Premetto che non ho ancora studiato le comunità energetiche.
Forse dovremmo prima domandarci obiettivo vogliamo raggiungere: se voglio acquistare meno energia estera e favorire l’autoconsumo in loco, il RID esentasse mi sembra la soluzione più semplice.
Non stabilisci un incentivo fisso ma legato al prezzo della materia energia.
Così la comunità energetica Italia assorbe tutto il possibile in loco (perché rimarrà molta gente che non installerà) nessuno impazzirà con conteggi farraginosi.
La sora Maria saprà che per ogni kWh versato le riconosceranno tot cents puliti.
Se l’obiettivo è rendere più programmabile la produzione da FV, si possono incentivare i sistemi di accumulo. Non dimentichiamo però che avremo delle perdite, che le batterie costano ancora tanto e dopo x anni ci troveremo a doverle smaltire.
In più per chi è in condominio e ha poco spazio (in città ci sono i condomini, non le case singole) le perdite di conversione dovute all’accumulo rosicchiano kWh preziosi.
Se abbiamo pochi soldi, li spenderei per mettere più FV.
Il mio ragionamento di non installare più della potenza installata nasceva dal dubbio tecnico: la rete che abbiamo non si ammoderna istantaneamente e se troppi impianti versano, potrebbero mandare in sovraccarico il sistema (l’inverter si spenge e perdiamo in produzione).
Immagino i fili della corrente che portano l’elettricità dalla cabina fino a casa mia come se fossero gli argini di un affluente che porta acqua al fiume (cabina).
Se possono viaggiarci 10 litri al minuto per arrivare a casa mia, possono passarci 10 litri al minuto anche sul percorso inverso.
Se ne voglio immettere 20 non è detto che possa. In questo senso gli accumuli avrebbero una loro utilità: poter installare più FV senza sovraccaricare la rete.
Nei condomini a più piani dubito che sia un problema reale ma nelle case singole e nei condomini di 2 o 3 piani forse.
Forse dovremmo prima domandarci obiettivo vogliamo raggiungere: se voglio acquistare meno energia estera e favorire l’autoconsumo in loco, il RID esentasse mi sembra la soluzione più semplice.
Non stabilisci un incentivo fisso ma legato al prezzo della materia energia.
Così la comunità energetica Italia assorbe tutto il possibile in loco (perché rimarrà molta gente che non installerà) nessuno impazzirà con conteggi farraginosi.
La sora Maria saprà che per ogni kWh versato le riconosceranno tot cents puliti.
Se l’obiettivo è rendere più programmabile la produzione da FV, si possono incentivare i sistemi di accumulo. Non dimentichiamo però che avremo delle perdite, che le batterie costano ancora tanto e dopo x anni ci troveremo a doverle smaltire.
In più per chi è in condominio e ha poco spazio (in città ci sono i condomini, non le case singole) le perdite di conversione dovute all’accumulo rosicchiano kWh preziosi.
Se abbiamo pochi soldi, li spenderei per mettere più FV.
Il mio ragionamento di non installare più della potenza installata nasceva dal dubbio tecnico: la rete che abbiamo non si ammoderna istantaneamente e se troppi impianti versano, potrebbero mandare in sovraccarico il sistema (l’inverter si spenge e perdiamo in produzione).
Immagino i fili della corrente che portano l’elettricità dalla cabina fino a casa mia come se fossero gli argini di un affluente che porta acqua al fiume (cabina).
Se possono viaggiarci 10 litri al minuto per arrivare a casa mia, possono passarci 10 litri al minuto anche sul percorso inverso.
Se ne voglio immettere 20 non è detto che possa. In questo senso gli accumuli avrebbero una loro utilità: poter installare più FV senza sovraccaricare la rete.
Nei condomini a più piani dubito che sia un problema reale ma nelle case singole e nei condomini di 2 o 3 piani forse.
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