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    http://physicsweb.org/articles/news/11/7/14/1

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    • beh,.....
      in occasione dell'88 anniversario
      dell'esperimento di eddington,
      proverò ad illustrarlo nelle linee guida...

      nel 1916 einsten pubblica la famosa Rik=0..
      l teoriia d relativtà generale, che di colpo rende superata la forza di gravità di newton...
      la teoria nasce da un colpo di genio assoluto, intuizioni fantastiche ,supportate da un matematica avanzatissma...
      ma sembra assolutamente fuori portata per le tecnologie dell'epoca....
      l'unico riscontro è la spiegazione delle anomalie dell'orbita d mercurio...
      eddngton ,con genio sperimentalista,
      trova il modo per veriificare la predizone dell'effetto curvatura prodotta da grandi masse...su fotoni...
      la più grande massa disponibile è il sole, che tende ad accecare però le macchine e le lastre da misura per fotoni..

      allora eddington va in guinea,nel 1919, in occasione di eclissi di sole totale,fotografa la parte di ciielo interessata di notte,
      la rifotografa durante l'eclissi...
      le stelle , vicine al bordo dell'eclissi, hanno uno spostamento di posizione , rispetto alla posizone fotografata di notte...
      in accordo con i calcoli di einstein....
      questo risultato con strumenti abbastanza primitivi, in condizioni ambientali diffcili...
      ad onore di un grande esperimentalista ed astronomo....


      mi sono sempre chiesto,come einstein sia giunto a tanto,senza nessuna falsificazone pratica....nessun contributo di esperimentalisti....

      mah...però ,per gli sperimentalisti...
      l'unico vero esperimento di laboratorio appoggiato ed in parte ideato da einstein ,l'EPR,
      ha avuto risultati totalmente contrari a quelli che sperava einstein...
      il contrappasso?

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      • in occasione dell'88 anniversario dell'esperimento di Eddington,,
        che per la prima volta ha dimostrata superata la gravitazione di newton...
        alcune considerazioni,


        la relatività generale,
        tradotta in termni spiccioli...
        o di logica "naturale"...
        ci dce che corpi dotati di massa curvano lo spazio circostante...
        piuttosto che possedere una forza di attrazione reciproca...
        se possiamo trasformare una "forza"in curvatura,
        e per la relatività ristretta una massa in energia...e questa in curvatura...
        potremmo pensare che in ultima analisi ...

        la massa diventa un vortice spaziotemporale,
        tutto si trasforma in quantum minimi di movimento.....
        o loops di spaziio interagenti....

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        • Ma stai discutendo da solo .... dottor jekill e mister hide

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          • caro superabazon. ho potuto osservare dai tuoi post chè prediliggi i lavori di einstein, ma che ne pensi di parlare anche un po di Poincarè? è stato un matematico, fisico, astronomo e filosofo che la storia non ne a uguali.
            Fù proprio Poincare’ ad insistere con Lorentz suggerendogli correzioni alla sua
            teoria, inizialmente puramente elettromagnetica, per garantire un accordo
            sempre migliore tra i principi generali e le spiegazioni ipotetiche di Lorentz, cui
            In particolare lo stesso Poincare’ introdusse infine l’ipotesi di una pressione meccanica, la cosiddetta “pressione di Poincare’”, nel suo articolo del 1906 , ti dice niente questo periodo storico scientifico,cosa faceva einstein in quel momento semplicemente leggeva e poi imparava a memoria i lavori di poincarè .

            la relativita generale di chi è ??

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            • salve,non metto in dubbio il valore di poincarè....

              ma la relatività generale...
              rimane d ensten..anche se ha studiato molto poincarè...

              l'idea di come la relatiività potesse sostituire la legge di gravitazione unversale di newton...
              è di einstein...
              ed ora alcune discussoni...
              hei,
              la domanda era...
              se sparisce in un tunnel la massa del sole...
              beh...mica facile...
              dovrebbe rimanere la curvatura spaziotemporle indotta, che allla velocità luce si distende, con delle belle onde mareali gravitazionalii...
              questo per quello che possiamo desumere dalla teoria...


              beh, la teoria di relatività dice che la terra partirà per la tangente,
              a seguire una nuova curvatura,
              dopo 8 minuti e mezzo...
              quando anche visivamente scomparirà il sole dal cielo terrestre...

              per l'eventuale scomparsa istantanea della curvatura...per effetto entangled...
              beh,ipotesi stimolante...ma non credo fondata...l'entangled della curvatura è contnumente rotto da disturbi vari e continui....

              a parte che il tiipetto che può far sparire una robetta come il sole...
              potrebbe decidere di far sparire anche la curvatura...
              beh, un piccolo effetto tunnel con una robusta violazione locale del principo di conservazione..........

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              • CITAZIONE (nettunio @ 30/7/2007, 01:34)
                la relativita generale di chi è ??

                a detta di alcuni della moglie

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                • iincontro interesste sull ff
                  http://world.std.com/~mica/colloq07.html

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                  • Dicono che i grandi ammassi galattici si stanno allontanando fra di loro e per giunta c'è anche una accelerazione.

                    Non sarà per caso che questi super ammassi galattici non sono affatto respinti da qualcosa ma semplicemente lo spazio si sta dilatando ?

                    Se lo spazio si sta dilatando si avrebbe l'illusione ottica di osservare un allontanamento con accelerazione, oppure sono vere ambedue le cose cioè i superammassi si stanno allontanando con accelerazione e lo spazio si sta dilatando.

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                    • beh, ecco un'aaplczone nteressante



                      Perfect lens could reverse Casimir force
                      The normally attractive Casimir force between two surfaces can be made repulsive if a "perfect" lens with a negative index of refraction is sandwiched between the surfaces, according to calculations done by physicists in the UK. Ulf Leonhardt and Thomas Philbin of the University of St Andrews reckon that the repulsive force may even be strong enough to levitate a tiny mirror. The repulsive effect -- which has yet to be observed experimentally -- could also help minimize the friction in micrometre-sized machines caused by the Casimir force (New Journal of Physics to be published).

                      The mysterious attraction between two neutral, conducting surfaces in a vacuum was first described in 1948 by Henrik Casimir and cannot be explained by classical physics. Instead it is a purely quantum effect involving the zero-point oscillations of the electromagnetic field surrounding the surfaces. These fluctuations exert a "radiation pressure" on the surfaces and the overall force is weaker in the gap between the surfaces than elsewhere, drawing the surfaces together. Tiny though it is, the Casimir effect becomes significant at distances of micrometres or less and actually causes parts in nano- and micro-electromechanical systems (NEMS and MEMS) to stick together.

                      Now, Leonhardt and Philbin have calculated that the Casimir force between two conducting plates can turn from being attractive to repulsive if a "perfect" lens is sandwiched between them. A perfect lens can focus an image with a resolution that is not restricted by the wavelength of light. Such a lens could be made from a metamaterial made of artificial structures that are engineered to have negative index of refraction -- which means that the metamaterial bends light in the opposite direction to an ordinary material.


                      According to the researchers, the negative-index metamaterial is able to modify the zero-point oscillations in the gap between the surfaces, reversing the direction of the Casimir force. Indeed, the researchers believe that this repulsive force is strong enough to levitate an aluminium mirror that is 500nm thick, causing it to hover above a perfect lens placed over a conducting plate.

                      Since the Casimir force acts on the length scale of nanomachines, manipulating it could be important for future applications of nanotechnology. "In the nano-world, the Casimir force is the ultimate cause of friction," Leonhardt told physicsworld.com. "Our result means we could now envision frictionless machines or novel micromotors."

                      While physicists have had some success creating perfect lenses from negative-index metamaterials, the technology is still in its infancy. "The work points towards new applications of left-handed materials that are not strictly optical," says Federico Capasso of Harvard University, who studies the effect of the Casimir force on MEMS. "However, the materials are not easy to make so the concept may take a few years to realise."

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                      • Sapendo che la probabilità di collisione di 2 oggetti dipende dalla loro superficie e la superficie di un protone è soltanto di 3,14x10^-32 metri quadrati allora volevo chiederti...

                        Come è possibile che gli scienziati dicono che stanno studiando da anni le collisioni protone-protone all'interno di grandi acceleratori quando questa collisione è statisticamente e matematicamente impossibile ?


                        La probabilità che 2 protoni collidano è una su un miliardo qui sulla Terra, perchè qui sulla Terra non c'è la pressione di un milione di bar come nel nucleo del sole.

                        Forse che gli scienziati ci hanno preso in giro durante tutti questi decenni dicendo di avere studiato la collisione protone-protone ma di fatto questa collisione non l'hanno mai vista ?

                        Se fosse cosi non sarebbe una grande presa per i fondelli ?

                        Per caso sei capace di calcolare la sezione d'urto di 2 oggetti di uguale superficie sapendo la superfici ?
                        Come si calcola la sezione d'urto sapendo le superfici ?

                        Poi: ho sentito dire che la sezione d'utro dipende anche dalla velocità di avvicinamento, come è possibile questa cosa?

                        Faccio queste domande perchè la fusione fredda già avviene nei grandi acceleratori la quale fusione è energeticamente sconveniente perchè appunto gli acceleratori sono molto grandi, ma d'altronde se gli acceleratori sono piccoli qualcuno dice che la sezione d'urto diminuisce.
                        Possibile che diminuisce ?
                        Boh!


                        La sezione d'urtro non è forse il rapporto tra la somma globale di tutte le superfici dei proiettili e la superficie totale rappresentata dal raggio di azione complessivo dei proiettili.?


                        Io dico che per mezzo di sofisticate apparecchiature la collsione protone-protone non è stata mai registrata, (neppure indirettamente).

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                        • hei,strano-genco....qualche dubbio?


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                          • Si!
                            Ho qualche dubbio...
                            Non potresti scrivere cosa ne pensi?

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                            • beh,gencolino..
                              dovresti rleggerti le discussoni


                              articolo interessante

                              effetto sagnac


                              Leggendo un articolo sul funzionamento del GPS ho scoperto che, oltre alle correzioni dovute alla relatività speciale per il moto dei satelliti e alla relatività generale per la differente posizione nel campo gravitazionale terrestre vi è un ulteriore correzione dovuta all'effetto Sagnac. In che cosa consiste quest'effetto? È vero che la teoria della relatività non è in grado di giustificare l'effetto Sagnac? E, in quest'ultima ipotesi, esistono teorie alternative in grado di spiegarlo?

                              Giuseppe Venturoni
                              6 marzo 2007
                              1) Che cos’è l’effetto Sagnac?
                              Si consideri un cavo ottico disposto lungo il bordo circolare di una piattaforma rotante. Un fascio di luce monocromatica viene divisa in due fasci che, partendo da un punto A del bordo, viaggiano lungo la circonferenza rotante in senso opposto: uno nel senso della rotazione (fascio corotante) e uno nel senso opposto alla rotazione (fascio controrotante). Dopo un giro i due fasci di luce ritornano nel medesimo punto A, dove si sovrappongono. È facile verificare, sia teoricamente che sperimentalmente, che i tempi di viaggio dei due fasci, misurati da un singolo orologio situato in A, sono diversi: in particolare, il fascio corotante impega più tempo di quello controrotante per ritornare al punto di partenza. La differenza tra questi tempi di viaggio si traduce in una differenza di fase facilmente rivelabile mediante un opportuno dispositivo interferometrico. Lo spostamento di frange di interferenza rivelato dal dispositivo mostra che la differenza di tempo tra i due fasci è dato da una formula (detta formula di Sagnac), che mostra che tale differenza è proporzionale alla velocità angolare della piattaforma rotante: in questo consiste l'effetto Sagnac.

                              2) La teoria della relatività è in grado di giustificare l'effetto Sagnac?
                              Questo effetto, rivelato per la prima volta da Sagnac nel 1913, fu inizialmente interpretato come una falsificazione sperimentale della relatività ristretta perchè l'effetto può essere spiegato sulla base della meccanica classica, che nega l'invarianza della velocità della luce. Ancora oggi c’è chi accetta questa conclusione, dando molto risalto al fatto che, se i due fasci di luce impiegano tempi diversi per percorrere la stessa distanza (il bordo della piattaforma), la velocità della luce deve essere diversa nei due sensi.
                              Sagnac ha ragione quando afferma che il suo effetto può essere spiegato sulla base della fisica classica, ma questo non significa che non possa essere spiegato anche sulla base della fisica relativistica: si tenga presente che secondo la Relatività Ristretta la velocità della luce nel vuoto è una costante universale soltanto nella classe dei riferimenti inerziali, e una piattaforma rotante non è un riferimento inerziale. In realtà le spiegazioni relativistiche esistono (Relativity in rotating frames, Kluwer Academic Publishers, a cura di G. Rizzi e M.L. Ruggiero), ma richiedono considerazioni piuttosto delicate, difficilmente proponibili in questa sede.
                              Naturalmente è lecito chiedersi: se esiste una spiegazione più semplice, basata sulla fisica classica, e una più complicata, basata sulla fisica relativistica, perchè non scegliere la spiegazione più semplice? Per rispondere a questa domanda conviene ripetere l'esperienza con oggetti (onde o perticelle) che viaggiano nelle due direzioni con una velocità inferiore alla velocità della luce nel vuoto.
                              1) Obblighiamo i due fasci di luce monocromatica ad attraversare un mezzo omogeneo (in quiete rispetto alla piattaforma): ovviamente i tempi di viaggio si allungano, ma lo spostamento di frange rimane immutato: ciò significa che la differenza dei tempi di viaggio è sempre data dalla formula di Sagnac. Cambiando il mezzo cambia l'indice di rifrazione e quindi la velocità dei due fasci di luce, ma la differenza dei tempi di viaggio è sempre la stessa!
                              2) Adesso facciamo la stessa esperienza con onde di materia (fasci monocromatici di elettroni, neutroni ecc.). Ovviamente i tempi di viaggio variano a seconda della velocità dei fasci, ma la differenza dei tempi di viaggio — purchè la velocità sia la stessa in entrambe le direzioni — è sempre data dalla stessa formula!
                              Conclusione: la formula di Sagnac manifesta un carattere di universalità che non trova spiegazione nell'ambito della fisica classica. L'universalità della formula in questione rivela che la radice dell'effetto Sagnac non va ricercata nella fisica delle particelle o della luce, ma nella natura stessa dello spazio e del tempo - ovvero nella geometria dello spaziotempo minkowskiano della relatività ristretta.
                              Conclusione: contrariamente all'opinione del suo scopritore, l'effetto Sagnac va interpretato non come una confutazione, ma come un'evidenza empirica della relatività ristretta.

                              3) Applicazioni al GPS: che cos’è la “correzione Sagnac”?
                              Per finire, vediamo perchè l'effetto Sagnac richiede una correzione per assicurare il corretto funzionamento del GPS. L'effetto Sagnac è una manifestazione osservabile dell'impossibilità di sincronizzare alla Einstein, cioè mediante raggi di luce, gli orologi in un riferimento rotante come il riferimento della Terra: la luce va benissimo per sincronizzare gli orologi di una zona piccola rispetto alle dimensioni della Terra, ma va malissimo per sincronizzare gli orologi del (o attorno al) pianeta Terra. Stesso discorso per il trasporto lento di orologi (si dimostra che la sincronizzazione mediante raggi di luce nel vuoto è equivalente alla sincronizzazione mediante trasporto lento di orologi): due gemelli che viaggiano alla stessa velocità uno verso est e l’altro verso ovest lungo un parallelo scoprono, quando finalmente si ritrovano, che i loro orologi si sono desincronizzati di una quantità proporzionale alla velocità angolare della Terra.
                              Tutto questo è molto preoccupante, perchè se non siamo in grado di sincronizzare gli orologi atomici a bordo dei satelliti del GPS, il sistema non ci può fornire alcuna informazione utile. La cosa più ragionevole da fare è sincronizzare tutti gli orologi in un riferimento solidale con l'asse terrestre ma non rotante (dunque inerziale): lo chiameremo per brevità riferimento GPS.
                              Ma gli osservatori si trovano sulla Terra, e gli oggetti da localizzare si trovano anch'essi sulla Terra: perciò è necessario passare dal riferimento GPS, in cui la luce si propaga isotropicamente, al riferimento della Terra, in cui la luce si propaga anisotropicamente. Ciò viene realizzato introducendo nelle equazioni che consentono di localizzare un oggetto nel riferimento della Terra un termine ad hoc: la cosiddetta "correzione Sagnac", che tiene conto dell'anisotropia dovuta alla rotazione terrestre (ovvero, detto in termini più appropriati, della desincronizzazione dovuta alla rotazione terrestre).



                              Guido Rizzi

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                                di ANTONIO LO CAMPO





                                IN ITALIA divenne celebre come cartone animato televisivo nel 1977, all'interno di un "contenitore cartoons" dal titolo Supergulp - fumetti in Tv. Accompagnato da una celebre sigletta in inglese dal titolo Spider man, quel cartone rese popolare tra i ragazzi (e non solo) l'omino-eroe dalla tuta blu e rossa che si arrampicava muovendosi tra un grattacielo e l'altro come un ragno. Ora Spider man spopola anche nelle sale cinematografiche: dai primi di maggio è protagonista di Spiderman 3, che prosegue la "saga" dell'uomo ragno.

                                Un personaggio frutto di pura fantasia, adatto a film di fantascienza. Tuttavia, come spesso è accaduto, i progressi della scienza e della tecnologia possono avvicinarsi ad alcuni concetti espressi solo dalla fiction. E proprio pochi giorni prima dell'esordio al cinema di Spiderman 3, la prestigiosa rivista New Scientist riportava la scoperta della possibilità di realizzare tute da uomo ragno e cavi invisibili. Autore di questa ricerca è un ingegnere italiano, il professor Nicola Pugno, docente al Dipartimento di Ingegneria Strutturale al Politecnico di Torino, che ci ha raccontato in dettaglio in cosa consiste il suo lungo e meticoloso lavoro.

                                Professor Pugno, ma è davvero possibile costruire tute in grado di riprodurre le capacità di adesione dei ragni?

                                Una zampetta di un ragno o di un geco (anch’esso dotato di una portentosa capacità di aderire a muri e soffitti, sorprendente per l’estrema resistenza adesiva, il controllo dell’adesione richiesto nella fase di distacco, l’autopulizia delle zampette, ndr) è composta da peli principali da cui diramano “peletti” secondari più piccoli che rappresentano il contatto ultimo con la superficie. La forza di adesione di ogni pelo e peletto è proporzionale al raggio dello stesso. Ciò porta al fatto notevole che se dividiamo un pelo in 100 peletti, la forza totale di adesione che ne risulta è maggiorata di un fattore 10. E’ così che ho calcolato che un geco ha circa un miliardo di nano-contatti in presa, contro il milione di un ragno.

                                Dal suo rapporto, si evince che un ragno (della specie Evarcha arcuata) possiede un coefficiente di sicurezza, definito come il rapporto tra la forza adesiva e quella peso, che è teoricamente pari a 173. Cosa significa?

                                Si tratta di un numero sorprendentemente alto, ma è più una conseguenza della dimensione minuscola del ragno che della sua forza intrinseca. Infatti la forza adesiva è proporzionale alla superficie di contatto, mentre la forza peso è proporzionale al volume dell’animale, cosicché il coefficiente di sicurezza risulta proporzionale al rapporto tra superficie e volume, ovvero all’inverso della dimensione dell’animale.

                                Dunque un uomo-ragno, definito come un uomo con le capacità adesive di un ragno, non sarebbe un super-eroe, ma potrebbe almeno essere un “eroe”....

                                I gechi, della specie Gecko gecko, hanno una resistenza adesiva che è circa tre volte quella dei ragni e posseggono un coefficiente di sicurezza teorico di 102, malgrado la loro massa (fino a 300 grammi) sia di gran lunga superiore a quella di un ragno (0,015 grammi). Tali resistenze sono da due a sei volte la pressione atmosferica al livello del mare (circa 0,1 pascal) e quindi da due a sei volte superiori alla resistenza adesiva di una ipotetica ventosa ideale. Ma la fisica del processo è profondamente diversa e l’adesione generata è primariamente una conseguenza delle forze di van der Waals, cioé l'interazione elettrostatica esercitata tra molecole complessivamente neutre, dovuta a fluttuazioni nella distribuzione delle cariche. E secondariamente delle forze capillari. Ho calcolato dunque che una tuta da uomo-geco potrebbe permettere a un uomo di “camminare” su un soffitto e potrebbe avere applicazioni anche nel vuoto, per esempio per rimanere aderenti a una navicella spaziale. E foreste di nanotubi al carbonio hanno mostrato una resistenza adesiva, seppur non duratura, anche 200 volte maggiore di quella dei gechi, suggerendo che questo progetto ricade nel dominio della nanoscienza e non della fantascienza.

                                Ma come fanno ragni e gechi a controllare l’adesione?

                                In realtà non sappiamo bene come ciò avvenga. Due ipotesi sembrano plausibili. Una strategia “in vivo” per ridurre la forza necessaria al distacco potrebbe essere quella di rilasciare un nano-contatto alla volta. Altra possibilità è la seguente: immaginate un nastro adesivo incollato sul bordo di un tavolo; la forza necessaria per scollarlo risulta fortemente dipendente dall’angolo secondo cui il nastro viene tirato. Una strategia simile potrebbe dunque essere impiegata per far funzionare una tuta da uomo-geco, avente guanti e calzari resi super-adesivi tramite nano-architetture bio-ispirate, realizzabili con nanotubi al carbonio ramificati. Altro problema è quello dell’autopulizia: un geco dopo aver camminato sulla sabbia, malgrado la sua estrema adesione, non rimane impiastricciato e si autopulisce, come capita alle foglie del loto, non a caso anche loro composte da peli e peletti. Anche questa peculiarità potrebbe essere ricostruita in laboratorio, ottimizzando la nano-architettura del pelo per rendere la superficie super-idrofobica e autopulente. Le formule sono oggi disponibili e potrebbero avere interesse anche in contesti differenti. Per esempio vetri autopulenti, tessuti super-impermeabili, eccetera.

                                E per la ragnatela?

                                I nanotubi presi singolarmente risultano invisibili dato il loro diametro è ben minore della lunghezza d’onda della luce visibile (400-600 nanometri); se distanziati in un cavo macroscopico di una quantità molto maggiore di tale lunghezza d’onda, questi non interagirebbero, e il cavo nel suo complesso risulterebbe ancora invisibile. Un cavo invisibile di un centimetro di diametro e composto da una griglia di nanotubi di carbonio avrebbe una leggerezza estrema (un centesimo di grammo al chilometro) e sarebbe teoricamente in grado di sopportare il peso di un uomo (resistenza di 10 megapascal). Ma difetti strutturali, attesi in nanotubi “lunghi”, ridurranno la resistenza del cavo (per esempio a 1 megapascal), che tuttavia potrebbe aumentare notevolmente, anche fino a raggiungere la resistenza delle ragnatele (1800 megapascal, paragonabile a quella dell’acciaio) accontentandosi di una trasparenza più che di vera e propria invisibilità. Tralasciando anche il problema della trasparenza si potrebbero raggiungere, almeno teoricamente, resistenze anche cento volte maggiori di quella dell’acciaio e con densità sette volte minori. La tenacità, in termini di energia dissipabile per unità di massa, risulterebbe anche maggiore (570 joule al grammo) di quella delle ragnatele (163 joule al grammo).

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                                • articolo interessante

                                  http://ulisse.sissa.it/chiediAUlisse/doman...Ucau070207d002/

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                                  • un articolo interessante per capire einstein...

                                    http://www.galileonet.it/primo-piano/2117/...albert-einstein

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                                    • interessante vicerca sui plasmi
                                      http://arxiv.org/PS_cache/physics/pdf/0611/0611052v1.pdf

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                                      • beh,di nuovo langmuir

                                        http://arxiv.org/PS_cache/physics/pdf/0611/0611069v1.pdf

                                        sempre langmuir
                                        http://arxiv.org/PS_cache/physics/pdf/0611/0611082v1.pdf

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                                        • plasmi

                                          http://arxiv.org/PS_cache/physics/pdf/0611/0611030v1.pdf

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                                          • beh,
                                            se qualcuno legge

                                            http://arxiv.org/PS_cache/physics/pdf/0611/0611032v1.pdf

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                                            • beh,
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                                              l'effetto tunnel,dipende dal tempo che una particella riesce a stare vicina ad una barriera..
                                              più tempo vicina, più la frazione di probabilità d'onda della particella che si estende oltre la barriera aumenterà
                                              la possibilità che si localizzi lì la particella....ed oplà..
                                              la barriera ,per quanto alta, è saltata...

                                              più è alta la barriera,più è bassa l'energia della particella, quindi ha più tempo di stare addosso alla barriera,più aumenta l'effetto tunnel..
                                              paradosso di klein...


                                              ed ora un articoletto sull'amato casimir

                                              Levitazione: la chiave è l'invisibilità
                                              Sollevarsi a mezz’aria e rimanere sospesi lì: per noi è ancora presto, ma alcuni scienziati hanno avuto un’idea per far levitare facilmente oggetti minuscoli.



                                              Levitare rimane ancora un sogno, ma di qualche millionesimo di millimetro
                                              più vicino.


                                              Ci avevano già provato con pezzetti di legno, rane e fragole: grazie alla forza di un magnete gigante, diversi corpi – animati e non – hanno galleggiato per qualche istante nel vuoto. Il prezzo? Un enorme dispendio d’energia. Ora alcuni fisici della St Andrew University (Scozia) pensano di aver trovato il modo di far levitare piccoli oggetti, utilizzando una minima quantità d'energia e materiali artificiali già collaudati per creare una specie di "mantello dell’invisibilità".

                                              Che cosa c'entra l'invisibilità?
                                              Nel 2006 alcuni scienziati della Duke University (North Carolina) hanno realizzato un dispositivo in grado di far scomparire un cilindro di rame posto al suo interno per qualche secondo, che funziona grazie alla stessa forza fisica che potrebbe realizzare la levitazione. Questo congegno è costituito da un "metamateriale" – un materiale costruito in laboratorio con proprietà elettromagnetiche non presenti in natura – capace di deviare le onde elettromagnetiche attorno all'oggetto, rendendolo praticamente invisibile (per capire meglio come funziona clicca qui).



                                              Per l'effetto Casimir, il "vuoto" tra due elementi ravvicinati vibra generarando una forza che gli scienziati stanno studiando per realizzare il sogno della levitazione.

                                              Anche il vuoto "vibra"
                                              La proposta degli scienziati è di utilizzare questo metamateriale per modificare l'effetto Casimir (dal nome del fisico olandese che lo scoprì). Hendrick Casimir teorizzò che tra due lastre metalliche separate da pochi milionesimi di millimetro di vuoto si verifica una debolissima "forza d'attrazione". Attrazione gravitazionale? No. Tra le lastre si creano le cosiddette "fluttuazioni di vuoto", ossia vibrazioni, ma in misura diversa nello spazio interno ai due materiali rispetto all'esterno. Sono proprio queste vibrazioni a generare l'attrazione.

                                              Rovesciamo la forza?
                                              Perché non sfruttare dunque la capacità dei metamateriali di deviare le onde elettromagnetiche per rovesciare la forza di Casimir, trasformandola da forza attrattiva a forza repulsiva? Questa è la sfida degli scienziati. E se ci riusciranno, teoricamente il secondo piatto dovrebbe levitare, anziché avvicinarsi al primo. L'idea è ancora in fase di studio, ma è stata giudicata "molto interessante" da Federico Capasso, docente di Fisica Applicata all'Università di Harvard (Boston).

                                              Restiamo "con i piedi per terra"
                                              Gli aspiranti maghetti desiderosi di librarsi nel vuoto dovranno però aspettare ancora un po'. Si tratterebbe comunque di un effetto levitante debolissimo: le piastre di Casimir generano una forza pari al peso di un globulo rosso. E con tutti i globuli rossi che abbiamo in corpo, hai voglia, a levitare…


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                                              • articolo interessante di un fisico cinese...
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                                                http://arxiv.org/ftp/arxiv/papers/0708/0708.0435.pdf

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                                                • Se fosse possibile fare la levitazione potrei applicare questa levitazione ad una massa eccentrica che sta ruotando su un perno.

                                                  Quando la massa sta andando dal basso verso l'alto potrei applicare la levitazione e realizzare quindi il sogno di tanti sognatori poco istruiti del passato che volevano fare il moto perpetuo o addirittura produrre energia dal Nulla (io dico dal nulla che vibra).

                                                  Quindi free energy.

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                                                  • salve genco...
                                                    beh,non mi risulta che le propietà dei metamateriali si possano spengere a piacimento...
                                                    quindi...
                                                    mi sa che hai proposro un'altra versione di schietti...

                                                    piuttosto..troppo forte..gli "nbuti...

                                                    se non ti piace la versione d'onda dell'effetto tunnel,
                                                    si possono immaginare anche meccanismi a spiegazione corpuscolare...

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                                                    • articolo interessante

                                                      Più veloci della lucePer superare una barriera i fotoni creano un effetto tunnel nel quale viaggiano a velocità mai raggiunte prima. Sono i risultati di uno studio di ottica quantistica effettuato in Germania.



                                                      La velocità della luce è una barriera da sempre considerata insuperabile. Oggi, però, due fisici assicurano di aver spinto i fotoni a velocità superiori. Un dato che andrebbe a violare il punto fermo della teoria della relatività speciale di Einstein che sostiene che nulla, in ogni condizione possibile, può superare la velocità della luce.

                                                      Günter Nimtz e Alfons Stahlhofen dell’Università tedesca di Coblenza hanno condotto esperimenti su un fenomeno tipico dell’ottica quatistica detto effetto tunnel per i fotoni che avviene quando una particella scivola attraverso una barriera apparentemente inviolabile. I due sostengono di aver creato questo effetto in maniera istantanea fra due barriere di grandezze variabili fra i pochi millimetri e il metro e di essere arrivati alla conclusione che i fotoni attraversano questi ostacoli a una velocità superiore a quella della luce.

                                                      Per riuscire a vedere quale fosse il limite di lunghezza di un tunnel per fotoni, i due ricercatori hanno unito due prismi di vetro per ottenere un cubo di 40 centimetri di lato. Dal momento che il più delle volte i fotoni creano tunnel su distanze paragonabili a quelle della loro lunghezza d’onda, i fisici hanno utilizzato microonde di circa 33 centimetri, una lunghezza alquanto grande per un tunnel ma ancora abbastanza corta da permettere al prisma di curvare la traiettoria dei fotoni.

                                                      Come si aspettavano, infatti, le microonde sono apparse dritte all’interno del cubo e, quando i due prismi sono stati separati, venivano riflesse dal primo prisma. Eppure, in totale accordo con la fase teorica, alcuni fotoni hanno creato un tunnel nella distanza che intercorreva fra i due prismi in maniera del tutto simile a quando i due prismi erano ancora uniti.

                                                      La cosa più stupefacente per Nimtz e Stahlhofen è stata che sia le microonde riflesse dal primo prisma che i fotoni che hanno creato il tunnel fino al secondo prisma sono arrivati al traguardo dei loro rispettivi rivelatori fotografici nel medesimo istante. Un evento che suggerisce un transito ultraveloce fra i due prismi, così rapido che i due scienziati non sono riusciti a misurarlo. Inoltre, i due fisici hanno notato che il tempo di transito dei fotoni nel tunnel non variava al variare della distanza fra i due prismi. Ma poiché l’efficienza del tunnel diminuisce all’aumentare della distanza, Nimtz ammette di non aver notato più il fenomeno a distanze superiori al metro.

                                                      “Per quanto ne so – rivela Nimtz – al momento questa è l’unica violazione della teoria della relatività speciale di cui sono a conoscenza”.

                                                      Come si può spiegare tutto questo? Il principio di indeterminazione di Heisenberg si fonda sull’impossibilità di conoscere allo stesso tempo l’energia e la posizione di una particella con assoluta precisione. Significa che le particelle possono anche passare da una parte all’altra di una barriera se il tempo di attraversamento è abbastanza breve. Per quanto possa sembrare bizzarro, l’effetto tunnel è un fenomeno alquanto comune nel mondo quantistico e in più sta alla base di molti fenomeni che diamo per scontati.

                                                      “Secondo me – dichiara ancora Nimtz – l’effetto tunnel è il processo fisico più importante che esista perché è riscontrabile nella radioattività e nella fusione nucleare. La temperatura del Sole non è alta abbastanza per provocare la fusione dei protoni in elio senza effetto tunnel. Inoltre alcuni cosmologi credono che il big bang si sia generato proprio a causa dell’effetto tunnel e recentemente molti biologi hanno suggerito che l’effetto tunnel è alla base di tanti fenomeni biologici e neurologici”.

                                                      Aephraim Steinberg, esperto di ottica quantistica dell’Università di Toronto, Canada, non invalida i risultati di Nimtz e Stahlhofen, ma ritiene che Einstein possa dormire sonni tranquilli perché i fotoni non violerebbero la legge della relatività. Sarebbe solo una questione di interpretazione.

                                                      Per spiegare la sua idea fa ricorso a un’analogia. Se si prende un treno di venti vagoni che va da Chicago a New York, si fa partire il cronometro dal centro dell’intero bastimento. Ma a ogni fermata il treno perde qualche vagone cosicché quando arriva a New York consta di solo due vagoni. A questo punto il centro del treno è avanzato, ma ciò non significa che il treno ha superato la velocità riportata.

                                                      “Se sei alle due stazioni – osserva Steinberg – ti sembra che il treno abbia violato i limiti di velocità, ma in realtà tu vedi arrivare solo la locomotiva. Così i loro fotoni sono partiti in testa, ma non significa che siano andati più veloci”.


                                                      20 agosto 2007In collaborazione con New Scientist

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                                                      • articolo interessante

                                                        Un successo dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare
                                                        Il Gran Sasso fa la Tac al Sole

                                                        I neutrini che sono le uniche "sonde" ad altissima penetrazione che ci danno informazioni su quanto avviene all'interno del Sole PAROLE CHIAVEneutrini solari
                                                        L'esperimento internazionale Borexino, ai Laboratori del Gran Sasso dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), ha già raggiunto alcuni primi risultati relativi alla conoscenza del funzionamento del Sole.

                                                        Per la prima volta si sono osservati in tempo reale i neutrini di bassa energia (ossia di energia inferiore a 1 MeV, cioè a milione di elettronVolt) provenienti da una importante catena di reazioni nucleari che si prevede debbano avvenire nel cuore del Sole. Fino ad ora erano stati osservati in tempo reale, da esperimenti effettuati in Canada e Giappone, solo i neutrini di alta energia (energia maggiore di 5 MeV ) provenienti da una diversa e relativamente rara catena di reazioni nucleari.

                                                        Dal punto di vista teorico è stato formulato da tempo un modello (Modello Standard del Sole) che descrive tutte le catene di reazioni nucleari che avvengono nel Sole. I risultati dell'esperimento Borexino saranno fondamentali per lo studio della natura dei neutrini e per la conferma del Modello Solare Standard. Queste osservazioni sono di per sé un successo per la fisica mondiale.

                                                        Un secondo motivo di importanza dell'esperimento è che, per uscire dal cuore del Sole, i neutrini devono attraversare la materia solare e lo studio della intensità e delle proprietà dei neutrini che arrivano fino a noi ci porta informazioni su caratteristiche della materia stessa del sole.

                                                        È come se i fisici facessero - dalle profondità delle sale dei Laboratori del Gran Sasso - una specie di Tac al Sole per analizzare il suo comportamento, utilizzando i neutrini che sono delle "sonde" di altissima penetrazione che ci portano direttamente informazioni su quanto avviene nella parte più interna del Sole: infatti i neutrini, che vengono prodotti in una piccola regione attorno al centro del sole, ne escono indisturbati impiegando circa 2 secondi subito dopo essere stati prodotti. I fotoni, ad esempio, impiegano invece circa 100.000 anni per compiere lo stesso percorso subendo molte interazioni che alterano completamente le informazioni di cui inizialmente essi sono portatori.

                                                        Borexino consentirà anche di osservare i "geoneutrini", cioè i neutrini provenienti dal centro della Terra, ove le reazioni nucleari sono le principali cause dell'alta temperatura presente negli strati interni del pianeta. L'unico modo di studiare tali reazioni all'interno della Terra è di osservare i neutrini, che vengono emessi in tali reazioni. La zona dove si trova il Gran Sasso è particolarmente adatta a questa osservazione perché molto lontano da centrali nucleari: i geoneutrini, infatti, si confonderebbero con quelli, altrettanto innocui, provenienti dalle reazioni nucleari di una centrale.

                                                        L'esperimento Borexino è stato preceduto da lunghi anni di ricerche tecnologiche che hanno permesso di selezionare materiali, purificare gas e liquidi dalla presenza di sostanze radioattive, ad un livello mai raggiunto finora. Ricadute di questi sviluppi tecnologici potranno avere un importante impatto sull'industria dei componenti elettronici e su quella farmaceutica.

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                                                            Ma io credevo che la stella di quark non esisteva perchè il buco nero è fatto di quark solitari e indipendenti.

                                                            (stella di quark) = (buco nero)

                                                            Se esiste la stella di quark allora il buco nero è fatto con i componeti del quark, (se esistono).

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                                                              ora la butto lì...

                                                              nessuna pretesa di verità...naturalmente...

                                                              ma alla fine anche i quark sembrano essere composti da fotoni...
                                                              beh..l'ho detta...

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