Secondo me i conti non si possono fare in questo modo. In italia per costruire una centrale qualsiasi ci vogliono mediamente 3 o 4 volte i tempi tecnici. Se una centrale nucleare ipoteticamente richiede 6 anni qui ce ne vogliono almeno 15 o 20. Non è teoria è pratica. Per costruire una centrale nucleare bisogna rispettare alcune norme sulla sismicità dei luoghi, sulla distanza dai centri abitati, sulla portata d'acqua per il raffreddamento, sui piani di evaquazione. Se si adotta la normativa USA non ci sono luoghi adatti. Quindi si dovranno adottare normative che rinuncino ai canoni di sicurezza considerati dagli altri paesi. E' prevedibile una qualche resistenza popolare perché come ben sappiamo la centrale nucleare non favorisce il turismo e spesso spaventa il popolino e attizza parecchio ambientalisti e no global.
Considerando anche gli utimi studi sull'EROI del nucleare è opportuno chiedersi se non comporta una passività invece che il contrario. Sulle scorie ci sono molte speranze, ma NON C'E' ATTUALMENTE ALCUNA SOLUZIONE SICURA. Tra l'altro il nucleare comporterebbe una completa dipendenza dall'estero, mancando in Italia ed essendo difficilmente realizzabile in tempi congrui, l'impiantistica sia per il processo di arricchimento del combuistibile che per il ritrattamento. E ricordiamoci che per avere a prezzi accettabili l'arricchimento e il riprocessamento è necessario che queste due filiere siano pagate dai militari, perché se entrano nel conteggio dei costi il nuke non è assolutamente conveniente.
Nei conti di Helbow non ha conteggiato che man mano che si porta la produzione energetica vicino ai luoghi di consumo diminuisce quel 30% di energia che dissipiamo sulle linee. Se si comincia una politica edilizia che preveda in fase di progetto l'indipendenza energetica degli edifici si può facilmente coprire con il solare il fabbisogno domestico. I tempi di conversione posssono essere accellerati significativamente con incentivazioni che porteranno anche ad una rapida diminuzione dei costi. Considerate che anche la piccola industria, l'artigianto dei mille capannoni può facilmente coprire i tetti con fotovoltaico apportando significativi risparmi. Credo non sia eccessivo calcolare un 20% del fabbisogno elettrico coperto da fotovoltaico considerando anche la percentuale di minor spreco dovuto alla delocalizzazione degli impianti. La discontinuità delle fonti può essere neutralizzata avviando la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili. Sia l'eolico su terra e in mare, sia il fotovoltaico in centrali che si possono localizzare anche nel deserto, possono essere utilizzati per produrre idrogeno da idrolisi. I metanodotti esistenti possono essere riconvertiti e le stesse centrali a metano possono utilizzare l'idrogeno oltre naturalmente allo sviluppo delle celle a combustibile per il trasporto. L'droelettrico può essere incrementato, sfruttando i piccoli salti e le centrali dismesse che oggi possono facilmente essere telecontrollate, fino al 18%-20%. La geotermia copre un altro 6% del fabbisogno elettrico, ma questo dagli anni '60. Nei vari siti con vulcani in attività si può facilmente prevedere che un altro 4% di energia si possa produrre.
Quindi
20% Solare FV
20% Idroelettrico
10% Geotermico
20% eolico
15% diminuzione delle perdite
15% risparmio energetico.
Questo è un quadro tutto FER. Naturalmente non si fa domani, ma se diventa l'obiettivo, ci si muoverà verso questo. Se si dovranno utilizzare centrali a combustibile fossile si preferirà il metano che è più facilmente riconvertibile ad idrogeno. Si spingerà la produzione industriale verso il FV e l'Eolico invece che verso il cemento ecc. ecc. si realizeranno autovetture con motore elettrico magari ibride all'inizio, per accellerare la ricerca sulle celle a combustibile. Teniamo presente che la ricerca sul FV sta percorrendo tutta una serie di strade e da alcune arrivano già le prime ricadute industriali con abbassamento dei costi.
Il costo della produzione con le FER è un problema assolutamente irrilevante perché nei settori strategici non è il mercato a decidere i prezzi, ma le scelte politiche dei vari paesi. L'unico sistema di valutazione reale è l'EROI.
Considerando anche gli utimi studi sull'EROI del nucleare è opportuno chiedersi se non comporta una passività invece che il contrario. Sulle scorie ci sono molte speranze, ma NON C'E' ATTUALMENTE ALCUNA SOLUZIONE SICURA. Tra l'altro il nucleare comporterebbe una completa dipendenza dall'estero, mancando in Italia ed essendo difficilmente realizzabile in tempi congrui, l'impiantistica sia per il processo di arricchimento del combuistibile che per il ritrattamento. E ricordiamoci che per avere a prezzi accettabili l'arricchimento e il riprocessamento è necessario che queste due filiere siano pagate dai militari, perché se entrano nel conteggio dei costi il nuke non è assolutamente conveniente.
Nei conti di Helbow non ha conteggiato che man mano che si porta la produzione energetica vicino ai luoghi di consumo diminuisce quel 30% di energia che dissipiamo sulle linee. Se si comincia una politica edilizia che preveda in fase di progetto l'indipendenza energetica degli edifici si può facilmente coprire con il solare il fabbisogno domestico. I tempi di conversione posssono essere accellerati significativamente con incentivazioni che porteranno anche ad una rapida diminuzione dei costi. Considerate che anche la piccola industria, l'artigianto dei mille capannoni può facilmente coprire i tetti con fotovoltaico apportando significativi risparmi. Credo non sia eccessivo calcolare un 20% del fabbisogno elettrico coperto da fotovoltaico considerando anche la percentuale di minor spreco dovuto alla delocalizzazione degli impianti. La discontinuità delle fonti può essere neutralizzata avviando la produzione di idrogeno da fonti rinnovabili. Sia l'eolico su terra e in mare, sia il fotovoltaico in centrali che si possono localizzare anche nel deserto, possono essere utilizzati per produrre idrogeno da idrolisi. I metanodotti esistenti possono essere riconvertiti e le stesse centrali a metano possono utilizzare l'idrogeno oltre naturalmente allo sviluppo delle celle a combustibile per il trasporto. L'droelettrico può essere incrementato, sfruttando i piccoli salti e le centrali dismesse che oggi possono facilmente essere telecontrollate, fino al 18%-20%. La geotermia copre un altro 6% del fabbisogno elettrico, ma questo dagli anni '60. Nei vari siti con vulcani in attività si può facilmente prevedere che un altro 4% di energia si possa produrre.
Quindi
20% Solare FV
20% Idroelettrico
10% Geotermico
20% eolico
15% diminuzione delle perdite
15% risparmio energetico.
Questo è un quadro tutto FER. Naturalmente non si fa domani, ma se diventa l'obiettivo, ci si muoverà verso questo. Se si dovranno utilizzare centrali a combustibile fossile si preferirà il metano che è più facilmente riconvertibile ad idrogeno. Si spingerà la produzione industriale verso il FV e l'Eolico invece che verso il cemento ecc. ecc. si realizeranno autovetture con motore elettrico magari ibride all'inizio, per accellerare la ricerca sulle celle a combustibile. Teniamo presente che la ricerca sul FV sta percorrendo tutta una serie di strade e da alcune arrivano già le prime ricadute industriali con abbassamento dei costi.
Il costo della produzione con le FER è un problema assolutamente irrilevante perché nei settori strategici non è il mercato a decidere i prezzi, ma le scelte politiche dei vari paesi. L'unico sistema di valutazione reale è l'EROI.
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