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    Stati della materia
    Acqua, perfetto nanolubrificante

    La scoperta può avere importanti ricadute nel campo delle applicazioni biomediche e nanotecnologiche PAROLE CHIAVEstati della materia
    Un gruppo di ricercatori del Politecnico della Georgia - che ne riferisce sul Physical Review B - ha scoperto che l'acqua esibisce proprietà molto differenti dal normale quando viene confinata all'interno di uno spessore inferiore ai due nanometri, comportandosi come un fluido viscoso simile alla melassa.
    La determinazione delle proprietà dell'acqua alle nanoscale può avere importanti ricadute nel campo delle applicazioni biomediche e nanotecnologiche.

    Nella sua forma normale, l'acqua è un mezzo disordinato che fluisce molto facilmente. A differenza della maggioranza delle sostanze, però, quando passa allo stato solido la sua densità non aumenta, ma diminuisce. Per questo si riteneva che sottoponendo l'acqua a forte compressione essa mantenesse le proprietà di un liquido. In effetti, diversi classici esperimenti condotti in passato sembravano avere corroborato questa conclusione; tuttavia, quando Elisa Riedo e collaboratori del Politecnico della Georgia hanno provato a eseguire misurazioni sperimentali dirette comprimendo a scala nanometrica, attraverso una punta, un film di liquido appoggiato su una superficie, hanno scoperto che in quelle condizioni l'acqua tende a disporsi su strati.

    "In effetti, il film di acqua confinata si comporta come un solido lungo la direzione verticale, formando strati paralleli alla punta di compressione e alla superficie di appoggio, mentre mantiene le proprietà di liquido nella direzione orizzontale lungo cui può fluire, ricordando alcune fasi tipiche dei cristalli liquidi" ha detto Uzi Landman, uno degli autori della ricerca.

    Secondo Landman, la discrepanza di risultati rispetto ai precedenti esperimenti è legata al fatto che essi erano stati eseguiti in un'epoca in cui la tecnologia non era in grado di misurare direttamente il comportamento dell'acqua a scale così piccole, e che le conclusioni sulle proprietà dell'acqua venivano desunte indirettamente dalla misurazione di altri parametri.

    In particolare, Riedo e collaboratori hanno trovato che se l'acqua è posta su una superficie idrofila, la viscosità inizia a crescere vistosamente quando lo spessore in cui il film di acqua raggiunge gli 1,5 nanometri, per aumentare rapidamente di un fattore compreso fra 1000 e 10.000 con l'aumentare della pressione. Su superfici idrofobe, non si assiste invece a un simile aumento di viscosità.

    "L'acqua è un meraviglioso lubrificante - ha concluso la Riedeo - ma in genere fluisce troppo rapidamente per essere utilizzata in molte applicazioni. A scala nanometrica, però, diventa un fluido viscoso e potrebbe funzionare molto meglio."

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    • aspettando che questo post venga spostato in discussioni...
      mi sono riletto un pò di polemicuzze passate..
      cosa che faccio mooolto raramente...
      ebbene...
      allora..

      riguardo al famoso drifting...
      in una polemica con i quantum,
      mi rimproveravano (sbagliando completamente)
      che un drifting ionico di 1 micron,
      avrebbe violato addirittura il principio di heisenberg...
      azz.. non si sa la differenza tra energia attiva,reattiva e capacitiva e poi si parla di heisenberg...
      ma tant'è...
      allora, la mia risposta è stata che comunque una velocità statistica e media non si intende riferita mai ad una misura reale su ogni particella...
      (risposta generale,in pratica un micron è una misura mooolto superiore ai limiti di incertezza)
      però....
      comunque si tratta di un'osservabile su di un sistema...
      e quindi dal punto di vista di heisenberg,
      dovrebbe essere comunque collegata ad un osservabile diversa e a indeterminazione...
      ma qual'è l'osservabile collegata di una media statistica su un sistema di molte particelle?

      dopo lungo studio....
      se abbiamo una media precisa a piacere , o infinitamente precisa..
      sappiamo che ogni singola particella si discosta sempre più infinitamente dal valore previsto.....
      misurando singole particelle non troveremo mai una particella con il valore previsto dalla media...ma un valore che si discosterà dalla media previsto dai limiti di incertezza della disequazione di Heisenberg,
      ma la media generale continua a valere con precisione arbitraria...


      questo post l'ho modificato per maggiore precisione del concetto...

      Edited by superabazon - 3/5/2007, 15:24

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      • ah,dimenticavo...

        il pradosso dellla misurazione di un drifting medio di una popolazione di particelle,
        o di una media di valori e l'effettivo valore misurabile di una singola particella
        è in onore alla morte di Carl Friedrich von Weizsäcker...

        un grande scienziato, scopritore della legge Bethe-Weizsäcker
        sull'energia interna dei nuclei....
        fondamentale per l'energia nucleare...


        comunque Carl Friedrich von Weizsäcker era un nazistone, amicone di Heisenberg...
        per fortuna Fermi era meno teorico di loro...ma più italiano e pratico...
        e loro hanno trovato come si costruiva la bomba è vero..da soli.. ma solo dopo... a farm hall...
        loro al massimo erano alla bomba sporca...cioè uranio 238 che contaminava una zona con un'esplosione di semplice tritolo ...

        a pro.. heisenberg, lui, alcuni grandi sperimentalisti..uffa,,ora non ricordo...
        a farmer hall hanno fatto parte del primo grande fratello storico...

        articolo
        Carl Friedrich von Weizsäcker: 1912--2007
        1 May 2007

        The physicist and philosopher Carl Friedrich von Weizsäcker, who was the last surviving member of the team that tried and failed to build a nuclear bomb for Germany during the Second World War, died on 28 April at the age of 94. After the war, von Weizsäcker controversially claimed that he and other German physicists had deliberately chosen not to build the bomb because they did not want to equip the Nazi regime with such a dangerous weapon. Von Weizsäcker also accompanied Werner Heisenberg to visit Niels Bohr in Nazi-occupied Denmark in September 1941 -- a famous meeting that was later to inspire Michael Frayn's stage play Copenhagen.


        Carl Friedrich von Weizsäcker
        Carl Friedrich von Weizsäcker was born on 28 June 1912 in the northern German port city of Kiel. Between 1929 and 1933 he studied physics, astronomy and maths in Berlin, Göttingen and Leipzig, where he worked with some of the leading physicists of his day, including Heisenberg, Bohr and Erwin Schrödinger. As a young physicist, von Weizsäcker became interested in the binding energy of atomic nuclei and in 1937 determined what later became known as the "Bethe--Weizsäcker formula", which predicts the energy of the nucleus in terms of the number of constituent protons and neutrons.

        In 1939 von Weizsäcker became part of Germany's "uranium project" -- a loose network of scientists across the country who began carrying out research into nuclear reactors, isotope separation and nuclear explosives. Although these scientists never succeeded in building a practical nuclear weapon, historians have long wondered why this was the case. Some have argued that physicists like Heisenberg and von Weizsäcker simply lacked the technical knowledge to build a bomb. Others claim that these physicists did not bother determining key quantities like the critical mass of the bomb because they knew the German government did not have the resources to ever build such a device, which made it pointless to carry out such a calculation.

        After the war, von Weizsäcker claimed that the real reason why he and other German scientists had not built a bomb was that they had deliberately chosen not to, fearing its appalling consequences in the hands of the Nazi regime. Von Weizsäcker first put forward this version of events in interviews he gave with the historian Robert Jungk, whose 1957 book Brighter than a Thousand Suns suggested that von Weizsäcker and Heisenberg had acted honourably all along.

        The full story only emerged years later when transcripts of conversations between von Weizsäcker, Heisenberg and eight other German physicists, who had been secretly recorded while they were interned by the British military at Farm Hall, near Cambridge, were finally published in 1993. It turned out that von Weizsäcker had deliberately encouraged his fellow physicists to argue that they had never wanted to build a bomb, even though they knew this was not strictly true.



        After the war, von Weizsäcker returned to research, being appointed director of the department of theoretical physics at the Max Planck Institute in Göttingen before taking up a professorship at the University of Hamburg in 1957. That he year he was one of 18 prominent scientists to sign the "Göttingen declaration", which called for West Germany to not develop nuclear weapons.

        A committed Christian, von Weizsäcker also turned his attention to philosophy, developing a keen interest in ethics and responsibility. His books include The World View of Physics, The Unity of Nature and The Politics of Peril. Von Weizsäcker's younger brother, Richard von Weizsäcker, was German president between 1984 and 1994.

        Von Weizsäcker briefly returned to the spotlight in 2002 when he commented on the release of letters that Bohr had written -- but never sent -- concerning the visit of Heisenberg and Von Weizsäcker to Copenhagen in September 1941. These letters suggest that Heisenberg and colleagues had indeed been working flat-out on a bomb between 1939 and 1941.

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        • Va bene!
          Però adesso cerchiamo di guardare le cose utili che potrebbe fare la luce.

          Io ritengo che con la luce sia possibile realizzare la cosidetta violazione di carica.
          Mi spiego meglio con questo banale esempio...

          Nella collisione protone-protone, (se esuguita con bastevole velocità relativa), otteniamo che i 2 protoni vengono sostituiti da un isotopo dell'idrgoeno che si chiama deuterone e otteniamo anche un antielettrone ed un antineutrino.
          All'inizio avevamo 2 cariche positive che erano 2 protoni, e alla fine abbiamo ancora 2 cariche positive che sono deuterone e antielettrone ambedue caricati positivamente.
          Da questo banale esempio e da altri esempi e facile intuire che la carica si mantiene, cioè non c'è violazione di carica.

          Nell'universo che vediamo c'è più materia che antimateria ma questo non c'entra niente con la violazione di carica, le cariche totali alla fine si equivalgono sia che si tratti di materia sia che si tratti di antimateria.
          Caso mai il fatto che la materia sia più abbondante dell'antimateria questo è da attruibuirsi alla rottura della simmetria di non so che cosa, cose complicate che finora non ho capito.
          Fortunatamente ci fu questa rottura di simmetria altrimenti tutto l'universo visibile era fatto solo di onde elettromagnetiche o quasi.

          Ma ritornando al discorso della violazione di carica, io ritengo che con la luce sia possibile realizzare la violazione di carica.

          Quando raggi gamma collidono con il nucleo di certi atomi succede che i raggi gamma vengono trasformati in 2 particelle distinte che sono rispettivamente: un elettrone ed un elettrone.
          In questo tipo di procedura appena descritta avevamo inizialmente una carica ZERO rappresentata da raggi GAMMA e poi alla fine otteniamo ancora una carica ZERO perchè sommando algebricamente elettrone e antielettrone otteniamo come carica ancora ZERO.
          Inoltre c'è da dire che le 2 particelle vengono espulse in direzioni opposte, va tenuto conto poi, che i raggi gamma sono niente di meno che luce ad altra frequenza: radio, infrarossi, luce, ultravioletti, raggi X, raggi GAMMA, sono tutte onde eletromagnetiche che si differenziano solo per la frequenza.
          Non è poi tanto sbagliato dire che luce è raggi gamma sono la stessa cosa, quando vengono creati elettrone e antieletrone possiamo dire che la luce è sta trasformata in materia, oppure possiamo dire che la luce è stata trasformata in una coppia di particelle che sono elettrone e antielettrone, oppure possiamo dire che i raggi gamma sono stati trasformati in materia.

          Ovviamente è molto importante la quantità di energia in gioco, se le energia sono sufficientemente alte è possibile creare una coppia di particelle rispettivamente protone e antiprotone.

          Però non esiete la luce di carica positiva o la luce di carica negativa, quando una particella va in collisione con una sua antiparticella ambedue spariscono e in cambio otteniamo luce in tutte le direzioni, in alcuni libri è scritto che non si ottiene luce ma 2 fotoni uscenti da direzioni opposte, ma io dico che i fotoni sono luce, anche qui il discorso è poco chiaro perchè luce e fotoni sono la stessa cosa.

          Come già detto prima, non esiete la luce di carica positiva o la luce di carica negativa, al limite c'è la luce che va in una direzione piuttosto che in un altra.
          Possiamo dire che la carica viene trasformata in direzione quando una particella va in collisione con una antiparticella.

          La mia domanda era: è possibile facendo trasformazioni materia in luce e poi viceversa realizzare una qualche forma di violazione di carica ?

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          • Commetto qualche violazione di carica se con uno specchio rimando indietro un raggio di luce ?

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            • beh genco,
              una buona analisi,

              però è come dici, la luce non ha carica, è neutra, quando per collisione di fotoni, o luce, l'he istess, ( è la stessa cosa),
              si forma una coppia elettrone-antielettrone, la somma totale delle cariche dà sempre zero,
              quindi siamo al neutro come prima...non c'è violazione di carica totale...

              quando rimando indietro la luce ,o fotoni, non cè nessuna violazione di carica...0 prima,0 dopo...



              piuttosto ...

              sono molto interessato alle tue considerazioni sul decadimento beta +,
              se devo essere sincero, avevo considerato questa cosa molto tempo fa...
              il punto, è oltre che la mancanza di energia, la rarità del fenomeno,eccc..

              ma il punto è che non si trovano neutroni...
              anche se alzando di molto il voltaggio, magari sui 100 Kv come pensi,
              magari qualche neutrone potrebbe scappare fuori...
              e non è detto che anche il beta+ ...
              anche se devi pensare che comunque le energia in gioco sono moltooooo lontane dal 2Mev minimo che ci si aspettar questo decadimento di un protone isolato.....

              spero che qui non leggano i maestrini sballati della ff..
              se no l'idea era loro...

              comunque trovo molto interessanti i tuoi calcoli sul drifting ionico,
              il dato di circa 1 micron/sec da te trovato collide effettivamente con quanto osserviamo..
              ma non dirlo a chi crede che i campi elettrici spariscono nel nulla..

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              • beh, questo potrebbe interessare romano...
                non c'entra con la ff, ma con alcune sue esperienze...

                http://www.galileonet.it/news/8429/il-frigorifero-a-legna

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                • articolo interessante...
                  forse lo capisce pure rik...

                  Energia dall’acqua attraverso la luce
                  intervista con DANIEL NOCERA di KEVIN BULLIS





                  MENTRE ricercatori e tecnologi di tutto il mondo si dannano alla ricerca di fonti di energia più pulita, un gruppo di chimici ha deciso di affidarsi alla soluzione più naturale possibile: la fotosintesi. La fotosintesi è il processo attraverso cui le piante verdi usano l’energia racchiusa nella luce del sole per scomporre l’acqua e l’anidride carbonica. Innescando tra gli elettroni negli atomi di idrogeno, ossigeno e carbonio una serie di complesse reazioni, la fotosintesi produce la cellulosa e la lignina che formano la struttura della pianta, e immagazzina energia sotto forma di zucchero. Tramite la comprensione dei meccanismi alla base di tale processo, secondo Daniel Nocera, professore di chimica del Mit, è possibile generare e immagazzinare l’energia solare in forme impiegabili nell’alimentazione di autoveicoli e nella fornitura di elettricità, anche quando il sole non c’è.
                  Secondo Nocera, che è uno dei massimi esperti mondiali di fotosintesi, tutto quello che ci serve è capire meglio i processi chimici fondamentali alla base di tale attività. Al momento, il ricercatore è appunto impegnato nello studio di tali processi,e sta sfruttando tutte le nuove nozioni acquisite per produrre dei catalizzatori in grado di usare l’energia solare per generare idrogeno per le celle a combustibile. Il suo sogno? Un mondo alimentato solo dall’acqua e dalla luce.

                  Qual è ad oggi la sfida fondamentale, nel settore energetico?

                  L’economia di scala. Avremo fabbisogni energetici sempre più enormi, e guardando con attenzione alla cifre racchiuse nelle proiezioni ci si rende conto che esiste una sola fonte d’energia in grado di soddisfarli, ed è il sole. Ma resta il problema della ricerca. La tecnologia segue delle linee guida, finché non subentrano nuove scoperte e si individuano direzioni migliori. Ad oggi la linea d’azione che si sta seguendo nel settore del fotovoltaico è altamente prevedibile. Molto di quel che si sente rappresenta un passo avanti solo in termini quantitativi. Non si tratta di vere e proprie svolte.

                  Lei studia la fotosintesi per capire come convertire la luce del sole in un combustibile chimico, e precisamente in idrogeno, da utilizzare quando il sole non c’è o per alimentare le celle a combustibile degli autoveicoli.

                  Dove c’è sole, si può usare l’elettricità diretta anche quando la luce è ormai calata. Ma c’è bisogno di immagazzinarla. Non c’è modo di ovviare a tale necessità. Sto cercando di arrivare a definire l’intima essenza della fotosintesi per poterla sfruttare in questo senso.

                  Perché la fotosintesi è così interessante come opzione per la produzione di energia pulita?

                  La fotosintesi svolge tre attività fondamentali. Cattura la luce del sole, la converte in corrente svincolata da cavi (le foglie sono cariche di elettricità) e immagazzina l’energia della luce convertendola in energia chimica, da sfruttare per la sopravvivenza della pianta. Non tutta l’energia chimica viene però impiegata. Un certo quantitativo viene conservato. Insomma, la fotosintesi è uno dei processi più efficienti al mondo per quel che riguarda la trasformazione dell’energia. Non è però granché per l’immagazzinamento perché la pianta non è stata concepita a tale scopo, bensì solo per vivere, crescere, e riprodursi. È qui che entra in gioco il nostro approccio. Possiamo riprodurre artificialmente l’attività di una foglia, ovvero catturare, convertire e immagazzinare l’energia all’interno di legami chimici complessi? Sì, possiamo. Con la differenza che la nostra tecnologia non avrà lo scopo di sopravvivere, e quindi potrà catturare molta più energia nelle sue reazioni.

                  Ha già ottenuto delle dimostrazioni pratiche di questa sua teoria?

                  Abbiamo creato un composto che genera idrogeno attraverso la luce. Lo dissolviamo in una soluzione, ci indirizziamo sopra della luce, ed ecco che se ne producono delle bolle di idrogeno. Non funziona alla perfezione, ma è già un enorme passo avanti, perché dà una prima idea di come sia possibile sfruttare la luce del sole per produrre idrogeno.

                  Quali problematiche collegate alla ricerche che sta conducendo spera possano condurci a un effettivo passo avanti nel settore del solare?

                  L’aspetto su cui stiamo lavorando di più è cercare di capire di quali principi fondamentali la fotosintesi operi delle eccezioni. Un esempio è che quando la fotosintesi divide l’acqua in idrogeno e ossigeno usa più di un elettrone. La corrente generalmente circola un elettrone alla volta. Ma la pianta li immagazzina e ne impiega quattro tutti insieme. Al momento non riusciamo ancora a riprodurre adeguatamente queste reazioni multi-elettrone. Non siamo neanche arrivati a formulare una teoria per descriverle. Poi c’è la questione della gestione dei protoni. La biologia ci riesce benissimo. Prende la corrente elettrica e la converte in corrente chimica, e il conduttore della corrente chimica sono appunto i protoni. E poi invia atomi interi. Nel fotovoltaico si trasmettono elettroni, la fotosintesi invece non trasmette elettroni, bensì atomi. Ed è più difficile, perché gli atomi pesano molto di più degli elettroni. Quindi stiamo cercando di capire come fare a spostare gli atomi di idrogeno da un punto A a un punto B in modo che possano legarsi gli uni con gli altri. Come assemblarli in modo che possano unirsi?

                  Lei ha scritto che la chimica “giocherà probabilmente un ruolo fondamentale nel panorama delle discipline scientifiche” per quanto concerne la soluzione dei problemi energetici. Come riassumerebbe tale ruolo?

                  Per prima cosa, per rendere il fotovoltaico più economico c’è bisogno della chimica, e in particolare di inventare nuovi materiali. Bisogna sostituire ai metalli nobili – come il platino – dei metalli più comuni, come il ferro o il manganese. E per capire quali elementi siano più abbondanti in natura bisogna partire dalla tavola periodica.

                  Questo principio vale sia per le celle a combustibile che per il fotovoltaico.

                  Vale per tutto. È un problema di scala e di tecnologie. E di ottenere la stessa efficienza. Mettiamo che io al momento stia usando il rutenio. Posso utilizzarlo per verificare una teoria, ma il rutenio è ben al di sotto del ferro nella tavola periodica. Quindi il problema che mi devo porre è come applicare tutto ciò che sto apprendendo con il rutenio a un elemento più diffuso come il ferro.

                  Ci si riuscirà, secondo lei?

                  Il segreto è scomporre l’acqua attraverso la luce. È questa la soluzione per ottenere un’economia dell’energia radicalmente nuova. Non posso dire come sarà esattamente la nuova tecnologia di domani, perché mancano i fondamenti scientifici. Ma ai primi del Novecento abbiamo costruito una nuova società a partire da un modello energetico radicalmente innovativo. E sono convinto che una volta arrivati alla definitiva affermazione del solare, con un po’ di aiuto da parte dei biocombustibili e dell’eolico, potremo farlo di nuovo. Potremo ancora rifondare le nostre società su dei nuovi pilastri energetici.

                  © Technology Review

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                  • 100 anni fa avevano già fatto un pannello fotovoltaico che alimentava un elettrolizzatore, dall elettrolizzatore usciva gas di idrogeno che avrebe potuto essere immagazzinato o usato subito come combustibile.

                    celle a combustibile

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                    • CITAZIONE (stranger @ 21/5/2007, 12:22)
                      100 anni fa avevano già fatto un pannello fotovoltaico che alimentava un elettrolizzatore, dall elettrolizzatore usciva gas di idrogeno che avrebe potuto essere immagazzinato o usato subito come combustibile.

                      celle a combustibile

                      qui pare che i pannelli solari siano un po' successivi a 100 anni fa...

                      http://it.wikipedia.org/wiki/Pannello_fotovoltaico#Storia
                      1839 Il francese Alexandre-Edmond Bécquerel nota che "della corrente elettrica è generata durante alcune reazioni chimiche indotte dalla luce". Scopre così l'effetto fotogalvanico negli elettroliti liquidi.
                      1883 L'inventore statunitense Charles Fritz produce una cella solare di circa 30 centimetri quadrati a base di selenio con un'efficienza di conversione dell'1-2 per cento.
                      1905 Albert Einstein pubblica la sua teoria sull' effetto fotoelettrico che gli porterà il premio Nobel
                      1963 La giapponese Sharp produce i primi moduli fotovoltaici commerciali.
                      www.energyraft.org: energia da solare ad un costo inferiore a quella da nucleare (http://www.energeticambiente.it/term...e-commons.html)

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                      • beh, genco...
                        ora non conosco bene la cronologia...

                        ma, l'idea strategica dell'idrogeno è circa questa..

                        con energia elettrica (ottenuta da centrali nuke, o rinnovabili varie)
                        si effettua idrolisi dell'acqua e si ottiene idrogeno ....

                        il vero punto debole è che l'idrogeno cricca prima o poi tutti i serbatoi e se ne va....
                        fenomeno noto come embritting...

                        qualcuno pensa che i fenomeni di ff siano particolari condizioni di embritting...
                        io non credo... almeno embritting conosciuti...

                        Commenta


                        • CITAZIONE (superabazon @ 27/5/2007, 16:01)
                          beh, genco...
                          ma, l'idea strategica dell'idrogeno è circa questa..

                          beh, Rabazon...
                          Qua alcune persone fanno esperimenti con il tungsteno e acidi senza neanche sapere qual'è il principio fisico inseguire.

                          La corrente elettrica passa facilmente nei conduttori metallici elettrici, cioè gli elettroni passano facilmente: ma gli ioni di idrogeno,,, di passare nel conduttore metallico non è vuole proprio sapere, e pensa che la tensione è anche un pò alta.

                          Il circuito protonico dovrebbe aprirsi e cosi facendo la cella non consumerebbe più energia, ma invece il circuito protonico non si chiude e questa cosa e causata dalla pretesa assurda che la cella oltre ad offrire piccoli eccessi di calore dovrebbe anche produrre idrogeno da buttare via.

                          Il catodo è pieno pieno di elettroni che attirano protoni, ma i protoni non possono entrare nel conduttore metallico, SI!... esiste quella cosa che si chiama caricamento, per esempio il palladio si carica molto di protoni, ma il caricamento non significa che i protoni possono circolare all'interno di un conduttore metallico.
                          Quindi sulla superficie del catodo ci sono 2 forze che si contrappongono fra di loro , cioè i protoni sono spinti verso il catodo dalla forza elettrica ma i protoni non possono circolare nel metallo e si fermano li', cioè si aprirebbe il circuito elettrico (se l'idrogoeno non potesse scappare via).

                          La forza elettrica contro la forza solidità del metallo, a proposito, quando il tungsteno si scioglie non è più solido ma liquido, ma il fatto di sciogliere il tungsteno era solo una conseguenza della necessità di avere alta temperatura.

                          C'è un limite a tutto, e quindi io mi chiedo quale reazione nucleare avviene se le 2 forze sopra descritte sono gigantesche, tu SuperRabazon cosa ipotizzi ?





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                          • mah,genco...

                            il problema è che nella celletta le forze elettriche non sono gigantesche,
                            non sono neppure paragonabili a quelle necessarie per avere reazioni nucleari...
                            eppure sembra che ci siano...

                            e per spallare con buona probabilità il tung, occorre andare attorno al Gev...
                            mi sembra troppo per tensioni di 200/300 V...


                            ah, a mò me scordavo...

                            a proposito di beta+,
                            nelle stelle di neutroni, quando i nuclei sono sottoposti a tremende forze di pressione...(non inquietarti ,gencolino, mooolto superiori alla tua pressetta)
                            i protoni sembrano poter trasformare parte di questa tremenda energia in massa, e con decadimento beta+ trasformarsi in neutroni...
                            non conosco i calcoli entropici in questo caso...

                            comunque non si tratta di "cattura elettronica"
                            che ha una sezione accettabile oltre i 100Gev,
                            e non produce un becco di neutrone...

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                            • articolino interessante

                              Bolle che sgrovigliano nanotubi
                              Lo scoppio di bolle create con un particolare tipo di polimero fa allineare nanotubi che potrebbero essere utilizzati come importanti micro-componenti elettronici


                              Facendo scoppiare bolle si possono trovare soluzioni sorprendenti e inattese al problema di "sgrovigliare" (ovvero separare e allineare) nanocavi e nanotubi aggrovigliati.


                              Non solo, forse potrebbe essere utile anche per individuare nuovi modi di produrre componenti elettronici in nanoscala, come ad esempio i transistor.

                              Normalmente, i nanotubi, dopo che sono stati fabbricati, sono estremamente difficili da sistemare ed ordinare.


                              Trovare un modo per farlo renderebbe più facile approfittare delle importanti proprietà ottiche e fisiche di questi nanomateriali.

                              Guihua Yu e Charles Lieber, della Harvard University, ed Anyuan Cao dell'University of Hawaii (entrambe negli Stati Uniti), hanno utilizzato gas di azoto per far scoppiare bolle di un polimero di epoxy, che contenevano nanocavi al silicico e nanotubi di carbonio a parete singola e multipla, registrandone i risultati momento per momento.

                              In seguito, hanno esaminato la registrazione con microscopi ottici ed elettronici, rilevando che i nanocavi e i nanotubi si erano allineati in modo ordinato e uniforme attraverso tutta la superficie.

                              Le bolle sono state prodotte versando la mistura di epoxy su una superficie di metallo con una pompa di gas al centro. Aprendo il gas si crea una bolla che viene mantenuta e controllata mentre si ingrandisce da un un anello di metallo posto sopra il piatto (come si vede nell'immagine qui a fianco).


                              Quando la bolla si espande a dimensioni superiori a 25 cm in larghezza e 50cm in altezza, parti della sua superficie inglobano le superfici di silicio o plastica che la circondano.
                              Allo scoppiare della bolla, i nanomateriali che si trovavano al suo interno hanno presentato un allineamento verticale, verso la cima della bolla. Variando la concentrazione di tubi o cavi nella bolla si altera la densità di nanomateriali ma non il loro allineamento.

                              Non si è ancora compreso con esattezza perché i nanotubi si allineano, anche se il sospetto dei ricercatori è che lo stress generato sulla superficie della bolla, mentre si espande, "tira" i tubi e cavi fino a raddrizzarli.

                              I ricercatori aggiungono che questo semplice modo di allineare nanocavi e nanotubi potrebbe incrementare notevolmente il loro utilizzo come componenti di apparecchiature elettroniche ed ottiche.



                              28 maggio 2007In collaborazione con New Scientist

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                              • beh,rguardando la dscussone,
                                mi rendo conto che ho postato l'equazone dell'energa esotica,
                                considerando un universo giocattolo senza iinflazione..
                                postero poi l'equazione corretta..

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                                • |bene, ora posterò l'equazone corretta della forza esotca

                                  la formula è solo quella finale..
                                  spiegazioni generali in altre parti


                                  . pigreco hC .........A
                                  ---------------- ----------=FeX
                                  .. Kgeo .............D+4

                                  where



                                  . .........................480
                                  Kgeo = --------------------------------
                                  . .................*Lhk+2
                                  .,,,,,,,,. (1- ----------------- )1/2
                                  . ...................D+2

                                  dove
                                  h= costante di Plank
                                  C = velocità luce
                                  D = distanza superfici
                                  A = area superfici
                                  *Lhc = lunghezza critca di riferimento


                                  Edited by superabazon - 21/6/2007, 03:17

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                                  • Interessante...
                                    Sicuramente sei anche capace di calcolare l'accelerazione di gravità, LA' nell'orizzonete degli eventi di un buco nero dove le particelle virtuali diventano reali perchè le coppie vengono separate.

                                    Poi ipotizzare di sostituire la forza di gravità con la forza elettrica e risalire alla tensione elettrica necessaria per separare le particelle virtuali.

                                    T = Tensione elettrica da applicare al vuoto per ottenere la separazione della coppia elettrone-positrone

                                    T = ?

                                    -----------------------------------------------------


                                    massa dell elettrone = 510999.06 elettronvolt
                                    massa del positrone = 510999.06 elettronvolt
                                    1 eV = 1,6 × 10^-19 Joule
                                    massa dell elettrone = 8,17598496 x 10^-14 Joule
                                    massa del positrone = 8,17598496 x 10^-14 Joule

                                    massa dell elettrone = 9.1093897 x 10^-31 kg
                                    massa del positrone = 9.1093897 x 10^-31 kg

                                    eccetera
                                    eccetera

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                                    • beh,stranger.genco,

                                      penso che potremmo calcolare l'energa di eccitazione del vuoto,
                                      ma anche con solo circa 1 Mev, 1 milione d volt, dovremmo portare gli elettrodi a distanze d circa 10-18 mt...

                                      mi sa che si buca qualsiasi dielettrico ,...molto prima...

                                      comunque ,la formula dell'energa esotica
                                      è semplcemente la riformulazione della forza d casimir ,,,
                                      debitamente quantizzata e relativa solo a superfici e distanze , ...

                                      la formula della forza di casimir è stata ottenuta principalmente dalle misure di laboratoriio...

                                      io propongo una maggore comprensione teorica del fenomeno...
                                      e da questo deriva anche la possiblità che a certe pccolissme distanze, o anche grandissime...la forza normalmente atrattiva d casimr, diventi repulsiva...





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                                      • ecco uno strumento che vorrei per studiare le cellette
                                        Sulla rivista “Nature Photonics”
                                        Spettroscopia atomica su chip

                                        Il rubidio è stato utilizzato per dimostrare la fattibilità, ma la tecnica è applicabile a qualunque mezzo gassoso e ha perciò grandi potenzialità applicative PAROLE CHIAVESepttroscopia

                                        chip
                                        Ricercatori dell’Università della California a Santa Cruz (UCSC) hanno realizzato per la prima volta al mondo un dispositivo per la spettroscopia atomica con ottica integrata su un chip, riuscendo a indirizzare un fascio di luce attraverso una cella contenente vapori di rubidio integrata su un semiconduttore.
                                        La spettroscopia atomica è largamente utilizzata in molteplici applicazioni e si basa sull’interazione tra luce e materia per identificare le diverse sostanze in base al loro spettro di emissione o assorbimento.

                                        I dispositivi convenzionali hanno componenti di notevoli dimensioni; anche alla luce di ciò è ritenuto importante il risultato ottenuto presso l’UCSC, che consentirà, in prospettiva, di studiare atomi e molecole su una piattaforma basata su chip di ottica integrata, come ha avuto modo di spiegare Holger Schmidt, docente di ingegneria elettrica della stessa Università e coautore dello studio. Schmidt, insieme con i suoi collaboratori e con altri colleghi della Brigham Young University, descrive l'apparato sull’ultimo numero della rivista “Nature Photonics”.

                                        Il cuore del dispositivo è un fascio di guide d’onda ottiche sviluppate secondo la tecnica ARROW (antiresonant reflecting optical waveguide), già oggetto di una pubblicazione scientifica dello stesso gruppo.


                                        "Per stabilizzare i laser, si utilizzano pesanti celle a vapori di rubidio, ma d'ora in poi sarà possibile realizzare un chip di stabilizzazione della frequenza in grado di svolgere questa funzione in modo addirittura più semplice di quello di un circuito di stabilizzazione della frequenza di tipo convenzionale”, ha spiegato Schmidt.

                                        Per poter effettuare la spettroscopia atomica, i ricercatori hanno incorporato microscopici serbatoi di rubidio in un chip, connettendoli alle guide d’onda, in modo che gli atomi di rubidio si trovassero sul cammino ottico. La risultante cella di vapore è completamente autocontenuta e ha un volume attivo di cella circa 80 milioni di volte più piccolo di quello di una cella convenzionale.

                                        "Abbiamo utilizzato il rubidio per dimostrare la fattibilità, ma la tecnica è applicabile a qualunque mezzo gassoso e ha perciò grandi potenzialità”, ha commentato Schmidt. (fc)

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                                        • oggi giornata di copiaincolla

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                                          Scoperti elettroni che si accoppiano e fanno passare l’elettricità senza opporre resistenza. Anche a temperature sopra i -100°C

                                          Un comportamento inaspettato quello scoperto dai ricercatori della Princeton University osservando con un microscopio a effetto tunnel dei materiali ceramici: anche senza scendere a temperature intorno ai -100 °C si possono vedere piccoli spazi – questione di nanometri - di superconduttività. La capacità di alcuni materiali di far passare la corrente elettrica senza opporre resistenza potrebbe rivoluzionare il mercato dell’energia se solo si potesse avere a temperature ambiente. I superconduttori individuati finora, infatti, lo permettono, ma solo se opportunamente raffreddati fino a raggiungere i -100 °C.

                                          Ma ora la ricerca Usa, apparsa sulle pagine di Nature, individua in materiali ceramici delle zone piccolissime dove la superconduttività sembra essere conservata anche 50°C sopra la temperatura critica. Si tratta delle cosiddette coppie di Cooper, elettroni caricati negativamente che normalmente si respingerebbero ma che misteriosamente, raggiunte temperature molto basse, si accoppiano e lasciano passare la corrente elettrica senza opporre resistenza.

                                          “Nei superconduttori a basse temperature gli elettroni si accoppiano e formano un superfluido”, spiega Ali Yazdani, primo autore dello studio, “ma in alcuni materiali ceramici abbiamo scoperto che l’accoppiamento degli elettroni avviene a una vasta gamma di temperature, e che tale conformazione è estremamente piccola, a volte si tratta di pochi atomi”.

                                          I ricercatori sperano che i loro risultati aiutino a comprendere quale sia il meccanismo che su scala atomica controlla la temperatura di accoppiamento nei materiali ceramici e anche di determinare quale sia il limite entro il quale le coppie di Cooper conservano le loro proprietà di superconduttività. (l.g.)

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                                          • beh,con questo rispondo al genco sulla spallazione
                                            Neutron lab comes back from the dead
                                            News & Analysis: June 2007

                                            The European Spallation Source is firmly back on the agenda with several countries unveiling bids to host the world-beating neutron facility. Edwin Cartlidge reports on the lab's dramatic change in fortune

                                            When the German government announced in February 2003 that it was withdrawing its support for the European Spallation Source (ESS), the news came as a serious blow to neutron scatterers across the continent. First proposed in 1991, the ESS was to be the world's most powerful source of neutrons and was designed to ensure that Europe retains its lead over the US and Japan in this valuable approach to materials analysis. Germany's decision to fund four other large research facilities instead of the ESS precipitated the withdrawal of support from other nations, and the €1.5bn project looked set to be delayed indefinitely or even abandoned altogether.



                                            Neutron blueprint
                                            But times have changed. Continuous lobbying of policy-makers by neutron scatterers across the continent, combined with two very favourable reviews on the scientific importance of a next-generation neutron source – one in the UK and one at a European level – have resuscitated the ESS. In October last year the Spanish and Basque governments declared that they wanted to build the facility in Bilbao, and are currently pledging €300m towards the estimated €1.2bn construction costs. Then in March this year, the Swedish government said that it would provide €325m of the capital costs and 10% of running costs if the facility were built in the university town of Lund in the south-west of the country. And a month later Hungary also officially threw its hat into the ring, although its government has not yet said how much it is prepared to contribute. The UK may also bid to host the facility, although it appears that the British government does not want to back the one group – based in Yorkshire – that has so far put together a proposal.

                                            Peter Tindemans, chairman of the European Spallation Source Initiative (ESSI), which represents neutron labs and their users as well as the various consortia bidding to host the facility, says that with the three firm bids on the table he is very confident that the ESS will now be built. Indeed, he expects that a decision on where it will be built could be taken before the end of the year and that approval of funds could then be forthcoming before the end of 2008. "What is particularly encouraging", he adds, "is that the governments that have put forward bids are saying they would still participate even if the ESS were not built in their countries."



                                            Confident

                                            The virtue of neutrons


                                            Neutron scattering is widely used by materials scientists, condensed-matter physicists, chemists and biologists to probe the structure and physical properties of a wide range of solids, liquids and gases. The technique is similar to X-ray diffraction except that neutrons interact with atomic nuclei whereas X-rays scatter off electrons in an atom. Neutron scattering is therefore very good at pinpointing the positions of light atoms such as hydrogen, which are abundant within biological molecules, for example. Such atoms are hard to locate with X-rays because the intensity of the scattered beam is proportional to the number of electrons in the atom.

                                            Europe's 4500 neutron scatterers are fortunate in having access to the world's two most powerful sources of neutrons, the reactor at the Institut Laue-Langevin (ILL) in Grenoble, France, and the ISIS spallation source at the Rutherford Appleton Laboratory in Oxfordshire, UK. However, these facilities will be overtaken in the near future by the Spallation Neutron Source (SNS) in Tennessee in the US, which will reach a maximum power of 1.4 MW, and a 1 MW source at the J-PARC laboratory in Tokai, Japan.

                                            Like the SNS and the J-PARC facility, the ESS was one of a number of new regional sources that a 1998 report commissioned by the Organization for Economic Co-operation and Development said was needed to make up for an impending worldwide shortfall in neutrons. In common with its US and Japanese counterparts, the ESS would generate neutrons through the process of "spallation", in which protons are accelerated and then smashed into a mercury target, driving neutrons from the mercury nuclei. At 5 MW it would be considerably more powerful than the US and Japanese machines, providing intense beams of low-energy neutrons. These would be ideal for developing, for example, read heads for computer disk drives, technologies for storing hydrogen, or medical implants.

                                            Despite the ESS promising so much, it was put in limbo by the German government's decision in 2003 to instead support the construction of a free-electron laser – now known as XFEL – at the DESY lab in Hamburg and an upgrade to the heavy-ion GSI lab near Frankfurt. The UK and French governments also withdrew their support at about the same time. But neutron scientists regrouped, dusted off their plans and launched ESSI in 2004. Their prospects improved in April 2006 when the Council for the Central Laboratory of the Research Councils, which runs the ISIS facility, completed a review of neutron provision with the conclusion that UK scientists would need access to a next-generation neutron source within the next 15 years. Then in October last year, the European Strategy Forum on Research Infrastructures, a body set up by European Union member states and the European Commission in 2002, ranked the ESS among the most mature projects within a list of 35 large-scale facilities that could be built in the continent over the coming years (Physics World November 2006 p8; print version only).

                                            Bob Cywinski, a neutron scatterer at Leeds University in the UK, believes that this endorsement of the ESS, coupled with likely funding for preparatory R&D from the EU's Seventh Framework programme, means that there is a "very good chance" that the ESS will be built. As Cywinski points out, the design of the facility has been slimmed down by the ESSI – from its original two target stations to one, and there has been a corresponding shaving of the construction costs from €1.5bn to €1bn (in 2000 prices). The single target station – which will serve up to 40 instruments – will be used to produce long (millisecond) pulses of neutrons. These pulses have long wavelengths and can be used to study large structures such as polymers and biomolecules. A short-pulse target station could then be added at a later date. "This approach makes considerable sense," says Cywinski. "A long-pulse target is entirely complementary to existing facilities and to those being built in Japan and the US."


                                            Rival bids


                                            Each of the countries putting forward bids believes it can claim the prize. Colin Carlile, a UK physicist who was recruited by Lund University from the ILL, has been impressed by the "open commitment from the university, the region, the national government and industry to build the ESS here".

                                            Juan Urrutia, president of the executive committee of the Spanish consortium, says that he has no doubt that "Bilbao will be the European city for neutrons." Meanwhile Laszlo Rosta, scientific director of the company organizing the Hungarian bid, believes that his country may have the edge if European politicians are keen to build an important scientific facility in eastern Europe. He says that the Hungarian government intends to choose between several possible sites (two of which are in or near Budapest) before the end of the summer.

                                            The UK government, however, is proving more reticent. Cywinski, who is heading a consortium of Yorkshire universities that wants to build the facility near the town of Selby, says that the government seems unwilling to discuss the bid even though the consortium has obtained preliminary planning permission. Indeed, a spokesperson for the Department of Trade and Industry told Physics World that "the Rutherford Appleton Laboratory's expertise in the field of neutrons would make it a highly credible candidate for the next-generation neutron source", reiterating the government's previously stated intention to build the ESS at either the Rutherford lab or the Daresbury lab in Cheshire. Member of Parliament for Selby John Grogan points out that with Gordon Brown replacing Tony Blair as Prime Minister, it might be worth "having another go" at putting the Yorkshire consortium's case to the government.

                                            Negotiating which country should get to build the ESS will almost certainly involve horse trading and political manoeuvring. Tindemans, for example, believes that it would make sense to combine the decision on the site of the ESS with funding arrangements for the XFEL, which is a similar-sized facility that will provide complementary measurements.

                                            According to Tindemans, the host will probably pay between 30% and 50% of the construction costs, with the remainder of the bill likely to be divided out among the other participating nations in proportion to their gross domestic product. In addition to Spain, Sweden, Hungary, the UK and Germany (which had put forward a bid but withdrew it at the end of last year), there are also institutions from France, Switzerland, Italy and Latvia taking part in the project. The total cost of the project over its 40-year lifetime will be about €5bn.

                                            If all goes to plan, construction could begin in 2009, with the first neutrons generated in 2017 and the earliest experiments carried out a year or two later. This would mark the successful conclusion of a long and winding road. For Carlile, however, the fact that two previous designs for the ESS have not been funded makes it imperative that negotiations over the next 18 months go smoothly. "We've been to the well twice and returned with an empty bucket," he says. "If it were to happen for a third time that would be it."

                                            About the author
                                            Edwin Cartlidge is News Editor of Physics World

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                                            • sempre sulla spallazione,ora sembra che il mercurio sia l preferito

                                              http://physicsweb.org/articles/world/20/6/2/1

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                                              • CITAZIONE (superabazon @ 4/6/2007, 02:05)
                                                beh,stranger.genco,

                                                penso che potremmo calcolare l'energa di eccitazione del vuoto,
                                                ma anche con solo circa 1 Mev, 1 milione d volt, dovremmo portare gli elettrodi a distanze d circa 10-18 mt...

                                                mi sa che si buca qualsiasi dielettrico ,...molto prima...

                                                comunque ,la formula dell'energa esotica
                                                è semplcemente la riformulazione della forza d casimir ,,,
                                                debitamente quantizzata e relativa solo a superfici e distanze , ...

                                                la formula della forza di casimir è stata ottenuta principalmente dalle misure di laboratoriio...

                                                io propongo una maggore comprensione teorica del fenomeno...
                                                e da questo deriva anche la possiblità che a certe pccolissme distanze, o anche grandissime...la forza normalmente atrattiva d casimr, diventi repulsiva...

                                                Se gli elettrodi sono distanti fra di loro 10 metri non credo che il vuoto venga bucato da qualcosa e su UN SOLO elettrodo la forza elettrica potrebbe essere molto forte.

                                                Non importante la forza tra i 2 elettrodi ma la forza di un solo elettrodo nell'ambiente che lo circonda, poi se tra i 2 elettrodi c'è 1000 chilometri di distanza di sicuro il vuoto non viene bucato.

                                                heeeeeeeeeeeee prova a calcolare sta TENSIONE ELETTRICA.



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                                                • beh,gencolino,
                                                  dunque, .effettivamente stavo pensando ancora alla forza esotica di casimir, non c'entrava molto copn il tuo quesito..
                                                  dobbamo calcolare la frequenza dell'elettrone ,
                                                  ed eccitare il vuoto con circa 1.2 Mev d energia almeno,,dicamo 1.200.000V, a frequenza di...
                                                  e= hv
                                                  dove e è circa 1.2 Mev, h la costante di plank,v la frequenza ecc..


                                                  beh, ora non ho voglia di fare i calcoli...di solito sono pigro...
                                                  ma a cosa serve?

                                                  Edited by superabazon - 7/6/2007, 02:01

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                                                  • scusate,il gatto mi ha disastrato l'i nella tastiera, ogni tanto salta..

                                                    riiguardaxo l video segnalato da OVI,
                                                    quello di Kanzius e dell'acqua salata incendata da radio frequenze...

                                                    molto interessante...

                                                    nella cellette varie , abbiamo RF, ma solo dopo l'accensione del plasma...
                                                    comunque è simile la violenza e l'immediatezza del processo...

                                                    kanzius dichiara un rendimento di 0.76...

                                                    interessante che molti parlino di elettrolisi e ricombinazione dell'H e O...
                                                    mah...
                                                    non credo s tratti semplcemente di questo...
                                                    ....sarebbe interessante un'anals dell'acqua,prima e dopo...




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                                                    • E' naturale che l'alta frequenza scioglie i cattivi conduttori elettrici: come sono ad esempio il ferro e acqua.
                                                      Si chiamava forno a induzione quel forno che aveva grossi elettromagneti senza nucleo ferroso, elettromagneti alimentati con alta frequenza che scioglieva il ferro nelle acciaierie e capannoni metallurgici.
                                                      Oggi si preferisce usare altri metodi come grosse correnti a bassa frequenza ma alta intensità, simili alla saldatura.
                                                      -------------------
                                                      Poi...
                                                      A temperatura maggiore di 800 gradi si sa che l'acqua subisce la scissione in idrogeno e ossigeno.
                                                      Al contrario del calore: l'elettrolisi scinde l'acqua con pochi volt basta che l'acqua sia molto conduttiva, basterebbe quindi sostituire l'acqua distillata con acido muriatico per avere una buona conduzione.
                                                      -------------------
                                                      -------------------
                                                      Stando alla teoria la fusione fredda con palladio e platino potrebbe funzionare anche con l'acido muriatico anzichè costosa acqua pesante, tanto comunque... anche gli ioni di idrogeno possono fondersi nel cristallino del palladio e produrre poi DOPO acqua pesante.

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                                                      • hem,gencolino...
                                                        beh, dunque...
                                                        la termolisi dell'acqua è sui tremila K,
                                                        infatti kanzius parla di questa temperatura...
                                                        poi lui brucia acqua salata, tipo acqua marina o saltwater,...


                                                        mi chiedo...ma il genco che posta sulle gassficazioni...è un sinonimo?


                                                        non ti ci vedo a vendere para distruttori molecolari klingon...

                                                        ma poi... non ho capito il discorso dell'acido muriatico...


                                                        e poi... il calcolo per produrre una coppia di elettroni...
                                                        anzi elettrone ed anti elettrone..
                                                        frequenze di 10 +21/sec. per 1.200.000 V, possono bastare?

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                                                        • FREQUENZA ZERO va benissimo, ma quel 1.200.000 da dove verrebbe ?

                                                          Elettrone e positrone si attirano fra di loro con una forza in newton calcolabile con...
                                                          Forza = K x Q1 x Q2 /distanza^2

                                                          Forza = 8,99 x 10^9 x 1,6 x 10^-19 x 1,6 x 10^-19 /(1x10^-10)^2
                                                          Forza =23 x 10^-29 /1 x 10^-20
                                                          Forza = 23 x 10^-9 Newton

                                                          Dunque dentro la coppia virtuale il positrone è attratto dall'elettrone con una forza di 23 miliardesimi di Newton.

                                                          Affinchè la coppia venga separata occorre applicare una forza esterna maggiore di 23 miliardesimi di Newton, questa forza può essere gravitazionale (buco nero) o elettrica, meglio considerare quella elettrica perchè il "buco nero" in magazzino non è disponibile (mi sono già informato con il magazziniere).

                                                          volt

                                                          La mia difficoltà matematica sta nel fatto di calcolare la tensione avendo come dato di partenza la forza elettrica espressa in Newton.

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                                                          • hem,genco...
                                                            io non sono teorico...
                                                            solo uno sperimentalista pigro..
                                                            quindi ,come mi diceva la nonna...
                                                            chi non ha gambe...ha testa .....

                                                            comunque...non ho capito un'acca dei tuoi calcoli...
                                                            dunque...da tuoi calcoli
                                                            se
                                                            forza= K Q+2/ D+2
                                                            (considero K con 10-9...perchè +?))

                                                            non ho capito la distanza..... perchè 10-10---de che?se sono newton, saranno metri...
                                                            forse un cammino medio troppo lungo...

                                                            comunque se elevi al quadrato , e immagino usi numeri reali...non complessi...
                                                            il numero diventa sempre positivo,compresa la potenza...
                                                            se moltiplichi - x - ottieni +...
                                                            matematica da medie...

                                                            quindi dai tuo calcoli occorrono 10+9 newton...
                                                            non miliardesimi ma miliardi...
                                                            pccola differenza...
                                                            ora non ho le tabelle di conversione sottomano...
                                                            chissà dove le ho cacciate... ho traslocato di nuovo...

                                                            m pare che un elettronvolt sia l'energia data da una differenza di potenzale di 1 Volt ad un elettrone...
                                                            urca...poi quando ne ho voglia .. cercherò di precisare meglio..
                                                            poi , dare 10+21 hertz, non m sembra una frequenza zero...
                                                            anzi..difficilotta da raggungere..
                                                            per l'ampiezza d'onda ...
                                                            10+21, diviso la velocità C, siamo a circa 10-13 mt...cammino medio libero della coppia...
                                                            quindi ... magari , modificando i tuoi calcoli..viene fuori solo una forza di 10+3 newton..
                                                            mille newton...
                                                            tutto cambia se K è come dici te... allora samo a 10+21 newton ---azz...

                                                            Edited by superabazon - 8/6/2007, 12:45

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                                                              http://wpop13.inwind.libero.it/cgi-bin/web...e=ft_1994-1.jpg

                                                              ora l'articolo è su molte pagine..

                                                              trovate le altre con google...


                                                              comunque abbiamo veramente un articolo del 93..molto utile...

                                                              si parla di bubbles, e neutroni, in cella tipo FP, con elettrodi in palladio e titanio, e deuterio...

                                                              sospetto il deuterio e alta tensione come probable fonte accidentale di neutroni nella celletta mizuno..
                                                              quando accdentalmente sembra produrne un pò...

                                                              altre pagne
                                                              ft_1994-1.jpg(237920 bytes)
                                                              ft_1994-2.jpg(307750 bytes)
                                                              ft_1994-3.jpg(262708 bytes)
                                                              ft_1994-4.jpg(244534 bytes)
                                                              ft_1994-5.jpg(237020 bytes)
                                                              ft_1995-1.jpg(254968 bytes)
                                                              ft_1995-2.jpg(288870 bytes)
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                                                              ft_2000-1.jpg(238158 bytes)
                                                              ft_2000-2.jpg(256208 bytes)

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