completamente sat, una volta superati questi problemi,
        sia in assoluto per rendimenti, inqunamento, funzionamento la migliore ...

        non c'č il minimo dubbio anche, che in attesa ,
        esistano molte varianti di rete,compresa la rete diffusa riiiicevente e trasmittente ...


        beh...fra le molte possibiltà,
        una rete di sat, piccoli, nel senso che servono solo a raccogliere energia,indirizzarla e trasmetterla agli utenti...
        fra 200 e 500 sat...mettiamo 400/500 miliardi...

        poi potremmo equipaggiare con antenne trasmittenti le centrali esistentii..

        e iniziare la costruzione di torri oceaniche eoliche da 10 Mw....
        che č nelle possibilità tecnologiche dell'adesso...

        man mano che aumenterà il consumo wicitry,
        si costruiranno sempre pių eoliche...

        non credo che si arriverà a costruire una rete di 2 milionii di torri, per 20 Tw,
        costosetta ...30./40.000 ml....
        ma un bel pō ...sė....

        a questo punto, in una decina di anni, avremo risolto i problemi del plasma e dei pannelli, e potremo costrure la rete sat,
        con annessa la colonizzazione del sistema solare...

        se ne vuoi discutere, volentieri,organizza pure la cosa....



        re





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        • #34
          Bene, anche ,perche oggi sul giornale la voce emili romagna , il papa (la chiesa ) a dichiarato al mondo intero di essere a favore del nuovo nucleare , che dei migliardi ne costa 100.000 secondo i progetti delle nazioni unite , per cui perche non presentare anche se futuristico un progetto meno pericoloso ,e di pari costo , anzi la vera notizia e che la sanyo in cina produce panelli solari a 23 euro al mq peccato che l'unica diferenza con quelli che arrivano in europa abbiano di diverso soltanto il marchio cee.

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          • #35
            QUOTE (leon73 @ 2/8/2007, 20:32)
            Bene, anche ,perche oggi sul giornale la voce emili romagna , il papa (la chiesa ) a dichiarato al mondo intero di essere a favore del nuovo nucleare , che dei migliardi ne costa 100.000 secondo i progetti delle nazioni unite , per cui perche non presentare anche se futuristico un progetto meno pericoloso ,e di pari costo , anzi la vera notizia e che la sanyo in cina produce panelli solari a 23 euro al mq peccato che l'unica diferenza con quelli che arrivano in europa abbiano di diverso soltanto il marchio cee.

            :wub: dove li posso vedere questi pannelli che dici?


            ma dove lo trovano in vaticano lo spazio x una centrale nucleare? :P
            www.quattrociocchi.it

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            • #36
              [QUOTE=claudio476,3/8/2007, 14:45]
              CITAZIONE (leon73 @ 2/8/2007, 20:32)
              ma dove lo trovano in vaticano lo spazio x una centrale nucleare? :P

              Guarda che ce l'ha già. Da dove credevi che prendessero l'energia per alimentare le antenne di radio vaticana?
              Pensa che sono cosė potenti che chi abita in prossimità basta che apra il rubinetto del lavandino per ascoltare la radio. <img src=">

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              • #37
                Guardate che il papa ,ha detto di essere a favore del nucleare ,non di voler fare una centrale in vaticano , ma quanti anni avete ,perche vedo che non sapete leggere ? ma ....................

                Claudio 476 a pecchino in qualsiesi magazzino al ingrosso di elettronica trovi i pannelli solari a 23 euro al mq.

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                • #38
                  QUOTE (leon73 @ 4/8/2007, 07:28)
                  Guardate che il papa ,ha detto di essere a favore del nucleare ,non di voler fare una centrale in vaticano , ma quanti anni avete ,perche vedo che non sapete leggere ? ma ....................

                  Claudio 476 a pecchino in qualsiesi magazzino al ingrosso di elettronica trovi i pannelli solari a 23 euro al mq.

                  Leon......... la mia era una battuta, nel senso che il vaticano in campo energetico ma anche in altri temi, a mio avviso, dovrebbe pronunciarsi solo se inerenti il suo territorio................... o forse vogliono fare politica? <img src="> ...ma non voglio fare polemiche inutili, pensassero pių allo spirito sono andati avanti 2000 anni con le candele, non vedo che ci fanno col nucleare...... :P

                  .......per la storia dei pannelli da 23Euro a mq, ne comprerei volentieri 20mq...... anche se non omologati, che me ne frega?! basta che producono! Di solito non ci passo a Pechino, nemmeno fumo, altrimenti potevo passarci per prendere le sigarette....
                  www.quattrociocchi.it

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                  • #39
                    link utili

                    http://arxiv.org/ftp/physics/papers/0611/0611063.pdf
                    and
                    http://arxiv.org/ftp/physics/papers/0611/0611056.pdf

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                    • #40
                      chi sa costruire questa antenna?
                      http://arxiv.org/PS_cache/physics/pdf/0611/0611101v1.pdf

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                      • #41
                        progetto concorrente...


                        in questo caso si adopera l'energia ionizzante dell'atmosfera e del vento solare...
                        mah,effetti sull'atmosfera?

                        dovrebbero esserci...

                        comunque sembra(sembra) forse pių vicio all'usodell'energia insita nella ionizazione "naturale"...forse diverso da altre considerazioni su tesla,free ,ecc...

                        http://arxiv.org/ftp/physics/papers/0701/0701058.pdf

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                        • #42
                          Molto interesante.

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                          • #43
                            ecco un'itegrazione delle torri eoliche per rete witricy...

                            sopra una torre din 250mt con pale eoliche da 20 Mw,
                            e sotto altrettante...
                            per un totale di 40 Mw...

                            L'energia vien dal mareIn fase d'installazione il pių grande impianto di turbine marine che sfrutterà l'energia prodotta da onde e maree. Agirà a largo delle coste dell'Irlanda del Nord e fornirà elettricità al Regno Unito.



                            Entro la fine dell’anno due turbine sottomarine gemelle, installate a largo della costa dell’Irlanda del Nord, dovrebbero generare circa 1,2 megawatt di elettricità a dimostrazione della consistenza della tecnologia che sfrutta la forza delle maree.

                            La Marine Current Turbines (MCT), un’azienda inglese con sede a Bristol, aveva sperato di iniziare a installare le turbine nel sito di Strangford Lough già da lunedė scorso, ma č stata rimandata la spedizione della chiatta destinata a montarle. Un portavoce dell’azienda dice che l’installazione avverrà entro la fine del 2007 e che darà vita al pių grande impianto di turbine marine del mondo.

                            Le turbine marine assomigliano e lavorano in modo molto simile a quello delle pale eoliche. Ogni pala č lunga fra i 15 e i 20 metri ed č montata su un asse trasversale attaccato a un pilone di tre metri di diametro ben piantato sul fondo del mare.

                            Guidate dalla marea, le correnti spingeranno i rotori a una frequenza che si aggira fra le 10 e le 20 rivoluzioni al minuto, una velocità troppo bassa, secondo l’azienda, per influenzare in maniera negativa la vita della fauna ittica. Le turbine, poi, metteranno in azione una trasmissione che attiverà un generatore elettrico la cui energia verrà fatta confluire verso la costa da un cavo sottomarino.

                            L’impianto di Strangforf Lough č nato solo come progetto dimostrativo, ma la MCT č convinta di poter costruire altri siti composti di circa 10 e 20 turbine l’uno. Ogni turbina ha bisogno di una piattaforma di carotaggio che si àncora al terreno per poi trapanarlo e agevolare l’installazione dell’impianto.

                            “Dei 60 progetti che ho vagliato – rivela Dave Elliott, professore di politiche tecnologiche all’Università Open di Milton Keynes in Gran Bretagna – questo č sicuramente il migliore”.

                            “Il periodo attuale č molto interessante – aggiunge Elliott – perché si stanno sviluppando molti approcci e progetti innovativi, ma questo propulsore diretto sottomarino č il vincitore”.

                            Elliott sostiene che lo sfruttamento dell’energia prodotta da onde e maree potrebbe fornire tra il 15 e il 20 per cento del fabbisogno energetico britannico, ma ritiene che gli operatori di questo particolare settore debbano ancora fare l’esperienza necessaria per far calare il prezzo della loro energia ai livelli di quella eolica.


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                            • #44
                              Ciao iperbazon, ti volevo fare una domanda , e possibile creare un tubo venturi per iniettare dell'aria e spingere un rotore eolico per produrre energia ? l'energia ricavata potrebbe essere superiore a quella che mi serve per comprimere l'aria ?.grazie

                              Commenta


                              • #45
                                beh,non sono un esperto di " turbolenze ,
                                o della scienza che si occupa di queste cose,
                                ma secondo me ,puoi diminuire il diametro delle eliche,
                                ma non aumenti l'efficienza complessiva.
                                anzi sicuramente la diminuisci...
                                cioč,un generatore al vento, avrà un rendimento,
                                se usi un tubo venturi,aumenterai la velocità,potrai diminuire il diametro delle pale,
                                ma aumenteranno le perdite complessive nel flusso d'aria, a causa di aumento di attriti,vortici secondari, ecc...
                                se devi per forza diminuire il diametro delle pale,
                                puoi perdere qualcosa in termini di rendimento complessivo,e penso che costruire il tubo costi molto di pių che una pala...

                                articolo interessante...
                                come abbattere i costi di messa in orbita di stazioni spaziali per l'energia...

                                Ascensori per lo spazio: un progetto realizzabile?
                                intervista con NICOLA PUGNO di ANTONIO LO CAMPO





                                SEMBRA di essere ai limiti tra scienza e fantascienza, ma c'č chi da tempo č impegnato su vari progetti, soprattutto negli Stati Uniti, a realizzare quelli che gli americani chiamano "Space elevators", cioé ascensori spaziali.
                                Un lungo filo nello spazio, in grado di collegare due masse che si trovano in due orbite (e quote) diverse. E' un'idea che parte da molto lontano, abbozzata persino nei primi del Novecento da scrittori di fantascienza, ma soprattutto dal pioniere dell'astronautica Konsantin Tsiolkowskij, anche se la maggior parte della gente l'ha sempre considerata solo ed esclusivamente un'utopėa.
                                Recentemente, questo sogno che puō apparire bizzarro, ha fatto il primo passo per divenire realtà. Due compagnie, la LiftPort e la X-Tech Projects, hanno ottenuto finanziamenti per perseguire i progetti commerciali dell’ascensore spaziale, e la Nasa ha messo a disposizione circa la metà di un premio di 400 mila dollari, per una gara d’appalto annuale, la Space Elevator Challenge, per incoraggiare la ricerca in questo settore.
                                L'ultima edizione, che si č svolta lo scorso autunno e battezzata "Wirefly X-Prize Cup", non ha avuto vincitori. Nessuno infatti, tra la dozzina di partecipanti, č riuscito a far salire in 55 secondi lungo un filo da 55 metri, il proprio climber. La competizione tra l'altro, riguardava altri aspetti, primo fra tutti quello della resistenza del cavo.

                                Eppure, perlomeno all'apparenza, il concetto di un ascensore spaziale č abbastanza semplice; un satellite che si trova in orbita, č collegato alla superficie terrestre per mezzo di un cavo, mentre i veicoli salgono e scendono. Tuttavia per realizzare un satellite in orbita geostazionaria - che accompagnerebbe la Terra nella sua rotazione quotidiana, e quindi per dar l’impressione di star fermo in un punto specifico sull’equatore - il cavo dovrebbe essere lungo perlomeno 35.800 chilometri. Inoltre il cavo dovrebbe essere molto resistente e leggero, in modo tale da supportare il suo stesso peso.
                                Si č valutato che i nanotubi di carbonio sono sufficientemente resistenti per essere impiegati nella costruzione del cavo. Si tratta di cilindri di carbonio dello spessore di qualche miliardesimo di metro, che sopportano benissimo la tensione e il calore, e non si deteriorano facilmente. Se usati come fibre da costruzione, possono generare prodotti centinaia di volte pių robusti dell'acciaio, ma allo stesso tempo cinque volte pių leggeri.
                                Tra gli scienziati, perō, c'č chi č fortemente scettico sulla possibilità che un progetto di "ascensore spaziale" possa diventare realtà a breve termine.
                                In particolare, Nicola Pugno, ingegnere meccanico, fisico teorico, e professore di scienza delle costruzioni al Politecnico di Torino (e uno dei primi in Italia a occuparsi di Nanomeccanica), a dispetto del generale entusiasmo ha dimostrato, come evidenziato da Nature, una serie di difetti nei calcoli sfuggita a tutti i sostenitori dello space elevator.
                                Lo abbiamo dunque intervistato, per ascoltare il suo parere.

                                Professor Pugno, ma č davvero fattibile un progetto di questo tipo?

                                Il concetto su cui si basa č semplice: si tratta di un cavo che parte dalla terra e si estende verso lo spazio. Se sufficientemente lungo rimarrà teso, perché la forza centrifuga prevarrà su quella gravitazionale. Per ridurne la lunghezza potrà essere impiegato una sorta di "contrappeso", come si vorrebbe fare, intorno ai 100 mila chilometri di distanza dalla Terra. Il vantaggio del sistema č che se si realizzassero delle specie di ascensori in grado di arrampicarsi sul cavo, che dovrebbe essere piatto, si potrebbero mandare in orbita masse a costi molto ridotti rispetto a quelli attuali. Tra l’altro, superata una certa distanza dalla Terra, questi ascensori verrebbero automaticamente accelerati dal campo centrifugo, quindi a costo energetico zero, ma rallentando la velocità di rotazione terrestre, come le maree. Tuttavia, a dispetto della semplicità del concetto, la realizzazione č complessa.

                                Ma come dovrebbe essere realizzato questo sistema?

                                L’ipotesi pių plausibile, č di impiegare una fettuccia larga una decina di centimetri, composta da vari strati, dello spessore di circa un millimetro e del peso complessivo di cinque tonnellate. Il materiale usato per ottenere l'elevatissimo rapporto resistenza su densità necessario č basato su nanotubi di carbonio, perticolari fibre di forma cilindrica 10 mila volte pių sottili di un capello umano che, se esenti da difetti, sono 100 volte pių resistenti dell’acciaio e sei volte pių leggeri.

                                L'idea pare geniale...

                                Sė, ed č arrivata dalla Russia, anche se la realizzazione vorrebbe essere americana, se non fosse per il fatto che nessuno di coloro che ci sta lavorando ha tenuto conto degli inevitabili difetti strutturali. Come progettare una casa, dimenticandosi delle finestre....

                                Ci spiega in breve quali sono le limitazioni scientifiche?

                                I calcoli dimostrano che un solo atomo mancante puō ridurre da 100 a 80 gigapascals la resistenza del singolo nanotubo e, per l'aumentare della probabilità di avere imperfezioni di dimensione e criticità sempre maggiori in una megastruttura di questo tipo, la resistenza scenderebbe sotto 30 gigapascals, contro il minimo dei 63 necessari, assumendo la bassa densità del carbonio, per realizzare il nastro dello space elevator. Ma una ulteriore scappatoia potrebbe esistere, quella di realizzare il cavo non a sezione trasverale costante, ma rastremato ad uniforme resistenza, con una sezione massima all'orbita geostazionaria, e minima alla Terra. In questa ipotesi, qualsiasi materiale potrebbe essere teoricamente impiegato per realizzare il megacavo, ma da un punto di vista pratico le cose stanno diversamente. Per esempio, utilizzando l'acciaio, il rapporto tra le sezioni trasverali maggiore e minore sarebbe un milione di miliardi di miliardi di miliardi. Con i nanotubi ideali al carbonio, solo 2, ma se reali, e con difetti, tale rapporto potrebbe diventare anche 10 mila. Dunque il progetto richiede ancora molto studio.

                                Vuol dire che hanno fatto i calcoli in modo un po' approssimativo?

                                Li hanno fatti come se non esistesse nemmeno un difetto. Un approccio evidentemente errato, specialmente ad una scala cosė grande. Il cavo va considerato con alcuni difetti, e si deve tentare di progettarlo per esserne tollerante, altro che far finta che non ci siano. Due sono le possibilità discusse per realizzare il cavo. Nella prima, si prevede che il nastro venga realizzato con nanotubi totalmente indipendenti tra loro, e in questo caso si potrebbe pensare che una frattura non possa propagarsi tra i nanotubi indipendenti; ma la situazione č pių complessa, perché ci sono interazioni anche se i nanotubi non sono a contatto, ad esempio causate dal flusso delle tensioni. Ma soprattutto, in questo caso sarebbe sufficiente rimuovere anche un solo atomo da un nanotubo per abbatterne la resistenza del 20 per cento.
                                L'altra possibilità č di far interagire i nanotubi. Dai calcoli risulta che, se č vero che i nanotubi diventano meno sensibili alla presenza di un difetto, a seguito delle cooperazioni, la struttura cosė composta ne risulterebbe intrinsicamente meno robusta, a seguito dell'aumentata dimensione caratteristica della sua microstruttura.

                                Quindi c'č un po' di "contraddizione scientifica"?

                                Pensare che un megacavo abbia la resistenza meccanica di un nanotubo ideale č semplicemente irrazionale. Non tutti i progetti che non violano le leggi della fisica sono fattibili, anche perchč le nostre conoscenze non sono mai definitive e sempre imprecise, a dispetto dei sostenitori della "teoria del tutto".
                                Ma questo dello "space elevator" č solo un esempio di come anche alcuni scienziati non sempre utilizzino al meglio la ragione. Come quando non si riconosce nell'atto del concepimento il big-bang della vita, e che questa non ci appartiene. Chi non ammette l'insondabile mistero, diceva Einstein, non puō essere neanche uno scienziato.


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                                • #46
                                  questo articolo forse non ha molta attinenza con la trasmissione di energia...

                                  ma il generatore proposto finalmente sembra una versione accettabile di tante altre macchine viste in questa sezione..
                                  inoltre ,invece dei cavi,potremmo pensare a trasmissione witricy,
                                  con boe molto piō grandi, situate al largo negli oceani..
                                  Potere dall’oceano
                                  di KEVIN BULLIS





                                  I RICERCATORI dell’Sri International di Menlo Park, California, di recente hanno completato i primi test oceanici su un sistema che sfrutta un cosiddetto muscolo artificiale per generare energia dal movimento di una boa che oscilla in alto e in basso a seconda delle onde. Malgrado il prototipo produca pochissima elettricità, a detta degli studiosi “fattorie delle onde” basate su tale tecnologia potrebbero un domani competere con le turbine eoliche per output energetico, costituendo una fonte significativa di energia pulita.

                                  Tecnologie volte a canalizzare l’energia degli oceani esistono già, ma non sono mai state adottate su larga scala, principalmente perché resistono con difficoltà alla forza delle onde. Il nuovo sistema invece, a detta dei ricercatori, potrebbe rivelarsi pių economico e affidabile.

                                  I primi sistemi utilizzavano dispositivi elettromagnetici pių tradizionali, come dinamo a trasmissioni complesse, pistoni idraulici e turbine. Le strumentazioni deputate alla trasmissione, in particolare, sono vulnerabili a squarci e strappi nell’eventualità, pressoché imprevedibile, di tempeste di onde oceaniche.


                                  Al confronto, il sistema Sri č niente pių che una lastra di gomma attaccata a un contrappeso. Ha “la complessità meccanica di un elastico”, spiega il ricercatore Sri Roy Kornbluh. Conseguentemente, assorbe meglio lo shock inflitto dalle ondate, fa eco Yoseph Bar-Cohen, esperto del Jet Propulsion Laboratory della Nasa di Pasadena, in California. Quel che č pių importante, aggiunge Bar-Cohen, i materiali di cui č composto sono estremamente economici, il che potrebbe consentirgli di competere – per prezzo – con altre fonti di elettricità.

                                  Il sistema a base di polimeri che costituisce il fulcro del nuovo generatore č una variante di muscolo artificiale, un dispositivo sviluppato come alternativa ai motori elettrici in applicazioni quali i robot. Un muscolo artificiale si espande o si contrae quando gli si applica un voltaggio, ma lo stesso processo puō verificarsi al contrario: se il muscolo viene stressato da una forza esterna, č in grado di generare elettricità. Qualche anno fa, l’Sri ha sviluppato un minuscolo dispositivo che, installato nel tacco di una scarpa, permetteva a chi la indossava di caricare il cellulare semplicemente camminando. Il sistema di raccolta delle onde č sostanzialmente una versione potenziata di quella stessa tecnologia.

                                  I ricercatori dell’Sri hanno costruito un generatore inserendo un materiale gommoso disponibile in commercio tra due elettrodi, a loro volta fatti di un polimero gelatinoso contenente materiali conduttivi. La lamina di gomma e gli elettrodi vengono quindi arrotolati, come un rotolo, a formare un tubo cavo. Quando il tubo viene strattonato da una forza esterna, lo strato di gomma si tira e si assottiglia, diminuendo lo spazio tra gli elettrodi. Inizialmente, una piccola batteria applica un voltaggio tra gli elettrodi; quando la gomma torna alla sua forma originaria, gli elettrodi si separano di nuovo, aumentando il voltaggio tra loro. L’energia in eccesso puō dunque essere canalizzata per generare una corrente. Parte di tale corrente rientra nel sistema, quindi la batteria viene utilizzata solo nel primo ciclo.

                                  I ricercatori hanno recentemente testato il sistema al largo delle coste della Florida. Un paio di metri quadri di gomma arrotolati a formare un tubo cavo sono stati attaccati a un contrappeso e montati al centro di una boa. Quando la boa oscilla nell’acqua, il contrappeso si alza e si abbassa, tirando a pių riprese la gomma e poi facendola tornare in posizione, generando cosė elettricità.

                                  Per ora, il prototipo produce solo circa cinque watt di potenza, sufficienti ad alimentare appena una lampadina. Ma dal momento che la gomma č molto sottile – circa 0,1 millimetri – č possibile arrotolarne di pių e farla comunque entrare nella stessa boa. Un ammasso di gomma lungo un metro e spesso mezzo, con l’ausilio di un’elettronica accurata e di una progettazione sofisticata della boa, puō generare un kilowatt di elettricità, spiega Kornbluh. Una serie di boe o di strutture galleggianti ancora pių ampie potrebbero generare quantitativi di elettricità apprezzabili (un migliaio di boe potrebbe dare energia a circa 750 abitazioni). Un design alternativo prevede l’impiego di strati di gomma sommersi che generano energia via via che la forza delle correnti o delle maree li fa oscillare avanti e indietro. Un sistema del genere potrebbe dimostrarsi pių resistente delle turbine recentemente impiegate sull’East River di New York (le cui componenti meccaniche si sono rivelate incapaci di sostenere l’urto delle maree).

                                  Il sistema Sri genera alti voltaggi, nell’ordine di un kilovolt. Questo č stato un problema nel caso del generatore da scarpa, che ha avuto bisogno di un trasformatore per diminuire il voltaggio abbastanza da non far “friggere” cellulari e altri dispositivi consentendogli al contempo di continuare a entrare in una scarpa. Per l’applicazione sulle boe, invece, l’alto voltaggio č un bene, perché rende pių efficace la ritrasmissione dell’elettricità alla spiaggia attraverso cavi sotterranei. Il principale ostacolo all’andare avanti, spiegano i ricercatori, consiste nell’elaborare un processo di produzione affidabile. I recenti test sul sistema hanno inoltre sottolineato l’importanza dello sviluppo di nuove boe che rispondano alle onde nel modo pių atto a generare energia. Inoltre, bisognerà ideare componenti elettroniche, che variando il voltaggio nel polimero, possano modificare la rigidità del sistema consentendo l’adattamento a diverse condizioni meteorologiche.

                                  Le prime applicazioni commerciali della tecnologia saranno probabilmente nei settori della navigazione, delle comunicazioni e dei sensori-boa, e potrebbero arrivare entro i prossimi due anni, a detta di Kornbluh. Ma potrebbero volerci dai cinque ai dieci anni prima che il sistema possa essere ampliato per ottenerne una produzione di elettricità su larga scala. “Č entusiasmante”, commenta Ray Baughman, docente di chimica alla University of Texas di Dallas. “Questa prospettiva di raccolta dell’energia promette moltissimo, non solo per i dispositivi oceanici a controllo remoto ma anche, verosimilmente, per progetti su pių larga scala”.

                                  Š Technology Review

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                                  • #47
                                    Complimenti per il "lavoro" di archivista di articoli .....

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                                    • #48
                                      Questo articolo invece ce l'ha, bisognera' aspettare un po' per avere la disponibilita' ma gia' adesso si preannuncia interessante anche per le rinnovabili.
                                      Pensate il sole per 24 ore al giorno invece che le canoniche 12.

                                      Sergio

                                      Trasmissione wireless dell'energia
                                      L'energia elettrica č attualmente trasportabile tramite cavi o stoccata in soluzioni chimiche. Queste perlomeno sono le due applicazioni tecnologiche pių diffuse allo stato attuale a cui si aggiunge la possibilità di trasmissione dell'elettricità in modo wireless, ossia nell'etere senza l'ausilio di cavi. L'elettricità volante potrebbe diventare molto familiare ai cittadini del XXII secolo, un po' come la lampadina divenne per quelli del XX secolo.

                                      Energia dallo spazio
                                      La trasmissione dell'energia wireless non utilizza cavi o piloni. Consente di aggiungere lo spazio stratosferico tra le energie rinnovabili al fine di sfruttare l'energia solare dallle zone orbitali e trasmetterla sulla Terra. Finora gli esperimenti sono stati condotti su basse distanza utilizzando le microonde simili a quelle di un normale forno domestico. L'energia elettrica č tramutata in microonde con un magnetroon e trasmessa da un'antenna trasmittente a una ricevitore. Giunta a destinazione l'energia č riconvertita in corrente continua e immessa in rete. Va comunque ribadito che gli esperimenti hanno soltanto dimostrato la realizzazione su bassa scala e l'intero processo di ricerca scientifica, seppure promettente, puō considerarsi ancora allo stato embrionale.



                                      E sempre sull'argomento ho trovato anche quest'articolo che giudico interessante, ve l'immaginate poter fare a meno di cavi e cavetti (avete mai montato un impianto stereo?) che v'ingombrano la casa:

                                      Energia wireless? Si puō

                                      I ricercatori del MIT hanno svolto con successo un test per accendere una lampadina a distanza alimentandola senza l'uso di cavi.

                                      L'energia elettrica trasmessa a distanza per alimentare i dispositivi senza utilizzare cavi di collegamento? Stando a un test eseguito con successo dal alcuni ricercatori del MIT (Massachusetts Institute of Technology) questo scenario sembra essere effettivamente possibile. Facendo seguito a un documento presentato lo scorso autunno, i ricercatori sono infatti riusciti a trasmettere tra due punti un fascio di elettricità, come se fosse un'onda radio, arrivando ad alimentare una lampadina da 60 watt. Il team di ricerca l'ha quindi accesa da una fonte di energia distante due metri e mezzo senza alcuna connessione fisica tra i due punti. Il progetto č stato battezzato WiTricity, un termine che č sta per wireless electricity.

                                      L'esperimento ha visto l'energia trasmessa su distanze ancora limitate, "eppure, in una stanza, livelli di energia pių che sufficienti a far funzionare un laptop possono essere trasferiti in forma quasi omni direzionale ed efficiente anche quando oggetti ostruiscono completamente il tragitto tra le due bobine", dichiarano i ricercatori. Quindi un laptop che sfrutta il sistema WiTricity posizionato in una stanza assieme a un'unità di trasmissione si caricherebbe automaticamente, senza dover essere connesso alla rete, e funzionerebbe senza batteria.

                                      La tecnica č in qualche modo simile a quella dell'induzione magnetica, usata nei trasformatori di corrente che hanno le bobine molto vicine tra loro per trasmettere l'energia. Ma all'aumentare delle distanze, queste bobine non risonanti diventano molto meno efficienti, spiegano i ricercatori. Nel dettaglio, per il test sono state utilizzate due bobine di rame, una delle quali attaccate a una fonte di corrente. La bobina alimentata ha emesso un campo magnetico verso quella non alimentata, stimolandola a generare una corrente che ha 'acceso' la lampadina. Usando un convertitore di energia, qualsiasi oggetto nei pressi delle bobine che generano 'elettricità wireless' potrebbe essere alimentato e, in futuro, la tecnologia potrebbe essere utilizzata per sostiture cavi e batterie, che spesso contengono sostanze chimiche tossiche. Secondo i ricercatori, inoltre, la WiTricity č pių sicura rispetto all'elettricità tradizionale e alle stesse batterie e sarà in grado di funzionare per sempre se adeguatamente trattata. A seconda di come le bobine vengono configurate, un'unica fonte WiTricity potrebbe fornire energia per diversi portatili o dozzine di cellulari. Il team prevede di espandere i test con l'obiettivo di coprire maggiori distanze e generare pių energia. L'idea finale č quella di rendere il sistema pių efficiente per essere concorrenziale rispetto alle batterie ricaricabili e disponibile a livello commerciale in qualche anno.

                                      I report sull'esperimento hanno generato perō una marea di commenti sulla 'blogosfera' da parte di chi ritiene che il genio dell'elettricità Nikolai Tesla abbia creato un trasmettitore di energia pių potente già circa 100 anni fa, nel corso dei suoi noti e sfortunati esperimenti del maggio 1899 in Colrado Springs. Tesla, che ha lavorato per Thomas Edison, č stato l'inventore della bobina Tesla, un trasformatore che utilizza una tecnica chiamta 'spark gap' per trasformare una corrente a basso voltaggio e bassa frequenza in una ad alto voltagguio e alta frequenza. Grandi bobine Tesla possono essere viste in azione all'interno di diversi musei della scienza e della tecnologia.

                                      Negli esperimenti condotti alla sua epoca in Colorado, Tesla sembrava aver cercato di generare e trasmettere elettricità a distanza. E nel film del 2006 The Prestige sono stati usati Tesla (interpretato da David Bowie) e i relativi laboratori come elemento chiave della trama. Sul suo sito si legge che "grande mistero circonda ancora il lavoro di Tesla a Colorado Springs. Dai suoi appunti o commenti non č esattamente chiaro come intendesse trasmettere energia wireless. Ma č chiaro che sia tornato a New York pienamente convinto di poterci riuscire". A oltre 100 anni di distanza i suoi discendenti scientifici semrano esserci riusciti.

                                      WiTricity: chi se ne occupa

                                      Ulteriori dettagli sulla ricerca della WiTricity sono disponibili sull'edizione online di ScienceExpress. Il team di progetto, finanziato negli Stati Uniti dall'Army Research Office, National Science Fouindation e Departmnent of Energy, include professori e studenti diplomati del MIT..


                                      da IDG News Service Ž

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                                      • #49

                                        Witricity, č una nuova tecnologia sviluppata nei laboratori del MIT di Boston (USA). Essa consente di trasmettere energia senza fili tra le apparecchiature elettriche od elettroniche.

                                        Funziona sfruttando il principio della risonanza reciproca: la ricerca del MIT si č concentrata sulla risonanza magnetica. Sono due bobine di rame che fungono da oscillatori, avendo la medesima frequenza. La prima č collegata alla rete elettrica, una volta alimentata genera un campo magnetico, le onde prodotte arrivano alla seconda bobina (quella a cui č collegata l'apparecchiatura), dal momento che le due bobine risuonano alla stessa frequenza, la seconda raccoglie l'energia magnetica e la converte in elettrica, alimentando il dispositivo, che puō essere una lampadina, un televisore, un computer, ecc. ecc. Se esistono altri oggetti con una frequenza differente, questi non ricevono nessuna alimentazione. Per ora l'esperimento ha permesso solo di accendere una lampadina da 60W a 2 metri di distanza, ma i ricercatori stanno mettendo a punto tecniche per portare elettricità a distanze maggiori, e con potenze maggiori.

                                        Nel marzo del 1900 Tesla ottenne il primo brevetto della trasmissione dell'energia elettrica "senza fili" (n.645576) .
                                        Trasmetteva via terra e non vi aria ,quindi il paragone č inaccettabile .
                                        Da notare poi l'origine etnica del ricercatore del MIT quantomeno "sospetta" ....


                                        CITAZIONE
                                        Energia dallo spazio
                                        La trasmissione dell'energia wireless non utilizza cavi o piloni. Consente di aggiungere lo spazio stratosferico tra le energie rinnovabili al fine di sfruttare l'energia solare dallle zone orbitali e trasmetterla sulla Terra. Finora gli esperimenti sono stati condotti su basse distanza utilizzando le microonde simili a quelle di un normale forno domestico. L'energia elettrica č tramutata in microonde con un magnetroon e trasmessa da un'antenna trasmittente a una ricevitore. Giunta a destinazione l'energia č riconvertita in corrente continua e immessa in rete. Va comunque ribadito che gli esperimenti hanno soltanto dimostrato la realizzazione su bassa scala e l'intero processo di ricerca scientifica, seppure promettente, puō considerarsi ancora allo stato embrionale.

                                        Mai sentito parlare del Tethered ....

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                                        • #50
                                          Cosa sucede se metiamo piu bobine non alimentate a 2 metri di distanza ,che risuonano alla stessa frecuenza di quella alimentata ?

                                          il grande segreto di tesla e proprio questo , una fonte di energia e tanti apparecchi che ricevono senza aumentare la potenza dell'alimentazione , l'etere anche se dicono che non si chiama cosi , fa da amplificatore grazie alla sua grande energia cosmica racolta , l'etere e come se fosse un grande pannello solare ,solo che noi non abbiamo capito ancora come collegarci a lui.

                                          Ps: tesla del resto la sempre detto : bisogna stimolare l'energia e si apre la porta del grande serbatoio di elettricita che ce , forse non vogliamo capire , ma e li che ci aspetta.

                                          Edited by leon73 - 11/9/2007, 17:05

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                                          • #51
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                                            dai pochi esperimenti,ci si accontenta di arrivare ad una trasmissione di energia a lunga distanza che abbia un rendimento accettabile,
                                            oltre il 50%,

                                            dal 60% in su certamente diventerebbe concorrenziale con la trasmissione su fili,
                                            che mediamente disperde un 11% di energia...

                                            quindi se la bobina alimentatrice iirradia 100w..PER ES...
                                            avremo ,con efficienza del 50%, una lampadina collegata alla bobina ricevente,che puō disporre 50 W,
                                            se vi fossero pių bobine riceventi ,mettiamo 5,
                                            ognuna avrebbe mediamente a disposizione 10 W....

                                            beh,per sergio balacco, addirittura ho postato un progetto sull'uso di centrali solari in orbita per witricity,,,,
                                            siamo di certo nel futuribile...

                                            comunque non ho avuto risposte sull'uso di pesi mossi da spinte di archimede per generare elettricità.....
                                            visto la sezione free....

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                                            • #52
                                              CITAZIONE (iperabazon @ 12/9/2007, 02:01)
                                              quindi se la bobina alimentatrice iirradia 100w..PER ES...
                                              avremo ,con efficienza del 50%, una lampadina collegata alla bobina ricevente,che puō disporre 50 W,
                                              se vi fossero pių bobine riceventi ,mettiamo 5,
                                              ognuna avrebbe mediamente a disposizione 10 W....

                                              E' attualmente impossibile, siete troppo ottimisti <img src=:">
                                              Nell' esperimento del MIT molto probabilmente il trasmettitore sparava qualche kW, e il ricevitore ne prendeva solo un centinaio... ma un rendimento del 10% č ancora ottimistico.

                                              Comunque se a 2 metri la lampadina si accendeva, a 2 metri e 10 si sarebbe accesa con luce molto flebile, e a 2 metri e 30 non si sarebbe accesa.

                                              CITAZIONE (leon73 @ 11/9/2007, 16:30)
                                              Cosa sucede se metiamo piu bobine non alimentate a 2 metri di distanza ,che risuonano alla stessa frecuenza di quella alimentata ?

                                              il grande segreto di tesla e proprio questo , una fonte di energia e tanti apparecchi che ricevono senza aumentare la potenza dell'alimentazione , l'etere anche se dicono che non si chiama cosi , fa da amplificatore grazie alla sua grande energia cosmica racolta , l'etere e come se fosse un grande pannello solare ,solo che noi non abbiamo capito ancora come collegarci a lui.

                                              Ps: tesla del resto la sempre detto : bisogna stimolare l'energia e si apre la porta del grande serbatoio di elettricita che ce , forse non vogliamo capire , ma e li che ci aspetta.

                                              Energia cosmica? Etere che fa da amplificatore?

                                              ...

                                              Commenta


                                              • #53
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                                                certo che se fosse possibile la trasmissione di energia elettrica a lunghe distanze,senza fili...
                                                con rendimenti anche di poco oltre il 50%,
                                                avremmo risolto un enorme mucchio di problemi,
                                                senza alcun bisogno di etere e amplificatori vari....

                                                a questo proposito...
                                                se i motori al plasma menzionati,sono una specie del motore al plasma da americio progettato da rubbia...

                                                se avessimo la possibilità di trasferire l'energia per miliardi di km...
                                                non avremmo bisogno neanche dell'americio...

                                                SPAZIO
                                                Fino a Marte e oltre
                                                di ERICA NAONE





                                                IL PROSSIMO gennaio, l’Ad Astra Rocket Company testerà il VX-200, un prototipo su scala reale del razzo specifico variabile di magnetoplasma di impulso (Vasimir), ideato nel 1979 dal presidente e amministratore delegato dell’azienda, l’astronauta e fisico del plasma Franklin Chang Diaz. Il razzo punta a perfezionare le tecnologie di propulsione spaziale attualmente disponibili, e userà per la propulsione il plasma caldo, surriscaldato da onde radio e controllato da un campo magnetico. A detta di Chang Diaz, il sistema consentirà ai razzi di viaggiare nello spazio a velocità pių elevate, con un maggiore risparmio energetico.

                                                Se il prototipo dimostrerà abbastanza efficienza, risparmio e impulso specifico a terra, il passo successivo sarà il VF-200, una sua versione volante. L’Ad Astra intende farlo arrivare fino alla Stazione Spaziale Internazionale, dove dovrebbe aiutare la stazione a mantenersi in orbita. Se tutto va secondo i piani, Chang Diaz spera di riuscire in futuro a costruire un Vasimir in grado di viaggiare fino a Marte e oltre. Prima del suo intervento alla Emerging Technologies Conference, Technology Review lo ha intervistato riguardo al prossimo futuro dell’esplorazione spaziale.

                                                L’America attualmente per le navicelle spaziali usa una tecnologia vecchia di decenni. In cosa crede che tale tecnologia debba essere migliorata?

                                                Sostengo da sempre che perché possiamo portare avanti un programma serio di esplorazione spaziale, dobbiamo agire su due fattori: l’energia e la propulsione. I rifornimenti energetici, nello spazio, sono ancora drasticamente limitati. Perlopių, si sfrutta l’energia solare. Il che va bene finché si resta vicino al sole, ma quando si inizia a parlare di Marte e oltre č necessario che si pensi a sviluppare delle modalità di rifornimento energetico basate sul nucleare. Se non ci si riesce, saremo costretti ad arrenderci. Senza il nucleare non andremo da nessuna parte. La propulsione č l’altro pilastro che a mio avviso ci manca. Siamo andati nello spazio con mezzi antidiluviani. Oggi la tecnologia č cambiata pochissimo, e non ci sarà pių sufficiente per raggiungere Marte e andare anche oltre il pianeta rosso.

                                                In che modo le sue idee sull’energia e la propulsione si applicano all’intenzione di mandare l’uomo su Marte?

                                                Il viaggio per Marte č di una lunghezza proibitiva, ed esporrebbe i viaggiatori a livelli estremamente elevati di radiazioni. Dalla mia esperienza alla Nasa ho capito che lo spazio č un posto duro. Chi passa mesi e mesi a saltare da un pianeta all’altro, per usare le parole dell’ex astronauta John Young, trascorrerà metà del tempo a guardare dal finestrino il posto da cui arriva, e l’altra metà a guardare sempre dal finestrino il posto in cui sta andando. Entrambi saranno poco pių che dei puntini di luce, e sarà un’occasione per scoprire cos’č veramente la solitudine. In sintesi, a mio avviso, lo spazio č essenzialmente un vuoto cosmico, e per avere una benché minima probabilità di sopravvivere bisogna andare veloci. Oltretutto, non vorrei mai che l’uomo arrivasse su Marte a bordo di una navicella traballante e scarica d’energia. Se si spedisce la gente cosė lontano, bisogna darle una chance di sopravvivere, e l’unico modo per riuscirci č avere a disposizione grandi riserve d’energia. L’energia, nello spazio, č sinonimo di vita.

                                                Lei sostiene che con l’ausilio della tecnologia Vasimir il viaggio per Marte durerebbe solo 39 giorni, e con lo sviluppo dell’energia nucleare di cui parlavamo prima si potrebbe arrivare ovunque, nel sistema solare, nel giro di poche settimane. Cosa pensa che succederà nelle prossime fasi dell’esplorazione spaziale? E come crede che si inserirà in tutto questo l’Ad Astra?

                                                Io credo che sempre pių gente viaggerà nello spazio. Credo che colonizzeremo la luna, costruendovi enclavi della ricerca e forse anche imprese foriere di profitti. Solo il mese scorso, l’Ad Astra ha siglato un accordo con l’Excalibur Exploration Ltd., una società inglese, per l’insediamento di miniere sugli asteroidi (quando verrà il momento). Sono convinto che la richiesta di risorse, e in particolare d’acqua, dagli asteroidi e dalle comete crescerà in maniera esponenziale, perché ottenere l’acqua dalla Terra sta diventando troppo costoso. Probabilmente riforniremo la Luna, e il nostro habitat sul satellite, proprio con l’acqua derivata dalle comete.

                                                Pare assolutamente convinto che l’uomo sia destinato a colonizzare lo spazio.

                                                In un prossimo futuro, la Terra sarà un posto a cui l’uomo farà ritorno, una sorta di parco nazionale. Con questo non voglio dire che ci sbarazzeremo del nostro pianeta come di una scarpa vecchia. Dobbiamo proteggerlo, invece, in modo da potervi sempre tornare.

                                                Qual č lo scopo dell’investire denaro nel tentativo di lasciare il pianeta? Non dovremmo invece concentrarci sul cercare di risolvere i problemi a casa nostra?

                                                Stiamo investendo nella nostra sopravvivenza. Per parafrasare ancora una volta John Young, siamo una specie che non si ripete. Se mai accadrà qualcosa al nostro pianeta, quel qualcosa significherà la fine della nostra civiltà. Investire qualche dollaro per cercare di assicurarsi la sopravvivenza della specie umana non credo sia troppo.

                                                Possiamo realisticamente aspettarci che tutte queste cose un domani accadano? Dopo le missioni Apollo, molti credevano che si sarebbe tornati presto sulla Luna, ma non č ancora successo. Č cambiato qualcosa?

                                                A spingere la Nasa e i programmi governativi non č veramente l’esplorazione. Č pių una questione di orgoglio nazionale. Decidere di avviare una missione č un processo molto lento. Non credo che quel modello ci porterà molto lontano in tempi brevi. A mio avviso quel che veramente puō innescare la svolta č la natura dinamica del settore privato. Chi veramente vuole andare sulla Luna, farebbe meglio a iniziare a fare i bagagli, perché accadrà molto presto.

                                                Š Technology Review

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                                                  CITAZIONE (iperabazon @ 5/10/2007, 02:56)
                                                  beh, certo...io ho fatto un esempio....molto ottimistico....

                                                  certo che se fosse possibile la trasmissione di energia elettrica a lunghe distanze,senza fili...
                                                  con rendimenti anche di poco oltre il 50%,
                                                  avremmo risolto un enorme mucchio di problemi,
                                                  senza alcun bisogno di etere e amplificatori vari....

                                                  a questo proposito...
                                                  se i motori al plasma menzionati,sono una specie del motore al plasma da americio progettato da rubbia...

                                                  se avessimo la possibilità di trasferire l'energia per miliardi di km...
                                                  non avremmo bisogno neanche dell'americio...

                                                  SPAZIO
                                                  Fino a Marte e oltre
                                                  di ERICA NAONE





                                                  IL PROSSIMO gennaio, l’Ad Astra Rocket Company testerà il VX-200, un prototipo su scala reale del razzo specifico variabile di magnetoplasma di impulso (Vasimir), ideato nel 1979 dal presidente e amministratore delegato dell’azienda, l’astronauta e fisico del plasma Franklin Chang Diaz. Il razzo punta a perfezionare le tecnologie di propulsione spaziale attualmente disponibili, e userà per la propulsione il plasma caldo, surriscaldato da onde radio e controllato da un campo magnetico. A detta di Chang Diaz, il sistema consentirà ai razzi di viaggiare nello spazio a velocità pių elevate, con un maggiore risparmio energetico.

                                                  Se il prototipo dimostrerà abbastanza efficienza, risparmio e impulso specifico a terra, il passo successivo sarà il VF-200, una sua versione volante. L’Ad Astra intende farlo arrivare fino alla Stazione Spaziale Internazionale, dove dovrebbe aiutare la stazione a mantenersi in orbita. Se tutto va secondo i piani, Chang Diaz spera di riuscire in futuro a costruire un Vasimir in grado di viaggiare fino a Marte e oltre. Prima del suo intervento alla Emerging Technologies Conference, Technology Review lo ha intervistato riguardo al prossimo futuro dell’esplorazione spaziale.

                                                  L’America attualmente per le navicelle spaziali usa una tecnologia vecchia di decenni. In cosa crede che tale tecnologia debba essere migliorata?

                                                  Sostengo da sempre che perché possiamo portare avanti un programma serio di esplorazione spaziale, dobbiamo agire su due fattori: l’energia e la propulsione. I rifornimenti energetici, nello spazio, sono ancora drasticamente limitati. Perlopių, si sfrutta l’energia solare. Il che va bene finché si resta vicino al sole, ma quando si inizia a parlare di Marte e oltre č necessario che si pensi a sviluppare delle modalità di rifornimento energetico basate sul nucleare. Se non ci si riesce, saremo costretti ad arrenderci. Senza il nucleare non andremo da nessuna parte. La propulsione č l’altro pilastro che a mio avviso ci manca. Siamo andati nello spazio con mezzi antidiluviani. Oggi la tecnologia č cambiata pochissimo, e non ci sarà pių sufficiente per raggiungere Marte e andare anche oltre il pianeta rosso.

                                                  In che modo le sue idee sull’energia e la propulsione si applicano all’intenzione di mandare l’uomo su Marte?

                                                  Il viaggio per Marte č di una lunghezza proibitiva, ed esporrebbe i viaggiatori a livelli estremamente elevati di radiazioni. Dalla mia esperienza alla Nasa ho capito che lo spazio č un posto duro. Chi passa mesi e mesi a saltare da un pianeta all’altro, per usare le parole dell’ex astronauta John Young, trascorrerà metà del tempo a guardare dal finestrino il posto da cui arriva, e l’altra metà a guardare sempre dal finestrino il posto in cui sta andando. Entrambi saranno poco pių che dei puntini di luce, e sarà un’occasione per scoprire cos’č veramente la solitudine. In sintesi, a mio avviso, lo spazio č essenzialmente un vuoto cosmico, e per avere una benché minima probabilità di sopravvivere bisogna andare veloci. Oltretutto, non vorrei mai che l’uomo arrivasse su Marte a bordo di una navicella traballante e scarica d’energia. Se si spedisce la gente cosė lontano, bisogna darle una chance di sopravvivere, e l’unico modo per riuscirci č avere a disposizione grandi riserve d’energia. L’energia, nello spazio, č sinonimo di vita.

                                                  Lei sostiene che con l’ausilio della tecnologia Vasimir il viaggio per Marte durerebbe solo 39 giorni, e con lo sviluppo dell’energia nucleare di cui parlavamo prima si potrebbe arrivare ovunque, nel sistema solare, nel giro di poche settimane. Cosa pensa che succederà nelle prossime fasi dell’esplorazione spaziale? E come crede che si inserirà in tutto questo l’Ad Astra?

                                                  Io credo che sempre pių gente viaggerà nello spazio. Credo che colonizzeremo la luna, costruendovi enclavi della ricerca e forse anche imprese foriere di profitti. Solo il mese scorso, l’Ad Astra ha siglato un accordo con l’Excalibur Exploration Ltd., una società inglese, per l’insediamento di miniere sugli asteroidi (quando verrà il momento). Sono convinto che la richiesta di risorse, e in particolare d’acqua, dagli asteroidi e dalle comete crescerà in maniera esponenziale, perché ottenere l’acqua dalla Terra sta diventando troppo costoso. Probabilmente riforniremo la Luna, e il nostro habitat sul satellite, proprio con l’acqua derivata dalle comete.

                                                  Pare assolutamente convinto che l’uomo sia destinato a colonizzare lo spazio.

                                                  In un prossimo futuro, la Terra sarà un posto a cui l’uomo farà ritorno, una sorta di parco nazionale. Con questo non voglio dire che ci sbarazzeremo del nostro pianeta come di una scarpa vecchia. Dobbiamo proteggerlo, invece, in modo da potervi sempre tornare.

                                                  Qual č lo scopo dell’investire denaro nel tentativo di lasciare il pianeta? Non dovremmo invece concentrarci sul cercare di risolvere i problemi a casa nostra?

                                                  Stiamo investendo nella nostra sopravvivenza. Per parafrasare ancora una volta John Young, siamo una specie che non si ripete. Se mai accadrà qualcosa al nostro pianeta, quel qualcosa significherà la fine della nostra civiltà. Investire qualche dollaro per cercare di assicurarsi la sopravvivenza della specie umana non credo sia troppo.

                                                  Possiamo realisticamente aspettarci che tutte queste cose un domani accadano? Dopo le missioni Apollo, molti credevano che si sarebbe tornati presto sulla Luna, ma non č ancora successo. Č cambiato qualcosa?

                                                  A spingere la Nasa e i programmi governativi non č veramente l’esplorazione. Č pių una questione di orgoglio nazionale. Decidere di avviare una missione č un processo molto lento. Non credo che quel modello ci porterà molto lontano in tempi brevi. A mio avviso quel che veramente puō innescare la svolta č la natura dinamica del settore privato. Chi veramente vuole andare sulla Luna, farebbe meglio a iniziare a fare i bagagli, perché accadrà molto presto.

                                                  Š Technology Review

                                                  Le tecnologie attuali si stanno spostando sulle onde evanescenti per la trasmissione di energia a BREVE distanza e per potenze molto piccole. un impiego di potenza č assurdo per il momento. sarebbe come vivere in un fonro a microonde.. pių potente!

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                                                  • #55
                                                    hei,scrodi,
                                                    ho solo detto...se fosse possibile...
                                                    non ho detto che ora č possibile...


                                                    quindi,Se e ripeto se..casomai...nonfosse chiaro.... la trasmissione di energia elettica fosse possibile, a lunghissime distanze, e con rendimenti di almeno il 50%,
                                                    avremmo risolto i problemi energetici senza ricorrere a energie dell'etere e amplificatori vari....

                                                    discutere un'ipotesi č un pelino diverso che discutere di progetti reali...

                                                    non trovi?

                                                    e questo č il motore al plasma...
                                                    Variable specific impulse magnetoplasma rocket
                                                    From Wikipedia, the free encyclopedia
                                                    • Find out more about navigating Wikipedia and finding information •Jump to: navigation, search

                                                    VASIMR test bedThe variable specific impulse magnetoplasma rocket (VASIMR) is a hypothetical variant of the Magnetoplasmadynamic thruster for spacecraft propulsion. It uses radio waves and magnetic fields to accelerate a propellant. VASIMRs are intended to bridge the gap between high-thrust, low-specific impulse propulsion systems and low-thrust, high-specific impulse systems, as they are capable of functioning in either mode simply by adjusting their parameters of operation.

                                                    The Costa Rican scientist and astronaut Franklin Chang-Diaz created VASIMR.

                                                    Current VASIMR designs should be capable of producing specific impulses ranging from 10,000-300,000 m/s (1,000-30,000 seconds) - the low end of this range is comparable to some ion thruster designs. Even if relatively high thrusts become available, VASIMR drives are expected to require a great deal of heavy machinery to confine even relatively diffuse plasmas, so they will be unusable for very-high-thrust applications such as launch from planetary surfaces.


                                                    VASIMR diagramThe propellant, usually hydrogen, is first ionized by radio waves and then is guided into a central chamber threaded with magnetic fields. The ions spiral around the magnetic field lines with a certain natural frequency; by bombarding them with radio waves of the same frequency, the system heats the ions to 10 megakelvins. A magnetic nozzle converts the spiralling motion into axial motion, driving the hydrogen ions out the back of the rocket and producing thrust.

                                                    The radio waves and magnetic fields would be produced by electricity, which would most likely be produced by nuclear fission. Any conceivable chemical fuel used in a fuel cell or to activate a generator would be more efficiently used in a conventional rocket. Solar energy might be more efficiently used in a solar thermal rocket, which would have lower specific impulse but higher energy efficiency.

                                                    By adjusting the manner of heating and a magnetic choke, a VASIMR can control the exhaust rate. Closing the choke shifts the rocket into high gear; it reduces the number of ions exiting the drive (thus producing less thrust), but keeps their temperature high (thus increasing specific impulse). Opening the choke has the reverse effect. A spacecraft would use low gear to climb out of planetary orbit, and high gear for interplanetary cruise.

                                                    The method of heating plasma used in VASIMR was originally developed as a result of research into nuclear fusion. One possible future enhancement of the VASIMR system may be to promote fusion among the atoms of the propellant; this could provide a great deal of extra heating, and therefore provide even greater thrust than the electrical input into the system would otherwise allow. However, such an enhancement is not expected to be practical in the near future.

                                                    The Ad Astra Rocket Company plans to test a ground prototype rocket on January 2008, the VX-200, and hopes to test a flight version, the VF-200, should the intial test succeed in its requirements for efficiency, thrust, and specific impulse.

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                                                    • #56
                                                      alcuni link sul vasimir
                                                      http://spaceflight.nasa.gov/shuttle/suppor.../reference.html

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                                                      • #57
                                                        Ok ma voglio dire, č come discutere della macchina del tempo o del teletrasporto!

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                                                        • #58
                                                          beh ,sė,

                                                          difficile produrre qualcosa di pratico su queste cose...ma non credo non si possano discutere....

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                                                          • #59
                                                            La pratica e diversa dalla teoria , mi dispiace , che parlate solo di teorie , provate per piacere a trasmettere , noi lo stiamo facendo , riconosco che ce una perdita del 50% , il problema e che non vi siete mai chiesti come recuperare l'altro50%, noi si e stiamo facendo sperimenti a nord di madrid molto interesanti , e mi fermo qui , chi vuole facia i propri esperimenti , e si rendera conto da solo , trasmetendo 50 kwora si hanno dei fenomeni molto paranormali , per questo che non sono d'acordo con le vostre teorie ,

                                                            energia cosmica ? etere ? schoridinger , se continui a parlare di teorie insegnate dalla fisica , vai sempre piu fuori da quello che cerco di farti capire , prova ,pratica , pratica e molto diverso dalla teoria e da come parli si vede benissimo che sei teorico , purtroppo se continuate cosi deviate le persone dalla verita .

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                                                            • #60
                                                              CITAZIONE (leon73 @ 7/10/2007, 09:19)
                                                              La pratica e diversa dalla teoria , mi dispiace , che parlate solo di teorie , provate per piacere a trasmettere , noi lo stiamo facendo , riconosco che ce una perdita del 50% , il problema e che non vi siete mai chiesti come recuperare l'altro50%, noi si e stiamo facendo sperimenti a nord di madrid molto interesanti , e mi fermo qui , chi vuole facia i propri esperimenti , e si rendera conto da solo , trasmetendo 50 kwora si hanno dei fenomeni molto paranormali , per questo che non sono d'acordo con le vostre teorie ,

                                                              energia cosmica ? etere ? schoridinger , se continui a parlare di teorie insegnate dalla fisica , vai sempre piu fuori da quello che cerco di farti capire , prova ,pratica , pratica e molto diverso dalla teoria e da come parli si vede benissimo che sei teorico , purtroppo se continuate cosi deviate le persone dalla verita .

                                                              Ti sbagli. La teoria č basata sulla pratica, č questo che ti sfugge. Tutti i teoremi, le definizioni, le teorie sono basate su fatti sperimentali. La famosa termodinamica č stata scritta proprio perché si č visto che ci sono delle leggi inviolabili.

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