Originariamente inviato da Mr.Hyde
Visualizza il messaggio
Se però le aziende teoricamente dovrebbero preferire dipendenti stabili e capaci e poi in pratica sfruttano al massimo (salvo pochi casi di ottima professionalità) le soluzioni precarie... un motivo ci sarà pure no? O solo le aziende che cita MrHyde sono quelle sane in un mare di squali che investono in un'azienda al solo scopo di poter licenziare?
I motivi si sanno benissimo. 20 anni fa, in un mondo dove mercati e produzioni stavano diventando estremamente elastici, e il ciclo di vita aziendale si riduceva a volte a pochi anni, gran parte del mondo occidentale si orientava verso una "flex-security" del lavoro, scambiando la ormai persa sicurezza del posto con una elasticità spinta ma PROTETTA da efficaci meccanismi di sussidio e formazione continua per i periodi di inoccupazione.
In Italia, unico caso insieme con la Francia (dove però la protezione sociale è molto più capillare ed equa), si procedeva invece nella utopica illusione di poter "dividere" il lavoro restante mantenendo le protezioni comode e semmai riducendo le ore lavorate a parità di stipendio. La famosa illusione del "lavorare meno, lavorare tutti".
Milioni di persone c'hanno creduto. Ma il risultato è stato, com'era ovvio, solo la crescita esponenziale dei costi aziendali.
Il conflitto fra superprotezione legislativa dello status quo e necessità delle aziende si è tradotto poi in un ennesimo compromesso all'italiota, in cui si è scelto di non disturbare chi era già inserito, ma adottare elasticità esasperata per chi era ancora agli inizi. Nel campo pensionistico la cosa è plateale con la VERGOGNOSA decisione di sottoporre al metodo contributivo solo le pensioni future dei giovani (che come si sa a vent'anni a tutto pensano fuorchè alla pensione e quindi non protestano!) per non diminuire i privilegi dei padri.
Ma lo stesso si è verificato con i contratti precari e di fantasia di fatto non solo permessi, ma addirittura SFRUTTATI anche dallo stesso stato con la precarizzazione a fini elettorali di una massa enorme di poveri illusi, specie nell'istruzione, in attesa perenne e ormai disperata della mitizzata "sanatoria".
Altri stati hanno fatto diversamente. L'Olanda che citavo ha adottato forme di flessibilità quando ancora qui parlarne era peggio che bestemmiare in san Pietro.
E i risultati si vedono.
Ora non è certo facile porre rimedio allo sfacelo. E certo i problemi dei giovani precarizzati e senza prospettive sono difficili da affrontare.
L'unica cosa certa è che non c'è alcuna speranza di poterli risolvere restaurando qualcosa del passato. Quello che è passato non tornerà. Chi ancora ne riesce a godere se lo tiene ben stretto (finchè riuscirà), ma spazio per manovre in retromarcia non ne esiste.
Commenta