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  • Se è OT me ne scuso. Nè si tratta di un cantiere a casa mia. Ho scritto in varie occasioni che la direzione "dove andare" non può che essere diversificata, locale, individuale, senza i grandi indirizzi dall'alto, che hanno mostrato e mostrano tutta la loro inefficacia. Solo un cambiamento dal basso, fatto da ognuno di noi, nelle abitudini di consumo e di vita può nel tempo garantire una possibilità ai nostri figli e nipoti. Il mio è un semplice contributo che offro a chi ne vuole approfittare, senza alcun secondo fine. Se ti sembra OT, mi dispiace.
    miradoc

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    • Vedi BE quando l'amministrazione mette al ruolo un posto questo deve essere occupato da un vincitore di concorso in modo stabile. I precari della scuola sono in gran parte vincitori di concorso che accettano condizioni di sfruttamento e umiliazioni continue allettati dalla prospettiva di occupare quei posti che per "diritto" (per legge) spettano ai vincitori di concorso. Si tratta di leggi dello stato non ghiribizzi dei magistrati del lavoro. Quando ti sbrodoli su cose di cui hai un'infarinatura basata su pregiudizi da bar sei veramente superficiale. L'amministrazione dello stato è una cosa seria che ha delle regole precise e quando un posto è al ruolo c'è una provvigione nel bilancio dello stato per onorare quell'onere. Poi mi hanno insegnato che la costituzione prevede l'uguaglianza fra cittadini e uguaglianza vuol dire che per la stessa prestazione hai diritto allo stesso compenso. Se anche lo stato si mette a fare caporalato si apre al strada a qualsiasi abuso. Nel caso di mio padre il problema non è stata la visita che è stata abbastanza rapida, il problema è stata la consegna della documentazione necessaria alla dimissione e questa dipende dal laboratorio che aveva evidentemente meno personale di quello necessario.
      Ripeto che i capitoli da tagliare vanno scelti in base al progetto politico, c'è chi taglia la scuola e chi preferirebbe che tagliassero le armi.
      x Miradoc La mia non è polemica e concordo che si deve cambiare partendo da noi partendo dalle cose piccole, è che questa discussione cerca di disegnare le linee su cui operare le scelte non le scelte stesse.
      :rain:L'uomo ha scoperto la bomba atomica, però nessun topo costruirebbe una trappola per topi.
      (Albert Einstein):preoccupato:

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      • Ok, allora parliamo del "dove tagliare". Snapdozier insiste sulle mitizzate spese militari. Inserendosi a pieno titolo nel solco ideologico che ha deciso le politiche nazionali degli ultimi decenni.
        Dato che l'Italia è fra i paesi avanzati uno di quelli che nella difesa spendono meno e che quando si parla di difesa si tende a "dimenticare" che in Italia parte di quella spesa è assorbita da corpi come i Carabinieri che in realtà sono più orientati all'ordine pubblico (che in altri paesi è posto in altro capitolo di spesa) io personalmente non vedo sto enorme spazio di taglio. Anzi, le notizie sulle gazzelle e pantere ferme in garage per mancanza di carburante non lasciano presagire enormi spazi di intervento.
        In realtà ora si batte molto sui famosi cacciabombardieri. E ci può stare, ci mancherebbe. Siamo in un periodo di crisi e ci sta che si rinunci a una spesa elevata che si può tranquillamente rimandare a data da definirsi!
        Solo che non si può fare il solito gioco delle 3 carte contabili, così caro alle forze protette dal guiddicesopraleparti di cui sopra!
        Perchè la spesa per i caccia è UNATANTUM!
        A me va benissimo che qui, oggi, subito venga defalcata dalle spese previste ridirezionandone i soldi risparmiati sui precari della P.I. o sui tecnici di laboratorio d'analisi! Ci mancherebbe!
        Ma deve essere CHIARO ai tanti Snapdozier che dall'anno prossimo i costi che questi precari e tecnici imporranno (perchè immagino non si pensi a un'assunzione a tempo determinato "finchè ci bastano i soldi dei caccia" vero?!?) dovranno essere reperiti da ALTRI TAGLI! A cosa non so e non mi interessa particolarmente sapere. Fattacci del giuddice e dei suoi fans! L'unica cosa che deve essere CHIARISSIMA è che nessuna di queste scelte può ormai tradursi in un "reperimento di risorse" con la solita normetta a carico del sistema produttivo, l'aumento dell'IRAP, l'addizionale regionale, la rava e la fava della fantasia sindacale italiota insomma!
        Anzi... se c'è un punto su cui sono d'accordissimo con il M5S (e che non ho ancora ben capito se è così chiaro e limpido a buona parte degli stessi elettori del M5S!!) è che l'IRAP VA ELIMINATA AL PIU' PRESTO. Sostituendola certo con tributi alternativi, ma che siano rispettosi della Costituzione (cosa che l'IRAP NON E'!) e minori in peso. Così come vanno pesantemente ridotti i contributi previdenziali a carico delle aziende portandoli a livello di quelle tedesche ad esempio.
        Alla inevitabile domanda che tutti i fan del giuddice pongono a sto punto e cioè "si ma come finanziamo allora questo quello e quell'altro ancora?" non serve affatto rispondere alcunchè! La risposta era già scritta in Costituzione e ora l'Europa ci ha obbligato a ribadirla più chiaramente!
        Lo Stato NON E' un sistema per trovare le palanche da distribuire! Compito dell'amministrazione pubblica è quello di organizzare al meglio le RISORSE DISPONIBILI per erogare i servizi essenziali. Quali siano questi servizi e in che misura si debbano bilanciare fra loro (appunto più istruzione e meno difesa se si vuole) è compito ESCLUSIVO del Parlamento che decide le spese in relazione ai fondi DISPONIBILI.
        Questi ovviamente variano in rapporto al ciclo economico. Se c'è crisi le tasse calano! Non aumentano!!! Un pò perchè si guadagna di meno e le imprese quindi pagano meno, un pò perchè in tempi di crisi serve (cioè, volevo dire in un paese normale servirebbe!!) sostenere la produzione di ricchezza! E se le entrate calano... pace! SI TAGLIANO LE SPESE!!
        E' questo il vero aspetto da prendere in considerazione quando si parla di rivedere le misure di austerity che strangolano l'economia!! E' la TASSAZIONE il vero drago che sta impoverendo le famiglie italiane!
        Se poi il vecchietto dovrà aspettare due ore in più al pronto soccorso o scopriremo che nostro figlio è in una classe di 30 bambini mentre suo cugino dieci anni fa era in una classe di 12... amen!! Non si può affondare un paese per rincorrere i privilegi, contrabbandati con l'impegnativo appellativo di "diritti" dai furboni passati!
        La crisi IMPONE un pesante taglio della tassazione sulla produzione di reddito. Che vuol dire detassare stipendi, famiglie e imprese!! PUNTO!!
        Se si deve stare nel bilancio in tempi di crisi, si TAGLIA!! Se poi la si vuole chiamare spending review, eliminazione degli sprechi, alle spese della casta, ai cacciabombi, lotta all'evasione, alla corruzione, alla prostituzione alla rava e alla fava non ci sono problemi!
        L'importante è capire che la revisione dell'austerity è ormai NECESSARIA e non si può tradurre certo solo nella patetica e demagogica trovata della riduzione, abolizione, restituzione della famigerata IMU!

        Ribadisco poi un ok a una patrimoniale seria, ma con gli incassi ESCLUSIVAMENTE orientati al solo abbassamento della pressione fiscale sul lavoro!!
        Ultima modifica di BrightingEyes; 08-03-2013, 11:41.
        “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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        • caro bright,
          non è alzando la voce (caratteri maiuscoli) che si ottiene ragione.
          Permettimi sommessamente di avere ancora qualche dubbio.
          Dici:
          "Lo Stato NON E' un sistema per trovare le palanche da distribuire!"
          se intendi che lo Stato non è una mucca da mungere, ok.

          "Compito dell'amministrazione pubblica è quello di organizzare al meglio le RISORSE DISPONIBILI per erogare i servizi essenziali."
          Va bene, ma le risorse disponibili non sono date.

          "... i fondi DISPONIBILI. ...variano in rapporto al ciclo economico."
          diciamo un fatto. Ma è sulla sua interpretazione che ci discostiamo.

          "Se c'è crisi le tasse calano! Non aumentano!!! Un pò perchè si guadagna di meno e le imprese quindi pagano meno, un pò perchè in tempi di crisi serve (cioè, volevo dire in un paese normale servirebbe!!) sostenere la produzione di ricchezza! E se le entrate calano... pace! SI TAGLIANO LE SPESE!!"
          Ecco. Questa è la ricetta-merkel.
          Dopo questo scorretto mettere etichette da parte mia, spiego: in tempi di crisi è un termine troppo vago. Bisogna vedere da cosa è provocata la crisi, di che natura è. Questa è una crisi di distribuzione del reddito. Una crisi generata dall'eccessiva ineguaglianza nella distribuzione del reddito disponibile. Siamo su livelli mai visti di ineguaglianza.
          Il motore della crisi è: 1- reddito troppo basso per troppa parte della popolazione attiva; 2- contrazione drastica dei consumi; 3- disoccupazione; 4- ulteriore sofferenza del reddito; 5- crisi fiscale (riduzione del gettito per riduzione degli occupati, non solo e non principalmente perchè le imprese pagano meno); 6- riduzione prestazioni dello stato; 7- incremento della sofferenza (una minore prestazione pubblica obbliga ad acquistare prestazioni sostitutive in sfavore di altri consumi).

          Dunque non sono d'accordo (scusa) che in caso di crisi (di questa natura) le tasse calano. E' sempre buona cosa, ma dipende a chi e quando. Non sono d'accordo che si guadagna di meno e le imprese pagano di meno (a pagare di meno sono i lavoratori, le imprese hanno sempre pagato pochissimo). e dunque non sono d'accordo che in tempi di crisi si tagliano le spese.
          In tempi di crisi (proprio per sostenere la produzione di ricchezza, e sfuggire alla trappola della liquidità) si qualificano le spese, e casomai si incrementano (con saggezza, nei settori che hanno futuro).


          "E' questo il vero aspetto da prendere in considerazione quando si parla di rivedere le misure di austerity che strangolano l'economia!! E' la TASSAZIONE il vero drago che sta impoverendo le famiglie italiane!"
          Come avrai capito non sono d'accordo. Il drago è la disoccupazione e la sottoccupazione. Il drago sono i salari troppo bassi.

          "Se poi il vecchietto dovrà aspettare due ore in più al pronto soccorso o scopriremo che nostro figlio è in una classe di 30 bambini mentre suo cugino dieci anni fa era in una classe di 12... amen!! Non si può affondare un paese per rincorrere i privilegi, contrabbandati con l'impegnativo appellativo di "diritti" dai furboni passati!"
          Diritti e furboni, discorso complesso. Tendenzialmente non sono d'accordo. Localmente posso anche esserlo.

          "La crisi IMPONE un pesante taglio della tassazione sulla produzione di reddito. Che vuol dire detassare stipendi, famiglie e imprese!! PUNTO!!"
          Diciamo "virgola"? Dipende, va visto. Non è detto.


          "Se si deve stare nel bilancio in tempi di crisi, si TAGLIA!! Se poi la si vuole chiamare spending review, eliminazione degli sprechi, alle spese della casta, ai cacciabombi, lotta all'evasione, alla corruzione, alla prostituzione alla rava e alla fava non ci sono problemi!
          L'importante è capire che la revisione dell'austerity è ormai NECESSARIA e non si può tradurre certo solo nella patetica e demagogica trovata della riduzione, abolizione, restituzione della famigerata IMU!"

          La revisione che ci vuole è dell'assetto dell'economia che porta tutta la ricchezza solo nelle mani del primo decile della popolazione. Questo non si era mai visto dagli anni venti. Se continua così, ha ragione grillo, ci sarà il sangue. E presto.

          Il motivo è in questa analisi (mia):
          Nelle elezioni di febbraio c'è stato un evento storico. Un distacco di energia accumulata al culmine di venticinque anni di crescita di tensione. Venticinque anni nel quali tecnologie sempre più potenti e pervasive hanno messo in contatto cose e persone, disintermediando e spiazzando tantissimi lavori, rendendo inutili legioni di lavoratori e riducendo radicalmente ...la loro forza contrattuale. Queste tecnologie, insieme alle condizioni sociali, normative e infrastrutturali di contorno, hanno allargato il mondo in un modo quasi senza precedenti (in realtà negli anni venti, mutatis mutandis, c'era qualcosa di simile). Ma questo allargamento ha "messo in contatto" persone troppo diverse che hanno cominciato a competere indirettamente. Da questa competizione le nostre classi lavoratrici (scusate il termine, si fa per capirsi) non potevano che perdere. Questa sconfitta epocale ha portato ad una progressiva e relativa irrilevanza del lavoro e quindi della sua remunerazione.
          Le economie "in contatto" si sono polarizzate, e hanno cominciato a dividersi il lavoro. Ad alcuni è rimasto il compito di produrre (prima beni semplici, poi via via più complessi), a noi di consumare. Peccato che chi consuma spende e chi produce incassa.
          Dunque abbiamo trasferito immense ricchezze. Chi le ha ricevute non le ha spese per alzare il tenore di vita delle sue popolazioni ma li ha accumulati e poi ce li ha riprestati. Il nostro sistema finanziario (diventato ipertrofico) le ha prestate ai cittadini usando allo scopo qualsiasi scusa.

          Questo squilibrio (parlo della cina ma anche della germania), non poteva che ompersi e si è rotto.
          Le macerie sono immense
          .
          Ultima modifica di alvisal61; 08-03-2013, 12:14.

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          • Vedi Alvisal, le tue riflessioni erano anche le mie. Fino a poco tempo fa. E come sovrastruttura generale lo sono ancora, intendiamoci.
            Però occorre capirsi!
            Lo squilibrio, gigantesco, fra chi ha tantissimo e chi pochissimo è evidente e in costante crescita.
            Ma l'errore di fondo italico a mio parere è stato ed è quello di utilizzare questo comodo paravento (molto elegante da presentare come "motivo nobile" per certe scelte, capisco) per inserire sotto sotto altre scelte molto più orientate all'interesse del proprio "parco buoi" che alla rivoluzione etico-sociale di cui trattiamo.
            Anche la visione del popolo che giunge al punto di rottura e "sclera" non mi pare del tutto condivisibile. L'elettorato grillino lo vedo ogni giorno e, paradossalmente, a mio parere riunisce in un connubio molto, molto strano, buona parte della società che i cambiamenti economici a cui accenni hanno ormai posto ai margini del mercato senza molte speranze di entrarvi (giovani senza specializzazioni per lo più), ma anche buona parte di una società che ha interpretato come "normale" il vivere al di sopra delle proprie possibilità reali facendosi prestare i soldi o appaltando comunque ad "altri" i costi e che ora è molto allarmata dal fatto che qualcuno ci stia facendo notare che se a noi è andata bene così per anni a loro non va affatto a genio! E che si illude di aver trovato nella "casta" il comodo capro espiatorio contro cui rivolgere ogni contumelia sperando che, cancellata quella, ritorni per miracolo l'era delle vacche grasse e dei concorsi alle Poste.
            Io comunque capisco molto bene la tua posizione. E' in effetti segno della dilaniante crisi di identità che attraversa quella variegata area che andava sotto il nome di "area progressista" e che ora è esplosa in una galassia di posizioni in cui convivono visioni molto diversificate.
            Si spera di reagirvi con la denuncia del "nemico". Nel tuo caso il turboliberismo che tanto paventi e il cui sospetto vedo torna a riaffiorare periodicamente.
            Guarda che quello che sto proponendo non ha proprio nulla di "turboliberista". E difatti ampie porzioni dell'area di cui sopra lo stanno velocemente capendo!

            Il drago della sottoccupazione NON lo combatti rendendo più costosa la sottoccupazione! Puoi affermarlo e crederci, certo! Ma come dimostra chi ora invoca di rendere meno costoso il contratto indeterminato dopo che si è reso più costoso il determinato le scelte "comode" non sempre pagano! Quando si è deciso di castrare la riforma del lavoro ci si è assunta una responsabilità. I risultati stanno dimostrando chi aveva torto e chi ragione e di fatto chi ha preteso norme che, per alleviare le paure di qualcuno, finiscono solo per far aumentare enormemente il numero dei contratti a termine non rinnovati il "drago" lo ha nutrito! Diciamo che Fassina non mi pare incarni alla perfezione il ruolo di San Giorgio in parole povere... e Monti forse mette troppo il naso dove non gli compete, ma a volte ci chiappa vero?
            Parlando di disoccupazione il discorso non cambia. Le aziende che pagano pochissimo sono solo quelle con dimensioni sufficienti da approfittare dei vantaggi del mercato globale e comunque solo dal punto di vista strettamente fiscale. Quindi il 3-4% delle aziende italiane! Per le altre assumere un dipendente è una scelta costosissima e per alcune è ormai diventato quasi indispensabile emigrare in posti più accoglienti (Austria e Francia eh! Non Romania o Serbia!!). Illudersi di scampare le sacrosante riforme invocate dall'Europa nel campo del lavoro appaltando al solito "turboliberismo" iniqui e fantasiosi obiettivi di schiavizzazione del lavoratore non farà arretrare il drago. Anzi! Senza aziende l'occupazione che "crei" va ad alimentare direttamente la spirale di cui parlavi.
            I salari troppo bassi non lo sono affatto. E' basso il netto in busta, vero. Ma la parte che manca dal reddito al lordo di tutto è stata decisa da qualcuno eh! E non mi venire a raccontare che la cosa era senza scelta, perchè uno dei pesi maggiori per aziende e stato datore di lavoro, cioè i contributi, sono ben diversi in altri paesi certo non meno civili del nostro!
            L'ho già detto e ripetuto, ma siccome la cosa passa sempre sottotraccia nei commenti, ripeto che in Germania l'azienda o lo stato pagano il 50% dei contributi previdenziali e il lavoratore l'altro 50%! In Italia non si può fare? C'è una legge sovranazionale che lo impedisce? Forse le tavole di Mose? O c'è una qualche ragione diversa dal plauso dipendentista al "saggio" legislatore?!?
            C'è una risposta o siamo sempre nel campo del "evabbè, è anche per pareggiare un pò con gli altri che evadono..."??!?
            Abbassa quei contributi e dividi il vantaggio conseguente fra costi aziendali e netto in busta e vedrai che, magicamente, le aziende aumenteranno le assunzioni. E se le assunzioni le vuoi a tempo indeterminato togli tutte le sciocchezze che gravano sul contratto restituendolo al suo originario significato (indeterminato significa semplicemente non determinato! Non "finchè morte non vi separi" eh!), proteggi adeguatamente il periodo di disoccupazione involontaria (sussidi all'inglese, e non le furbate sindacaliote italiche!) e vedrai che le aziende assumono più che volentieri, visto che è con i dipendenti che producono!

            In alternativa tifiamo Grillo, usciamo dall'euro e facciamoci gli auguri! Ma occhio che "l'accumulo di tensione" che sfocia nella reazione non è detto che sia esclusiva solo di studenti, precari, aspiranti precari e pensionati/pensionandi eh! Smacchiando i giaguari è facile distrarsi e dimenticarsi che, qualsiasi cosa raccontino i sondaggi, fino a 5 anni prima la maggioranza degli italiani aveva altre posizioni o sbaglio?
            Ultima modifica di BrightingEyes; 08-03-2013, 14:47.
            “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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            • bright
              provo a risponderti, anche se poni molti temi diversi. Il fatto che lo squilibrio tra lavoro e capitale sia oltre ogni plausibile punto di ragionevolezza (anche funzionale, non solo etica) non esclude che qualcuno abbia fatto schermo di una giusta causa per farsi i fatti suoi e dei suoi amici. Diciamo che parlando da napoli, mi è evidente e ne ho contezza diretta (anche molto precisa).

              Non nego di avere problemi di sintesi. Poi magari "crisi di identità" è un poco esagerato. Non ho urgenza di sentire un'identità compatta, che non credo possibile e neppure desiderabile. Sto benissimo nella pluralità anche del pensiero. Anche del mio.

              D'altra parte io ho sempre pagato gli oneri che lamenti, avendo avuto dipendenti negli ultimi quindici anni. Dipendenti quasi sempre a tempo pieno e indeterminato. Non ho mai avuto precari o contratti a tempo, se non per un massimo di sei mesi. Poi li ho stabilizzati. Fino a che è durato il rapporto siamo andati avanti, quando è finito (succede) abbiamo regolato secondo legge. Dunque potrei e posso capire. Le cose che proponi sono fattibili (cuneo fiscale e sostegno ai periodi di disoccupazione).

              Ma il reddito del lavoro e delle classi medie o mediobasse non è ridotto solo per questo. Lo è molto di più. Chiaramente non si può alzare in una singola azienda (che andrebbe subito fuori mercato, te lo dico io che avendo la politica del lavoro che ho detto ho combattuto con concorrenti che pagavano i lavoratori 1/3 -per lo più in nero- e li cambiavano ogni due/tre mesi) nè, forse, in un singolo paese. E' una nuova direzione da prendere tutti insieme.

              Per arrivare a Grillo, come forse immaginerai non faccio parte della nutrita schiera di affezzionati. E mi rendo conto che ha pescato a destra e sinistra, lasciando nel vago i suoi programmi in modo da poterlo fare e indicando un nemico di comodo secondo l'immagine (la rappresentazione) di un popolo buono (ed indifferenziato) e di una casta cattiva.

              la mia precedente analisi terminava così:

              In questo quadro che ci dice il M5S?
              ci racconta che fondamentalmente abbiamo un popolo onesto (indiviso, senza classi, ceti, strati o divisioni, interessi contrapposti) che si oppone ad una casta corrotta;
              ci dice che la soluzione è semplice: se leggiamo persone oneste, queste prenderanno decisioni giuste, al di là della destra o sinistra.
              Un discorso che rischia di essere consolatorio, semplicistico, un discorso atto a rimuovere le contraddizioni, che non cerca le cause ed offre nemici facili. "nè-nè". Una strana commistione (come si vede dal programma) di ultraliberismo e difesa dei beni comuni, democrazia diretta e culto del capo.
              Ultima modifica di alvisal61; 08-03-2013, 15:28.

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              • Beh, con crisi di indentità ovviamente mi riferivo al travaglio che sta attraversando una parte di società che da sempre si è creduta e posta come promotrice di un progresso sociale e che ora è costretta a confrontarsi con modelli molto differenziati e in parte spiazzanti, ognuno dei quali comunque ha piena credibilità all'interno di quella "classe" senza pensare per forza a sconfinamenti nel tea party de borgata. Certo non intendevo insinuare confusioni mentali su base personale eh!
                Scusami se reagisco frizzantemente, ma sono un pò abituato a una certa reazione automatica a colpi di "maledetto iperliberista brunettiano" appena si cerca di discutere di certi temi. Almeno qua da me (regione già iper-rossa ora in impetuoso, disordinato e poco cosciente, temo, approdo ai lidi grilleschi con l'entusiasmo e l'organizzazione di una passeggiata ecologica primaverile).
                Purtroppo il tema è rovente per chi su certe sicurezze aveva fondato le prospettive future proprie e dei propri figli. Ma nascondere la malattia per evitare di discutere della terapia non è mai stata pratica medica corretta!
                Qualcosa occorre fare, a meno di non credere ciecamente alle ricette miracolistiche di "rinegoziazione" o al miracoloso effetto catartico di una nuova Piazzale Loreto (virtuale, non esageriamo...) contro la "casta".

                Il discorso di fondo sull'intervenire per ridurre le distanze fra iper-ricchi e iper-poveri lo condivido, ovvio.
                Solo mi pare che ora siamo costretti ad un livello un pò meno elevato. Serve fare qualcosa per ridare slancio all'economia, di rapido, concreto, che la gente avverta, come diceva giustamente lo smacchiatore felino. Solo che le ricette su questo "qualcosa" divergono e non di poco. Io sarei felicissimo di vedere aumentati gli stipendi netti, sia chiaro! Ma chi li aumenta? Le aziende?
                Si, la Fiat può farlo (un pò). Ma per tanti altri ora è il momento di ingegnarsi al massimo per contenere le spese, salvare le quote di mercato e "passare la nottata". Aumenti di costo del lavoro a me sembrano più argomento di fantascienza che altro.
                Magari sbaglio e il polso aziendale che sento io è poco significativo.
                Forse.
                Ma il rischio è molto elevato e qualche rospo credo dovremo ingoiarlo in tanti se non si vuole rivedere le mummie egizie che fanno le corna al G8...
                Non credi?
                “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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                • L'ho già detto e ripetuto, ma siccome la cosa passa sempre sottotraccia nei commenti, ripeto che in Germania l'azienda o lo stato pagano il 50% dei contributi previdenziali e il lavoratore l'altro 50%! In Italia non si può fare? C'è una legge sovranazionale che lo impedisce? Forse le tavole di Mose? O c'è una qualche ragione diversa dal plauso dipendentista al "saggio" legislatore?!?
                  C'è una risposta o siamo sempre nel campo del "evabbè, è anche per pareggiare un pò con gli altri che evadono..."??!?
                  Ma scusa BE vorresti dire che con il netto in busta il lavoratore si dovrebbe pagare anche il 50% dei contributi previdenziali? Con uno stipendio di 800,00€-1000,00€. Non ti sembra di esagerare?
                  Tu non hai ancora risposto ad una domanda che mi pongo e che mi lascia perplesso. Se i derivati sono 643 trilioni di dollari e il PIL del mondo è di 79 bilioni di dollari (dati Banca Mondiale) come abbiamo fatto ad fare un debito di 8.500.000 anni/PIL? L'uomo è apparso sulla terra circa 100.000 anni fa, abbiamo trovato dei crediti dei dinosauri che non sapevamo? Dobbiamo rimborsare le amebe o le felci?
                  Se il debito è quello chi è il creditore di 8.5 Milioni di anni di produzione (a livello odierno) e cosa potrebbe ricomprarsi?. Se non rispondi a questo la tua frenesia nel rimborsare il debito è molto velleitaria. Io non ho votato Grillo e temo che il voto a Grillo non avrà conseguenze rilevanti nel contingente mentre concordo con Alvisa che il contingente sta diventando pericoloso.
                  Ultima modifica di snapdozier; 08-03-2013, 18:27.
                  :rain:L'uomo ha scoperto la bomba atomica, però nessun topo costruirebbe una trappola per topi.
                  (Albert Einstein):preoccupato:

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                  • Il netto in busta è il risultato del carico fiscale e contributivo deciso. Se vuoi che sia più alto hai solo due strade, o aumenti il lordo (e questa strada ormai è bruciata) o diminuisci il carico. Se devi aumentare il carico previdenziale basta che poni a totale detrazione lo stesso dal reddito lordo ed avrai lo stesso netto.
                    Ovviamente il tutto si traduce in un alleggerimento del carico sull'impresa e in una detassazione del reddito del dipendente.
                    Per essere più precisi quegli 800 - 1000 (che sono la busta paga di febbraio della dipendente di V liv part time che ho... ma va bene lo stesso capisco che si debba un pò "pestare" sul tasto del "ci pagano troppo poco" ...) derivano ora da un prelievo previdenziale del 33% circa, di cui 24% a carico dell'azienda e 8% a carico del lavoratore. In Germania sono il 9,55% per ognuno.
                    La necessità di succhiare il 33% quando la Germania (che non mi risulta affami i poveri anziani) arriva a un 20% scarso dipende da diversi fattori, ma non certo dalle aziende. Portiamo pure il carico sulle aziende al 20%, sempre doppio che quello tedesco, e il resto lo appalti allo stipendio lordo del dipendente (come dicono i sindacati si tratta di "solidarietà intergenerazionale" no?).
                    A quel punto, in base a reddito e carichi, permetterai al dipendente di detrarre dalle proprie tasse tutta o parte della cifra per i PROPRI contributi (ricordo che ormai siamo in regime contributivo!!).
                    E' semplicemente e banalmente quello che fa ogni lavoratore autonomo. Anzi, la cifra a carico del dipendente sarebbe ancora molto inferiore.

                    Si può fare e senza affamare la povera gente, tranquillo!


                    Sulla tua domanda ammetto tutta la mia ignoranza. Ma del resto non capisco bene nemmeno cosa c'entri. Se riesci a convincere chi ci presta i soldi che è inutile sperare di riaverli indietro sarò tra i tuoi fan. Ma se poi ti accorgi che nessuno ci presta più una lira e pretendi di continuare a cercare di finanziare la macchina pubblica con 200 miliardi all'anno... beh auguroni!!
                    “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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                    • Intanto loro continuano sulla strada della "chiamiamola esternalizzazzione" Fukushima. Due anni fa il disastro, oggi ancora nessuna compensazione per le vittime | Greenpeace Italia
                      ..

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                      • Non capisci cosa c'entri? A me non sembra difficile se un euro vale una mela una mela vale un euro, se una mela dura un anno un euro vale 1/74 bilioni di mele. se però di euro ce ne sono 74bilioni*8.500.000 non ci sono abbastanza mele e quindi una mela vale 8.500.000 di Euro. La prossima volta che vai al mercato dovrai portarti una carriola di euro se la notizia si sparge. E' più chiaro adesso?
                        :rain:L'uomo ha scoperto la bomba atomica, però nessun topo costruirebbe una trappola per topi.
                        (Albert Einstein):preoccupato:

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                        • questo se il denaro rappresentasse le merci. Ma è dalla fine del golden standard che non è più così.
                          neppure marx, d'altra parte, credeva che il denaro rappresentasse le merci (bensì "il lavoro").

                          Oggi questo non rappresenta nè le merci, nè il lavoro. Ma casomai il lavoro futuro.

                          Questo per il denaro. Ma la finanza non lavora con il denaro. Lavora con la fiducia.
                          Quello che tu chiami massa monetaria è, in effetti, il cumulo stimato delle obbligazioni e delle promesse di pagamento (per lo più di natura assicurativa).
                          Se io ho una mela e stipulo due assicurazioni, una che mi paga 2 euro se va a male ed una che me ne paga 2 se si conserva, ognuna mi costa 0,002 euro all'anno. Poi chi ha fatto la prima assicurazione la "confeziona" (in quanto è un contratto che ha un reddito di 0,002 euro/anno certo a fronte di un rischio di perderne 2 che può -può?- essere stimato) insieme ad altre in un prodotto che ha cumulativamente un certo reddito ed un certo rischio. Dunque ha un valore (positivo o negativo).
                          Vende questo prodotto a qualcuno che lo riconfeziona (e magari incontra la sua controscommessa) e gli dà un nuovo valore, etc...

                          La ragione per cui, in origine, è stato fatto questo è per gestire il rischio. Ma col tempo questi strumenti di gestione del rischio (essenzialmente se prendo 10.000 contratti, ognuno dei quali ha un reddito che corrisponde ad 1/1.000 del valore di rimborso e calcolo che la possibilità di dover pagare ognuno di essi è 1/5.000, ho "mediato" il rischio e ho un prodotto sicuro che vale l'attualizzazione del flusso di cassa "certo" che dà. Il calcolo sarebbe 10.000/5.000=2; 2X2,00€=4,00€; 10.000x0,002€=20,00€; 20,00-4,00=16,00€; attualizzazione di 16,00 € di flusso di cassa= valore del "derivato").
                          Ora, se tu prendi i valori di targa di tutte queste cose e, sommandoli, dici che ci sono tot. euro fai una cosa strana. Perchè stai contando molte volte la stessa cosa (o "sottostante"). In realtà è proprio un'altra questione (per inciso non è chiaro se i calcoli che citi sommano il valore finale attualizzato, il valore somma nel tempo al netto del rischio o al suo lordo, o la somma teorica dei valori di rimborso -che nell'esempio sarebbe 20.000,00 €-. Cioè se sommano, nell'esempio: 20.000,00 x numero contratti "derivati", o 20,00 x numero di contratti derivati, o 16, o 8).


                          E' una questione di fiducia. Dunque è molto grave, anche se in un senso diverso (o meglio, con un meccanismo diverso) da quello che dici tu. Perchè tutte queste obbligazioni "derivate" sono detenute dal sistema finanziario, per il loro peso (in senso buono, di reddito, ed in senso cattivo di rischio) lo occupano in modo praticamente totale. Assorbono dunque l'attenzione e le risorse che potrebbero essere dirette a finanziare l'economia "reale" (quella volta a produrre nuovi beni o servizi a persone ed imprese).


                          Però, oltre lo scenario "hard" di uno shock (tipo guerra o rivoluzione) che annulli tutto istantaneamente, mettendo milioni di persone (però questa volta la parte abbiente) sul lastrico, il problema che abbiamo di fronte è come ridurre gradualmente questo meccanismo di "leva".
                          Cioè come fare il "deleveraging", riportando a casa i debiti (perchè così sono migrati e si sono distribuiti, moltiplicandosi) senza crollare sotto il loro peso.
                          Ultima modifica di alvisal61; 09-03-2013, 13:28.

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                          • E dopo aver imposto la "cura" il medico pietoso si stupisce anche del risultato purulento e "lancia l'allarme"....

                            CGIL - Lavoro: CGIL, 27% contratti precari non rinnovati
                            http://www.repubblica.it/economia/20...atti-52265046/

                            Ma mi raccomando, continuiamo a convincerci che sia solo un fatto di trovare il giusto "incentivo" per convincere l'imprenditore ottuso a sganciare l'equo compenso!
                            Tanto chi ne pagherà il prezzo saranno i soliti illusi pronti, semmai, a sfogarsi bastonando il solito bancomat o cassonetto.

                            P.S. Il rating B è espressamente escluso dalla possibilità di investimento di moltissimi fondi privati. Credo che una politica di veloce ritorno a casa della maggior parte del debito sia ormai l'unica strada.
                            Mi resta ancora oscuro il dove spillare le risorse per farlo, ma per ora ho fiducia in Grillo & C. che se hanno addirittura proposto, tramite l'economista di peso che li segue, di inserire un reddito di cittadinanza avranno certo qualche idea su dove andare a parare.
                            Spero...

                            P.P.S. Da notare come ora l'unica responsabile dipinta è, ovviamente, l'infernale ministra. O gli imprenditori incapaci buoni solo a comprimere i costi! Leggersi i commenti degli scienziati di turno per conferma!
                            Che le cose sarebbero andate come sono andate lo dicevamo in molti già al momento della "castrazione" della riforma imposta dai vari difensori dei "diritti". Difensori che tuttora tuonano e che Monti ha chiaramente indicato del resto.
                            La Fornero è solo colpevole di avere accettato una riforma monca che funziona solo nelle (poche) parti sfuggite alla mannaia sindacaliota.
                            Faccio notare che l'azione sui contratti a tempo determinato NON era affatto il primo obiettivo della riforma (che infatti cercava di rendere più flessibile il mercato del lavoro a tempo indeterminato e stop!). Ma un supposto "bilanciamento" imposto dai brontolii camussiani che doveva andare, nelle ottimistiche aspettative di molti, a compensare quel poco di elasticità in più concessa nei licenziamenti e soprattutto nell'eliminazione del grave rischio della cosiddetta "reintegra" per una gran parte di casi tranquillamente gestibili con un indennizzo come si fa in ogni paese civile. Possibilità del resto già aspramente combattuta dai soliti fiancheggiatori giuridici più che prontissimi a "interpretare" pro domo propria le norme di legge.
                            Anzi, al momento della riforma i pareri più autorevoli fra questi erano di assoluto favore per le norme di freno alla "precarietà"!
                            Per chi ha voglia e pazienza è interessantissimo il pensiero fiancheggiatore dell'epoca: http://www.magistraturademocratica.i...%20Fornero.pdf
                            Da notare come MAI viene citato il pericolo, poi concretizzato, dell'aumento della stabilizzazione non lavorativa dei poveri precari, ma sempre e solo il fastidio per il troppo spazio sottratto alla azione giudiziaria orgogliosamente e un pò superbamente (a mio parere) spacciata come missione protettiva dei deboli nei riguardi dello strapotere capitalistico. Molto, molto istruttivo e disarmante.

                            Solo uno stralcio a commentare opinioni di cui la sofisticata sintassi tipica giuridica non riesce, sempre, a mascherare la profonda stupidità ed ignoranza:

                            "la novità più significativa (quella della liberalizzazione del primo rapporto) rischia come detto di diventare la forma comune e ordinaria di reclutamento del personale, permettendo al datore di lavoro di programmare un continuo turn over dei lavoratori, tutti assunti una prima ed unica volta e tutti pertanto perennemente precari."

                            Questo conferma in pieno il sospetto, spero limitatamente a pochi esemplari come l'estensore della frase su riportata, che per i giudici del lavoro l'imprenditore è in generale una specie di tontolone dotato di portafogli gonfissimo, che chissà per quale strana deformazione genetica, gode come un riccio in calore nell'assumere persone per potersene liberare alla prima occasione! Anzi... l'orgasmo assoluto è organizzare un'orgia annuale di licenziamenti di massa per approfittare della incredibilità opportunità di riempirsi di nuovi lavoratori! Presumibilmente del tutto incapaci di essere minimamente produttivi per i primi 7-8 mesi!!
                            Un bengodi imprenditoriale!
                            L'idea che magari qualcuno viene assunto perchè serve un lavoratore serio e capace che garantisca produttività e utili all'azienda e che, nel caso, il datore di lavoro sarebbe il primo a cercare a tutti i costi di evitare di perderlo (quindi anche senza mettere in mezzo impegnativi discorsi di sensibilità verso le esigenze vitali del lavoratore da parte del datore di lavoro! Facciamo pure finta che si parli sempre di insensibili soggetti avidi solo di denaro.) pare un concetto esulante dalla mente del sedicente difensore dei deboli! Che probabilmente ha la capacità imprenditoriale di un lemure, capisco. Ma che, guarda caso, è anche deputato a giudicare gli stessi imprenditori. E gli girano pure un pò le ventole a sapere che gli è stato posto qualche limite nei suoi poteri di "rottamatore aziendale"!!
                            E beh, cicci... capita in democrazia eh!
                            Come spiegare a queste menti che il vero problema delle assunzioni a tempo determinato sta proprio nel pericolo paventato dagli imprenditori di trovarsi esposti a costi insostenibili per le disinvoltissime
                            attività di "difesa dei deboli", di cui TUTTI siamo stati testimoni, credo sia compito al di sopra delle possibilità umane.
                            Ultima modifica di BrightingEyes; 10-03-2013, 00:24.
                            “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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                            • Originariamente inviato da BrightingEyes Visualizza il messaggio
                              l'economista di peso
                              Anche a me piacciono le sue idee,(quelle che ho letto,naturalmente.)ma non quella che non ritiene l inflazione un male
                              di inserire un reddito di cittadinanza
                              Gia,se la criminalita organizzata lo permette.Comunque sti italiani sono piu coraggiosi di me,io avevo creduto in un altra "rivoluzione",e credevo di essere gia "oltre".
                              Ultima modifica di nll; 10-03-2013, 01:02. Motivo: Riparato tag QUOTE
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                              • Riguardo a ciò che ho scritto inflazione/reddito di cittadinanza volevo specificare che io ritengo che casooooo mai dovesse essere instituito,una tale somma di denaro che viene quasi totalmente spesa ogni anno per i consumi,si perche questo avverrebbe perche a differenza dei miliardi che vengono dati alle societa finanziarie (banche,ecc.)che quei soldi li tengono in cassaforte e li danno solo con il contagocce dove pare e piace a loro si sa che invece quei pochi che servono alle persone per poter vivere (dignitosamente ?????) devono spenderli quotidianamente.E siccome si sa che i commercianti quando vedono possibilita di quadagnare!!!!!!,perchè il sistema attuale e anche di gran parte del passato(con le sue eccezzioni a partire dai sistemi antico orientali che "statalizzavano" i prezzi ) da quando è stata creata la "moneta" e perciò la sua possibilita( e non solo perchè non è un bene deperibile che perciò dovrebbe dare un po di sicurezza a chi ne mette da parte un pò per i tempi di carestia,anche se può comunque teoricamente perdere parte del suo valore) di accumulo e FATTO COSI.Ciò per dire che se metto in circolazione quella liquidita devo per forza,a mio parere istituire un qualche SICURO sistema di controllo dei prezzi perche altrimenti come è lampante per chi frequenta questo forum avverra ciò che è successo per il fotovoltaico e cioè che l installatore prima ti viene a casa a fare il preventivo con il jaquar nuovo di pacca(cosa riferita da utente del forum--super enalotto a parte--) e dopo un po di mesi e costretto a mandare a casa le persone perchè non può piu pagare le rate della sua macchinina.Ecco l unica cosa buona che io ritengo abbiano fatto le istituzioni finanziarie sia stata quella di tenere sotto controllo l inflazione,e ciò va detto,ripeto e solo una mia quasi inutile opinione.P.S. Gran parte delle cose che stanno avvenendo nel sistema commerciale mondiale (embarghi e ritorsioni varie) sono quelle spiegate da Thomas Balogh nel suo libro(da me gia citato tempo addietro,e che mi permetto nuovamente di consigliare) :Una societa di ineguali,del 1963.Percio come disse quel tale(+/-) tutto è gia stato scritto basta sapere dove leggere.E non e possibile che chi sta a capo di quelle isituzioni che ci governano non sappiano queste cose.E non venitemi a parlare della sfera di cristallo.
                                ..

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                                • ma l'inflazione è tenuta sotto controllo dalla globalizzazione. E per questo che ora non è urgente orientare tutte le energie al suo controllo. E che la politica monetaria espansiva della FED non sta generando inflazione.

                                  Al contrario, si sta rischiando seriamente la deflazione.

                                  Anche su questo punto passa un apolemica tra economisti "mainstream" (che continuano a sottomettere le poltiche monetarie al moloch del controllo dell'inflazione, tramite contrazione monetaria -leggi minor credito dalle banche-) come quelli della Bundesbank, ed economisti non allineati (anche se, su questo punto, ormai sono la maggioranza -come attesta la politica della FED-) che sostengono la necessità di allentare la lotta all'inflazione -che abbiamo vinto per via di importazioni a basso prezzo- per dare fiato all'economia reale.


                                  PS. l'esempio dell'istallatore non lo ho capito.
                                  Ultima modifica di alvisal61; 10-03-2013, 13:12.

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                                  • alvisal61;119421451]
                                    ma l'inflazione è tenuta sotto controllo dalla globalizzazione.
                                    Probabilmente hai ragione,ma io non ne sono convinto.La globalizzazzione e servita di più a far incamerare + soldi a chi fa commercio (sia internazionale,che nazionale e non solo in Italia ,credo)perche molta merce fatta nei paesi a basso "costo monetario" poi viene semplicemente piu "ricaricata" al utente finale.
                                    E che la politica monetaria espansiva della FED non sta generando inflazione.
                                    Intendi dire che hanno già cambiato politica,dopo l ultima riunione che hanno avuto ,tra l altro a porte chiuse,mi risulta? Non sono al corrente,intendi dire con ciò che "vendono" il denaro con un basso tasso d interesse o che hanno deciso di immettere della moneta(dollari credo)sul mercato?
                                    una polemica tra economisti "mainstream".... ed economisti non allineati
                                    Per come la vedo io è tutto già visto(vedi le altre crisi) ,sia che vinca una fazione o l altra.Se non ho capito male sei di Napoli perciò ti è noto il detto:ha da passà a nuttata (perdona me se ho sbagliato a scriverlo)
                                    per dare fiato all'economia reale.
                                    Per mettere un po di moneta "reale" a disposizione del economia reale basterebbe tassare quella fasulla citata da snapdozier.Secondo me però purchè questa ecomia reale la smetta di costruire torcie a manovella,potenzialmente "eterne" invece non ne trovata una che mi duri piu di pochi mesi.Altrimenti tanto vale far usare quei soldi a chi "produce" soldi con i soldi almeno non inquina(in teoria,ma purtroppo nel mondo reale sappiamo che non è cosi ).

                                    PS. l'esempio dell'istallatore non lo ho capito
                                    .Intendevo che il commerciante sa quanti soldi ci sono a disposizione e che può chiedere e si "regola" di conseguenza.Ma cosi ha solo la gallina oggi.Anche a me piacerebbe la gallina oggi,ma se discutiamo di dove andare non mi pare sia il sistema più giusto.
                                    ..

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                                    • Originariamente inviato da diezedi Visualizza il messaggio
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                                      Non ho ben capito cosa intendi. Sicuramente un sussidio di cittadinanza destinato ai consumi sarebbe meglio che indirizzare gli stessi soldi nella capitalizzazione. Ma sia chiaro che quando parliamo di "capitalizzazione" non possiamo fingere che questa riguardi solo le solite banche/finanziarie/malavita/corrotti e altre nequizie del genere!
                                      Anche il sottrarre risorse al solito giochetto del clientelismo pseudo-occupazionale per distribuirle a TUTTI coloro che davero ne hanno necessità è un passaggio fondamentale che va fatto capire a quelli che si ostinano a prendere a pretesto l'attuale terribile situazione per reiterare i loro giochetti clientelistici!
                                      In parole povere se parliamo di reddito di cittadinanza deve essere ESCLUSO che questo possa essere rappresentato da un salario (per sua natura correlato a uno status di "lavoro" e quindi connaturato a una retribuzione oraria e alla nascita della solita selva di pseudo-diritti acquisiti), ma deve essere un reddito! Cioè una fonte di ricchezza a cui il singolo accede in base a parametri che non dipendono da quello che in teoria lui dovrebbe "fare" (magari con ulteriori costi perchè questo "fare" sia in qualche modo organizzato!), ma dalle necessità di sussistenza civile del singolo o della famiglia!
                                      Esemplifico... in Inghilterra esiste un sussidio che si occupa di sollevare chi è senza fonte di reddito da costi fissi, quali tributi locali (ovviamente quelli che non dipendono dal reddito), affitto o mutuo, spese sanitarie, ecc. Dopodichè resta l'erogazione di una somma, per forza di cose minimale e sussidiaria, per "vivere" (alimentare e abbigliamento insomma) che è rapportata al nucleo in difficoltà. Quindi doppia se si è in 2 o quadrupla se la famiglia è di 4 persone! Ma che esclude diritto alla Panda e altre sciocchezze italiote assortite eh!
                                      Io invece leggo già le solite ipotesi di parametrizzazione a una percentuale dello stipendio che si prendeva e altre sciocchezze! Come se uno che guadagnava, legittimamente, 5000€ al mese magari single potesse accampare un diritto al "sussidio" proporzionale ottenendo magari il doppio del padre di famiglia che strappava i 1000€ di cui parlava Snapdozier!!
                                      Poi, capiamoci... se davvero nessuno vuole la "società di ineguali" a me pare OVVIO che tale reddito di cittadinanza è diritto del CITTADINO italiano! Cosa che esclude chi cittadino italiano non è primaditutto e in secondo luogo, non meno importante, include chiunque sia cittadino italiano anche se non in possesso di lettera di licenziamento e senza storia passata di posizioni subordinate!
                                      Per chi non capisse significa autonomi, precari, professionisti, free-lance, nani e ballerine eh! Non vorrei che la cosa finisse per diventare un'ennesima rete di soccorso riservata ai soliti noti, organizzati e tesserati con corollario inevitabile di allusioni alle mitizzate possibilità di evasione e ai tesori nascosti in banca altrui!!
                                      Sia chiaro! O così o non se ne fa nulla! E ci terremo i consumi ridotti semmai!

                                      Credo comunque che una forma di protezione sociale, pur minimale, ma generale sia ormai interesse anche della parte di società più abbiente. L'espulsione di masse ex-lavoratrici dalle aziende è un processo sicuramente moltiplicato dal sindacalismo selvaggio degli ultimi decenni, ma anche ipotizzando una folgorazione sulla via di Damasco che porti finalmente a una detassazione e decontribuzione delle aziende sopravvissute temo che il valore del 12% di disoccupazione che ora angoscia tanti sarà presto un retaggio nostalgico.

                                      Ultima modifica di BrightingEyes; 10-03-2013, 19:20.
                                      “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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                                      • [QUOTE=BrightingEyes;119421581]
                                        le solite banche/finanziarie/malavita/corrotti e altre nequizie del genere!
                                        Ah,scusa sai sono io che vedo sempre tutto male.
                                        "società di ineguali"
                                        Se stai citando il libro ti avverto che a dispetto del titolo non e proprio un testo(COMUNISTA:da comunione/divisione)anzi lo scrittore ci teneva molto alla supremazia dell impero inglese,e però un saggio sugli scambi internazionali che e scritto molto chiaramente anche per un non economista,( difatti ho impiegato un mese abbondante per leggerlo e capirlo )
                                        Per chi non capisse significa autonomi, precari, professionisti, free-lance, nani e ballerine eh!
                                        Vabbe ora sei tu che pensi male,certo anche io credo che debba valere per TUTTI.
                                        un'ennesima rete di soccorso riservata ai soliti noti, organizzati e tesserati
                                        Non mi pare proprio sia questo il pensiero espresso dal M5S.Di nuovo tu di parte
                                        con corollario inevitabile di allusioni alle mitizzate possibilità di evasione e ai tesori nascosti in banca altrui!!
                                        Qua sono io che vede il male,dove non ce,sia chiaro.
                                        dal sindacalismo selvaggio degli ultimi decenni
                                        Ma che ti hanno fatto,eri mica un latifondista?
                                        ..

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                                        • Originariamente inviato da diezedi Visualizza il messaggio
                                          Ma che ti hanno fatto,eri mica un latifondista?
                                          Vedo che siamo sulla stessa linea per ciò che riguarda la faccenda del reddito di cittadinanza e se davvero anche il M5S ha questa posizione di rispetto della Costituzione me ne compiaccio. Ti segnalo comunque che nel ponderoso tomo di magistratura democratica (ciò di più vicino al comunismo reale rimasto in Italia a quanto ho letto) oltre alla esilarante analisi del "suo onore" sulla libertà di assumere a tempo determinato per un anno che sarebbe garanzia di assunzioni e licenziamenti isterici... c'è pure un capitolo che non ho segnato (e sinceramente provo un certo conato a pensare di rileggere quel coso) dove un altro campione di difesa dei deboli, evidentemente non sazio del potere di interpretare a proprio piacimento qualsiasi legge dello Stato, si arroga il diritto di "interpretare" anche un articolo della Costituzione relativo alla protezione del reddito informandoci che sarebbe "largamente condivisa" la scelta di riservarlo ai soli dipendenti!!
                                          Non volevo nemmeno citarlo per non apparire troppo "latifondista incacchiato", ma la tua tranquillità nel interpretare la proprosta di reddito di cittadinanza come aperta a ogni cittadino me l'ha fatta ricordare.
                                          Mi auguro che tu abbia ragione... non tanto per il M5S quanto per una certa lobby che non credo si arrenderà facilmente a questo cambiamento. Vedremo!

                                          Comunque quello che han fatto non l'han fatto a me. Se pensi davvero che una disoccupazione giovanile alle stelle non c'entri nulla con certe scelte pluri-decennali che della giustizia sociale hanno solo una verniciatura estetica per me sbagli!
                                          Molti si preoccupano della "reazione della piazza". Forse a ragione, ma a mio parere esistono altre aree, finora passate sotto silenzio per la complicità dei media, di cui qualcuno sta cominciando a rendersi conto. (Pensioni: quelle d’annata non si toccano … | demata).
                                          E qualcuno comincia a porsi quesiti più "concreti" : Pensioni: 10 miliardi di troppo | demata

                                          Come dicevo tempo fa, quando ci sono dei debiti in ballo è sempre pericoloso trovarsi nella veste del creditore. Specie se il debitore è davvero alla canna del gas e furibondo...
                                          “Il fatto che un'opinione sia ampiamente condivisa non è affatto una prova che non sia completamente assurda.” Bertrand Russell

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                                          • Originariamente inviato da BrightingEyes Visualizza il messaggio
                                            Il discorso di fondo sull'intervenire per ridurre le distanze fra iper-ricchi e iper-poveri lo condivido, ovvio.
                                            Solo mi pare che ora siamo costretti ad un livello un pò meno elevato. Serve fare qualcosa per ridare slancio all'economia, di rapido, concreto, che la gente avverta
                                            Una patrimoniale sul'eccedente i... 5 milioni di euro, aliquota 2%, dovrebbe pesare 120-150 miliardi di euro. Con questi soldi calerei IRPEF e IRAP.

                                            Per quanto riguarda i contributi previdenziali, andrebbe diminuito il carico fiscale e lasciata libertà al singolo di usare i frutti del suo lavoro come meglio crede. Anche supponendo il 50% lo paghi lo stato, potremmo pensare di chiamarli "reddito di cittadinanza" e farli uscire solo quando il cittadino è senza lavoro.

                                            Cerchiamo di rendere snella la burocrazia, di limitare le tasse e le imposte in numero. Mutuando da esperienze reali, un sistema come quello assicurativo di formazione fondi potrebbe garantirebbe il bilancio dello Stato. Il cittadino paga un "premio di cittadinanza", che si basa su un equilibrio di bilancio pubblico che di anno in anno si aggiusta (in sostituzione di TUTTE le imposte e tasse e dichiarazioni...).

                                            NB: obiettivo del M5S è la partecipazione e la democrazia. La democrazia si concretizza in scelte condivise, dove tutte le informazioni vengono condivise e discusse, e alla fine ognuno è libero di esprimere il suo giudizio. Energeticambiente presenta delle buone caratteristiche di discussione, persone attente ad aspetti ambientali ed etici, ma spesso ci si lascia andare a giudizi che innescano "fazioni".

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                                            • non ho capito smilzo.

                                              che significa "spesso ci si lascia andare a giudizi che innescano fazioni". Dato che provvisoriamente faccio parte del gruppo di moderazione mi interessa.

                                              se intendi che si danno giudizi personali (cioè sulle persone), ovvero attacchi personali e non alle idee, mi spiace se succede ma cerchiamo sempre di contenerli. La politica del forum è di tollerare qualche leggera intemperanza (soprattutto quando i temi sono "caldi" e toccano le persone) ma di intervenire (in genere chirurgicamente) con richiami e cancellazioni -anche parziali- quando si esagera. Molto raramente (e sempre dopo consultazione) si procede a bannature (sempre temporanee).

                                              se intendi che si esprimono posizioni nette che trovano favorevoli e contrari e dunque generano discussioni polarizzate (es. quelle tra me e bright, qualche volta; altre tra me e snap; o tra snap e bright, per restare a questa discussione) io credo sia segno di pluralità. Si può essere in totale (o parziale) disaccordo con una posizione e avere rispetto per la persona. Qualunque intervento in questo delicato campo sarebbe censura.

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                                              • Originariamente inviato da alvisal61 Visualizza il messaggio
                                                che significa "spesso ci si lascia andare a giudizi che innescano fazioni". Dato che provvisoriamente faccio parte del gruppo di moderazione mi interessa.
                                                La b! Spesso si discute iniziando le frasi con "non sono d'accordo" "sbagli" "è scorretto"... tutto cose (vere per noi) basate su un insieme di informazioni che solo noi come individui possediamo.
                                                Si parla di ascolto attivo e sospensione del giudizio per poter appieno accettare le idee dell'altra persona.
                                                La preparazione ingegneristica/matematica/sceintifica già predispone per questo tipo di atteggiamento, e infatti nel forum si trovano ottimi esempi di discussioni condotte in maniera molto profiqua (perlopiù tecniche).

                                                Il forum è molto ben moderato! La mia idea del "dove andare" a livello democratico risiede nel aumentare il livello di ascolto attivo dei cittadini, che di fatto realizza una "auto-facilitazione" degli interventi. Rendendo le posizioni chiare solo alla fine del processo di condivisione di informazioni. Allora sarà possibile realizzare appieno una democrazia partecipata... sulle scelte valoriali, energetiche e produttive...

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                                                • capisco,

                                                  sicuramente bisognerebbe coltivare di più la capacità di ascoltare la posizione dell'altro e di mettersi dal suo punto di vista. Naturalmente non è facile. Inoltre questa forma dialogica aiuta solo fino da un certo punto (in quanto, come succede alle conversazioni, stimola anche la voglia di avere l'ultima parola e la competizione).
                                                  Il software che si usa, però, favorisce (con l'assenza di limitazioni di battute e l'apertura del testo -non come facebook-, la possibilità di modificarlo) un dialogo argomentato. Mi sembra giusto.

                                                  sospendere il giudizio è tecnicamente impossibile (la nostra mente valuta sempre quello che ascolta), ma capisco il senso in cui lo dici e concordo.

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                                                  • Originariamente inviato da alvisal61 Visualizza il messaggio
                                                    sospendere il giudizio è tecnicamente impossibile ...


                                                    ... non siamo allenati... e gli esempi in TV o nella società non aiutano... ma è più facile imparare a sospendere il giudizio che progettare una smart grid...

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                                                    • Fuor di retorica, ho imparato che c'è sempre da imparare, anche dall'ultimo arrivato. Quello che non sopporto è la deriva personalistica che a volte alcune discussioni prendono. Forse ha ragione Alvisa: a tutti piace avere l'ultima parola, anche usando un linguaggio che stronca l'interlocutore, che spesso non risponde, non perché non abbia argomenti con cui ribattere, ma proprio perché non vuole seguire l'oppositore sul terreno dell'attacco personale. Le (buone) idee quasi mai hanno bisogno di essere gridate in piazza. MHO.
                                                      L'idea di Smilzo della patrimoniale sopra una soglia è comunque intrinsecamente ingiusta, se il patrimonio è stato tassato in fase di formazione. Il problema in Italia è che per decenni nessuno si è preoccupato di come la ricchezza si sia polarizzata nelle mani di una minoranza, essenzialmente come risultato di rendite di posizione, che persino in questa difficile situazione è molto difficile scalzare. Mi si può obiettare che un patrimonio di quell'entità è intrinsecamente ingiusto, per un principio di equità sociale: potrei convenirne, ma il diritto di accumulare è anche stato una potente spinta all'intraprendenza, senza la quale il Paese non avrebbe avuto i risultati ed il benessere di cui godiamo. Io suggerirei di lanciare una specie di lotteria, in cui si invitano i ricchi a donare, in gara tra loro a chi offre di più, in cambio di nomine a cittadino benemerito, onorario, cavaliere o che dir si voglia. Un prelievo forzoso incontrerebbe un'opposizione molto forte, mentre un coinvolgimento di questo tipo potrebbe segnare una svolta nei rapporti tra contribuente e Stato. L'unica condizione per il successo è che si sappia esattamente dove finiscono i danari. Vale a dire che chi dona ha il diritto di controllare i conti.

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                                                      • Una domanda che mi frulla da un po' oltre a quella sulla fiducia che gli 8.500.000 di anni PIL si possono sanare con qualche artificio che insegnano all'Università di Hogwarts è che, per esempio, nel 1982 gli statali andavano in pensione con 14 anni 6 mesi e un giorno, la scuola aveva le LAC al pomeriggio, le classi erano di 20 alunni e c'era l'insegnate di sostegno per i bambini in difficoltà, la sanità era senza ticket il Pil era, equalizzato ad oggi, di 606.410.000.000 di $ (fonti Banca Mondiale) il debito era di 363.846.000.000 avevamo sempre un migliaio di parlamentari. Fino al 1992 il debito è sempre stato sotto al 100% e i servizi erano sempre gratuiti, la leva era obbligatoria e si costruivano strade autostrade ecc. La nostra dipendenza energetica era molto maggiore di oggi e il bilancio tra import ed export è sempre più o meno stabile. Oggi abbiamo il PIL più di 3,3 volte quello dell'82, abbiamo il debito al 127% abbiamo tagliato la Scuola, l'Università, la Sanità, le Pensioni, l'esercito è solo di volontari, i Comuni non hanno più una lira, l'edilizia popolare non c'è più.
                                                        Il fatto che l'invecchiamento della popolazione sia più oneroso in pensioni non giustifica certo quello che stiamo vivendo. Qualcuno riesce a spiegare come funziona la cosa? Con i numeri voglio dire. La popolazione in questi 30 anni è cresciuta del 9%.
                                                        :rain:L'uomo ha scoperto la bomba atomica, però nessun topo costruirebbe una trappola per topi.
                                                        (Albert Einstein):preoccupato:

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                                                        • Domanda difficilina.
                                                          Proverò ad usare tre libri:
                                                          - Salvatore Rossi, La politica economica Italiana 1968-2007, Laterza 2008,
                                                          - Marco Panara, La malattia dell'occidente. Perchè il lavoro non vale più, Laterza 2010
                                                          - Stefano Fassina, Il lavoro prima di tutto, Donzelli, 2012

                                                          Qualche cenno anche da:
                                                          - Robert Reich, Aftershock, Fazi editore, 2011

                                                          Ma si potrebbe citare anche:
                                                          - Luciano Gallino, La lotta di classe dopo la lotta di classe, Laterza 2012
                                                          e
                                                          - Paul Krugman, Fuori da questa crisi adesso! Garzanti 2012

                                                          Tu dici il 1982. Bene, si tratta di una data posta al crinale tra una stagione (che Reich chiama della "grande prosperità" - 1947/1975 - e caratterizzata dal "Patto di Base" tra capitale e lavoro) e quella della deregolazione e della crescita dell'ineguaglianza, progressivamente accellerata, in tutti gli ultimi trenta anni in ogni parte del mondo occidentale. Anni di espansione della finanza, di deregolazione, di globalizzazione e di profonde modifiche tecniche e sociali. Il meccanismo di base, ridotto all'osso, è la profonda modifica della divisione internazionale del lavoro, resa possibile da nuove tecnologie, metodiche e norme, che ha portato a colossali trasferimenti di ricchezza che si sono accumulati nel sistema finanziario. Sistema che progressivamente ha smesso di fare il suo lavoro per diventare autoreferente.


                                                          Per provare a fare una breve cronistoria (necessaria per inquadrare i fatti e comprendere le traiettorie), si può partire dagli anni sessanta. Tra l'autunno caldo del 1969 ed il maggio del 1975 si ha una forte rincorsa salariale che fa fare ai salari un balzo del 20% nel 1970 (fonte: Rossi) e poi riprende nel triennio 73-5 al ritmo del 20% annuo (in parte, peraltro, persi per l'inflazione). Complessivamente il salario reale cresce, dal 1970 al 1975, di una volta e mezzo. Circa il triplo dell'incremento di produttività. Conseguentemente la quota del valore del prodotto che va in profitti cala, dal 34% al 24% nel 1975. Nascono anche alcuni "diritti" come la settimana di 40 ore, il diritto di assemblea durante l'orario di lavoro, i consigli di fabbrica. Nel 1970 lo Statuto dei Lavoratori. Nel 1975 viene siglato l'accordo per lo scatto di contingenza (recupero dell'inflazione automatico).

                                                          Questo per la prima parte della domanda: le ragioni del tenore di vita generale. In quegli anni la spesa pubblica è al 33% del PIL, per la seconda metà degli anni sessanta, e supera il 41% nel 1975. Otto punti di crescita in dieci anni, di cui: 2,5 sono per previdenza ed assistenza; 1 per la sanità; 0,5 per i dipendenti pubblici aumentati. Ma due punti sono per interessi. E' la prima volta che fa capolino una voce che crescerà nel tempo sino ad oltre il 12 % (oggi è di poco superiore).
                                                          I primi 2,5 sono per il passaggio da contributivo a retributivo, per le indicizzazioni delle pensioni, per la cassa integrazione ed il prepensionamento. I dipendenti pubblici crescono di 600.000 unità (dal 14% al 16% della spesa).

                                                          Nel resto d'Europa le spese primarie delle amministrazioni pubbliche in rapporto al PIL sono, nel 1970 (e tra parentesi nel 1975):
                                                          - il 31% in italia (37%)
                                                          - il 37% in francia (42%)
                                                          - il 37,5 in germania (47%)
                                                          Dunque non siamo soli e non siamo quelli messi "peggio". La spesa per ampliamento del welfare è addirittura inferiore in italia.
                                                          Ma la pressione fiscale nel 1970 (e tra parentesi nel 1975):
                                                          - 26% in italia (26%)
                                                          - 36% in francia (38%)
                                                          - 36 % in germania (41%)
                                                          Ed il debito lordo:
                                                          - 38% in italia (57%)
                                                          - 53% in francia (41%)
                                                          - 18% in germania (25%)
                                                          Mentre il saldo di bilancio:
                                                          - negativo -3,7 % in italia (-8,1%)
                                                          - positivo 0,9 in francia (-1,2%)
                                                          - pareggio 0,2 in germania (-4,2%)

                                                          E' da questi anni che il debito pubblico si impenna. Il disavanzo arriva, infatti, al'11,6% del PIL alla fine del 1975.

                                                          La politica monetaria tenta di stimolare la crescita attraverso l'incremento degli investimenti e degli scambi con l'estero avendo cura del rapporto tra prodotti e fattori di produzione (cioè dell'equilibrio tra importazioni/esportazioni). Tuttavia, a causa delle condizioni esterne (la fine del sistema di bretton woods e la crisi energetica), accellera irresistibilmente il degrado dei conti con l'estero e l'inflazione, costringendoci peraltro nel 1974 a ricorrere al FMI.
                                                          In quegli anni, però, c'è un rovescio positivo della medaglia: l'alta inflazione, almeno, contiene in valore reale il debito (ca. il 5% nel biennio 73-5). Inoltre, i vincoli normativi all'esportazione di capitali rendono possibile dare remunerazioni basse (spesso addirittura negative), risparmiando significativamente sul servizio del debito.

                                                          Vale la pena forse ricordare (giusto per ricordare che i tempi turbolenti non sono solo in nostri) che la violenta crisi del 1974-6 (-6%PIL) viene subito affrontata (erano altri anni) con misure espansive, monetarie e di spesa, che la spengono rapidamente ma fanno però esplodere l'inflazione, portando fino alla sospensione della lira dalle contrattazioni per 40 giorni e all'aiuto di USA e Germania. Alla riapertura la quotazione cade del 15%. Viene imposta quindi una tassa del 10% su tutti i pagamenti all'estero. Comunque, malgrado gli sforzi, la lira si deprezza ancora del 16% tra il 1976 e il 1978.

                                                          Si ha quindi, al finire degli anni settanta, un'economia con crescita delle esportazioni, inflazione a due cifre, sistema industriale e finanziario debole, elevato debito pubblico.

                                                          E' a questo punto che decidiamo di aderire allo SME. Un sistema complesso che prevede comunque accordo di mutuo soccorso al darsi di alcune condizioni. Una decisione (dalla quale discenderà l'entrata nell'euro molti anni dopo) presa da Andreotti.

                                                          Nel 1979-80 si ha un nuovo incremento dei prezzi che fa arrivare l'inflazione al 20% (seconda crisi petrolifera, che porta il petrolio a crescere del 230%). Si riapre in questo contesto la contrattazione per la contingenza e il governo Craxi (1984) interviene (a gamba tesa) con un Decreto Legge. Il PCI promuove un referendum abrogativo, ma perde.

                                                          Oltre a questo elemento si aggravano le condizioni di finanza. Il debito pubblico passa dal 60% su PIL nel 1980 al 85% nel 1986. Per due ragioni: sbilanci nelle spese (dall'8,5% si passa al 12% di deficit corrente), e riduzione dell'inflazione. La spesa pubblica arriva al 43% sul PIL. La pressione fiscale va al 36% sul PIL (ancora inferiore alla media europea e, di molto, alla Germania).

                                                          Dal 1980 al 1992 abbiamo anche la nascita di un altro fenomeno: a compensare l'assorbimento del risparmio privato da parte del Tesoro (che lo spende in parte in consumi improduttivi, "distruggendolo") interviene una significativa importazione di capitale dall'estero. Si entra quindi in una fase espansiva (governi Craxi, Fanfani, Goria, De Mita, Andreotti) che andrebbe usata per ridurre il debito e invece non viene fatto. Lo SME stabilizza le monete e contiene l'inflazione (anche grazie ai bassi costi energetici) mentre i salari che salgono dell'8% all'anno, 2 più dell'inflazione, vanno in controtendenza.
                                                          Alla fine del decennio, tra il 1986 ed il 1990, vengono smantellati tutti quei vincoli all'esportazione di capitali e all'azione finanziaria introdotti negli anni settanta. Si tratta di un passaggio capitale per consentire l'accumulazione del capitale nella finanza e la sua circolazione libera dai vincoli nazionali. Un passaggio che nei paesi anglosassoni viene compiuto 5-10 anni prima.

                                                          In questo contesto nel 1992, Andreotti firma il Trattato di Maastricht che impone il percorso di convergenza che abbiamo poi seguito. Pochi giorni dopo mani pulite. nello stesso anni un violentissimo attacco speculativo costringe l'Italia e l'Inghilterra ad abbandonare lo SME. La Banca d'Italia impegna le sue riserve.

                                                          A questo punto iniziano gli sforzi di rientrare sul treno che sono iniziati dal governo Amato (il primo ad avere un avanzo, del 2%) mentre il debito cresce iresistibilmente. Arrivando al 125% alla fine del 1994. Causa: il pagamento degli interessi (oltre il 12% sul PIL). Solo nel 1995 si ottiene un avanzo del 4,4%, in grado di far arretrare il debito. Tale risultato si ottiene con l'incremento della pressione fiscale (+1,8%) e il contenimento delle spese (-1,4%). A questo punto la pressione fiscale è circa pari a Francia e Germania (rispettivamente: 42; 46; 43), ma le spese per interessi sono diversissime (11; 3,8; 3,7) mentre le spese primarie sono inferiori (42; 50; 47).
                                                          Si apre anche la grande stagione delle privatizzazioni (IRI, ENI, ENEL, INA, Banche). Ciampi rimette mano ai rapporti di lavoro con un nuovo accordo. La lira si valuta, tra il 1991 ed il 1995, del 30%. le retribuzioni calano del 3,3 %, in termini reali. Da questo momento in poi seguiranno sempre una svalutazione continua sino ad oggi.

                                                          I tre anni 1996-9 sono caratterizzati dall'entrata nell'Euro. E dalle draconiane manovre di bilancio del 1997 che portano il debito al 122% e il disavanzo entro i parametri del 3%.

                                                          Negli anni 2000 entriamo in un lungo periodo di crescita zero o leggermente negativa in termini reali, nel quadro di un mondo turbolento nel quale si succedono le crisi dei paesi cd. "emergenti". Si entra in una fase di stagnazione della produttività che ha tante cause anche strutturali, nel contesto di una globalizzazione che, dalla metà degli anni novanta, si afferma con sempre maggiore forza. Il PIL cresce alla media del 3,8% all'anno nel mondo, mentre è fermo in Italia e Giappone (il cd. "decennio perso").


                                                          Se questa è la storia, se ne possono trarre alcune indicazioni: complessivamente negli anni tra il 1982 ed il 2005 la quota del PIL che va al lavoro è scesa dal 77% al 69%, mentre quella che va alla remunerazione del capitale è salita dal 23% al 31%. Inoltre, questa quota per il lavoro si è polarizzata in favore dei "lavoratori della conoscenza" più qualificati e di chi ha potuto usufruire di vantaggi competitivi e rendite di posizione.
                                                          Le ragioni sono diverse:
                                                          - l'affermazione di nuove tecnologie (ICT),
                                                          - l'incremento degli scambi anche per effetto dell'invenzione del container,
                                                          - la caduta delle barriere normative allo spostamento di uomini e capitali,
                                                          - le impostazioni politiche liberiste (Thatcher e Reagan).
                                                          La competizione dei paesi del far east, in particolare, con i processi di delocalizzazione delle imprese multinazionali e l'organizzazione a rete (o grappolo) dell'impresa postfordista (modello Toyota) contribuiscono fortemente.

                                                          In questo quadro (anche culturale), e nelle condizioni di ristrettezza di bilancio ereditate, si reagisce con l'occupazione low cost e la competizione al ribasso. La rincorsa ai paesi a basso costo del lavoro, lo sforzo quindi di abbassare il costo del lavoro per garantire la remunerazione degli investimenti e del capitale nella speranza di attrarli (o almeno di contenerne la fuga, dato che non ci sono più vincoli normativi). Siamo arrivati per questa via ad avere ad oggi il 37,1 % dei lavoratori (fonte: Panara) low cost (part time, a tempo o a nero).
                                                          Chiaramente queste condizioni strutturali comportano una significativa riduzione della domanda aggregata (cioè dei consumi). A questo punto della storia si inserisce l'innovazione finanziaria della cartolarizzazione del debito sulla quale abbiamo, credo, speso abbastanza parole. Il trucco ha fatto andare un poco avanti la giostra, che ora si è rotta.

                                                          Vicino a noi troviamo la storia del governo Monti. Che ha replicato un'altra (la terza, dopo l'entrata nello SME e quella nell'Euro) rincorsa dell'Europa e dei mercati (magari necessaria) ancora con l'idea di contenere le spese e alzare la pressione fiscale. Di ridurre il costo del lavoro per guadagnare competitività, ricollocando di nuovo al ribasso la nostra specializzazione produttiva. In sintesi (dati Fassina), se nel 2008 le uscite erano 809 miliardi, di cui 89 per interessi, ed il PIL 1.863 miliardi. Nel 2011, dopo il decreto "Salva Italia", le uscite sono diventate 767 mld ma il PIL 1.619 mld, gli interessi 90 mld. A fronte, cioè, di un calo di spese di 50 mld (non poco) il PIL è sceso di 250. Conseguentemente il buco è stato coperto con incremento della pressione fiscale.

                                                          Sinceramente non vedo grandi misteri. Negli ultimi trent'anni si è, per concludere, ricollocata la ricchezza su scenari molto più ampi, distribuendo quote di reddito prima impegnate per il mondo del lavoro in occidente (che era un fattore di produzione strategico), risorse che sono andate in parte verso una maggiore remunerazione delle materie prime (energetiche e non), in parte verso i fattori di produzione delocalizzati in oriente (ma non solo), in parte (a causa della perdita di rilevanza politica dei lavoratori e dello stesso stato-nazione, nel quadro della dinamica della globalizzazione deregolata e selvaggia) verso il capitale e i lavori di elite, che hanno potuto far valere la loro rendita di posizione.
                                                          Questo squilibrio è stato gestito, in termini strutturali ma con gravi errori di implementazione, con una varietà di strumenti (tra cui il processo di integrazione europeo e l'Euro) e, più a breve, con il circuito del debito (cioè spostando sullo stock di beni ereditato e sulle future generazioni il carico di finanziare il presente che il lavoro lasciava scoperto), un trucco che ha cercato, fin che a potuto, di tenere alta la domanda aggregata (cioè i consumi).

                                                          Chiaramente questa è la strada dell'impoverimento.
                                                          Ultima modifica di alvisal61; 12-03-2013, 09:22.

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                                                          • Originariamente inviato da miradoc Visualizza il messaggio
                                                            ...L'idea ... della patrimoniale sopra una soglia è comunque intrinsecamente ingiusta, se il patrimonio è stato tassato in fase di formazione.
                                                            1) Se il principio è "tasso all'origine", cioè il lavoro o la rendita, allora non si dovrebbero pagare altre imposte: IVA, successione, etc etc. Salviamo qualche tassa che in pratica è una tariffa, un prezzo per un servizio. Per il resto o ci rendiamo conto che viviamo in un mondo che non rispetta i principi o riformiamo radicalmente tutto il sistema tributario (togliendo l'IVA, l'IRAP...), con tutti i problemi di vincoli normativi e di bilancio...

                                                            2) Il patrimonio ha una funzione di riserva tampone e di investimento. Si accumula nei periodi di grassa, si usa nei periodi di magra. Un patrimonio fermo è un'ingiustizia sociale.
                                                            Faccio notare che abbassando il costo del lavoro si aprono le porte ad una trasformazione dell'investimento: da patrimonio a lavoro. Mentre il primo è ricchezza, il secondo crea ricchezza. Chi ha più di 10 milioni di euro di patrimonio può mantenere 5 di patrimonio e disinvestire 5 per creare impresa, lavoro, in modo da avere un rendimento... se si vogliono capitali, bisogna cercarli dove sono, non tra i piccoli imprenditori e dipendenti.

                                                            3) Portare la tassazione sugli investimenti a livelli superiori a quella del lavoro. Anche questa fa parte del pacchetto di manovre coerenti per portare i prossimi anni ad un recupero dell'occupazione. Non premio chi compra BOT o obbligazioni, ma chi crea un'impresa e si serve di lavoratori.

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                                                            • Originariamente inviato da alvisal61 Visualizza il messaggio
                                                              Domanda difficilina.


                                                              Tu dici il 1982. Bene, si tratta di una data posta al crinale tra una stagione (che Reich chiama della "grande prosperità" - 1947/1975 - e caratterizzata dal "Patto di Base" tra capitale e lavoro) e quella della deregolazione e della crescita dell'ineguaglianza, progressivamente accellerata, in tutti gli ultimi trenta anni in ogni parte del mondo occidentale. Anni di espansione della finanza, di deregolazione, di globalizzazione e di profonde modifiche tecniche e sociali. Il meccanismo di base, ridotto all'osso, è la profonda modifica della divisione internazionale del lavoro, resa possibile da nuove tecnologie, metodiche e norme, che ha portato a colossali trasferimenti di ricchezza che si sono accumulati nel sistema finanziario. Sistema che progressivamente ha smesso di fare il suo lavoro per diventare autoreferente.
                                                              1982 l'ho scelto perché ci sono dati confrontabili e perché mi ricordo quella che era la mia esperienza. Se chiedevo di attrezzare un laboratorio, di fare un'uscita con la classe, di comprare del materiale per disegnare si andava dal Preside si comprava il materiale, si consegnavano gli scontrini o le fatture e il tutto veniva saldato. La voce di bilancio per l'istruzione era del 5.6% del PIL contro il 4.6% del 2012. Tradotto ai valori attuali confrontabili voleva dire 33,959G€ nel 1982 e 93,642G€ oggi. Considerando che l'edilizia scolastica era migliore nel 1982, che il numero di insegnati era maggiore come si spiega che se non si versa il contributo volontario alcune scuole non accettano più le iscrizioni?

                                                              Questo per la prima parte della domanda: le ragioni del tenore di vita generale. In quegli anni la spesa pubblica è al 33% del PIL, per la seconda metà degli anni sessanta, e supera il 41% nel 1975. Otto punti di crescita in dieci anni, di cui: 2,5 sono per previdenza ed assistenza; 1 per la sanità; 0,5 per i dipendenti pubblici aumentati. Ma due punti sono per interessi. E' la prima volta che fa capolino una voce che crescerà nel tempo sino ad oltre il 12 % (oggi è di poco superiore).
                                                              Tu stai tornando indietro di molto, ma il debito è rimasto sotto al 100% fino al 1992. Tra il 1982 e 1992 sono 10 anni dove c'erano molti "sprechi" che però non hanno fatto lievitare il debito, almeno rispetto all'andamento previsto per i prossimi 2 o 3 anni.
                                                              La ridistribuzione del reddito deve essere veramente spaventosa perché si crei questa stravolgimento del sistema.
                                                              :rain:L'uomo ha scoperto la bomba atomica, però nessun topo costruirebbe una trappola per topi.
                                                              (Albert Einstein):preoccupato:

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